Negli ultimi quindici
anni, oltre mezzo milione di giovani meridionali sono "fuggiti". E un
milione né studia né lavora.
Sono partiti - per necessità, o come forma di
"liberazione" - o sono "scomparsi", spesso rimasti appesi al filo
del precariato pubblico, del lavoro sommerso fuori dalle regole e dalle
garanzie.
In un contesto di illegalità che nega i diritti, in anticamera presso il notabile di turno per un'attesa che mortifica, umilia e deresponsabilizza.
In un contesto di illegalità che nega i diritti, in anticamera presso il notabile di turno per un'attesa che mortifica, umilia e deresponsabilizza.
Con questa generazione è in gioco il futuro stesso del Sud. Il futuro "sequestrato", appunto.
Ma non possiamo attendere altri
centocinquant'anni. Stavolta occorrerà agire in fretta: il Sud rischia di uscire
dalla crisi più malmesso, sempre meno tollerato.
Soffia ancora forte la
tramontana... ma i meridionali continuano a camminare divisi.
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