venerdì 5 dicembre 2008

La Casta e la social card

«Con la social card i poveri staranno un po’ meglio». Sono le parole di Robin Hood-Tremonti a “Porta Porta” di ieri sera. Incredibile. Facendo un po’ di conti 40 euro mensili della carta sociale corrispondono a 1 euro e 33 centesimi al giorno. Si vede che la Casta non è mai stata a fare spesa in un supermercato. D’altronde i loro superstipendi non diminuiscono mai. Per gli altri però c’è la social card. Come dire tu sei povero ed io nella mia bontà di ricco ti concedo una carta per far fronte al tuo miserevole bisogno di mangiare. Un po’ come la tessera fascista del ventennio. Con una piccola differenza però, lì gli scaffali erano vuoti. Nel ventunesimo secolo sono pieni di mercanzie. Ma non per tutti. E allora ci pensa la benevolenza del neo Imperatore, il quale, anche se straricco è pur sempre compassionevole. Caritatevole. È la globalizzazione bellezza.

giovedì 4 dicembre 2008

Risparmio energetico, gli inquilini contro le nuove norme

I sindacati degli inquilini di Benevento attaccano il Governo Berlusconi sulle nuove norme, contenute nella manovra economica, in merito alla detrazione del 55% sui lavori e interventi volti a favorire il risparmio energetico. “Da oggi, per accedere al beneficio della detrazione, il contribuente dovrà presentare un’istanza all’agenzia delle entrate e attendere l’obbligatoria e condizionante autorizzazione alla detrazione – si legge in una nota a firma di Giuseppe Falzarano e Paolo Iorio -. Ma la cosa gravissima è che il decreto inserisce il principio del silenzio-rifiuto, in base al quale, se l’agenzia non risponde al contribuente entro trenta giorni, la detrazione si intende negata”.
(Fonte: il quaderno.it)

mercoledì 3 dicembre 2008

Facoltà di Economia: si sta indebolendo l’università pubblica

Nell’ultima riunione, il Consiglio della Facoltà di Scienze economiche e aziendali dell’Università degli Studi del Sannio ha approvato una mozione che esprime una netta opposizione ai recenti provvedimenti legislativi.

“L'Italia – si legge nel documento - spende meno dell'1% del reddito nazionale per il finanziamento delle università e della ricerca e si colloca al di sopra della media Ocse come quota dei fondi privati; la legislazione recentemente varata non inverte tale tendenza ma persevera nell’indebolimento dell'Università pubblica e nell’apertura, per ora senza criteri e disciplina, ai fondi privati. Viene infatti ridotto il già esiguo Fondo per il Funzionamento ordinario; si limita ulteriormente il turn over del personale; si mina il sistema pubblico universitario anche con la previsione della possibile trasformazione delle Università in Fondazioni private”.

(tratto da ilquaderno.it)

martedì 2 dicembre 2008

Comuni montani, ci risiamo con la chiusura delle scuole

Ci risiamo. Prima con i tagli alla sanità campana, che ha portato ad assegnare all’ospedale di San Bartolomeo solo 24 posti, ora con il ridimensionamento scolastico. E per questo che si è riunita alla Rocca dei Rettori la Conferenza scolastica provinciale.
All'ordine del giorno il Piano provinciale di dimensionamento scolastico in ottemperanza al decreto Gelmini.
Dopo gli interventi dei rappresentanti degli enti, è stata messa ai voti la proposta della Provincia finalizzata a proporre in sede regionale, cui spetta l'ultima parola, i seguenti criteri:

•tutelare i piccoli centri e i comuni montani evitando la chiusura dei plessi scolastici per motivi di isolamento geografico e sociale;

•accorpare le dirigenze dei comuni che attualmente ne ospitano 2 o più ma non raggiungono i limiti di legge richiesti in quanto a numero di alunni;

•accorpare le dirigenze di comuni limitrofi, lasciando la presidenza nel comune che ha un numero maggiore di alunni;

•tutelare i comuni montani lasciando la deroga di 300 alunni sia per le scuole dell'obbligo che per gli istituti superiori;

•chiedere la possibilità di istituti omnicomprensivi per i comuni più piccoli che ospitano le scuole superiori;

• rispettare le richieste dei comuni secondo la logica di razionalizzazione oggettiva;

• delocalizzare le sezioni staccate da Benevento per inserirle nel territorio in cui sono ubicate.

