venerdì 24 gennaio 2020

Crisi delle vocazioni, celibato dei preti. Don Leonardo Lepore si 'confessa'

(Foto: diocesi di Benevento)
È da qualche mese che non sento don Leonardo Lepore, amico di questo blog e attento osservatore di ciò che si muove nella società, nella politica e soprattutto nella Chiesa cattolica. L’ultima intervista risale al giugno 2019. Un colloquio che ha suscitato molto interesse da parte dei lettori, soprattutto per i temi affrontati. E allora perché non continuare su quella scia? Il dialogo tra posizioni distanti è sempre positivo e dimostra che tra fede e ragione una sintesi è praticabile. È una tarda serata di metà gennaio, il suo numero di cellulare è a portata di mano, lui risponde gentile, come sempre. Non posso che ringraziarlo per aver acconsentito all'intervista sebbene l’orario non sia proprio conveniente (siamo oltre le undici di sera).


Don Leonardo, allora? Come stai? Ho appreso della tua recente nomina a parroco di due piccole comunità nei pressi di Benevento. Ti faccio i miei auguri per questa nuova missione.
“L’anno nuovo mi ha portato fortuna. Un inizio nel segno della fiducia da parte dei superiori. Il paese si chiama San Nazzaro, è nella zona detta Belvedere, nei pressi di San Giorgio del Sannio. Si tratta di una piccola comunità: saranno in tutto otto/novecento abitanti”.

Ti ho pensato per diversi motivi. Certamente per farti le congratulazioni, ma anche perché domenica prossima sarà la giornata dedicata alla parola di Dio, come voluto da papa Francesco, che valore ha tutto ciò per il mondo cattolico?.
“Mi meraviglia questa tua attenzione alle dinamiche ecclesiali. La scelta di dare
una certa importanza alla parola di Dio è stata dettata dal fatto che siamo nella settimana di dialogo con l’ebraismo. L’universo cattolico - oramai dai tempi del Concilio - si è spostato convintamente su posizioni di dialogo e di rispetto nei confronti di tutte le religioni, specialmente verso “i nostri fratelli maggiori”, come ebbe a dire qualche Pontefice. È pur vero che ogni domenica noi celebriamo la parola di Dio come dono per la nostra esistenza di credenti”.

Cosa pensi di questo celibato? Papa Francesco farà sposare i preti? Chi dice di sì, chi dice di no. Sembra quasi di assistere ad uno scontro all’interno della Chiesa: Ratzinger contro Bergoglio?
“Le cose non sono così semplici. A volte i media fanno un gioco che tende alle generalizzazioni semplicistiche. Non esiste nessun conflitto all’interno della Chiesa. Pare, da quel che leggo, che il celibato non sia minimamente in discussione. Si è celebrato un Sinodo per l’Amazzonia e sono stati posti dei problemi importanti circa la vita delle comunità di fede che insistono in quei territori”.

Ovvero?
“Detto volgarmente: in un territorio grande quanto la Germania, si contano circa 200 comunità di cattolici. In tutto non ci sono che una trentina di sacerdoti. Quando va tutto bene, considerando che le vie di comunicazioni di fatto sono impraticabili per diversi ordini di ragioni, quelle chiese hanno la possibilità di celebrare l’eucaristia una volta ogni due anni. Tutta la vita di preghiera è affidata ai laici. Non è così semplice. Non c’è Chiesa senza eucaristia. Al Sinodo sono emerse delle prospettive in grado di ascoltare e recepire questo stato di cose”.

In Italia invece, messe a gogò…
“La prassi pastorale italiana, diciamo, è molto centrata sulla celebrazione eucaristica. Questo sarà possibile fino a quando ci saranno sacerdoti. I dati parlano chiaro: le vocazioni sono sempre meno. Anche la nostra diocesi non è fuori da questo scenario. L’anno prossimo non avremo nessun ingresso al propedeutico (il primo anno del percorso verso il sacerdozio, nda); mentre nell'anno in corso abbiamo nel seminario di Napoli solo quattro seminaristi”.

Come mai questa crisi di numeri?
“I fattori possono essere tanti”.

Ad esempio?
“Innanzitutto il calo demografico. Nascono pochi bambini. Prima le famiglie erano molto numerose. Questo faceva sì che tra tanti figli/e, qualcuno si decideva per una scelta di consacrazione. Poi, la mentalità di forte secolarizzazione. L’aria non profuma più di Dio. Il sacro è sempre meno avvertito come principio ordinatore della propria vita. Nelle scelte di vita, si preferisce muoversi in autonomia, senza nessun riferimento al sacro”.

Il consumismo sfrenato centra qualcosa?
“Anche. L’animale sazio non si ricorda della greppia del padrone, dice la Scrittura. Una certa condizione di benessere chiude l’orizzonte solo sull'esistenza, sul contingente, sul qui e ora, sul tutto e subito. Si vive solo per questa vita, ricordando il profeta Isaia (22,13) comedamus et bibamus cras enim moriemur (mangiamo e beviamo, tanto domani moriremo!)”.

A me sembra che la scelta di essere sacerdote sia molto coraggiosa, nel senso che si debba dire di no a molte cose. Forse a troppe cose non è così?
“Né più né meno di una qualsiasi altra scelta di vita. Quando si sceglie una cosa si fa sempre una rinuncia. Ogni scelta comporta un sì e allo stesso tempo anche un no. Un sì a quello che vuoi fare; un no a tutte le altre possibilità che - una volta scelto - non possono più essere soddisfatte. Tu sei sposato: significa che se io rinuncio a 1000 donne, tu ne rinunci a 999. Inoltre, c’è da aggiungere che il sacerdozio ha anche i suoi aspetti belli. Non sussistono solo rinunce. Come qualsivoglia altro stato di vita”.

Condivido questo discorso: se scegli una cosa, non né scegli un’altra. Nessuno può scegliere tutto. 
“Mi verrebbe di fare io a te una domanda. Posso?”.

Proviamo
“Come mai ti interessi di questi argomenti?”.

Perché pur avendo avuto un passato intenso su posizioni differenti rispetto alle tue, sono rimasto sempre aperto alla riflessione e alle considerazioni filosofico-religiose.
“Questa cosa mi fa piacere. Escludiamo quindi che sia un segno dell’età che avanza”.

Don Leonardo suscita in me una qualche ilarità, non mi resta che ringraziarlo.
“Grazie a te per la tua vicinanza”, risponde.

Nessun commento: