mercoledì 4 giugno 2008

INCIDENTE IN UNA CENTRALE NUCLEARE IN SLOVENIA


Dedicato a tutti i nuclearisti d'Italia. La Commissione europea annuncia di aver ricevuto una segnalazione di un incidente alla centrale nucleare di Krsko, nel sud-ovest della Slovenia a 130 chilometri da Trieste, spiegando che è già stata attivata la procedura di sicurezza per lo spegnimento dell’impianto. Il messaggio d’allerta, spiega un comunicato, è arrivato alle 17.38 e al momento di diffondere la nota (ore 18.27) la potenza del reattore è stata ridotta al 22%.
Secondo quanto riferito dalla Commissione si è verificata una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento principale. Non ci sarebbero fughe radioattive.
(tratto da www.tiscali.it)

Cari Boffa e Pepe, stiamo ancora aspettando il famoso Patto per il Fortore

Credo che oltre ad interrogazioni e annunci che restano lettera morta, sia giunto per i nostri cari politici sanniti l'ora di accorciarsi le maniche e risolvere alcuni dei problemi che affiggono il Fortore.
Intanto, stiamo ancora aspettando che si concretizzi la proposta fatta in campagna elettorale - nella sala consiliare del Comune di Baselice - dai neo parlamentari del Partito democratico, Costantino Boffa e Mario Pepe, di elaborare un Patto per il Fortore. Dovrebbe trattarsi di un accordo che metta intorno ad un tavolo sindaci e politici locali – coinvolgendo anche la deputazione di centrodestra – per risolvere definitivamente le annose questioni che impediscono uno svilluppo del Fortore. L’impegno,ripetiamolo per l'ennesima volta, è stato preso davanti al sindaco di Baselice, Nicolino del Vecchio, e di fronte ai vertici locali del Pd.
Cari onorevoli, i cittadini che vi hanno votato (e sono stati tanti) stanno ancora aspettando, speriamo che non dovranno attendere una nuova tornata elettorale per sentirsi promettere un nuovo Patto per il Fortore.

San Bartolomeo in Galdo: sull'ospedale interrogazione parlamentare di De Girolamo


È stata depositata oggi l’interrogazione parlamentare di Nunzia De Girolamo (Pdl) rivolta al ministro della Salute. Al centro la questione dell’ospedale Padre Pio di San Bartolomeo in Galdo. “La struttura ospedaliera – spiega De Girolamo - è in costruzione dal lontano 1958 ed è costata ai contribuenti oltre venti milioni di euro. È uno spreco intollerabile di denaro pubblico che diventa grido di dolore per una situazione ormai insostenibile per i residenti della Valle del Fortore.

I cittadini devono sperare di non avere emergenze sanitarie, visto che il 118 impiega almeno 30 minuti prima di poter arrivare e l’ospedale più vicino è quello di Lucera, a ben 45 minuti di distanza. Una settimana fa, una giovane madre di tre bambine è scomparsa per un problema cardiaco: non ha ricevuto un intervento tempestivo da parte delle autorità sanitarie, di certo alle prese con difficoltà logistiche che potrebbero essere superate con l’apertura della struttura di San Bartolomeo in Galdo”.
“Ho chiesto al ministro – conclude De Girolamo - di accertare le responsabilità per gli inaccettabili ritardi e i gravi disservizi ai danni del fondamentale diritto alla salute dei cittadini”.

