domenica 2 novembre 2014

‘U Magazzeo, osteria resistente. Alessio Cavoto e un Fortore accogliente

di Tullia Bartolini

Siamo nel paese del ‘dovrebbe essere’. Per quanto riguarda il mangiare, ci stiamo assuefacendo al fatto che il cibo ‘dovrebbe essere sano’, ma non lo è. Non più, almeno. Così mi stupisco sempre quando incontro persone come Alessio Cavoto, che ha trentaquattro anni e un’idea precisa di filiera corta, slow food, sostenibilità.

Nel suo ristorante, a un passo dal centro storico di San Marco dei Cavoti (Bn), ‘U MAGAZZEO, offre prodotti di stagione, certificati, e un menù che varia ogni volta, per garantire agli avventori cibo di qualità.

Alessio è un fiume di parole, nel raccontarmi la sua avventura nella ristorazione, iniziata dieci anni fa. Mi dice che ha viaggiato, che ha avuto modo di confrontarsi con altri ambienti, che crede nel cibo sostenibile e non segue le mode, il business.

Sostenibili sono i suoi contatti con i fornitori, coerente è la ricerca culinaria. “Saper dire di no è diventata la cosa più difficile: il guadagno è la regola, mentre offrire qualità può, in qualche modo, modificare la domanda, ossia la qualità della domanda”.

E’ chiaro che, tutto questo, richiede una profonda passione per il proprio lavoro, una grande curiosità, un’onestà intellettuale non comune. “Un menù salutare rispetta le dinamiche collegate all’ambiente. Fugge alle logiche delle grandi catene di distribuzione”, dice Alessio. “Si affida ai prodotti di stagione, alla capacità di reinventare le ricette, si offre a un’utenza resistente, capace di distinguere”.

Da Alessio puoi mangiare pasta fatta in casa, salumi locali, formaggi dal sapore antico, dolci che sembrano quelli di una volta.

La domenica pomeriggio, al ‘U Magazzeo, si suona: musica dal vivo, vino e prodotti a chilometri zero. Per chi volesse dare un’occhiata al sito, questo è il link: www.umagazzeo.it. Per prenotazioni, chiamare al 339 3578 733.

www.artempori.it

giovedì 30 ottobre 2014

La Fortorina tra nuove proteste e incontri istituzionali

Dopo la grande delusione, il prolungamento della Fortorina continua a tenere banco. E così dopo la prima reazione della vicesindaco di San Bartolomeo, Lina Fiorilli, anche gli amministratori di Baselice fanno sentire la propria voce (meglio tardi che mai) dalle colonne di Ottopagine.

A andarci giù duro è il sindaco Domenico Canonico: “Non staremo a guardare e ci batteremo, non possiamo ancora una volta accettare questa situazione lo dobbiamo al Fortore intero, se sarà necessario il 13 novembre ritorneremo con i nostri striscioni e non ci fermeremo”.

Per l’assessore Brancaccio “da 50 anni vediamo questa realtà, la Fortorina che ha visto tante classi dirigenti e nessun cambiamento, questa situazione oserei dire sconfortante, non mi sorprende”.

Intanto, scrive Biagina Cece “proprio Brancaccio doveva prendere parte a un incontro tra gli amministratori di San Bartolomeo in Galdo, Baselice, Foiano di Val Fortore e Castelvetere in Val Fortore proprio per discutere del problema, incontro saltato perché mancavano alcuni rappresentanti, il tutto è stato rimandato a data da destinarsi”.

E sempre dal quotidiano apprendiamo che il 14 novembre ci dovrebbe essere un vertice a San Bartolomeo con il sottosegretario Del Basso De Caro e il neopresidente della Provincia Ricci.

“Un incontro – dichiara il vicesindaco Fiorilli al giornalista Leonardo Bianco – che dovrà servire a chiarire le scelte dell’Anas sulla progettazione prevista per la continuazione della Fortorina e spiegare quali saranno le scelte del Pd e della Rocca dei Rettori in merito alla viabilità del Fortore. Un’area che da troppo tempo attende risposte concrete sull’adeguamento della rete stradale. Non si tratta di vittimismo tale appellativo non ci appartiene, e non ci soffriamo affatto. Rivendichiamo diritti sacrosanti negati per troppo tempo alla gente del Fortore, negare il diritto alla mobilità significa negare dignità ad una intera popolazione”.

Mentre “qualcun altro ha preferito fare sermoni e dare lezioni di comportamento sui social network, accusando i fortorini di incapacità e vittimismo”, scrive il cronista nel togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

mercoledì 29 ottobre 2014

Baselice, incontro del M5Stelle contro le trivellazioni

Venerdì 31 ottobre alle 18, presso la sala Consiliare del Comune di Baselice si terrà un incontro dibattito sulle campagne di “Ricerca Idrocarburi” e sul decreto “Sblocca Italia”. Interverranno Piernicola Pedicini (Europarlamentare del M5S, specializzato in fisica medica), Domenico Cicchella (Ordinario di geochimica presso l'Università del Sannio), Vincenzo Mercurio (Medico del Lavoro), Franco Gisi (avvocato – attivista M5S di Benevento), moderatrice dell’incontro sarà la giornalista Erika Farese.

L'evento è aperto ai cittadini, comitati e rappresentanti delle istituzioni. La tavola rotonda, organizzata da alcuni Meetup della provincia assieme al gruppo di Benevento, è parte delle attività di contrasto e di informazione che tutto il Movimento 5 Stelle sta portando avanti contro un uso spregiudicato del territorio sulle spalle dei cittadini ed a loro insaputa. Il 9 novembre è prevista una manifestazione unica e contemporanea in tutte le regioni interessate dalle trivellazioni.

“Abbiamo raccolto firme e sollecitato le istituzioni, interrogato ministri, il parlamento italiano e quello europeo, promosso convegni e dibattiti, abbiamo promosso manifestazioni pubbliche e se servirà saremo davanti alle trivelle per fermarle, ma, da soli s non riusciremo a fermare nè lo sfasciaitalia né le banda del buco” – hanno commentato i grillini.

Baselice. Incontro del M5Stelle contro le trivellazioni

(Fonte: ilquaderno.it)

lunedì 27 ottobre 2014

Nuova Fortorina, il silenzio assordante della politica

Chi si aspettava una levata di scudi alla notizia che la maggior parte del finanziamento, circa 62 milioni di euro, del prolungamento della Fortorina andrà a beneficio di San Marco resterà deluso. Nessun sindaco o consigliere di minoranza, nessun partito di destra, di sinistra, di centro, ha alzato la voce per una scelta che condanna ancora una volta il Fortore all’isolamento geografico. Di fronte a ciò la classe politica locale ha preferito scegliere la strada (più conveniente?) del silenzio-assordante.

L'unica voce fuori dal coro è stata quella della vicesindaco di San Bartolomeo, Lina Fiorilli. “Ancora una volta il Fortore viene penalizzato”, ha detto a Ottopagine.

“Noi ci diamo per vinti - ha aggiunto - e già nelle prossime ore ci attiveremo per incontrare il sottosegretario al quale chiederemo di rivedere il progetto. Spendere 47 milioni di euro e passa per realizzare una circumvallazione mi sembra assurdo. Sarebbe stato meglio pensare a rifunzionalizzare e ammodernare il tracciato dell’ex Strada Statale 369”.

E ci sembra di capire che sarà l’unica a non gettare la spugna di fronte ad questa scelta penalizzante per il “vero” Fortore. “A questo punto non ci resta che chiedere un vertice qui a San Bartolomeo con il sottosegretario e il neo presidente della Provincia, Claudio Ricci, per far chiarezza sulla Fortorina e soprattutto ci dovranno dire cosa intendono fare per migliorare la viabilità del nostro territorio”, conclude.

venerdì 24 ottobre 2014

Nuova Fortorina, al "vero" Fortore solo le briciole

Condannato dalla politica al più totale isolamento. È questa la triste sorte che ancora una volta il Fortore deve subire grazie ad una classe dirigente locale arrogante e incapace. Che invece di tutelare il proprio territorio è tutta impegnata a coltivare il proprio orticello.

E allora leggete cosa scrive il giornalista Leonardo Bianco su Ottopagine di oggi: “Dei circa 62 milioni di euro, finanziati in parte con la legge 376/2003 (6,5 milioni) e in parte con il decreto ‘Sblocca Italia’ (55,5 milioni di euro), la maggior parte servirà per realizzare la variante che dal centro abitato di San Marco dei Cavoti dovrebbe fermarsi, stando ad alcune indiscrezioni, all’altezza del cimitero dello stesso comune”.

Avete ben capito, a trarne vantaggio dovrebbe essere – il condizionale è d’obbligo visto che i lavori dovranno iniziare nel giro di un annetto – ancora una volta San Marco, mentre al Fortore andranno “le briciole”.

“Il Fortore, quello vero, - scrive il cronista - resta fuori dal progetto della Fortorina previsto dal decreto “Sblocca Italia” (…). A chiarire i termini del progetto finanziato dal decreto varato dal governo Renzi è la stessa Anas, alla quale è stata affidata la progettazione. L’azienda autostradale fa sapere a Ottopagine che gli interventi attualmente previsti per il completamento della strada che dovrebbe attraversare i comuni del Fortore riguardano: la variante all’abitato di San Marco dei Cavoti, per un importo di 47,6 milioni di euro, in continuità con il tratto precedente della variante alla Statale 212 del Fortore in fase di completamento da parte di Anas e che sarà inaugurata il prossimo 13 novembre”.

E continua: “Il miglioramento del collegamento tra San Bartolomeo in Galdo e Foiano di Val Fortore, per un importo di 7,4 milioni di euro. E l’adeguamento della viabilità in sede da San Bartolomeo in Galdo al confine regionale (Statale 17, Foggia-Campobasso) per un importo di 6 milioni di euro”

“Dunque niente variante di valico – conclude – per accorciare le distanze tra il Fortore vero e San Marco dei Cavoti. E il sogno dei cittadini di quest’area interna del Sannio di poter superare il passo del Casone Cocca con gallerie e viadotti sempre per ora svanire. Da qualche giorno sembra siano iniziati i rilievi per la variante al centro abitato di San Marco che collegherà l’attuale Fortorina al bivio di Molinara”.

