mercoledì 28 aprile 2010

Fermiamo il nucleare, appello per un Comitato nazionale

Crediamo che la scelta del Governo di far tornare il nucleare in Italia sia una scelta sbagliata e rischiosa, che non fa gli interessi dei cittadini e del Paese.

Alcuni dati lo dimostrano: l’Italia ha una potenza elettrica installata di ormai quasi 100.000 megawatt, mentre il picco di consumi oggi non supera i 55.000 megawatt. Le recenti dichiarazioni di autosufficienza energetica dei Presidenti di alcune regioni italiane valgono anche per il resto del Paese. Non abbiamo dunque bisogno di nuova energia ma di energia rinnovabile in sostituzione di quella fossile.

Il nucleare costa troppo, in nessun paese al mondo si costruiscono centrali senza finanziamenti pubblici e garanzie statali, che ricadono poi sulle tasse e le bollette pagate dai cittadini. In Italia si distoglierebbero risorse importanti dalla ricerca per l’innovazione tecnologica e dalla diffusione dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili.

A fronte però dell’impiego di così ingenti risorse pubbliche, la risposta alla crisi economica e occupazionale non è significativa, soprattutto se equiparata al rapporto tra occupazione e investimento nei settori dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. Secondo uno studio dell’Unione Europea del 2009 investire oggi per raggiungere nel 2020 il 20% di rinnovabili creerà 2,8 milioni di posti di lavoro con oltre 2000 imprese coinvolte.

Il nucleare continua a essere rischioso: anche per i reattori di terza generazione EPR in costruzione sono emersi gravi problemi di sicurezza, come hanno denunciato, a novembre 2009, con una nota congiunta le Agenzie di Sicurezza di Francia, Regno Unito e Finlandia. Inoltre è utile ricordare che nel mondo non è stato ancora risolto il problema di dove depositare in modo sicuro e definitivo le scorie.

Il nucleare non ridurrebbe la dipendenza energetica dall’estero perché importeremmo l’uranio e, secondo il recente accordo sottoscritto con la Francia, importeremmo tecnologia e brevetti esteri, per tutto il ciclo di vita fino alla messa in sicurezza delle scorie. Quanto al presunto “rinascimento” del nucleare nel mondo, i Paesi che lo hanno scelto negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, sono costretti a prolungare l’attività delle loro centrali per evitare gli ingenti costi di smantellamento degli impianti a fine vita, come in Germania, o a progettarne di nuove, per evitare la crisi di un costosissimo comparto industriale, come in Francia.

Infine il nucleare non darà nessun contributo a rispettare i vincoli posti dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020, perché le prime centrali non saranno operative prima del 2026-2030, e perché il complesso ciclo di approvvigionamento della materia prima, di costruzione e smantellamento produce non poca CO2.

Per tutte queste ragioni, s’invitano tutti a superare dispute ideologiche di parte e compiere scelte razionali e convenienti per il Paese, per contrastare i cambiamenti climatici e rispettare gli obiettivi posti dall’Unione Europea del 20-20-20. L’auspicio e l’impegno delle associazioni promotrici e di tutti gli aderenti è che si crei un grande schieramento unitario e trasversale, al di là delle diverse appartenenze e collocazioni politiche.
Vogliamo costruire insieme al mondo della cultura e della politica, della scienza e del lavoro, della società civile e delle imprese, strategie unitarie e comuni che possano ridare al Paese la prospettiva di un modello energetico sostenibile, sia dal punto di vista economico che ambientale.

Le associazioni promotrici:
Ambiente e Lavoro
Accademia Kronos
Associazione Mediterranea per la Natura
Comitato SI alle energie rinnovabili NO al nucleare
Fare Verde
Forum Ambientalista
Greenpeace
Italia Nostra
Jane Goodal Italia
Lav
Legambiente
Lipu
Mountain Wilderness
Pro Natura
Vas
Wwf

martedì 27 aprile 2010

Fortorina, ecco quanto costa

Tra gli investimenti dell’Anas in Campania ci sono anche quelli per la strada Fortorina. La notizia – che riportiamo qui sotto – è apparsa sul sito www.megamodo.com.

(…) La variante alla strada statale 212 “Fortorina” dal bivio di Pietrelcina allo svincolo per San Marco dei Cavoti, del valore di circa 158 milioni di euro, che si sviluppa con importanti opere d’arte quali gallerie e viadotti per circa 17 chilometri su un territorio articolato e complesso, anche per la presenza di reperti archeologici. A lavori ultimati verrà consegnata alla comunità tutta una nuova e importante arteria che costituirà non solo il collegamento con le aree interne ma anche il volano per lo sviluppo industriale delle aree del Fortore e del beneventano.

lunedì 26 aprile 2010

Cernobyl, 24 anni fa la tragedia


"Stop follia nucleare". E' questo lo striscione esposto questa mattina davanti a Montecitorio da 10 attivisti di Greenpeace. In tute bianche e maschere antigas, hanno portato, inoltre, una mostra fotografica per ricordare il ventiquattresimo anniversario del disastro di Cernobyl.