da "ILQUADERNO.IT" del 4/6/08

Piccoli Comuni e Testo Unico delle rinnovabili in Parlamento

Il Portavoce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano, incontrerà oggi 4 giugno a Roma un gruppo di Parlamentari per riflettere sulla necessità di un Testo Unico per le fonti energetiche rinnovabili.“La necessità di un Piano Rinnovabili 2020 è ormai irrinunciabile – afferma il Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano – per consentire al Paese di rispettare il Protocollo di Kyoto. La redazione di un Testo Unico delle rinnovabili è un dovere del Parlamento italiano anche in funzione del recepimento della nuova direttiva europea sulle fonti rinnovabili per consentire un migliore accesso alle procedure normative applicabili ai fini della semplificazione dei meccanismi autorizzativi ed operativi sempre più spesso farraginose e lente. I ritardi delle burocrazie regionali in teme energetico segnano il fallimento delle Regioni in un campo strategico per il futuro del Paese. La dipendenza energetica dell’Italia pare non interessare i burocrati regionali e questo non lo possiamo consentire”,

martedì 3 giugno 2008

Michele del Vecchio (Tuteliamo il Fortore) solidarizza con don Franco

Postiamo la lettera aperta che Michele del Vecchio ha inviato nei giorni scorsi al direttore del "Sannio quotidiano", Luca Colasanto.

Egregio Direttore
Ho letto con molta attenzione la lettera pubblicata sul Suo giornale domenica 25 maggio a firma del Parroco di S. Bartolomeo in Galdo, Don Franco Iampietro dal titolo: “Don Iampietro: Noi della Valfortore siamo figli di una provincia disgraziata e matrigna”. Conosco bene Don Franco, mio fraterno amico fin dall’infanzia, e lo conosco come un tipo riservato, schivo molto accomodante, ma nello stesso tempo dinamico e foriero di idee. Se ha usato espressioni molto forti nei confronti di una classe politica e dirigenziale inefficiente, vuole significare che effettivamente anche Lui ha dovuto constatare l’assoluto abbandono di tutti riservato alla Valfortore.

Don Franco ha chiesto aiuto alla stampa ed ai media in generale per porre al centro dell’attenzione i molteplici problemi che affliggono da anni il Fortore ed i suoi abitanti.
Va detto che già nel novembre del 1988 l’allora Vescovo di Benevento, S.E. Mons. Carlo Minchiatti dopo una visita pastorale effettuata nei paesi fortorini volle stilare un documento di denuncia che rappresentò sia un atto di accusa verso ritardi ed inadempienze e sia una analisi storica della situazione della Chiesa locale, sempre più radicata con la sua gente tanto da condividere con loro le medesime preoccupazioni ed ansie. E’ quello che ha fatto Don Franco nel denunciare la morte di una madre di tre figli avvenuta presso l’ospedale di Campobasso, ma è quello che hanno fatto anche due suoi predecessori, Don Carmine Jarossi e Don Vittorio Moscato, che con “parole taglienti e con interviste incisive” mettevano a nudo la situazione della Valfortore e della loro Baselice negli anni ’50 e ‘70 .

Da allora ad oggi poco o niente si è fatto se ancora si continua a morire per mancanza di soccorso o se per percorrere 60 Km di strada per raggiungere il capoluogo di provincia occorrono ore di cammino.
Analizzando più attentamente la nota pastorale di S.E. Minchiatti notiamo che ad un certo punto essa punta l’attenzione sugli squilibri geologici, economici e sociali che esistono nel Fortore che forse giustificano in parte i ritardi accumulati ma certo non attenuano l’amarezza di constatare che è poco probabile che in altre zone d’Italia si possano accumulare tanti disastri, malanni, calamità dovuti a una natura ingrata. La responsabilità principe è l’incuria e l’inerzia dell’uomo. “Se c’è una meraviglia”…..leggiamo nella nota…… “è proprio quella che la gente non abbia ancora abbandonato in massa una terra , che sembra fatta apposta per umiliare, offendere, castigare chi ha avuto la fortuna di nascervi. E, appunto, il fenomeno dell’emigrazione sta lì a dimostrare che chi ha potuto è andato realmente via o è in procinto di farlo”.