Ma ciò che colpisce di più nel leggere l’articolo è il fatto che tra Foiano e San Marco non ci sarà nessun tipo di investimento. Questo significa per i poveri automobilisti del Fortore rassegnarsi a percorrere l'attuale strada di collegamento. Una vera e propria via crucis.

P.S. Questo blog esprime la propria solidarietà al giornalista Leonardo Bianco per gli attacchi ricevuti in questi ultimi giorni per aver mantenuto la 'schiena dritta' nel fare il proprio lavoro. Se la sua unica colpa è stata quella di informare i cittadini sugli sviluppi della Fortorina, di questo ne dovrà rispondere soltanto ai lettori del suo giornale e non certo a qualche politico di turno.

mercoledì 22 ottobre 2014

Non rifiuti, ma petrolio: la nuova Terra dei fuochi è un lago in Basilicata

Ogni giorno 2.658.861 uomini, donne, bambini bevono l’acqua proveniente dal lago Pertusillo. La popolazione delle province di Bari, Taranto e Lecce. Con la stessa acqua, vengono irrigati i campi della Basilicata che producono alcune tra le eccellenze dell’agricoltura italiana: vino doc e biologico, olio, fagioli, peperoni, frutta.Accade che, nel 2011, il lago inizia a puzzare. La brina del mattino, segno di una notte che se ne va e di un nuovo giorno che nasce, brucia le piante su cui si poggia, appena viene toccata dai primi raggi del mattino. È acida. Accade che l’uva, quando la si mette in bocca, sa di petrolio. Anzi, in molti nemmeno riescono ad assaggiarla: è già tanto se si riesce ad arrivare al raccolto. Accade che la pera campanella, peculiarità lucana, non riesce più a maturare sull’albero, come dovrebbe, perché cade prima. E accade che le carpe, pesci che vanno a cercare il cibo tra i sedimenti del fondale, muoiono.
(Per continuare a leggere l'articolo clicca qui sotto)

Non rifiuti, ma petrolio: la nuova Terra dei fuochi è un lago in Basilicata
http://popoffquotidiano.it/

lunedì 20 ottobre 2014

Il 13 novembre l'inaugurazione della "mezza" Fortorina

Il prossimo 13 novembre, alle ore 11.30 si svolgerà la cerimonia di apertura al traffico della variante alla strada statale 212 "della Val Fortore" tra il bivio di Pietrelcina, al km 5.600, e lo svincolo per San Marco dei Cavoli, al km 46.900 della ex strada statale 369 "Appulo Fortorina", con ritrovo presso l'imbocco sud della galleria "Cercone", al km 10,160 della strada statale 212 dir, nel Comune di Pesco Sannita (BN).

L'intervento si inserisce nel contesto della rete stradale della Regione Campania, collegando le zone interne della Val Fortore con il capoluogo di provincia di Benevento e. tramite questo, con i capoluoghi delle province campane.

L'opera, lunga circa 15,7 km. rappresenta il primo tratto campano di collegamento tra la città di Benevento e le zone interne del Fortore fino alla strada statale 17. nel territorio della provincia di Foggia, realizzando in tal modo la continuità di un asse trasversale di collegamento est-ovest tra la Campania e la Puglia, tra il Tirreno e l'Adriatico.

Tale intervento ha comportato un costo complessivo pari a 171,668 milioni di euro circa. La sezione stradale adottata è del tipo CI del D.M. 05/11/2001 ed è costituita da un'unica carreggiata, suddivisa da due corsie di 3,75 m, una per senso di marcia, e da due banchine laterali di 1,50 m ciascuna, per una larghezza complessiva della piattaforma stradale di 10.50 m.

Durante il corso dei lavori sono state aperte al traffico due tratte, ultimate rispettivamente in data 28/03/2012, dal km 5,600 al km 9,900, per un'estesa complessiva di 4,3 km ed in data 06/12/2013 dal km 19,124 al km 21,274, per un'estesa complessiva di 2,2 km.

Gli ultimi 9,2 km, oggetto dell'apertura al traffico, sono compresi tra il km 9,900 e il km 19.124, ossia dallo svincolo dì Pesco Sannita allo svincolo di Reino.

L'importo del tratto da inaugurare, relativo ai 9.2 km, è pari a 136 milioni di euro circa. Il completamento della variante alla strada statale 212. consentirà di ridurre l'isolamento delle zone interne ed offrirà opportunità di sviluppo socio-economico alle comunità della Val Fortore, dotando, inoltre, il territorio di una infrastruttura per il rapido collegamento tra il Comune di Pietrelcina (paese natale di San Pio) e il Comune di San Giovanni Rotondo.

(Fonte: http://asfweb.net/comune.sanmarcodeicavoti.bn.it)

venerdì 17 ottobre 2014

Baselice tra i migliori comuni "Ricicloni" della Campania

Il Comune di Baselice ha raggiunto il 74.89 % di raccolta differenziata. E si attesta al quinto posto su un totale di 263 Comuni della Campania che hanno popolazione tra i 1000 ed i 5000 abitanti.

giovedì 16 ottobre 2014

Provincia, altro che costo zero: tornano le indennità

Per far digerire la truffa - tutta politica - dell'abolizione delle Province, hanno raccontato agli ignari cittadini-elettori la favola di aver abolito anche le indennità di consiglieri e presidenti.

Ma leggete cosa scriveva ad agosto scorso il blog dem24.it: "(...) il vademecum sulle nuove elezioni provinciali introduce una novità importante: gli incarichi non saranno più a costo zero. Uscite dalla porta, rientrano dalla finestra le spese per i rappresentanti dell’assemblea provinciale e per il presidente.

'Gli oneri contributivi – si legge – i permessi retribuiti, i rimborsi spese per la partecipazione alle riunioni degli organi provinciali, nonchè delle associazioni di rappresentanza, per gli incarichi di presidenti di Provincia, di consiglieri provinciale e di componente dell’assemblea dei sindaci sono a carico della Provincia'”.

fonte: dem24.it

mercoledì 15 ottobre 2014

Nuovi tagli al trasporto pubblico nel Fortore, comitati e pendolari sul piede di guerra: “Non abbiamo più diritti”

“La notizia è ufficiale. La Provincia di Benevento ha imposto alle aziende di Trasporto Pubblico Locale, di cui gestisce i fondi regionali, a praticare tagli sui chilometri da effettuare, motivando la decisione sulla sua incapacità di poter corrispondere alle stesse, l’adeguamento all’indice Istat del 3% sui contributi regionali ricevuti, per gli anni 2012 – 2013”. Così il Comitato TPL Fortore e l'associazione Sannio Terra di Lavoro, in merito i possibili tagli imposti alle aziende di Trasporto pubblico di Benevento.
“Senza entrare troppo nello specifico sul meccanismo machiavellico a cui si è ricorso per fare ciò – scrivono dal Comitato - ci si limita a soffermarsi su cosa potrebbe significare questo per gli utenti: tagli di corse e quindi meno servizi. Sono state fatte rassicurazioni sul fatto che un taglio chilometrico del genere avrebbe inciso poco sulla qualità del servizio. Forse questo è valido per le microaziende che operano sul territorio, ma per quelle più grandi il discorso cambia.

Per l’E.T.A.C. - prosegue la nota - l’azienda che serve tutto il Fortore e la zona di Casalbore – Paduli – Buonalbergo questo gioco di numeri studiato in Provincia significherebbe un taglio chilometrico di ben più di 20.000 chilometri all’anno. Qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso e di effettiva conoscenza sullo stato del sistema trasporti nella nostra Provincia dovrebbe sapere che ciò incide eccome e non sulla 'qualità del servizio', quello è da tempo immemorabile che gli utenti del servizio pubblico non sanno più cosa sia, ma sul sacrosanto diritto a spostarsi e non per motivi ludici ma per necessità legate ad esigenze di studio e lavoro.

I servizi – aggiungono i cittadini - che vengono effettuati sono già ridotti al minimo, in particolare proprio per le zone interne,raggiungere con un mezzo pubblico anche solo il capoluogo di Provincia è un’impresa, imporre un taglio in una situazione disastrosa quale l’attuale, significherebbe affossarla del tutto. Ci si rende conto che la situazione è difficile per tutti, le necessità di bilancio impongono che si stringa la cinghia ma allora si vada a controllare gli sprechi, ci si assicuri che i chilometri che sono sulla carta tutte le imprese li effettuino, soprattutto quelle più piccole, non ci si limiti a stare dietro la scrivania e a giocare con le cifre, dietro i numeri ci sono i diritti delle persone che rischiano di essere calpestati.

Senza dimenticare – proseguono dal Comitato - che se passa un simile modus operandi per quest’anno, è facile da intuire che diventerà una prassi per gli anni a venire, questo porterebbe al paradosso che l’indice Istat che serve in questo caso ad adeguare i fondi regionali che ogni anno vengono stanziati per i trasporti, al valore reale della moneta, diventerebbe un modo per tagliare i chilometri da effettuare. È solo la Provincia di Benevento ad aver preso questa decisione o c’è l’avvallo tacito anche dei vertici Regionali? È questo che si sta cercando di appurare e nonostante il rimpallo di responsabilità che è purtroppo caratteristica tipica di situazioni siffatte, si ha tutte le intenzioni di andare fino in fondo al problema.

Chiunque abbia preso questa decisione – conclude la nota - deve avere il coraggio delle proprie azioni e prendersi la responsabilità delle conseguenze che ci saranno. Si approfitta del cambio del vertice politico nella nostra Provincia, invitando chi di dovere a fare gli opportuni controlli e a verificare se le decisioni prese siano conformi alla necessità di assicurare alla nostro territorio e soprattutto alle zone interne dello stesso, un servizio di trasporto pubblico almeno sufficiente a garantire lo spostamento per esigenze primarie quali studio e lavoro”.


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Il MANIFESTO DEGLI STATI GENERALI DEGLI APPENNINI

martedì 14 ottobre 2014

Fondo Green Economy e divieto fracking bocciati alla Camera

Dopo il passaggio in Commissione Ambiente le novità positive introdotte dal Ddl 2093, il Collegato Ambiente alla Legge di Stabilità 2014, avevano fatto ben sperare. La Commissione Bilancio della Camera pochi giorni fa ha stroncato però due delle misure più rilevanti in esso contenute, quelle che facevano credere nella possibilità di un reale cambiamento verso le energie rinnovabili e potevano aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi.