Il 26 aprile 1986 a Cernobyl si verificò il più grave incidente nucleare della storia, con una violenta esplosione che rilasciò in atmosfera cento volte la radioattività sprigionata dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. La nube radioattiva arrivò fino in Europa Centrale e in Italia.

L'organizzazione ricorda poi che nel 1987, l'anno dopo Cernobyl, oltre l'80% dei cittadini italiani ha votato contro il nucleare e che in seguito all'esito dei tre referendum proposti, tutte le centrali nucleari in Italia furono chiuse.
(Fonte: Ansa)

Liberiamo l'acqua dal mercato


Il fine settimana del 24 e 25 aprile è iniziata in tutta Italia la raccolta firme per i referendum per la ripubblicizzazione dell'acqua. In centiania di piazze italiane saranno allestiti i banchetti. L'anniversario della Liberazione dal nazifascismo è stato occasione per liberare anche l'acqua dal mercaro e dal profitto. Diventa anche tu una staffetta del bene comune, firma e fai firmare.

I tre quesiti vogliono abrogare la vergognosa legge approvata dall’attuale governo nel novembre 2009 e le norme approvate da altri governi in passato che andavano nella stessa direzione, quella di considerare l’acqua una merce e la sua gestione finalizzata a produrre profitti.

Dal punto di vista normativo, l’approvazione dei tre quesiti rimanderà, per l’affidamento del servizio idrico integrato, al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.

Tale articolo prevede il ricorso alle aziende speciali o, in ogni caso, ad enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e privo di profitti nella sua erogazione.

Verrebbero poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini. E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali.

www.acquabenecomune.org

venerdì 23 aprile 2010

Festa dei sanniti svizzeri


Festa di primavera sannita. È l’iniziativa organizzata per sabato 1° maggio nella regione della Schwerzisaall in dei Schwerzi 4 8135 Langnau am Albis (Zurigo) dai Sanniti svizzeri. La manifestazione si svolgerà in due tempi. Dalle 17 alle 19 incontro dibattito con i sindaci sul tema “Gli amministratori locali come fanno fronte all’incombente crisi economica-occupazionale”. E dalle 19 in poi si potranno gustare piatti tipici della nostra terra. Ad allietare la serata il maestro Sandro Paolozza. Parteciperanno il sindaco di Baselice, Domenico Canonico, e quello di san Giorgio la Molara Luigi Vella, insieme ad altri amministratori sanniti.

Riprende il ciclo di visite "La bellezza rifiutata"


Domenica 25 aprile riprende il ciclo di visite de "La Bellezza Rifiutata", con un luogo simbolo, nell'immaginario collettivo più nel male che nel bene, della nostra regione: Casal di Principe.
La visita, organizzata dal'associazione il Vagabondo, questa volta non si caratterizzerà come un vero e proprio walking tour ma come visita "ibrida", parte a piedi e parte in auto date le distanze non proprio ridotte tra i vari siti che andremo a vedere.

L'appuntamento è alle 10:30 allo stadio comunale di Casal di Principe, poco distante dall'uscita della superstrada. L'itinerario previsto prevede la visita alla Casa Famiglia Don Diana, un giro per il centro di Casale, visita alla chiesa di San Nicola, pranzo al sacco (come al solito, portate qualcosa da condividere...), visita al Santuario della Madonna di Briano, per passare infine alla Reale Tenuta di Carditello e ai siti di stoccaggio di Ferrandelle.

Ai partecipanti che vorranno fare un'offerta libera in favore dei giovani a rischio della parrocchia di Don Diana sarà fatto omaggio di un libro sulla vita di Don Giuseppe Diana, vittima della camorra.

Per informazioni e prenotazioni: info@ilvagabondo.org.

giovedì 22 aprile 2010

Gli esuberi della Comunità e i contratti di solidarità

Il consiglio della Comunità montana del Fortore, riunito nella seduta di ieri, mercoledì 21 aprile, ha deliberato all'unanimità sulla questione della pianta organica dell'Ente ed in particolare sulla problematica degli esuberi. Erano presenti al consesso, tutti i 12 rappresentanti dei Comuni membri e quasi tutti i sindaci che, insieme al presidente Zaccaria Spina, hanno analizzato e discusso quanto emerso dall'ultimo tentativo di conciliazione, in particolare, la proposta dell'attuazione dei cosiddetti "contratti di solidarietà", avanzata dai lavoratori in esubero. Questi contratti prevedono la riduzione dell'orario di lavoro del personale ed il relativo risparmio economico sugli stipendi. Sarà questa una soluzione accettata da tutti?