Capacchione: spettacolarizzare la camorra è sbagliato

Spettacolarizzare il fenomeno camorra è sbagliato, giova solo ai clan: parola di Rosaria Capacchione, giornalista de Il Mattino più volte entrata nel mirino del clan dei Casalesi a causa dei suoi articoli scomodi. Ora è sotto scorta, ma non ha intenzione di fermarsi.

Ieri era a Roma, presso la sede della Federazione nazionale della stampa, per presentare il suo libro, L'oro della Camorra, edito da Bur.
Un'occasione di incontro e confronto su un fenomeno che ''non è roba da pagliacci, uno spettacolo, ma un problema grave dell'Italia'', dice Rosaria. Il suo libro arriva dopo Gomorra di Roberto Saviano, ma lei fa subito chiarezza: ''Fare un paragone tra il mio libro e Gomorra non è corretto, sono due cose completamente diverse. Temo che la spettacolarizzazione indichi una scarsa stima del fenomeno. Questo tipo di attenzione fa il loro gioco'', dice la giornalista, che a chi la paragona a Saviano risponde: ''Mi sento una giornalista, non sono una scrittrice''. E rivela poi di aver avuto un aiuto da Facebook: ''È un modo per sapere le cose, ho riscontrato notizie tutte vere, contando sulla riservatezza e sull'anonimato''.
Accanto a lei Raffaele Cantone, il pm che ha sgominato il Clan dei Casalesi, ora giudice della Cassazione e che la Capacchione definisce ''una persona che ti riconcilia col mondo della giustizia''.

''Ammetto - dice il giudice - di aver utilizzato Rosaria come consulente, grazie agli spunti delle sue inchieste. Da lei ho avuto notizie che dal mondo della polizia e giudiziario non ho avuto. Se alcuni boss non sono stati scarcerati è stato merito suo. A volte il meccanismo è sfilacciato, può essere utile stare al di fuori, si ha una visione d'insieme. Dopo Gomorra è un po' di moda scrivere di mafia e dei Casalesi, ma questo è un libro destinato a essere studiato''.

L'Oro della Camorra racconta ''come i boss casalesi siano diventati ricchi e potenti, manager che controllano l'economia di tutta la penisola'' attraverso gli appalti, la grande distribuzione, il cemento, il controllo della compravendita e distribuzione del latte e gli investimenti.

In un passaggio l'autrice scrive ''il sangue fa da cortina fumogena'', per dire che ''gli affari economici hanno bisogno di silenzio, per cui si utilizzano i morti, il sangue, per distrarre l'attenzione''.
In platea, tanti giornalisti e importanti esponenti della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, oltre al segretario dell'Ordine dei Giornalisti Enzo Jacopino, al presidente dell'Unione Cronisti italiani Guido Columba, al presidente della Fnsi Roberto Natale e al segretario Franco Siddi, che lancia un appello: ''Le cose che scrive Rosaria le dovrebbero scrivere molti altri giornalisti''.
(ANSA)

lunedì 1 dicembre 2008

2020 La fuga dal Meridione


Postiamo stralci di un interessante articolo apparso oggi su republica.it. Grazie alle politiche del centrodestra nei prossimi anni riprenderà con maggiore vigore l'emigrazione dal Sud al Nord. Insomma ancora una volta centinaia di migliaia di meridionali diventeranno "esercito di riserva" degli imprenditori settentrionali, con buona pace della Lega nord. Manodopera - sempre più intellettuale - a basso costo per far ripartire l'economia del Nord. Questo sì che si chiama federalismo. Ma a senso unico. Com'è sempre stato dal 1861, da quando cioè i meridionali hanno conosciuto per la prima volta cos'è l'emigrazione. Ma la questione meridionale esiste ancora come grande questione nazionale?