Sono stati bocciati infatti l’articolo relativo al “Fondo Italiano Investimenti Green Communities” e quello che stabiliva il divieto di praticare il fracking, ovvero la fratturazione delle rocce con getti liquidi ad alta pressione che contengono sostanze tossiche, realizzata per prelevare idrocarburi dalle profondità del suolo.

In merito alla Green Economy l’articolo 36 del Ddl prevedeva un fondo di investimento di 1 miliardo di euro, che doveva provenire per il 51% dalla Cassa depositi e prestiti e per almeno il 20% dal Tesoro. Nell’ultimo parere approvato sul provvedimento, che si basa sulla relazione tecnica depositata dal Governo il 1 ottobre, relativa ai punti critici del testo, si chiede di però eliminarlo perché prevedrebbe un:
“Obbligo in capo a Cassa depositi e prestiti di partecipare al predetto fondo, in contrasto con la sua classificazione all’esterno del perimetro della pubblica amministrazione”.

A tal proposito, Enrico Borghi, che insieme ad Alessandro Bratti era stato relatore firmatario dell’emendamento relativo alla norma, aveva già proposto l’ipotesi di inserire nello Sblocca Italia, un emendamento che allargasse le competenze della Cdp anche al settore della Green Economy.
Per quanto riguarda il fracking è stata chiesta l’eliminazione dell’articolo 26-ter. In esso si esprimeva il divieto esplicito della pratica, in base anche a motivazioni legate al principio di precauzione, in merito al rischio sismico e di inquinamento. Ora la Commissione ritiene al contrario che:

“Appare necessario sopprimere l’articolo 26-ter, recante divieto di tecniche di stimolazione idraulica mediante iniezione in pressione nel sottosuolo, poiché non si possono escludere effetti finanziari negativi, derivanti dalla prevista automatica decadenza dalle concessioni e dai permessi in essere”.

Già a inizio settembre il Ministero dello Sviluppo Economico era intervenuto per precisare che nel decreto “Sblocca Italia”: “Non è inserita una norma che autorizzi l’estrazione di shale gas (di cui peraltro non esistono giacimenti in Italia) né tanto meno la possibilità di sviluppare tecniche di fracking sull’intero territorio nazionale”.

Un insieme di input contrastanti e una serie di passi avanti e poi di nuovo indietro. Segnali che si teme stiano a significare una sostanziale confusione politica, in assenza di un piano energetico nazionale che sappia veramente valorizzare i punti di forza del nostro Paese, o la netta volontà di non allontanarsi minimamente da un tipo di economia basata sul ciclo del carbonio.

www.greenstyle.it

domenica 12 ottobre 2014

Elezioni provinciali, di fronte la Rocca protesta dei 5 Stelle: “La democrazia è stata abolita”

“La cittadinanza non è invitata a partecipare”, “i politici si votano tra loro” e “abolita la democrazia”. Sono alcuni dei volantini distribuiti questo pomeriggio dal Movimento Cinque Stelle di Benevento di fronte la Rocca dei Rettori, mentre all'interno della Provincia i consiglieri comunali del Sannio si recavano alle urne per il rinnovo dei vertici dell'Ente. 

“La nostra manifestazione – ha commentato la portavoce del MeetUp del capoluogo, Nunzia Santoro – vuole vuole dimostrare a tutti i cittadini che l'abolizione della Provincia non è reale, ma è solo uno slogan elettorale. L'unica cosa che è stata abolita – ha sottolineato l'esponente dei 5 stelle – è la democrazia”.

I grilli sanniti hanno anche consegnato ai cittadini un volantino, nel quale spiegano in cinque punti la “truffa” dell'abolizione degli Enti provinciali. 

“Non è vero – ha dichiarato Santoro – che le amministrazioni spariranno, i costi della macchina amministrativa non saranno ridotti e le poltrone, invece di diminuire, aumenteranno. Il tutto – concludono i pentastellati – a discapito sempre del cittadino”.

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venerdì 10 ottobre 2014

Provinciali, la farsa del 12 ottobre

La supercazzola del secolo? L’abolizione delle Province. Enti considerati - a torto - spacciati dai giornali di regime. E così il 12 ottobre andrà in scena la farsa delle elezioni provinciali. Dove, dopo aver scippato il cittadino del proprio diritto al voto, la politica eleggerà se stessa. Con il decreto Delrio, infatti, presidente e parlamentino verranno eletti da consiglieri comunali e sindaci.

La chiamano elezione di secondo grado. Ma sta di fatto che la sovranità – quella che la Costituzione affidava al popolo – viene confiscata e d’ora in poi appartiene solo alla casta, la quale diventa sempre più autoreferenziale.

E dunque le elezioni diventano un vero e proprio suk dove tutti i giochi avvengono all’interno dei partiti e tra ras locali. Tutti contro tutti, ma passata la nuttata torneranno amici più di prima, c'è da scommettere. Le casacche politiche, quelle, appartengono al passato.

Intanto però al cittadino hanno raccontato la bufala della loro abolizione. Mentre di fatto mantengono le stesse competenze di prima su viabilità, formazione, scuola e ambiente.

E dunque gli elettori possono dire addio ai tempi passati quando i politici arrivavano - con codazzo di lacché e portaborse - sulle piazze dei paesi promettendo dal pulpito di tutto e di più.
.
Ora il rinnovo del consiglio provinciale diventa - nell'indifferenza generale - un fatto per pochi, i quali continueranno a gestire il potere senza neppure avere il consenso popolare. E' la democrazia bellezza!

mercoledì 8 ottobre 2014

Eolico, il Comune di Baselice reclama la quota Imu dallo Stato

Tanti piccoli comuni italiani, prima dell'emanazione del DM 10/09/2010 "Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili" hanno sottoscritto convenzioni con società del settore eolico per ospitare impianti per la produzione di energia elettrica.

Questi piccoli comuni hanno puntato sull'eolico sia per abbattere l'inquinamento in termini di minor emissioni di CO2 nell'atmosfera che per incrementare le entrate proprie e sopperire quindi al minor gettito derivante dalle continue riduzioni dei trasferimenti statali. Hanno tentato quindi di garantire i servizi essenziali senza incrementare la locale pressione fiscale, nel tentativo di contenere lo spopolamento che sempre di più investe i nostri comuni.

Quindi, fino all'emanazione del DM 10/09/2010, i comuni hanno potuto ottenere benefici in merito a :
1) Canoni di fitto dei terreni;
2) Royalty da parte delle società basati su percentuali dei ricavi prodotti;
3) Contributi economici per manifestazioni;
4) Utilizzo di imprese locali per la realizzazione e manutenzione degli impianti;
5) Imposta comunale sugli aerogeneratori (Imu)

Gli impianti eolici hanno offerto alle casse dei Comuni, piccoli e con bilanci esigui, un gettito annuo di migliaia di euro.

Alcuni Comuni riescono ad utilizzare questo introito per il miglioramento della qualità dei servizi o per realizzare infrastrutture, mentre la stragrande maggioranza, sopraffatta dai continui tagli e dai vincoli di spesa (il famoso patto di stabilità) deve utilizzare tali proventi per far fronte alle spese correnti un pò per scelta ed un pò per obbligo.

Con l'emanazione del DM 10/09/2010 i Comuni si sono visti privati, relativamente ai nuovi impianti eolici, delle cosiddette "Royalty" (Aboliti per Legge), dalle quali giungeva la quota maggiore delle entrate eoliche, e giusto per penalizzarli ancora di più, lo Stato, con la Legge di stabilità 2013, incamera tutta la quota Imu (degli impianti eolici) proveniente dall'aliquota di base (0,76 %).

In pratica, un Comune che applica l'aliquota di base non incasserà nulla in termini di Imu.

In sintesi i Comuni si vedono TOTALMENTE PRIVATI di una importante risorsa economica, sia in termini di royalty per i nuovi impianti (D.M. 10/09/2010) che in termini di IMU (Legge 24/12/2012 - n. 228).

Il Comune di Baselice ha deciso di aderire (vedi delibera n. 122 del 03/10/2014) all'iniziativa partita da un Comune in provincia di Salerno (Leggi Relazione) con la quale si chiede al Ministero dell'Economia e delle Finanze di modificare gli articoli di Legge interessanti le aliquote IMU in modo da lasciare interamente ai Comuni, e non riservare allo STATO, la quota relativa all'aliquota base (0,76%).

(Fonte: amministrazione-comunale-baselice.blogspot.it)

lunedì 6 ottobre 2014

Il Consiglio di Stato boccia il ricorso contro le trivellazioni

Il Consiglio di Stato spunta una delle frecce all’arco della protesta contro le trivellazioni petrolifere. La Seconda sezione presieduta da Antonio Catricalà ha espresso parere negativo in merito al ricorso al Capo dello Stato presentato nel 2013 da alcuni amministratori di Comuni e Comunità montane del Tammaro e del Fortore contro il progetto di ricerca di idrocarburi «Pietra Spaccata». Oltre 300 chilometri quadrati di intervento che si snodano tutti all’interno del territorio provinciale beneventano toccando 18 comuni.

Proponente la società britannica «Delta Energy». Una iniziativa giudicata gravemente dannosa per le comunità coinvolte e pertanto gli amministratori riuniti nel «Protocollo d’intenti» lo scorso anno si appellarono al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere l’annullamento del decreto dirigenziale numero 601 emesso il 14 dicembre 2012 dalla Regione Campania che aveva concesso valutazione di impatto ambientale favorevole alla ricerca di idrocarburi nella zona (...).

La bocciatura. Per i giudici di Palazzo Spada, le eccezioni sollevate dal ricorso «non colgono violazioni di carattere formale giuridicamente rilevanti e rilevabili, ma intendono duplicare la valutazione tecnica svolta dall’apposita commissione nel rendere il giudizio di compatibilità ambientale».

Una stroncatura netta, dunque, perchè il Consiglio di Stato ha sostanzialmente considerato del tutto fuori luogo l’azione dei sindaci che con il ricorso intenderebbero sostituirsi alla commissione tecnica di valutazione. Quanto alla istanza finalizzata a un pronunciamento Via unico, avanzata dai ricorrenti, i giudici definiscono «non condivisibile la pretesa necessità di una Valutazione di impatto ambientale unitaria, dal momento che le operazioni di prospezione geofisica del territorio risultano distinte ed autonome rispetto alle operazioni di perforazione». Tesi questa più volte sostenuta pubblicamente anche dai vertici della Regione Campania che appare però decisamente in contraddizione con la logica: le ricerche senza perforazioni non avrebbero alcun senso (...).

