martedì 16 dicembre 2025

Svimez, cresce il Pil del Sud. Ma i giovani continuano a emigrare

Tra il 2021 e il 2024 il Sud ha registrato un aumento dell’occupazione pari all’8%, quasi 500mila posti di lavoro in più. Ovvero, un terzo del milione e quattrocentomila dei nuovi occupati a livello nazionale. A spingere l’economia meridionale è stata prima l’espansione degli incentivi edilizi (Superbonus), poi l’avvio dei cantieri del Pnrr, che hanno sostenuto valore aggiunto e occupazione nei comparti produttivi del terziario e nel settore delle costruzioni. Non solo, nel triennio considerato gli under 35 occupati sono aumentati di 100mila unità al sud, con un tasso di occupazione giovanile al +6,4%, un dato comunque più basso rispetto al centronord. Dati positivi che però non hanno fermato l’esodo dei giovani meridionali: in 175 mila hanno lasciato il Sud in cerca di nuove opportunità. 


La metà di chi parte è laureato. Ciò significa per il Sud una perdita secca di quasi 8 miliardi di euro l’anno. Mentre i giovani che restano, troppo spesso, si devono accontentare di lavori poco qualificati e stipendi bassi. E con i salari reali che calano aumentano i lavoratori poveri. Un milione e duecentomila lavoratori meridionali, la metà dei lavoratori poveri italiani, è sotto la soglia della dignità.  «Il Mezzogiorno – fanno sapere dalla Svimez – sta dimostrando di poter essere protagonista della transi zione industriale ed energetica del Paese, ma servono scelte politiche forti per consolidare i risultati raggiunti e dare continuità agli investimenti»

Il Pil del Mezzogiorno aumenta dell’8,5%, contro +5,8% del centronord. A determinare questo scarto contribuiscono diversi fattori. «La minore esposizione dell’industria meridionale agli shock globali. Un ciclo dell’edilizia particolarmente favorevole legato prima al maggiore impatto espansivo degli incentivi edilizi, poi allo stimolo fornito dal Pnrr. La chiusura del ciclo 2014-2020 della politica di coesione». A ciò si è aggiunta la ripresa del turismo e dei servizi, che ha rafforzato la domanda interna.

Le costruzioni hanno fornito un contributo decisivo: +32% nel Sud contro +24% nel centronord. Per il peso che riveste nella formazione del valore aggiunto dell’area, il contributo più rilevante alla crescita del Pil 2021-2024 del Mezzogiorno è venuto dal terziario: +7,4% l’aumento medio in Italia dei servizi, che raggiunge il +7,8% nel Sud (+7,3% nel centronord). La crescita non si è limitata ai servizi tradizionali. Crescono le attività finanziarie, immobiliari, professionali e scientifiche che hanno goduto degli effetti di domanda di nuova progettualità pubblica e privata attivata dal PNRR. In controtendenza rispetto al Nord, tra il 2021 e il 2024 il valore aggiunto dell’industria in senso stretto (manifatturiero, estrattivo, utilities) al Mezzogiorno è cresciuta del +5,7% (-2,8% nel centronord). La discontinuità positiva particolarmente significativa rispetto ai precedenti cicli economici è che il risultato del Sud è stato determinato dall’espansione della manifattura: +13,6% grazie alla nuova domanda per la componente manifatturiera della filiera dell’edilizia e alla crescita sostenuta di altri settori a specializzazione matura nel Mezzogiorno, in particolare dell’agroalimentare (+13,1%).

 

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