Don Carmine Iarossi |
A
volte è sufficiente un lontano ricordo per far affiorare alla mente parte del
vissuto. E’ di questo ricordo che, in queste righe, voglio parlare. La persona è quella di Mons. Don Carmine Iarossi, arciprete della
parrocchia “S. Leonardo Abate” di Baselice dal 1934 al 1958. Io, ragazzino,
ricordo abbastanza di lui, perché, immancabilmente, la nonna accompagnava me ed
i miei cugini ad ogni funzione religiosa, breve o lunga che fosse.
Era
nato a Castelvetere Valfortore nel
1906, dove visse la sua infanzia fino a
quando non entrò nel Seminario arcivescovile di Benevento, dove compì gli studi
liceali e poi quelli nel Seminario Regionale, a seguito del quale, completato
gli studi, fu ordinato sacerdote.Non lasciò gli studi, anzi li completò, conseguendo la laurea in Teologia.
Non faceva mai menzione del suo titolo accademico per modestia.
Arciprete
(Arceprè), come tutti lo chiamavano, era una persona molto colta, che portava nella
sua missione apostolica tutti i suoi convincimenti, sempre al servizio delle
persone, che, per qualsiasi motivo si rivolgevano a lui per sostegno spirituale
o per consigli. La Sua persona era instancabile, infatti lo si vedeva nel primo
pomeriggio, nelle belle giornate, con un bastone, con l’abito talare (fino al
Concilio Vaticano II, primi anni ’60, gli ecclesiastici vestivano così) ed una "beretta" nero in testa, che, con passo spedito, raggiungeva “La Terra di
San Leonardo”, dove, sotto le sue direttive, essa veniva migliorata anche con un
moderno impianto di un uliveto.
Ricordo
le numerose piantine d’ulivo, già abbastanza cresciute, posizionate, qualche
giorno prima di essere poste a dimora, nell'atrio del palazzo della famiglia De
Bellis, in via Santa Maria numero 6, di fronte al “tabacchi”, dove abitava,
conducendo una vita molto parsimoniosa. Egli viveva la sua missione con il
popolo e per il popolo, infatti consigliava ai contadini come migliorare la
produzione con sementi selezionate e con tecniche ad essi sconosciute. A tal
riguardo, una mattina, ben presto, venne a casa e consigliò il nonno di
praticare una coltivazione legata ai nuovi tempi, che quegli conosceva molto bene.
La sua vita era
partecipazione attiva ad ogni attività che facesse crescere una popolazione,
che, in gran parte, viveva nella miseria. Era educatore, allorquando dal suo
pulpito ( situato a metà tra prima e la seconda navata di destra al centro
della chiesa), nei giorni di festa, teneva le sue omelie, che, più che
riguardare il Vangelo del giorno, erano consigli di vita, di comportamento, di
agire, di liberare la persona
dall'assoggettamento altrui per dare a ciascuno una dignità.
La sua generosità
era silenziosa. Qualche lira che gli veniva offerta, non la teneva per sé, ma
la dava a qualche infermo, ponendola sotto il suo cuscino, perché si potessero
comprare le medicine (in quegli anni non c’era l’assistenza medica gratuita e
le medicine si pagavano di tasca). A voi lettori lascio immaginare!.
Mi sovviene ancora un ricordo quando, dopo la
S. Pasqua, a dorso di mulo, accompagnato da un parrocchiano, si recava in tutte
le zone rurali del Comune per la benedizione delle casolari dei tanti
contadini, cui mancavano i servizi essenziali per un vivere civile ( strade,
luce, acqua, ambienti idonei a condurre una vita sana). Era questa un’occasione
per conoscere meglio i suoi parrocchiani e le condizione di vita di persone, il
cui miglioramento gli stava tanto a
cuore. In più occasioni, se non quotidianamente, si faceva promotore, di
persona o con lettere, di iniziative presso i politici parlamentari, perché si
prodigassero con interventi legislativi per dare respiro ad iniziative
economiche per alleviare la disoccupazione locale con il lavoro. E spesso
alzava la voce!
Le
questioni sociali, oltre che quelle spirituali, erano la sua spina nel fianco e
lo facevano tanto soffrire. Era un prete che combatteva su tutti i fronti per
il bene di una comunità. Amava i bambini, coinvolgendoli in tante attività che
ne facessero di loro un buon cristiano e un buon cittadino. Nelle funzioni
religiose aveva intorno a sé numerosi chierichetti, su cui si posava il suo
sguardo vigile per spegnere, sul nascere, ogni loro distrazione.
Ricordo
le processioni: è stato lui a pretendere che si andasse in fila, in modo
ordinato, così come tuttora avviene.
Mi
sovviene il ricordo del cinema da lui
realizzato nella sala parrocchiale, dove, le proiezioni settimanali festive, ( per quei
tempi erano una novità assoluta), contribuirono a far distrarre dal quotidiano,
ma anche ad elevare culturalmente i numerosi spettatori.
Il
popolo di Baselice ha conservato di lui un buon ricordo per la sua missione
apostolica e per tutte le iniziative di carattere civile-sociale per cui tanto
si spese.
Sono
venuto a conoscenza che una stele sarà eretta nel cimitero di Baselice, a
ricordo della sua persona della quale molti, purtroppo non più tanto giovani,
ricordano le tante iniziative per la sua totale dedizione al popolo baselicese,
dal quale, idealmente, non si separò anche quando la sua missione sacerdotale
lo portò nella sua terra natale.
E’ opportuno precisare che una stele, posta
nel cimitero, già lo ricordava, ma che col tempo si era deteriorata. Un grazie
va a coloro che hanno preso questa nobile iniziativa di riproporre la stele con
lo spirito che, la conoscenza del
passato, anche attraverso l’azione di uomini illustri, fa sì che il nostro
quotidiano ed il nostro futuro siano meno ardui, proprio perché essa è memoria
dell’”albero della memoria” individuale e collettiva.
Mons. don Carmine Iarossi non sarà
dimenticato dai Baselicesi, perché tanto essi gli debbono per la sua dedizione
al prossimo, per la sua laboriosità, per la sua religiosità concreta, per i
suoi ideali e per averlo sentito sempre al suo fianco per la lotta alle
ingiustizie.
Il
10 febbraio del 1962, Mons. Carmine Iarossi, all’età di 56 anni, lasciò il mondo terreno.I suoi parrocchiani
lo piansero, non da soli, perché molti baselicesi, appresa la notizia, si
unirono all’unisono al loro dolore, che era anche il nostro. Aveva egli ben
seminato, per restare nei cuori e nella memoria di tanti che lo conobbero.
*docente in pensione
1 commento:
Io Lo ricordo solo dai Racconti di mia Madre (alla quale 'imponeva' di uscire dalla Chiesa, perchè i fedeli non fossero disturbati durante le Funzioni religiose dal frignare di un Infante (io !). Uno dei Ricordi di Lui che Ella possedeva, avendoNe una Stima immensa: Una delle pochissime persone di Baselice da Lei non dimenticata !
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