In memoria dei nostri padri

Il 14 aprile 1957 le popolazioni del Fortore stanche di una vita di stenti e di miseria, organizzano, con il supporto dei sindacati e del Pci, la cosiddetta "Marcia per il lavoro" o "Marcia della fame", che nell’intenzione sarebbe dovuta partire dalla Valfortore per giungere, passando per Benevento, a Roma. Vogliamo ricordare, soprattutto ai più giovani, quel drammatico momento a cinquantatre anni dall'evento.Il racconto è tratto dalla mia ricerca "Modernizzazione e arretratezza in una comunità del Sannio".


(...) Ecco come descrive la protesta Aldo Gambatesa, inviato del quotidiano “Roma”: «Alle prime luci dell’alba, tra incerto chiarore, abbiamo visto la piazza [di San Bartolomeo] riempirsi gradatamente prima di operai e poi di un imponente numero di tutori dell’ordine. I braccianti, i manovali, gli operai, i contadini, con un piccolo sacchetto sulle spalle si aggiravano come tante ombre per la piazza centrale.[...] Una prima squadra di operai con in testa delle donne che tenevano strette al petto tenere creaturine, [...] si avviavano attraverso scoscesi sentieri su per la montagna. La strada provinciale era stata bloccata dai carabinieri, i quali, di certo non li avrebbero fatti passare. E così per evitare i posti di blocco, formati dalla polizia, preferivano affrontare le asperità della montagna. L’appuntamento era al ponte delle “sette luci” di Foiano. Quivi gli operai di San Bartolomeo si sarebbero incontrati con quelli provenienti da Montefalcone, da Foiano, da Baselice, da Castelvetere e tutti insieme avrebbero affrontato una nuova prova aggiunta alle loro tante tribolazioni, per recare nelle città eterna una voce di sconforto, ed una parola di umana, ansiosa invocazione. [...]

Nei pressi del ponte delle “Sette luci” un imponente schieramento di tutori dell’ordine blocca il passaggio agli scioperanti della fame. Il primo gruppetto che tenta di passare viene invitato ad allontanarsi senza creare incidenti. [...]. E così ancora una volta, silenziosi e tenaci gli scioperanti scomparivano tra gli irti sentieri della montagna. Intanto dal capoluogo continuano ad affluire nella zona maledetta ingenti forze di polizia. Si teme che da un momento all’altro possano verificarsi incidenti. Ormai nelle colonne si sono inserite troppi elementi comunisti, i quali potrebbero far nascere delle complicazioni [...]. Intanto, verso le prime ore della sera, i primi gruppi di operai sono riusciti a penetrare nel comune di San Marco dei Cavoti prima tappa prevista dalla massacrante marcia della fame. [...]»101

Ma qui presso il cimitero all’entrata del paese, «[...] il capo della polizia fa suonare la carica e azionare i manganelli. Si dà la caccia ai fuggiaschi per impedire che giungano a destinazione. [...] Il giorno successivo, tra le quattro e le cinque, riprendono il cammino: sono le avanguardie del movimento. Ma, dopo un paio d’ore di marcia incappano nella seconda rete della polizia, nel territorio di Pesco Sannita. Non riescono ad andare oltre. Un altro sbandamento, un’altra fuga, un altro inseguimento. Questa volta sono quasi tutti presi e caricati sugli automezzi. La marcia è l’ultimo atto della tragedia del vecchio Fortore»102 e «[...] l’ennesimo grido di angoscia sollevato dalla gente del Mezzogiorno che vede calpestati i suoi diritti [...] ».103

Si concluse tragicamente «la storia di un gruppo di cafoni, di braccianti, di senza terra, di operai a giornata che tentarono di marciare su Roma, per portare nel Parlamento la voce della fame e della disperazione».
Le cause dell’amara conclusione della “marcia” sono da ricercarsi non solo nella situazione socio-politica locale ma in quella più generale della fase storica della politica nazionale che vede il riflusso del movimento contadino, la destalinizzazione che travaglia il Pci e l’egemonia della Dc che occupa ormai stabilmente il potere tramite la politica di assistenza e di opere pubbliche della Cassa del Mezzogiorno.