I proponenti. Il ricorso era presentato dai sindaci di Campolattaro (Pasquale Narciso), Fragneto Monforte (Raffaele Caputo), Pesco Sannita (Antonio Michele), Fragneto L’Abate (Nunziatina Palma), Reino (Antonio Verzino), Baselice (Domenico Canonico), Pago Veiano (Mauro De Ieso), Sassinoro (Pasqualino Cusano), Santa Croce del Sannio (Antonio Di Maria), quest’ultimo pure nella qualità di presidente della Comunità montana Titerno-Tammaro. Sul ricorso anche le firme dei consiglieri di San Marco dei Cavoti Domenico Costanzo e Valentino Castello, dell’assessore alla Comunità montana Innocenzo Pugliese, e di Liano Antonio Boffa, Cristoforo Tatavitto, Ester D’Afflitto, Luigi Caretti.

(Per leggere l'articolo completo clicca qui sotto)

benevento.ottopagine.net

venerdì 3 ottobre 2014

Fortore, il sistema sanitario smantellato nel silenzio

di Leonardo Bianco

Quale Sanità nel Fortore? E’ l’interrogativo che in questi giorni molti si pongono dopo le polemiche sulla nuova riorganizzazione del sistema di emergenza territoriale. In un territorio dove oltre il 60% della popolazione è anziana, la salute sembra sempre più un optional e non un diritto da tutelare. Negli ultimi anni, a causa della crisi e soprattutto per i tagli della Regione Campania, la spesa farmaceutica è calata del 35% circa. E sono soprattutto gli anziani a rinunciare alle cure e alle visite specialistiche. Vi rinunciano perché non è più possibile usufruire del servizio poliambulatorio dell’Asl di San Bartolomeo.

Negli ultimi anni sono venute meno, a causa dei tagli o del mancato rinnovo delle convenzioni, le visite specialistiche come fisiatria, cardiologia, oncologia (patologia che negli ultimi anni è aumentata nel territorio fortorino), chirurgia e ultima in ordine di tempo anche ortopedia. E laddove qualche specialista è rimasto i tempi di attesa sono di circa tre mesi. La struttura di San Bartolomeo in Galdo inoltre è dotata anche di un reparto di radiologia che, però, stando alle testimonianze di molti utenti e anche di molti addetti ai lavori, funziona a singhiozzo. Spesso la strumentazione in dotazione alla struttura è fuori servizi per guasti e come se non bastasse a farla funzionare c’è un solo tecnico radiologo.

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benevento.ottopagine.net

giovedì 2 ottobre 2014

Fondi europei, un'occasione persa per il Fortore

Pubblichiamo una interessante riflessione postata sulla propria pagina Facebook dal vicesindaco di Foiano Giuseppe Ruggiero.

"L'incapacità della Regione Campania - scrive l'esponente locale del Partito democratico - di spendere i fondi europei da noi assume aspetti drammatici. Il Fortore ha perso grandi occasioni. Non siamo stati protagonisti di nessun GAL (Gruppo di azione locale), non abbiamo visto il riconoscimento del PIF (Programmi di filiera integrati). Si tratta di forme diverse nell'accesso ai fondi europei, che vedono il coinvolgimento di attori pubblici e privati. Nella prossima programmazione europea sono previsti i distretti rurali, agroalimentari di qualità e di filiera, e il Fortore non può non candidarsi. Già da subito dovremo mettere in campo un'idea di sviluppo del nostro territorio, che sia forte e capace di resistere anche alla volontà delle lobby dell'associazionismo agricolo, complici anch'esse del fallimento dei progetti messi in campo fino ad ora nel nostro territorio. L'aver perso sia la possibilità di attingere ad importanti risorse all'interno di un GAL o di un PIF dimostra che qualcosa non funziona nella regia e negli attori fin qui messi in campo. Lo stesso vale per il distretto tessile di San Marco dei Cavoti, di cui spesso si ci ricorda solo per la nomina del presidente".

E fin qui nulla da eccepire, ma quando passa a considerazioni prettamente politiche, il ragionamento diventa a nostro avviso fazioso e di parte - d'altro canto non poteva essere così, dato che il vicesindaco è candidato pidino alle elezioni provinciali del 12 ottobre -, dimenticando che il suo partito negli ultimi anni ha governato Regione e Provincia, e quindi essere parte del problema.

"La nuova Provincia - conclude Ruggiero - avrà l'onere di dare spazio a quelle aziende che hanno avuto la forza di resistere in un momento drammatico come questo. Credo che sia definitivamente chiusa la stagione dei consigli di amministrazione decisi dall'alto".

mercoledì 1 ottobre 2014

Migranti ieri e oggi

Le strade del quartiere dove sono cresciuto d’inverno erano un vero e proprio pantano. Qui durante le belle giornate estive uno nugolo di ragazzini si ritrovava a giocare a pallone, con il sogno di diventare Pelè.

Oggi la maggior parte di quei giovani è emigrata. Il sogno è svanito, le strade sono asfaltate e pavimentate, ma nel quartiere non si sentono più le urla di quella gioventù spensierata e felice. Le vie sono vuote, le case chiuse, abbandonate, si continua maledettamente a partire.

L’emigrazione, iniziata con l’Unità d’Italia, è cambiata anche qui, non si va più via con una valigia di cartone ma con trolley con dentro spesso una laurea. Solo pochi, soprattutto anziani, ricordano quei 33 giovani che per sfuggire alla miseria decisero di valicare le Alpi clandestinamente, attraversare il confine Italo-francese, a piedi. Oggi come allora. Cambia il colore della pelle, nulla più. Oggi come allora ci sono i trafficanti di carne umana. Non interessa se i migranti annegano nelle acque gelide del Canale di Sicilia. Business is business.

Uno di questi mercanti arrivò nel 1949 al mio paese e promise a quei 33 giovani un futuro migliore in terra straniera. Bastava solo pagare, che per i più poveri significava vendere le poche cose che possedevano, raggranellare qualche lira e via a prendere il treno della speranza.

Intanto, l’uomo venuto dal nulla se l’era squagliata con i soldi di quei poveretti, abbandonandoli alla stazione di Torino. Alcuni di loro però decisero di raggiungere  l'agognato Eldorato, mentre qualcuno se ne tornò a casa deluso, amareggiato. La storia spesso si ripete non come farsa ma come tragedia.


trenta-tre ggiune, trenta-tre ggiune
li mègghje mègghje de lu pajése,
se ne partènne a la 'mmecciunne,
a musse longhe e facce appése


tratto dall'opera Lu viàjje 'nvacànte di Alfonso Mascia

lunedì 29 settembre 2014

DECRETO “SBLOCCA ITALIA – DISTRUGGI L’ITALIA”: UN ATTACCO ALL’AMBIENTE SENZA PRECEDENTI. APPELLO PER LA MOBILITAZIONE

Un attacco all’ambiente del nostro paese senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso.
Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli tra Capri ed Ischia!.

Si arriva al paradosso che le produzioni viti-vinicole, il nostro paesaggio e in generale il nostro territorio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili, e su cui si fonda la nostra economia non sono attività strategiche a norma di legge mentre lo sono i pozzi e l'economia del petrolio che sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento e su cui fanno grandi profitti poche multinazionali.

Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti e la stessa fondazione Rockefeller ha appena annunciato di abbandonare gli investimenti nel settore petrolifero, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. La deriva petrolifera, è il caso della Basilicata, non ha portato alcun vantaggio ai cittadini, ma ha costituito solo un vincolo negativo rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa.

Nel Decreto il futuro della gestione dei rifiuti è affidato alle ciminiere degli inceneritori, quando il mondo intero punta sull’economia del riciclo e del riutilizzo e alla prevenzione nella produzione dei rifiuti. Tante città e comuni italiani hanno raggiuntò percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo la comunità intera dei cittadini nella corretta gestione dei rifiuti. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri pericolosissime, ma trasforma in un grande affare concentrato in poche mani quella che potrebbe essere una risorsa economica per molti.

La grandi opere con il loro insano e corrotto ciclo del cemento continuano ad essere il mantra del Governo per lo sviluppo, mentre interi territori aspettano il risanamento ambientale con bonifiche reali e non fondate su certificazioni sulla carta rese possibili da norme con cui si cerca continuamente di mettere la polvere tossica sotto al tappeto.

Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e general contractors che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese.
Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione; accentra il potere escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio.

Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro- ambientale, le forme di economia diffusa, dal turismo all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.

Per questa ragione le nostre organizzazioni intendono promuovere un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente, sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.
In particolare esse intendono organizzare:

a) un’iniziativa comune a Roma da svolgersi in più giorni, da lunedì 13 a venerdì 17 Ottobre davanti a Montecitorio; un presidio “a staffetta” in cui i comitati di giorno in giorno difenderanno la loro terra
b) un appello a tutti i cittadini affinché scrivano ai parlamentari e alle istituzioni territoriali per far prendere posizione contro i contenuti del Decreto;

c) iniziative di comunicazione e partecipazione dei cittadini sui social network, incontri territoriali e dossier comuni per sensibilizzare l’opinione pubblica e la stampa sulle conseguenze del Decreto e dell’economia che propugna.

PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE ATTENTAMENTE QUI SOTTO!
Per coprire un giorno di presidio servono minimo 50 persone. Gli attivisti della capitale potranno assicurare esclusivamente un appoggio logistico, per cui il presidio potrà essere realizzato solo se i comitati dei territori porteranno un numero sufficiente di persone nella capitale.

