lunedì 7 novembre 2016

Le maestre rurali

di Angelo Iampietro

L’informazione globalizzata non sempre riesce a dare la giusta cognizione di causa ed il giusto valore a chi ha contribuito a trasformare la nostra società. E’ il caso delle maestre o dei maestri che hanno portato in moltissime zone rurali “la Scuola”.

Fare scuola non è cosa semplice e non la si può affidare a chiunque. E’ necessaria una preparazione culturale e professionale di tutto rispetto, dove, gli elementi cognitivi si fondono necessariamente con la didattica, la psicologia dell’allievo, la conoscenza dell’ambiente in cui si opera, le norme che la regolano ed i contenuti da trasmettere agli alunni nelle singole classi in cui si opera.

Il compito era ancora più arduo allorquando la scuola veniva aperta in una contrada dove mancava di tutto: dalla strada ai servizi fondamentali, da un’aula, perché essa potesse essere definita tale, agli strumenti didattici essenziali per facilitare l’approccio all’apprendimento. 

Un locale adibito a scuola era a malapena  riconoscibile dalla lavagna, dai banchi di fortuna e dalla presenza, attaccata alla parete di una carta geografica non sempre adeguata allo scopo.

I governi del dopoguerra, secondo quanto sancito nella Costituzione, si adoperarono perché venisse dato a tutti i ragazzi l’opportunità di istruirsi attraverso un percorso di scolarizzazione che fosse vicino al loro mondo. Di qui nacque il bisogno di portare la Scuola anche nei luoghi più lontani dai centri abitati. 

Certamente chi abitava in paese frequentava la Scuola elementare (così allora si chiamava fino a qualche decennio fa), ottenendo benefici propri nel saper “ leggere, scrivere e far di conto” e, quindi, essere condotti verso l’autonomia nella scelta della loro vita futura.

Nel nostro territorio (comune di Baselice in provincia di Benevento) vi erano più scuole rurali che fecero sì che tanti bambini, che abitavano in contrade lontane dal centro,  potessero frequentarle; ne enuncio alcune: Brecce San Giovanni, Pietramonte, Porcara, Serre Mangialatte, San Felice.

Faccio  presente che, negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, nel nostro territorio mancavano le strade rotabili interpoderali di collegamento tra le provinciali e le contrade tutte, vicine e lontane, dove la scuola era stata aperta; esse erano raggiungibili solo a piedi, o a dorso di asini o muli, su sentieri fangosi o innevati d’inverno. 

In alcune di esse, la maestra, molto giovane, ventenne o più che tale di qualche anno, era costretta a stare in campagna per l’intera settimana, in un alloggio di fortuna,  non potendo fare il percorso quotidiano, a piedi, dal paese alla scuola di servizio, data la notevole distanza. Certamente i disagi erano tanti: la mancanza di luce elettrica, di acqua corrente, dei comfort che aveva lasciato, di isolamento.

Il suo mondo era cambiato ed i sacrifici a cui era sottoposta erano tanti: senza notizie perché la radio o la tv non c’erano perché mancava la luce elettrica (l’elettrificazione nelle contrade, come pure la realizzazione delle strade interpoderali era iniziata solo all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso), la lontananza da un mondo diverso da quello a cui lei era abituata. 

Affrontava ogni sacrificio per un posto di lavoro, dove espletava la sua professione con tutta l’anima, per un suo futuro migliore, consapevole dell’importanza del suo compito nel dare a quegli scolari della sua pluriclasse, lontana dal mondo, ma non priva di valori, ciò che avrebbe consentito loro di entrare a far parte, da cittadini, del mondo, acquisendo la lettura, la scrittura ed il far di conto, insieme alle tante attività che lei proponeva e che avvicinavano i suoi scolari ad un mondo sconosciuto.

Molti di quegli alunni, diventati adulti e maturi, credo che mai avrebbero potuto dimenticare la maestra, che aveva  messo nelle  loro mani la penna, per scoprire un mondo, che era stato per loro, completamente sconosciuto.

L’Italia è cresciuta!.

Il suo progresso lo si deve anche a quelle persone che, con il loro impegno, la loro dignità, il loro amore per il lavoro, svolto hanno fatto sì che nessuno restasse indietro.

Le maestre ed i maestri hanno fatto anche questo ed è bene ricordarlo in un mondo dove, spesso, ci si dimentica dei veri valori della vita: dignità, onestà, solidarietà.

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