101 A. GAMBATESA, Nella notte tempestosa sono partiti scalzi per Roma, in “Roma”, 15.04.1957, pag. 1

102 G. VIRGINEO, op. cit., pag. 136

103 A.GAMBATESA, Op. cit.

mercoledì 21 aprile 2010

Per un nuovo sud

di Giovanni Di Lecce*

Vari sono i motivi che dovrebbero indurre il Popolo Meridionale a prendere atto di una situazione politica che rischia di mettere il Sud fuori dai nuovi assetti geopolitici che la Lega Nord si sta ritagliando per sé, e che la vedono unica artefice di una riforma federalista mirante a destrutturare l'impianto dello Stato nazionale.
E' chiaro che il federalismo che la Lega vuol farci digerire non è quello che riconosce pari dignità alle entità regionali che dovrebbero entrare a far parte dello Stato federale, ma uno che assegni al Nord un ruolo preminente, in grado di assicurargli una egemonia politico-economica.

Un disegno come si vede che se realizzato nei termini illustrati rischia di mettere una seria ipoteca alla crescita economica della nostra terra, già mortificata nelle sue aspirazioni ad uscire da una situazione di storico sottosviluppo, determinatosi in seguito a interventi politici finalizzati a creare rapporti sociali di tipo assistenzialistico-clientelari che hanno affievolito di molto lo stesso diritto di voto dei cittadini meridionali. Tant'è che ancora non si è riusciti a spezzare il vincolo di servile sudditanza che essi intrattengono di volta in volta con il politico di turno chiamato a rappresentare le loro istanze, e che ha fatto sì che fossero tenuti in uno stato di minorità morale ed economica.
Affrancare il Popolo Meridionale da simili ceppi è uno dei punti fondanti del programma del nostro movimento politico.

Noi siamo convinti che il miglioramento economico della nostra terra debba passare da una rigenerazione morale dei suoi abitanti, la quale non può prescindere da una nuova stagione culturale. Senza una presa di coscienza di ciò che siamo stati, sarà difficile che noi si possa acquisire la necessaria consapevolezza per capire le ragioni storiche che hanno determinato l'attuale stato di degrado.
Reimpostare il discorso politico su basi che hanno nella storia e nella cultura del Sud il loro fondamento significa costringere una forza politica come la nostra a lavorare in profondità, come fossimo archeologi impegnati ad aprire varchi nel terreno della nostra gloriosa storia in maniera tale da portare alla luce l'autentica identità della nostra gente, che potrà così riconoscersi in essa come in uno specchio.

Il meridionale, complice la sua classe politica, sempre prona agli interessi della rapace borghesia del Nord, ha introiettato dentro di sé la convinzione che i mali che affliggono il Sud siano da ascriversi ad una qualche sua atavica tara, in cui quasi si compendiano i secolari vizi delle società levantine, dedite appunto a traffici poco onesti. Insomma, egli ha fatto propria, come colpito da sindrome di Stoccolma, l'ideologia becera delle classi dominanti del Nord, che lo volevano inguaribile lazzarone, azzerando così in un sol colpo la luminosa storia dei suoi padri.
Senza un lavoro di scavo che ci porti a rintracciare le vigorose radici del nostro lontano passato sulle quali innestare il tronco rinsecchito di un presente senza orizzonti, ogni tentativo di trasformare la nostra società è destinato a fallire miseramente.
Alla rozza propaganda della Lega Nord, che, a corto di idee decenti, è ricorsa ad un insulso racconto mitopoietico, che rivanga i miti del sangue e della terra di vecchia memoria nazista, L'Altro Sud vuole contrapporre tutto il peso della nostra feconda e nobile storia, che è anche fare un po' i conti con quella brutta pagina che è stata l'occupazione militare del Sud da parte dei Savoia.
Appunto non si può lasciare che a riscrivere la storia del nostro Sud siano gli uomini della Razza Padana.
Perdere ancora una volta l'appuntamento con la Storia significa condannarsi definitivamente alla morte civile ed economica.

*L'altrosud

martedì 20 aprile 2010

Fortorina, non abbassiamo la guardia

Come abbiamo già scritto, per quanto riguarda la Fortorina l'unica certezza è la sua costruzione fino a San Marco dei Cavoti. Oltre non esiste nulla. Questo è confermato dalle dichiarazioni - che riportiamo sotto - che il parlamentare sannita Boffa ha rilasciato alla stampa nel sopralluogo di ieri sul tratto in costruzione. Non abbassiamo la guardia. La Fortorina deve passare per il vero Fortore.

“Ora è necessario completare il II lotto – ha affermato a ilquaderno.it - Bisogna inoltre da subito progettare il terzo lotto, da San Marco dei Cavoti a San Bartolomeo in Galdo e, in un’ottica interregionale, fino alla statale 17, con l’obiettivo di mettere in connessione il Sannio con il Molise e la Puglia; facendo seguito a quanto previsto dal Protocollo d’Intesa tra l’Anas, la Regione Campania e la Provincia di Benevento che rende disponibili 30 milioni di euro. A questo proposito, come si evince dallo studio di fattibilità dell’Anas, occorrerà reperire una cifra di circa 500 milioni di euro".