A questo punto non è più tempo di parole ma di fatti, occorre percorrere strade nuove con persone motivate che hanno a cuore le sorti della nostra gente creare una nuova classe politica che programmi seriamente il futuro e che “in nome di una giustizia umana e cristiana intervenga per risolvere problemi esasperati che riguardano la sanità, la viabilità, lo sviluppo agricolo ed artigianale per i giovani” (così la nota pastorale di S.E. Minchiatti a pag. 5). Questo lo possiamo fare solo noi con le nostre forze, senza tentennamenti e titubanze, senza servilismo ma consapevoli di operare nel giusto, mandando a casa chi fino ad ora si è servito dell’onestà e della bontà della popolazione per ingiusti profitti personali. Chi ha svenduto il nostro territorio, uno dei più belli d’Italia, per pochissimi soldi a vantaggio di singoli soggetti che hanno avuto la capacità di sistemare solo parenti ed amici ma non risolvere certo il problema occupazionale. Anche la chiesa ha una grossa responsabilità è tempo di uscire dalle sacrestie “ripartendo dagli ultimi” solo sociologicamente ma “primi evangelicamente” verso nuovi traguardi non impossibili da raggiungere per il bene di tutti.
Con affetto
Michele Del Vecchio
(Pres. Ass. “Tuteliamo il Fortore”)

lunedì 2 giugno 2008

SAN BARTOLOMEO, L'OSPEDALE-SCANDALO IN COSTRUZIONE DA CINQUANT'ANNI


di GIUSEPPE CAPORALE

BENEVENTO - È un palazzo di cinque piani in costruzione dal 1958 ma che non è mai stato aperto. Lo Stato, per questo ospedale, ha già speso oltre venti milioni di euro. Non solo, ogni anno l'Azienda sanitaria locale investe altri soldi per adeguare la struttura ai cambiamenti delle normative, per sostituire gli impianti che con il tempo, nel corso di questi 50 anni, si sono ovviamente deteriorati.

Eppure, l'ospedale Padre Pio (questo il nome voluto dal sindaco Giovanni Palumbo nel 1997 con tanto di cerimonia solenne) non è mai entrato in funzione. Vuoi per i parametri dei piani sanitari regionali, vuoi per gli eterni ritardi nei lavori. Persino ora, la Asl e la Regione continuano a stanziare fondi: da pochi giorni hanno deliberato altri quattro milioni di euro per l'ulteriore messa a norma. La quarta. Il nuovo sindaco in scadenza di mandato, Donato Agostinelli (Udeur), promette che questa sarà la volta buona.

Si muore maledicendo l'ospedale della vergogna, a San Bartolomeo in Galdo, nel beneventano. Qui, nella valle del Fortore, si vive nel terrore di aver bisogno dello Stato, di aver bisogno dell'ospedale. Quando scatta l'emergenza è un terno al lotto. Una corsa contro il tempo che quasi nessuno riesce a vincere. Troppo lontano il 118 (impiega almeno 30 minuti solo per arrivare), troppo lontani gli ospedali (Lucera a 45 minuti, Campobasso a 50 minuti, Benevento a 90 minuti di distanza). E così, lungo il tragitto, si muore. Per un infarto lieve o per un incidente che altrove sarebbe banale.

Ma l'assurdo di questa vicenda è che qui l'ospedale c'è, eccome. La prima pietra fu posizionata nel 1962 dall'allora sindaco Aldo Gabriele. I lavori furono ultimati intorno alla metà degli anni settanta, dopo una prima catena di ritardi, dovuti anche ad un terremoto. I nostalgici ricordano ancora la prima clamorosa protesta, quella del "comitato di agitazione permanente", che nel 1980 inviò oltre mille cartoline all'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, per chiedere l'immediata apertura della struttura.