(…) Secondo il rapporto Cittalia, pubblicato dalla Fondazione Ricerche dell'Anci (l'associazione dei comuni italiani) entro il 2020 la popolazione residente delle 11 città metropolitane crescerà del 3,2 per cento, ma con dinamiche diverse.
Tenderanno a spopolarsi le tre grandi città del Mezzogiorno, Bari, Napoli e Palermo; analoga la tendenza di Genova. Mentre Firenze, Milano, Roma e Bologna registreranno tassi di crescita quasi doppi rispetto alla media nazionale, confermando, osservano i ricercatori dell'Anci, "l'esistenza di consistenti tendenze migratorie Sud-Nord". Il Nord attrae meridionali e stranieri. Che l'emigrazione interna, dal Sud al Nord, sia ripresa da qualche anno nel nostro Paese lo attesta anche l'Istat, che lo ha sottolineato negli ultimi due rapporti annuali. Ma a fare la valigia per andare al Nord a cercare fortuna non sono solo i meridionali, come un tempo.

(…) I tassi di crescita città per città. Pertanto, da qui al 2020, la popolazione crescerà in misura molto diversa nelle 11 città metropolitane. Bologna registrerà un incremento del 7,3%, corrispondente a oltre 27.000 persone. Seguono Roma (+6,7%), Milano (+6,3%), Firenze (+5%), Torino (+3%), Venezia (+2,2%). Mentre Genova perderà il 3,6%, seguita dalle città meridionali: Bari -2,8%, Napoli -2,6%, Palermo -1,2%.
I problemi posti dall'aumento della popolazione. La tendenza della popolazione a concentrarsi nei prossimi anni in poche aree del Centro-Nord, rilevano i ricercatori dell'Anci, amplierà la portata di problemi già pressanti: l'inquinamento, il consumo delle risorse energetiche, le difficoltà dell'integrazione sociale che spesso portanto i più deboli alla crescita di marginalità e a nuove forme di povertà.

(tratto da Repubblica.it)

sabato 29 novembre 2008

L'ospedale senza pronto soccorso


Anche Rifondazione comunista si è accorta che nel piano sanitario, approvato in questi giorni dal Consiglio regionale, manca per l’ospedale di San Bartolomeo un pronto soccorso attivo. E aggiungeremmo noi anche di un eliporto, in quanto riteniamo che queste due strutture siano fondamentali per salvare la vita a chi abita a 50-60 chilometri dal capoluogo di provincia.

"Per questo - dice a “il quaderno.it “ Giuseppe Addabbo, segretario provinciale - "è necessario dotare anche questo presidio (San Bartolomeo) di un pronto soccorso. In ogni caso, finita questa fase emergenziale dalla quale il Sannio esce comunque ulteriormente mortificato, c'è la necessità di ripartire con una programmazione sanitaria forte, di ampio respiro, a tutela della salute di tutti e maggiormente dei cittadini delle zone interne".

Il Governo sostenga il turismo natalizio nei piccoli comuni

Il Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano, con una lettera aperta al Sottosegretario al Turismo, Maria Vittoria Brambilla, chiede al Governo interventi concreti per rilanciare il turismo natalizio nei piccoli Comuni Italiani.

"Il Governo – scrive Caivano – dovrebbe attivare una imponente campagna di promozione nazionale ed internazionale per far conoscere e veicolare le straordinarie ricchezze eno-gastronomiche, culturali presenti nei nostri piccoli Comuni. Il Natale rappresenta l’occasione per recuperare il senso della tradizione, della memoria che guarda al futuro. Le antiche ricette delle nonne, i dolci di un tempo e la meravigliosa location dei piccoli borghi ricchi di castelli, chiese di pregio, dove è possibile rivivere il tempo andato, grazie ai sapori e saperi di un tempo, l’offerta intrigante di un turismo di qualità, fatto di accoglienza a basso costo e soprattutto genuina. In questo tempo di gravi difficoltà economiche il Governo ha il dovere di guardare alla parte migliore del Paese. L’unica, in grado di dare risposte alternative ad una economia debole che pare smarrirsi, senza identità e senza radice”.