PERTANTO SI RICHIEDE LA MASSIMA RESPONSABILITA’ NELL’INDICARE LA POSSIBILITA’ O MENO DI COPRIRE UN GIORNO INTERO.
Qualora sia impossibile per un’organizzazione garantire 50 persone si provvederà a riunire più comitati nello stesso giorno.
Quindi si chiede ad ogni organizzazione/regione di indicare entro martedì 30 sttembre quante persone può REALISTICAMENTE mobilitare su Roma, dando il giorno preferenziale tra il 13 e il 17.
Martedì 30 settembre ore 19:00 ci sarà una skype call tra referenti di singole organizzazioni/regioni per decidere definitivamente sulla mobilitazione e discutere le singole iniziative da un punto di vista organizzativo.
INVIARE ADESIONI A: segreteriah2oabruzzo@gmail.com

No triv Sannio

venerdì 26 settembre 2014

San Bartolomeo in Galdo, circa sei milioni di euro dalla Regione per la bonifica della discarica di Serra Pastore

Sarà di 5.590.000,00 di euro il finanziamento a valere sul Por Campania Fesr 2007/2013 che la Regione Campania ha ammesso per il progetto presentato dalla Provincia di Benevento relativo alla bonifica della discarica consortile ubicata in località Serra Pastore di San Bartolomeo in Galdo.

A comunicarlo in una nota il commissario straordinario della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile. 

Il provvedimento regionale di ammissione al finanziamento è accompagnato da una convenzione che sarà siglata a breve tra la Regione e la stessa Provincia, in forza della quale, quest'ultima, indicata come “beneficiaria dello stanziamento”, diviene responsabile dell'intervento di risanamento e resta obbligata alla sua esecuzione nel rispetto della legislazione europea e nazionale regolante la materia. 

In particolare, l'intervento si inquadra nel contesto dell'Obiettivo Operativo 1.2 del Por Campania denominato “Migliorare la salubrità dell'ambiente” che prevede interventi di bonifica e di riqualificazione ambientale dei siti pubblici inseriti nel piano regionale di bonifica nonché il ripristino ambientale delle discariche pubbliche autorizzate e non più attive e delle discariche abusive. 

Per consentire la realizzazione delle opere di bonifica, inoltre, si è tenuto conto delle disposizioni contenute nella delibera regionale del maggio 2013 che contiene indirizzi programmatici per la accelerazione delle spese pubbliche in Regione.

Il responsabile del procedimento per la Provincia di Benevento, Gennaro Fusco del competente settore Pianificazione territoriale della Provincia, ha assicurato che entro i prossimi tre o quatto mesi sarà possibile bandire la gara d'appalto per l'intervento di bonifica. I lavori a base d'asta sono stati quantificati in sede progettuale in € 4.340.240,25 cui vanno ad aggiungersi altre risorse per le spese tecniche, collaudi, oneri per la sicurezza 

Il Commissario straordinario, nel commentare la notizia, ha ricordato il lungo ed appassionato lavoro istruttorio con il quale la Provincia ha seguito la vicenda della bonifica di Serra Pastore in San Bartolomeo in Galdo, operazione assolutamente necessaria e da tempo dichiarata urgente proprio dalla Rocca dei Rettori che aveva sollevato in tutte le sedi la questione. Il Commissario ha pertanto ringraziato la Regione per la sensibilità manifestata e lo stesso Settore competente della Provincia che ha lavorato con la massima solerzia su questa materia.

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giovedì 25 settembre 2014

Trasporto pubblico nel Fortore, i pendolari: 'Da oltre due anni attendiamo risposte da Etac e istituzioni'

Una petizione indirizzata ad Etac, Regione Campania, Provincia e Prefettura per manifestare nuovamente i disagi del trasporto pubblico locale su gomma nell'area del Fortore. E' quanto hanno fatto un gruppo di cittadini pendolari che sperano, una volta per tutte, che qualcosa si muova.

“Da oltre due anni – scrivono nel documento inviato all'azienda di trasporto e alle istituzioni - attendiamo risposta ad una nostra petizione e al suo sollecito circa interventi concreti a tutela delle esigenze dei pendolari del Fortore che si servono del servizio di Trasporto Pubblico Locale su gomma.

Inutile ogni commento rispetto a questa totale mancanza di riguardo e di sensibilità. La poderosa sforbiciata abbattutasi sulle linee a servizio dell’area di nord-est della Regione, cioé su una zona già difficilmente accessibile di suo, soprattutto nel periodo invernale, crea intollerabili disagi per i cittadini che vi risiedono.

Il problema però che non riusciamo a comprendere – aggiungono - è cosa impedisca, a parità di costi, di cambiare, spesso solo di pochi minuti, gli orari sulla tratta Benevento / San Marco dei Cavoti / San Bartolomeo in Galdo. Se mancano le risorse finanziarie per sostenere il numero delle corse di un tempo (già non elevatissimo), non c'è giustificazione per non accogliere le nostre richieste.

Lo ricordiamo: ormai, al mattino, dal capoluogo le uniche corse sono: ore 7, 7.30, e 12; mentre nel pomeriggio sono state fissate solo: 14, 16.10, 17 e 19. Gli operai e gli studenti, dunque, si trovano al cospetto di corse molte rarefatte che non corrispondono alle loro reali esigenze di mobilità. 

In particolare risulta soprattutto improbo – proseguono nella petizione - attendere nel periodo invernale, di mattino, fino alle 12, e di pomeriggio fino alle 19, dato che, in quest’ultimo caso, sono gli Uffici a chiudere alle 17 o 17.30.

Chiediamo nuovamente di sapere inoltre perché ETAC, non aderendo ad Unico Campania, applica tariffe di viaggio che non sono economicamente sostenibili e, comunque, costringendo l’utenza ad acquistare un altro abbonamento presso AMTS per il trasporto pubblico cittadino. Ma soprattutto – concludono - vogliamo sapere se la nostra dignità di cittadini italiani può ancora una volta essere calpestata”. 

Trasporto pubblico nel Fortore, i pendolari: 'Da oltre due anni attendiamo risposte da Etac e istituzioni' | Fortore | news | NTR24 - l'informazione sul web

lunedì 22 settembre 2014

Province 'abolite', campagne elettorali e corsa alle poltrone all'insaputa dei cittadini

Tra il 28 e il 12 ottobre si eleggono consiglieri e presidenti di 64 province e 8 città metropolitane: per la prima volta votano solo gli amministratori locali. Da nord a sud le trattative per spartirsi i posti in consiglio (dai 10 ai 16 seggi) tra larghe intese e ritorno di politici "impresentabili"

Prendi le elezioni per le Province e togli gli elettori. Poi togli i manifesti e le liste dei candidati affisse pubblicamente. Cosa resta? I partiti politici. Ma soprattutto una campagna elettorale che riguarda pochi intimi e “listoni” dalle larghe intese per spartirsi le poltrone da Nord a Sud. Ecco le nuove Province di Matteo Renzi (e di Graziano Delrio che la riforma per l’”abolizione” degli enti l’ha voluta e redatta). Ed ecco le prove generali per le elezioni di secondo grado che presto potrebbero riguardare anche il Senato progettato dal ddl Boschi. Per la prima volta infatti non votano i cittadini, ma gli amministratori locali.
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Province 'abolite', campagne elettorali e corsa alle poltrone all'insaputa dei cittadini - Il Fatto Quotidiano

sabato 20 settembre 2014

STORIA DI ORDINARIA FOLLIA EUROPEA: LA MORTE DEI PICCOLI COMUNI

Elio Mameli è dal 2003 sindaco di un Comune della provincia di Cagliari, Villaspeciosa, una cittadina di 2500 abitanti, con la stessa storia e la stessa situazione di migliaia di altri Comuni in Italia. È un Comune che non ospita impianti eolici, discariche, non ha autovelox e neppure seconde case di villeggiatura. Il sindaco non può che contare su trasferimenti dello Stato e della Regione e i tributi comunali, imposti sui cittadini, artigiani e commercianti di Villaspeciosa. Nell'Eurozona di oggi lo Stato ha ridotto i trasferimenti diretti ai Comuni ed indiretti alle Regioni, e così Mameli ha capito che il suo ruolo di sindaco stava subendo una decisa trasformazione: da amministratore a esattore. Gli era chiesto di mettere le mani in tasca ai cittadini.
Quella non era l’unica trasformazione con cui ha dovuto fare i conti: la zona industriale di Villaspeciosa ampliata per ospitare altre 60 imprese che avevano fatto richiesta è oggi un’area desolata. Nessuna delle 60 imprese che aveva presentato domanda si è più rivista.

Elio Mameli ha scritto una lettera a Renzi con un preciso messaggio: i piccoli Comuni non sono Comuni di serie B e come sindaco non vuole prestarsi a essere complice della distruzione del tessuto sociale ed economico del territorio.

Come molti altri sindaci ha compreso che l’austerità sta portando avanti un processo di distruzione della civiltà. Lo abbiamo incontrato.

Quali sono le spese che il suo Comune deve affrontare?

Sono spese indispensabili: l’illuminazione pubblica, la mensa scolastica, la pulizia delle strade, la tenuta del cimitero, il funzionamento degli uffici. La maggior parte di questi appalti sono già assegnati al ribasso per cui non si può più tagliare sugli stessi se non eliminando o riducendo drasticamente i servizi. Con il governo Monti c’è stata una fortissima accelerazione dei tagli dei trasferimenti Stato-Comune e Stato-Regione-Comune. Siamo al limite della gestibilità. I margini di autonomia dei sindaci sono stati azzerati e le scelte economiche e finanziarie dello Stato diventano prioritarie su tutto. Per un comune sotto i 5000 abitanti il patto di stabilità è una follia: io non ho flussi di soldi che mi permettano di elevarlo e quindi spendere!

Come riesce a compensare la riduzione delle risorse dello Stato e gestire nello stesso tempo la cittadina?

Dal 2003 ad oggi ho ridotto progressivamente le spese del Comune in modo da non aumentare le tasse ai cittadini, ma oggi non c'è più margine. L'unica soluzione che lo Stato ci ha lasciato è aumentare le aliquote delle tasse. I tagli ai trasferimenti ai Comuni sono stati studiati per essere compensati dall’aumento delle tasse ad opera dei sindaci. Il risultato è che la faccia dobbiamo metterla noi. Prima da amministratore mi occupavo della crescita del paese. Quella era la missione principale di un amministratore locale. Un ruolo svilito dalle norme attuali.

Oggi l’obiettivo personale che mi pongo è di dare una mano alle famiglie per salvarle dal disastro a cui ci hanno condannato. Dieci anni fa il salario di un capofamiglia permetteva una vita decorosa, di mandare i figli a scuola, e anche di togliersi qualche piccolo sfizio. Oggi le stesse famiglie sono dietro la porta del Comune a chiedere aiuto per mandare avanti “la baracca”. L’assistente sociale mi segnala le persone che non riescono a pagare la TARI, tante, troppe. Come può lo Stato chiedere alle persone di pagare le tasse se poi non le mette nelle condizioni di lavorare? Tra il pane e le tasse la gente oggi sceglie il pane. Ma se questa situazione riesco a capirla io, sindaco di un piccolo paese, perché non se ne accorgono i grandi economisti che vengono consultati dai politici?