Seguì un corteo con le bandiere di tanti partiti di allora: pci, dc, psi. Poi più nulla. Tanti padrini politici, tante promesse, ma la struttura non è mai entrata in funzione. Una settimana fa l'ultimo decesso per colpa dell'ospedale della vergogna (una mamma con tre figli piccoli, morta per un problema cardiaco). E questa volta il grido di dolore e rabbia, è arrivato dal parroco del paese, don Franco Iampietro. "Basta... Sono stanco di accompagnare al cimitero persone che hanno l'unica colpa di essere nate qui", ha scritto il parroco in una lettera aperta alle istituzioni "l'ospedale mai aperto è un vuoto monumento alla disonestà e all'incapacità di chi ne è stato, e ne è l'artefice.
Cosa deve fare questa gente per farsi ascoltare? Deve organizzare una rivolta?". A rispondere, l'attuale sindaco Agostinelli. "Apriremo nel 2009 ma sarà un country hospital: ci saranno due ambulanze per l'emergenza, guardia medica, e ottanta posti di riabilitazione gestiti da un privato". Ma non ci sarà il pronto soccorso. E così, lo Stato prima ha impiegato 50 anni per costruire un ospedale, e ora che potrebbe entrare in funzione, ha deciso che non serve più. Va riconvertito, non sarebbe economico. E nella valle del Fortore si continua a morire, maledicendo quel monumento allo spreco e alla vergogna.

(www.repubblica.it del 2 giugno 2008)

sabato 31 maggio 2008

La mia risposta a Brancaccio e Bianco

Da più parti mi è giunta la sollecitazione a spiegare perché pubblicando gli interventi di Salvatore Brancaccio (dirigente provinciale del Pdl) e Leonardo Bianco (presidente Azione cattolica di San Bartolomeo in galdo) ho aggiunto un piccolo commento dove non chiarivo le ragioni per le quali non ero d’accordo con loro.
Innanzitutto, inutile nascondere (dato che tutti mi conoscono) che sia con Brancaccio sia con Bianco siamo distanti anni luce nel concepire la politica e il modo di far politica. Altra cultura la mia. Rispettabile la loro. Ma nonostante ciò penso che su alcune tematiche condivisibili ci si possa unire in una sorta di comunitarismo in difesa della nostra terra. D’altra parte un blog (diario) è soprattutto uno spazio che ognuno di noi può crearsi. È chiaro che aprire questo spazio anche a chi la pensa diversamente è un atto di democrazia. Qual è deve essere a mio avviso la rete.

Tornando a Branacaccio non ho condiviso la sua “faziosità” nell’affrontare la vicenda “don Franco Iampietro”, la responsabilità del disastro nel Fortore non deve essere imputabile solo ad una parte politica. Le colpe sono di tutta quella classe dirigente che si è avvicendata nel tempo, non esclusa la sua. La questione, pur avendo ragione,non è solamente come si sono gestisti i fondi per le nostre strade. Ma è più profonda. È la considerazione che hanno di noi al di là di “casone Cocca”. Delle nostre colonne d'Ercole.
Non mi sembra che il neosenatore Viespoli abbia risposto con enfasi al grido di dolore di don Franco. Non mi sembra che l’ex alleata uddiccina Erminia Mazzoni (eletta parlametare la volta scorsa in questo collegio) abbia fatto sentire la propria voce in merito a tutta la vicenda. O che l’attuale deputazione sannita (tutta intera) abbia accolto l’invito del parroco di san Bartolomeo.
Capisco, però, che per chi fa politica è giusto intervenire sulle vicende di interesse collettivo.

Per quanto riguarda Leonardo Bianco, non ho condiviso l’attacco portato (penso sia lui) al neo presidente della Provincia, Cimitile. Il quale non può essere responsabile dell’azione politica di chi l’ha preceduto. Ma censurare il suo silenzio di fronte all’ennesima tragedia. Questo sì. È legittimo.

venerdì 30 maggio 2008

Montefalcone: domenica "Passeggiata lungo i sentieri del Vento”


