giovedì 11 febbraio 2010

I dolori del giovane cacicchio

Il cacicchio è un nuovo soggetto del cyberspazio. Paladino del potere (quello vero) si aggira circospetto per i meandri della rete. Il cacicchio vede la pagliuzza ma non la trave. Abituato da sempre a inchinarsi davanti al potente di turno non accetta che la storia faccia il suo corso. Furibondo per la caduta del suo Imperatore sputa veleno verso chi ha osato ribellarsi. Il cacicchio è abituato a servire. È un lacchè. Una sorta di valletto del terzo millennio. Schierato da sempre con i più forti si innalza oggi a moralista dell’agorà. E come d’incanto, improvvisamente, ha trovato la parola. Finalmente può eruttare anatemi contro il male. Egli, portavoce del bene, può instaurare il nuovo tribunale dell’inquisizione dove “bruciare” i nuovi eretici.

Distrutto dal dolore per la caduta dell’Impero vorrebbe riportare sul trono il vecchio Monarca. La democrazia è per lui un’idea di qualche sprovveduto velleitario da mettere al rogo. Il popolo, così come la sua volontà, un soggetto astratto, insignificante da relegare nel buio delle tenebre. Il re è nudo? Ma non per lui. Il Sovrano non può perdere i privilegi in favore dei governati. Il cacicchio è un Robin Hood al contrario. Vorrebbe rubare ai poveri per dare ai ricchi. Solo così pensa di meritarsi il paradiso… virtuale.

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