Nella lettera a Renzi fa riferimento al decreto di giugno 2014. Cosa vi viene chiesto con questo decreto?

A metà del 2014 il Governo ci dice di aver sbagliato i conti del 2013, ci hanno dato soldi in più (in realtà c’è da chiedersi in più rispetto a cosa)e ora li rivogliono indietro. Si tratta di una situazione inverosimile. Devo restituire dei soldi che ho già speso per le attività essenziali e devo ulteriormente tagliare le spese su quello che verrà trasferito nel 2014. Una volta che hanno “spremuto” i cittadini qual’è il passaggio successivo? Fare come in Grecia, buttar fuori i dipendenti pubblici?

Le amministrazioni locali sono rimaste l’unico riferimento per i cittadini che hanno perso la fiducia nell’Unione Europea, e prima ancora nello Stato, nelle Regione e nelle Provincia. È in atto un percorso di delegittimazione anche dei Comuni che passa attraverso i tagli. Usano l’economia per “chiudere” i piccoli Comuni e renderli sobborghi della aree metropolitane. Stiamo morendo per asfissia. Senza soldi non abbiamo ossigeno.

Secondo lei cosa succederà in futuro?

Mi auguro che in Regione si abbia un sussulto, uno scatto di orgoglio identitario, che ascoltino i sindaci e non Roma. Mi domando poi a cosa serva anche questa Unione Europea che di fatto non esiste? Gli Stati prendono in prestito i soldi dalle banche che ti fanno pagare gli interessi, soldi che sono quelli che gli gira la stessa Banca Centrale Europea. La mia è una battaglia, non una protesta; noi vogliamo costruire perché così stiamo rinunciando alla nostra sovranità. Mi piacerebbe vedere i 6700 sindaci dei piccoli comuni andare tutti a Roma in piazza, davanti a Montecitorio (perché dentro probabilmente non ci fanno entrare ) per dire basta alla politica e all’economia che opprime i comuni e quindi le famiglie. Dobbiamo mettere il governo di fronte alla sua responsabilità perché sta portando avanti le politiche di austerità che ci stanno distruggendo.

http://www.retemmt.it/

mercoledì 17 settembre 2014

Lo #sbloccatrivelle di Matteo Renzi

Lo "Sblocca Italia" considera di pubblica utilità, urgenti e indifferibili per decreto tutti gli interventi per ricerca di petrolio e metano, e per la rigassificazione e lo stoccaggio e il trasporto del gas. Il presidente del Consiglio l'aveva promessa ai "comitatini" ed è stato di parola: le maglie della valutazione d'impatto ambientale sono "allentate". Dubbi, però, sulla costituzionalità della norme. Clicca qui di seguito per leggere l'analisi di Pietro Dommarco, autore di "Trivelle d'Italia"

Altreconomia :: Lo #sbloccatrivelle di Matteo Renzi

martedì 16 settembre 2014

Petrolio nel Sannio. Nuova apertura di Caldoro

"No a posizioni pregiudiziali, occorre maturità nello studiare gli interventi, capire di cosa stiamo parlando e valutare i progetti senza imposizioni". L'apertura alle trivellazioni petrolifere (o quantomeno alla ricerca di idrocarburi nel Sannio ed in Irpinia) da parte del presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, appare piuttosto netta. Il governatore campano, ieri a Benevento per il convegno sul futuro della centrale idroelettrica di Campolattaro, non ha nascosto le sue aperture alle aziende petrolifere che hanno messo gli occhi (e le mani) sull'entroterra campano. Caldoro si è limitato a dire "perchè no?" ma appare più che evidente che la sua posizione è di totale apertura anche se la posizione ambigua del Governatore sul tema non è stato del tutto abbandonata: "No a posizione pregiudiziali ma nessun intervento è possibile se le popolazioni non sono d'accordo". 

Al numero uno regionale forse sfuggono una serie di particolari: gli incontri che associazioni ed amministratori hanno avuto in questi anni con le compagnie petrolifere (uno su tutti quello che si tenne nel Comune di Ginestra degli Schiavoni con i rappresentanti della Delta Energy ltd, dove la contrarietà ad ogni tipo di intervento fu netta, nonostante le rassicurazioni dei rappresentanti della società petrolifera), e le tante manifestazioni di dissenso dei 'No Triv' oltre a svariate azioni (specialmente in Irpinia) degli amministratori locali contro qualsiasi forma di ricerca dal sottosuolo. A questo però bisogna aggiungere che anche il Governo Renzi, con lo 'Sblocca Italia', è orientato a rilanciare la sfida petrolio. E dunque? Caldoro preferisce stare alla finestra, ancora, e non decidere.

Petrolio nel Sannio. Nuova apertura di Caldoro: 'No a imposizioni, occorre valutare'

mercoledì 10 settembre 2014

Obiettivo 3%: assalto alle casse del Sud

di Andrea Del Monaco*

«Noi i soldi sappiamo dove metterli: nell'edilizia scolastica, nella banda larga e nelle opere contro il dissesto idrogeologico. Noi sappiamo dove metterli ma devono essere investimenti slegati dalla cultura del rigore del patto di stabilità. La salvezza è nelle nostre mani, non in quelle europee, iniziamo a spendere bene i fondi europei», ha affermato il Presidente Renzi chiudendo la festa dell'Unità a Bologna. Purtroppo ciò è inesatto per due ragioni: secondo la Commissione Europea l'Italia non ha un progetto chiaro di sviluppo; nell'intervista al Sole 24 Ore del 28 agosto il Sottosegretario Delrio ha confermato il taglio del cofinanziamento nazionale ai programmi cofinanziati dai fondi UE per Calabria, Campania e Sicilia: probabilmente il Governo fa cassa per poter tagliare 20 miliardi.

Eppure il presidente Renzi ha appena dichiarato che gli investimenti devono essere slegati dal Patto di Stabilità. Qual è la versione ufficiale del Governo? Quella di Delrio o di Renzi? Se, come dice Renzi, gli investimenti non devono essere conteggiati nel Patto di Stabilità, perchè si taglia il cofinanziamento italiano ai programmi UE per il Sud? Solo per rispettare il tetto del 3% nel rapporto Deficit/PIL.

Ex Obiettivo Uno - Le Regioni, ora rinominate Meno Sviluppate, sono cinque: Puglia, Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia. Malgrado Puglia e Basilicata siano più efficaci delle altre nello spendere i fondi Ue è improbabile una riduzione del cofinanziamento nazionale solo per tre delle cinque Regioni. O si riduce il cofinanziamento nazionale per tutte le cinque regioni o non si riduce per nessuna. Vedremo se il taglio sarà esteso anche a Puglia e Basilicata. 10,6 miliardi in sette anni; 10,6 miliardi in meno al Sud: tanto vale la riduzione del cofinanziamento ai programmi dei fondi strutturali dal 50 al 26% per le cinque Regioni. Il Presidente Renzi non ne ha parlato il 14 agosto quando è andato a Napoli, Reggio Calabria, Gela e Termini Imerese: qui Renzi ha detto «...Smettete di pensare che vi sia qualcuno che venga dall'alto e vi risolva i problemi. Questa cultura della rassegnazione e della delega al demiurgo che talvolta il Mezzogiorno ha avuto deve finire, il Mezzogiorno deve camminare sulle proprie gambe». Traduzione per i meridionali: avrete 10 miliardi in meno per uscire dalla crisi. Nelle stesse ore il 14 agosto ho partecipato ad un dibattito a Sky Economia: lì il Sottosegretario Baretta con onestà intellettuale ha confermato che la proposta di taglio è stata verbalizzata dal Governo alle Regioni ma non redatta in forma scritta. Il Governo ha formulato l'ipotesi di taglio del cofinanziamento solo in via orale in Conferenza Stato-Regioni a luglio. Poichè il Meridione ha già tanti disoccupati, poichè il Governo vuole far ripartire il Sud, poichè l'Italia non riparte senza il Sud, il Governo non può contraddirsi e tagliare risorse. Mentre il PIL crolla e i disoccupati aumentano, un programma di investimenti che crei lavoro vero sarebbe l'unica soluzione alla crisi.

L’ammissione - A luglio il Premier ha per la prima volta ammesso che la ripresa non c'è. Il 14 agosto nel tour meridionale avrebbe dovuto annunciare un piano per il lavoro con i fondi europei: l'unico modo per offrire una speranza a disoccupati e cassintegrati meridionali: tale speranza diventerà realtà solo se il Governo spenderà bene quelle risorse e se non taglierà il cofinanziamento italiano ai programmi UE per fare cassa. Entriamo nel merito. Per il ciclo 2014-2020 l'Italia avrà dall'Unione Europea 42,1 miliardi di euro: 31,7 miliardi dal FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e dal FSE (Fondo Sociale Europeo); 10,4 dal FEASR (Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale).

Il «bottino» - In Puglia, Sicilia, Calabria, Campania e Basilicata è concentrata la maggior parte di quei 42 miliardi: 22,2 miliardi di FESR e FSE; 4,519 miliardi di FEASR. Questi fondi europei dovrebbero cofinanziare i programmi operativi regionali (POR) e nazionali (PON). L'Italia, come tutti gli Stati Membri della UE, dovrebbe cofinanziare al 50% i suoi programmi (il 35% dovrebbe venire dal Governo, il 15% dalle Regioni). Questo cofinanziamento al 50% dovrebbe essere garantito soprattutto per le cinque Regioni Meno Sviluppate. Vediamo la dotazione FSE-FESR per le singole Regioni (somma dei POR e della quota regionale all'interno dei PON) e gli ipotetici tagli al cofinanziamento: 1) la Basilicata avrà 863,3 milioni di euro: il suo cofinanziamento ridotto al 26% varrebbe 448,9 milioni perdendo così 414,4 milioni; 2) la Calabria avrà 3031 milioni di euro: il suo cofinanziamento ridotto al 26% varrebbe 1576,1 milioni subendo un taglio di 1454,9 milioni; 3) la Campania avrà 6325 milioni di euro: il suo cofinanziamento ridotto al 26% varrebbe 3289 milioni perdendo così 3036 milioni; 4) la Puglia avrà 5120,2 milioni di euro: il suo cofinanziamento al ridotto 26% varrebbe 2662,5 milioni subendo un taglio di 2457,7 milioni; 5) la Sicilia avrà 6860,9 milioni di euro: il suo cofinanziamento ridotto al 26% varrebbe 3567,7 milioni, perdendo così 3293,2 milioni.Qualora il taglio del cofinanziamento si limitasse a Campania, Calabria e Sicilia varrebbe 7,784 miliardi di euro; se fosse esteso a tutte le cinque Regioni il taglio varrebbe 10,656 miliardi.