L’associazione Arci-Uisp (Unione italiana sport per tutti) di Montefalcone Valfortore, in occasione dei 60 anni di attività, ha organizzato un ricco programma di eventi culturali di musica e spettacolo che si terranno presso il comune fortorino da domenica 1 giugno a sabato 21.
Domenica 1 giugno ci sarà la consueta passeggiata ecologica “A piedi nel Fortore: lungo i sentieri del vento”. ”Si tratta di un suggestivo percorso a piedi che tocca buona parte del territorio di Montefalcone – ha affermato il presidente dell’Arci-Uisp Giovanni Zeppa - Camminare è sinonimo di viaggiare lento.
Gli spostamenti, oggi avvengono nel segno di razionalizzazione, velocità, efficienza. Sembra che spostarsi su due gambe, in altre parole camminare, sia un sistema anacronistico che porta con sé lo svantaggio di dilatare il rapporto spazio-tempo. In realtà, quella di camminare è la dimensione più umana che sta alla base del movimento”.
(tratto da il quaderno.it)

Sant’Arcangelo, giornata di “lutto cittadino”

I “Codisam” di Sant’Arcangelo Trimonte, Savignano e Ariano, con una nota, annunciano che sabato 31 maggio “sarà giorno di lutto cittadino a Sant’Arcangelo Trimonte: tutto il paese vestirà di nero”.
Nella nota viene spiegato che “di fronte all’accanimento politico che si sta perpetrando sul nostro territorio non si dovrebbe rimanere in silenzio, ma il silenzio e il profondo lutto morale sono l’unica manifestazione di sdegno che in questo momento siamo capaci di esprimere”.
Inoltre “gli esercizi commerciali, imprese, agricoltori e cittadini tutti, fermeranno le loro attività dalle ore 12 alle ore 12,30, in segno di riflessione e di preghiera per quanti, in questi lunghi anni di sacrifici in nome dell’emergenza rifiuti,si sono ammalati di neoplasie, di ischemie o di altre malattie. Per quanti si sono sacrificati per le loro terre. Per la morte del futuro delle generazioni di questo paese. Ad ogni porta delle nostre case, ad ogni serranda dei nostri negozi, un drappo nero testimonierà il dolore di un’intera comunità; in modo civile come solo i Montemalesi sanno fare. Un popolo che ha dato tanto, ospitando due discariche, inquinate da rifiuti tossici. Un popolo che non perde il suo profondo senso di solidarietà, dedicando un pensiero a tutti coloro che in questo periodo sono stati raggiunti da misure restrittive o amministrative, la cui unica colpa è stata quella di voler difendere la nostra terra e la nostra salute. Le campane della chiesa di Santa Maria Maggiore daranno inizio alla manifestazione”.
(www.epicentrobenevento.it)

giovedì 29 maggio 2008

Consiglio provinciale, la Casta si riunisce e dimentica il Fortore


È stato convocato il consiglio provinciale per venerdì 9 giugno, ma della richiesta avanzata da alcuni esponenti politici sanniti di tenere un’assise a san Bartolomeoin galdo nessuna risposta. Silenzio assoluto. Assordante. Ancora una volta la Casta dimostra di essere solo interessata al voto dei fortorini. Ed è sorda alle grida di dolore, intenta com'è solamente a spartirsi poltrone e potere. I Lanzichenecchi della politica hanno scorazzato in largo e in lungo questo territorio, facendo promesse a destra a manca, ma come sempre passato il santo passata la festa.
La Casta si riunirà la prossima settimana per la trattazione di quattro punti all’ordine del giorno (sic!):
1. Lettura e approvazione verbali delle sedute consiliari dell’11, 20, 25 e 27 febbraio 2008, dell’8 e 16 maggio 2008.
2. Interrogazione del consigliere Lucio Rubano del gruppo Pdl concernente il servizio trasporto pubblico.
3. Modifica degli artt. 76 e 23 del regolamento del Consiglio Provinciale.
4. Approvazione “rimodulazione piano forestale stralcio anno 2008” – l.r. n. 11/1996 e successive modifiche e integrazioni.