Intanto grazie all’opera di Piccoli Comuni, oltre ventimila italiani residenti all’estero di terza e quarta generazione si preparano a riscoprire nel periodo natalizio i paesini natii dei loro antenati. Un successo enorme che premia la bontà del progetto e soprattutto la qualità delle piccole comunità locali.

venerdì 28 novembre 2008

Apre l'ospedale di San Bartolomeo, chi si accontenta gode

Dal quaderno.it apprendiamo che con l’approvazione del nuovo piano sanitario da parte del Consiglio regionale l’ospedale di San Bartolomeo in Galdo “apre dopo 50 anni dalla posa della prima pietra”.
E che “San Bartolomeo, infine, diventa ospedale territoriale. Conterrà 20 posti per l’area medico chirurgica e 4 per l’area critica e terapia intensiva”.
Facendo un po' di calcoli, quel che ci sembra di capire è che il tanto agognato ospedale fortorino avrà in totale 24 posti .

Dunque più che di un’apertura vera e propria possiamo parlare di un contentino visto che nel piano iniziale si prevedevano - secondo quanto riportato dal "Sannio quotidiano" del 28 agosto scorso - “80 posti-letto per le attività di lungodegenza riabilitativa e 20 posti-letto per le attività di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza”. Inoltre, “il presidio sarà dotato di una unità di emodialisi per complessivi 8 posti-rene, nonché di radiologia tradizionale, laboratorio analisi e ambulatorio polispecialistico, al fine di rendere concreta ed attuale la risposta sanitaria all’interno di un territorio sicuramente svantaggiato dal punto di vista territoriale e con un indice di vecchiaia tra i più elevati della provincia”. Peraltro, l’ospedale dovrebbe avere anche “la connotazione di ospedale di comunità, poiché 10 posti-letto saranno attivati per far fronte ai bisogni di assistenza di pazienti anziani affetti da patologie cronico-degenerative”.
Insomma un bel passo di gambero.

Nasce www.sinistrasannita.org

Riceviamo e postiamo stralci del documento della Sinistra democratica per la Sinistra sannita sperando che apra una vera e profonda discussione sul futuro di questa parte politica ripartendo da alcuni valori fondamentali come la questione morale. Questo è l’unico modo per riavvicinare la gente alla politica e dare uno scossone a chi ha come interesse solo l’accaparramento di qualche poltrona e la tutela dei propri interessi e non quelli dei cittadini che si rappresenta.

Perché c’è bisogno di una nuova sinistra anche nel Sannio? E’ questo un interrogativo che ha ancora un senso? E’ una domanda che può trovare risposte non rituali ed inedite? La sinistra, anche nella nostra realtà, vive una crisi profonda e drammatica che rischia di farla scomparire per un lungo periodo: di fronte a questa pesantissima condizione, lo spettacolo che la sinistra sannita, nelle sue articolazioni, offre ai cittadini, alle forze sociali e produttive, al mondo della cultura, ai giovani è desolante, ricorda molto da vicino la festa in corso sul Titanic mentre il ghiaccio lo inghiottiva.

E’ vero che la sinistra non è mai stata forte, in una Provincia come la nostra appena scalfita dalle vicende di profondo cambiamento che hanno attraversato l’Italia negli scorsi decenni, in larga parte impermeabile a raccogliere la sfida del rinnovamento e del coraggio della trasformazione.
Questa considerazione trova riscontro anche nei risultati elettorali che ci consegnano una sinistra ampiamente minoritaria nelle istituzioni locali e, dato ancor più preoccupante, nel corpo della società sannita. In questo contesto di scarso dinamismo sociale e di arretratezza economica, la sinistra sannita si presenta segnata da una grave subalternità politica e culturale.