Il dramma - L'alluvione nel Gargano può essere l'ennesima motivazione per opporsi ai tagli prospettati dal Governo. Quei 10 miliardi potrebbero invece pagare un piano per il riassetto idrogeologico nelle cinque Regioni. Per realizzare tale piano il professor Aldo Loris Rossi, Ordinario di Progettazione Architettonica e Ambientale all'Università Federico II di Napoli, a Radio Radicale il 7 settembre, ha sollecitato l'istituzione di un'autorità simile alla Tennessee Valley Authority: questa è una società di proprietà federale degli Stati Uniti, creata da un atto costitutivo del Congresso americano nel maggio del 1933 per garantire la navigazione, il controllo delle piene, la produzione di energia elettrica, la produzione di fertilizzanti e lo sviluppo economico nella Valle del Tennessee, una regione particolarmente colpita dalla Grande Depressione degli anni '30.Il Presidente americano Franklin Delano Roosevelt creò tale società nell'ambito del New Deal, il piano di investimenti pubblici che fece uscire dalla Depressione gli Stati Uniti.

I governatori - Vendola, Caldoro, Pittella, Crocetta e il futuro presidente della Calabria dovrebbero opporsi al taglio del cofinanziamento di 10 miliardi e pretendere con quei soldi un piano per il riassetto idrogeologico nelle loro Regioni. L'alluvione del Gargano, causata dal disboscamento, dalla scarsezza di risorse, dalla cementificazione, dall’assenza di manutenzione dei corsi d’acqua e di chiare competenze istituzionali, è l'occasione per pretenderlo. Serve un New Deal con i fondi europei, non il taglio del cofinanziamento nazionale. Ma per un New Deal è necessaria una strategia chiara: secondo la Commissione Europea essa manca nell'Accordo di Partenariato il documento che programma i fondi UE per il 2014-2020 e che Bruxelles deve approvare affinchè l'Italia possa spendere i 42 miliardi europei. Il 13 agosto mattina a Milano alla presentazione dell'Expo il giornalista Fernando Mancini (RadioCor il Sole 24 Ore) ha fatto tale rilievo al presidente Renzi. Ha ricevuto la seguente risposta «Bruxelles chi?... Non c'è nessuno in Commissione Europea che pensa che non vi sia una strategia dell'Italia sui fondi europei.... Separiamo i fatti dalle opinioni...» . Giusto: abbandoniamo le opinioni e analizziamo i fatti.

L’accordo - Nelle Osservazioni del 10 marzo (45 pagine) sull'Accordo di Partenariato inviato dal Governo Letta (dicembre 2013) alle pagine 1 e 2 si legge: «Risulta pertanto impossibile individuare nel documento una chiara strategia di sviluppo territoriale che colleghi tra di loro i tre livelli territoriali proposti (Agenda Urbana, Strategia per le Aree Interne e Cooperazione Territoriale) che vanno integrati in una strategia nazionale completa e coerente». Il 22 aprile il Governo Renzi ha inviato una nuova versione dell'Accordo di Partenariato. Il 9 luglio la Commissione Europea ha inviato 44 pagine di Osservazioni al Governo Renzi sulla nuova versione dell'Accordo. Le Osservazioni sono firmate da quattro Direttori Generali: Plewa (Agricoltura), Deffaa (Politiche Regionali), Evans (Pesca) e Servoz (Lavoro). In tema di capacità amministrativa i quattro direttori Generali ritengono la logica generale alquanto debole (pag. 40) e ci chiedono di non confondere l'Assistenza Tecnica per la gestione dei fondi UE con il rafforzamento della capacità istituzionale (pag. 24). Il nostro Accordo «parla di presidio centrale», ma non specifica «chi», «che cosa», «quando» e «come». «I rapporti tra i risultati attesi e gli indicatori sono troppo vaghi e non sono spiegati»; il potenziale impatto degli interventi, ossia la possibilità degli interventi di influenzare gli indicatori, è di natura molto incerta (pag. 25). Sull'Agenzia per la Coesione Territoriale Bruxelles ci chiede di chiarire: «chi decide il proprio piano operativo, come funziona il controllo del Primo Ministro» Renzi, «come interagisce con il consiglio di Amministrazione composto dai rappresentanti delle Regioni...» (pag. 41).Prima di tagliare 10 miliardi al Sud Renzi garantisca risorse e capacità istituzionale per un New Deal pagato con i fondi UE.

* esperto fondi strutturali europei

La Gazzetta del Mezzogiorno.it

venerdì 5 settembre 2014

Decreto Sblocca Italia: via libera alle trivelle, protesta Legambiente

Le associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra dopo aver letto il testo del decreto sblocca Italia varato dal Governo. Un provvedimento che di fatto autorizza le trivellazioni petrolifere anche in caso di parere contrario delle Regioni. Le mire delle società petrolifere si concentrano soprattutto sulla Basilicata, regione le cui risorse sono state ancora poco sfruttate.

Secondo il Premier Matteo Renzi, che ieri ha risposto alle polemiche sollevate da Legambiente, è irragionevole rinunciare a trivellare il sottosuolo lucano dal momento che è ricco di petrolio. Secondo le stime si parla di risorse non sfruttate per almeno 400 milioni di barili. Come ha fatto notare il Presidente del Consiglio: "È assurdo continuare a lamentarsi del problema energetico se non si tira fuori il petrolio che c’è in Basilicata, in Sicilia, ovviamente coinvolgendo le Regioni e valorizzandole sul patto di stabilità".

La Strategia Energetica Nazionale (SEN) messa a punto dal Governo Renzi mira a estrarre 24 milioni di barili di greggio all’anno entro il 2020, il doppio degli idrocarburi estratti oggi in Italia. Le nuove norme contenute nel decreto sblocca Italia dovrebbero attirare investimenti per 15 miliardi di euro.

Legambiente smentisce le cifre snocciolate da Palazzo Chigi. Il petrolio estratto nei mari italiani, circa 10 milioni di tonnellate, basterebbe secondo gli ambientalisti a soddisfare appena due mesi di consumi. I danni al patrimonio naturale della penisola sarebbero invece infinitamente più duraturi. Dello stesso parere è il geologo Mario Tozzi che, dall’alto della sua esperienza nell’industria petrolifera, mette in guardia sui pericoli delle trivellazioni in regioni ad alto rischio idrogeologico come la Basilicata.

D’altro canto, diversi esponenti del mondo della finanza fanno notare che non investire nell’industria degli idrocarburi porterà l’Italia, e l’intera Europa, a pagare molto di più l’energia elettrica, frenando lo sviluppo industriale e aggravando la crisi economica.

Oltre al tema scottante delle trivellazioni, a tenere banco oggi sono le proteste dei verdi sul capitolo edilizia contenuto nel decreto sblocca Italia. Secondo Angelo Bonelli le nuove norme aprono alla cementificazione legalizzata delle coste italiane:
"I fondi comuni che investono nel mattone potranno ottenere in concessione aree pubbliche costiere per realizzare interventi edilizi in deroga anche ai piani regolatori. L’esatto opposto del consumo zero di suolo".

(Fonte: www.greenstyle.it)

martedì 2 settembre 2014

ENNESIMI ANNUNCI DEI POLITICI SU STRADE E FERROVIE: PER LORO, TANTO BASTA...

Euro come noccioline, milioni e miliardi come se piovesse: l'Alta Velocità/Alta Capacità Napoli-Bari – nel suo segmento provinciale -, la strada statale 372 Telesina e anche la strada statale 212 Fortorina sono i tre interventi che annegano nell'oro del decreto cosiddetto Sblocca-Italia, varato con l'ultimo Consiglio dei Ministri di agosto dal governo a guida Renzi. Tre infrastrutture, la prima ferroviaria le altre due viarie, oggetto – con una serie di altre – di rilancio, di una nuova ripartenza grazie all'accelerazione nell'apertura dei cantieri (novembre 2015 per l'Alta Velocità, opera già finanziata) e allo stanziamento (complessivo) di 3,9 miliardi di euro per opere invece cantierabili, nel nostro caso (adeguamento, cioè raddoppio, della “Telesina” e Fortorina) entro il 31 agosto 2015.

Il provvedimento, ovviamente, reca con sé il cappello politico: “Il raddoppio della Statale 372 'Telesina' si farà. Grazie all'impegno del ministro Lupi e del Nuovo Centrodestra, il Consiglio dei Ministri ha stanziato oggi (29 agosto, Ndr) 90 milioni di euro per implementare del collegamento stradale tra Caianello a Benevento".parole e musica della nta diffusa alla stampa dal presidente dei Deputati Ncd, la beneventana Nunzia De Girolamo.

Che non si tira indietro, sui meriti: “Nei mesi scorsi da capogruppo Ncd alla Camera avevo da subito sollecitato il governo sul futuro dell'opera, attraverso una interrogazione che chiedeva di ripristinare le risorse sottratte per destinarle al piano scuola. La sinergia con il Ministero delle Infrastrutture ha consentito di inserire il raddoppio della Telesina tra le opere infrastrutturali da finanziare nel decreto Sblocca Italia. Un'arteria strategica, di estrema importanza per la comunità locale, che consente di collegare il capoluogo sannita con la sua provincia occidentale, oltre a riuscire a decongestionare il traffico in aumento negli ultimi anni”. “Abbiamo assistito a un ottimo esempio del buon governo del Nuovo Centrodestra", è la conclusione dell'ex ministro dell'Agricoltura del governo Letta, dal quale si accomiatò in anticipo rispetto alla sua naturale fine (leggi: Renzi) per note vicende inerenti situazioni sanitarie locali. La gratifica alla deputata sannita giunge anche dal coordinatore regionale del Nuovo Centrodestra, Gioacchino Alfano: “I fondi per proseguire i lavori della Telesina erano stati dirottati sull'edilizia scolastica ma sono stati nuovamente destinati all'importantissima arteria stradale della Campania, grazie all'impegno del capogruppo a Montecitorio di Ncd Nunzia De Girolamo e la competenza del Ministro Lupi".

