mercoledì 9 aprile 2014

Petrolio: i veleni non fermano le trivelle

Quelle scorie radioattive proprio non ci volevano. Almeno per chi come la società «Sviluppo Risorse Naturali» ambisce a realizzare nell’area un nuovo progetto petrolifero. La notizia relativa all’accertamento di valori abnormi di radioattività nel sito di Cer­­cemaggiore, tra Campania e Molise, ha fortemente scosso le popolazioni locali che vedono materializzarsi lo spettro del disastro ambientale. La vicenda chiaramente attende ulteriori approfondimenti che ci si augura possano almeno in parte ridimensionare il rischio per la salute collettiva. Quanto già ap­purato, però, è di oggettiva gravità. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Molise ha registrato valori di radioattività dieci volte superiori alla norma nell’area circostrante il pozzo per l’estrazione petrolifera realizzato negli anni Sessanta dalla Montedison e rimasto in attività per qualche anno.

Poi, terminato lo sfruttamento, il sito sarebbe stato utilizzato per il conferimento di scorie di lavorazione di altri impianti petroliferi, in particolare provenienti dalla Basilicata. Sversamenti regolarmente autorizzati dalle autorità regionali. Ma gli incredibili dati emersi oggi fanno temere che le operazioni effettuate negli scorsi anni siano andate ben oltre il consentito, dando forza alle tante voci relative a misteriosi camion che ad ogni ora del giorno e della notte raggiungevano la località Capoiaccio in territorio di Cercemaggiore.

Comune posto a pochi chilometri dal confine con la Campania e con il Sannio. Nell’area, nei passati decenni, furono realizzati numerosi pozzi per la ricerca di idrocarburi che solo in qualche caso si rivelarono sfruttabili. Da tempo si conoscono svariate testimonianze del passaggio notturno di convogli diretti proprio alle piattaforme petrolifere, malgrado le stesse non fossero in attività. Una leggenda metropolita­na come tante altre o qualcosa di più della mitologia? Un interrogativo che si ripropone con terribile attualità ora che dal Molise rimbalzano le choccanti rivelazioni sul caso Cercemaggiore. Anche perchè la stessa area è interessata da un nuovo program­ma estrattivo partito nel 2010 che ricade proprio nella zona tra Campania e Molise a cavallo di Cercemaggiore.

A proporlo è la «Sviluppo Risorse Naturali», società con sede a Roma e interventi già effettuati e in corso in Sicilia e in altre regioni italiane. Non dei neofiti del settore, dunque, ma un’azienda collaudata che punta con decisione a rinverdire i trascorsi petroliferi dell’area sotto la sigla «Santa Croce» che individua il progetto interregionale di ricerca che si estende per 745,6 chilometri quadrati coinvolgendo anche i comuni sanniti di Morcone, Castelpagano e Santa Croce del Sannio.

La proposta presentata dalla SRN ha ottenuto il 16 dicembre 2010 il permesso alla ricerca da parte del Ministero Sviluppo economico. Ricerca che è ormai terminata. Lo rivela a Ottopagine il direttore generale di «Sviluppo Risorse Naturali», Antonio Pica: «Abbiamo concluso la valutazione dei dati ricompresi nelle carte geologiche e nelle mappe minerarie depositate agli atti del Ministero. Adesso potremmo proseguire l’indagine con un incrocio effettuato grazie alla acquisizione di una linea sismica. Ma è probabile che non ci avvarremo di tale possibilità in quanto gli elementi a nostra disposizione ci appaiono sufficientemente chia­ri». In altri termini: il petrolio al confine tra Sannio e Molise c’è, ed è tale da giustificare l’ipotesi di sfruttamento economico delle trivellazioni: «Del resto – fa notare Pica – storicamente non è la prima volta che la zona è interessata da programmi estrattivi per lo sfruttamento commerciale di giacimenti di idrocarburi. Siamo pronti a chiedere alle Regioni (Campania e Molise, ndr) il rilascio dell’autorizzazione Via per la valutazione di impatto ambientale di un pozzo esplorativo a conclusio­ne della fase di ricerca. Se, come riteniamo, l’esito sarà favorevole, chiederemo il nulla osta alla estrazione».

Grande determinazione come si vede nelle parole del promotore. ma i veleni di Cercemaggiore rappresentano comunque un ostacolo con il quale fare i conti. Pica con franchezza lo ammette: «Nei prossimi giorni saremo a Campobasso per un confronto con i responsabili dell’Arpa Molise. Vogliamo chiarire direttamente quanto è emerso in merito agli elevati valori di radioattività riscontrati dall’Agenzia nei pressi del pozzo. E’ una circostanza che ci lascia perplessi, anche perchè gettare rifiuti in un pozzo largo al massimo 30 centimetri è molto meno semplice di quanto si creda. Comunque è una vicenda assolutamente da approfondire che comporta qualche rallentamento anche a noi, pur non avendo alcuna relazione con quell’intervento se non la comunanza dell’areale di riferimento».

benevento.ottopagine.net

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