Ancor più marcata dopo la lacerante sconfitta di aprile: una nuova sinistra, di questo parliamo perché di questo ha bisogno anche il Sannio, non sta al governo ad ogni costo ma non sta nemmeno ad ogni costo all’opposizione. Una nuova sinistra svolge il proprio ruolo – quello che le è stato affidato dagli elettori – con la stessa cultura di governo, senza invocare malinconici diritti di tribuna che, in verità, significano cedere alla tentazione delle sirene della gestione del potere fine a se stesso. Esiste lo spazio politico ed ideale per questa nuova sinistra sannita. Oggi, ancor più di ieri, le condizioni di vita, la crisi economica, le assai difficili situazioni del mondo del lavoro e del tessuto produttivo del Sannio, le diffuse difficoltà di inserimento nella società delle giovani generazioni, le emergenze ecologiche, la condizione femminile, affermano la necessità di un nuovo protagonismo della sinistra.

Un progetto generale di società nasce già nei governi locali, dove la sinistra non deve mai smarrire caratteristiche di autonomia di elaborazione, di proposta e di responsabilità, alterità nei contenuti e nelle pratiche, discontinuità nell’agire, moralità e rigore nei comportamenti, non deve avere come massima ambizione la mera gestione, ricoprire un assessorato, occupare qualche strapuntino in qualche consiglio d’amministrazione, in qualche ente, in qualche consorzio, in qualche agenzia, ma deve dare gambe, nell’azione amministrativa ed istituzionale, alle idee ed ai valori per indicare a tutta la collettività la via del cambiamento. La sinistra per essere credibile, anche nel Sannio, ha bisogno di un progetto positivo, di fare vivere in concreto un sistema di valori, che tiene insieme uomini e donne oltre le loro eventuali appartenenze, deve avere un progetto di società, che, ancora oggi, manca alla sinistra sannita ed italiana.
(…) Questa opera si deve realizzare senza "promotori" nominati per cooptazione, senza padri “nobili”, senza eredità da accampare, senza gerarchie autoreferenziali, senza presunzioni, senza autoinvestiture, senza decisioni calate dall’alto.
Occorre, adesso, il contributo, l’intelligenza, la disponibilità, la volontà di tutti coloro che non hanno paura del mare aperto.

Così, anche dal Sannio, può giungere un contributo concreto alla definizione di una nuova cultura politica della sinistra, che dovrà necessariamente utilizzare nuovi linguaggi, un nuovo alfabeto, nuove modalità di selezione della rappresentanza e di partecipazione democratica. (…) Cambiare modo di intendere la Politica per il nostro Paese è possibile. A patto di praticare e coltivare la speranza, che oggi cresce d’intensità, di tanti giovani, uomini e donne, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo Sinistra. Alla Sinistra si chiede di essere un luogo dove diverse culture si possano incontrare, ed un luogo dove incontrarsi ed organizzare un modo di intendere la politica che parta dai bisogni e dai problemi dei cittadini e tradurre questi in proposta politica per il bene comune.
(…) Questi mesi ci hanno convinto sempre più della necessità di una presenza politica forse della Sinistra, che sappia mettere in campo oggi idee per la scuola, l’ambiente, la sanità ed il welfare, i livelli di reddito e la qualità del lavoro, i diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, tutti temi che nel Sannio trovano una drammatica evidenza. Il 13 dicembre avrà luogo una assemblea nazionale e subito dopo un processo costituente da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise, per un nuovo progetto a Sinistra. In vista di questi appuntamenti anche nel Sannio si vuole dar luogo ad una forma di adesione di intenti alla creazione di un soggetto unitario della Sinistra attraverso un sito internet www.sinistrasannita.org, dove ogni cittadino della provincia beneventana può esprimere una adesione, raccogliere informazioni e inviare suggerimenti utili per il percorso costituente di una nuova forza di Sinistra.
Sinistra Democratica per la Sinistra sannita