Sul fronte (che dovrebbe essere) opposto ma convergente per contiguità governativa, l'organo ufficiale telematico del Partito Democratico sannita, il sito Dem24, sul tema titola, con efficace sintesi: “Sblocca Italia chiamatelo pure Sblocca Sannio. Sì a Telesina e Napoli-Bari”, e sopra il testo risalta l'effigie del sottosegretario Umberto Del Basso De Caro. L'equivalente delle menzionate note-stampa del Ncd e di De Girolamo.

Sempre Dem 24 fa in modo corretto un breve e interessante excursus su genesi e stato delle opere cantierate o sbloccate, ricordando, infine, che “lo sblocco delle due opere determinerà effetti anche nel Sannio, con il rilancio degli investimenti, della crescita e dell’occupazione”. E, nel caso, è solo una questione di tempi (nel senso che non è dato sapere se i nipoti o i pronipoti saranno in grado di valutarne gli effetti).

Breve riepilogo, dunque:
Alta Velocità/Alta Capacità Napoli-Bari: protocollo d'intesa siglato nel 2007; lotti di lavori interessati in loco: velocizzazione/raddoppio Cancello-Benevento e nuova linea Apice – Orsara,tempistica di conclusione incerta (come esempio, riportiamo sempre il dato fornito da Dem24, relativo alla tratta ferroviaria pugliese Orsara-Bovino, il cui completamento è previsto per il 2021);

Strada Statale 212 Fortorina: risale almeno al 1996 il progetto del tratto compreso fra Pietrelcina e S. Marco dei Cavoti, ma quasi in modo naturale nella comune vulgata alla strada s'associa storicamente il termine 'eterna incompiuta' e/o 'disagio' per comprenderne il brodo di coltura infrastrutturale;
infine, dalla posa delle prime pietre, una quarantina d'anni fa, a oggi, il percorso dal casello di Caianello sull'autostrada A1 al casello di Benevento dell'autostrada A16 è stato lastricato più di incidenti e morti più che della realtà del raddoppio - sempre stato sul tappeto - dell'unica carreggiata, sbloccato dal Consiglio dei Ministri di questo 29 agosto.

In tutti e tre i casi, insomma, siamo in perfetto ritardo nelle necessità e sui tempi, ma in perfetto orario per la politica del momento, degli annunci e degli auspici. Quest'ultima spende il suo credito nell'immediato, mentre le genti sannite palpitano - oh sì, palpitano - per comprendere quando, e se, ci sarà “il rilancio degli investimenti, della crescita e dell’occupazione" (frase che suona quantomeno un po' stridente con i contestuali - sempre 29 agosto - drammatici dati diffusi dall'Istat, che parlano ancora di un generale calo dell'occupazione, nel Paese, di calo dei prezzi e di nessuna impennata nei consumi). E soprattutto per comprendere noi cittadini se, prima che ciò accada, adesso e nel futuro prossimo, dovremo considerarci, qui nel Sannio, in uno stato di serena rassegnazione al sottosviluppo.

(Tratto dalla pagina Facebook de IlVaglio.it)

lunedì 1 settembre 2014

Telesina, per “Il Sole 24 ore” è bollino rosso. Nello “Sblocca Italia” anche la Fortorina

Telesina, Alta Capacità e perfino la Fortorina. Una “Sblocca Italia” ricco per il Sannio quello approvato dal Governo Renzi. In bilico fino a ieri il raddoppio della Telesina, la strada che unisce Benevento e il casello autostradale di Caianello, potrebbe diventare realtà grazie ai 90 milioni di fondi. Il raddoppio della Telesina rientra però tra le opere finanziate a condizione che siano cantierabili entro il 31 agosto 2015. Proprio come il Primo lotto Asse viario S.S. 212 Fortorina.

Ma se pensate di vedere a breve cantieri sulla Telesina, vi sbagliate. Stando infatti allo schema pubblicato su Il Sole 24 ore oggi (l'altro ieri per chi legge), la Telesina ha un bel bollino rosso: l'autostrada in project financing con gara ancora da bandire e finanziatori da reperire. Ancora molto in forse, insomma, e con tempi lunghi. (Per continuare a leggere clicca qui sotto)

Telesina, per “Il Sole 24 ore” è bollino rosso. Nello “Sblocca Italia” anche la Napoli-Bari e la Fortorina | economia | news | NTR24 - l'informazione sul web

sabato 30 agosto 2014

DEVASTAZIONE AMBIENTALE | Un grido d’allarme dal campeggio No Triv di Morcone

di Nicola Savoia

succede che a morcone, in località paradiso degli asini, un bel po’ di gente si stia incontrando per parlare di devastazione ambientale e provare a capire come evitarla. la maggior parte giuovini, ma anche qualche vecchio, proviamo a parlarne perché in qualche modo cerchiamo di scongiurarla. proviamo a parlarne con chi quei territori li vive, e nessuno dice loro quello che succederà, anzi, già succede. per quanto nominalmente sia centrato contro i progetti petroliferi, il campeggio, le chiacchiere, i concerti, parlano anche di eolico selvaggio, centrali energetiche assurde: turbogas, ma sopratutto, nell’immediato, monte alto, piattaforme logistiche ed altre boiate varie il cui unico senso si definisce: speculazione. cioè, c’è un’impresa privata che vuole scavare un buco di una decina circa di chilometri sotto le colline, non per produrre più energia, ammesso e non concesso che questo sia un obiettivo commendevole, ma per lucrare sulla differenza di prezzo tra il momento di produzione e quello di vendita. come i ladri di pisa, e pare nessuno sia interessato alla distruzione ambientale che tutto questo comporta.

dovrei ora attaccare un pippone sterminato su vocazione territoriale, modello economico (oh, per carità, piantiamola di parlare di sviluppo: a furia di svilupparsi, qualunque organismo implode, figurasi in condizioni di risorse date)? no. né voi, né, più modestamente, io, abbiamo tanto tempo da perdere dietro cose che conosciamo tutti. come conosciamo i dati della disoccupazione, dell’emigrazione, di quelli che vanno a mangiare alla caritas, dei letteralmente senza casa. chiudiamo serenamente gli occhi, fin quando arriveranno trasferimenti statali, pensioni, occupazioni ‘pubbliche’, eccetera, tiriamo a campare. durerà massimo altri due decenni, poi qui sarà il deserto.

ma il mio punto vorrebbe essere un altro, cioè: il ceto dirigente locale, che cosa starebbe facendo? parlo degli intellettuali. appresso a quali uccelli volano? fate grandi scuole di filosofia, eccellente, immagino, ma declinate l’idea deteriore di filosofia, quella per cui il filosofo guarda il cielo e casca nei fossi. parlo di stampa, giornalisti, media, comunicazione. senza manco infierire sulla padronanza dell’abc della grammatica, ma davvero pensate che il problema di questa città sia la prostituzione? si può mettere una faccina ridente in un articolo di giornale? e il ceto politico, come si dice, ora, bipartisan? di che preferiamo parlare, del sindaco che persegue il fantascientifico progetto di trasformare la città in una specie di magazzino, leggasi piattaforma logistica, o di tutti i politici di spicco, si fa banalmente per dire, de girolamo, abbate, aceto, izzo, colasanto, e continuate voi, niente di personale, sono solo i primi venuti in mente, che non dicono mezza parola sui progetti di estrazione petrolifera in quella che i nostri nipoti avrebbero potuto ricordare come la terra del vino, ma non lo faranno, perché i nostri figli e nipoti nasceranno e cresceranno altrove, perché voi possibili genitori sarete costretti ad emigrare? ma, insomma, sarà mai possibile che il partito politico, ed i suoi esponenti, che comanda tutto in città e provincia, non abbiano mai, e rafforzerei il mai, convocato un’assemblea, un direttivo, un attivo, non so manco più come li chiamino, per dire alla gente, e la chiamo gente perché popolo più non siamo da un pezzo, guardate che ci sono questi progetti di estrazione di petrolio, ne volessimo parlare?

in mezzo ad una morra di moralisti d’accatto, disadattati intellettuali che si scandalizzano per un bacio, e non è manco omofobia, ma proprio sessuofobia, e poi giù titoli sulla prostituzione, l’unica è armarsi. non stiamo manco a parlare di crisi della rappresentanza politica, però ricordo un esilarante intervento pubblicato in questo giornale, per cui i centri sociali dovrebbero fare i conti con l’idea di violenza. lo facciamo, giorno dopo giorno. a che pro parlare delle mazzate selvagge che prendiamo, da genova 2001 in poi? le prendiamo e ce le accusiamo. generalmente non in ospedale, perché lì oltre che mazziati ci corneano pure. facciamo i conti con la violenza del capitale minuto dopo minuto. come commesse di supermercato pagate già nominalmente una miseria, e pure poi costrette a firmare una busta paga falsa. come donne ed uomini portatrici di una capacità intellettuale impressionante, e perciò costretti a fare la fame. come giovani che non possono pensare ad un futuro che gli è stato cancellato, ed invece di trastullarsi un pargolo tra le braccia devono arrabattarsi tra uno stipendio ridicolo e la pensione della nonna, finché campa.

questa è la violenza con cui ogni giorno tocca fare i conti. nessuno, ripeto: nessuno, ha aperto bocca quando il sindaco ha chiamato il reparto celere da napoli, per consentire ai signorotti locali di deliberare senza problemi sul regalo dei beni pubblici a probabili speculatori privati. non i politici, non gli intellettuali, né tanto meno i sindacati. armarsi rimane oggettivamente l’unica. solo per amore di chiarezza, concluderò specificando che la mia arma è la nonviolenza, generalmente mal intesa come non conflittuale. sciopero, riappropriazione dei beni comuni, resistenza passiva. in qualche maniera, tutti noi dovremo riprendere nelle nostre mani il nostro destino.

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(N.B. = Le “maiuscole” sono scappate via per espressa volontà dell’autore…)

(Tratto da Sanniopress.it)