(Foto: diocesi di Benevento) |
Don Leonardo, allora? Come stai? Ho appreso della tua recente nomina a parroco di due piccole comunità nei pressi di Benevento. Ti faccio i miei auguri per questa nuova missione.
“L’anno
nuovo mi ha portato fortuna. Un inizio nel segno della fiducia da parte dei
superiori. Il paese
si chiama San Nazzaro, è nella zona detta Belvedere, nei pressi di San Giorgio
del Sannio. Si tratta di una piccola comunità: saranno in tutto otto/novecento
abitanti”.
Ti
ho pensato per diversi motivi. Certamente per farti le congratulazioni, ma
anche perché domenica
prossima sarà la giornata dedicata alla parola di Dio, come voluto da papa Francesco,
che valore ha tutto ciò per il mondo cattolico?.
“Mi
meraviglia questa tua attenzione alle dinamiche ecclesiali. La scelta di dare
una
certa importanza alla parola di Dio è stata dettata dal fatto che siamo nella
settimana di dialogo
con l’ebraismo. L’universo cattolico - oramai dai tempi del Concilio - si è
spostato convintamente
su posizioni di dialogo e di rispetto nei confronti di tutte le religioni, specialmente
verso “i nostri fratelli maggiori”, come ebbe a dire qualche Pontefice. È pur
vero che
ogni domenica noi celebriamo la parola di Dio come dono per la nostra esistenza
di credenti”.
Cosa
pensi di questo celibato? Papa Francesco farà sposare i preti? Chi dice di sì,
chi dice di
no. Sembra quasi di assistere ad uno scontro all’interno della Chiesa:
Ratzinger contro Bergoglio?
“Le
cose non sono così semplici. A volte i media fanno un gioco che tende alle
generalizzazioni semplicistiche.
Non esiste nessun conflitto all’interno della Chiesa. Pare, da quel che leggo,
che il
celibato non sia minimamente in discussione. Si è celebrato un Sinodo per l’Amazzonia
e sono stati
posti dei problemi importanti circa la vita delle comunità di fede che
insistono in quei territori”.
Ovvero?
“Detto
volgarmente: in un territorio grande quanto la Germania, si contano circa 200
comunità di cattolici.
In tutto non ci sono che una trentina di sacerdoti. Quando va tutto bene,
considerando che
le vie di comunicazioni di fatto sono impraticabili per diversi ordini di
ragioni, quelle chiese hanno
la possibilità di celebrare l’eucaristia una volta ogni due anni. Tutta la vita
di preghiera è affidata
ai laici. Non è così semplice. Non c’è Chiesa senza eucaristia. Al Sinodo sono
emerse delle
prospettive in grado di ascoltare e recepire questo stato di cose”.
In
Italia invece, messe a gogò…
“La
prassi pastorale italiana, diciamo, è molto centrata sulla celebrazione
eucaristica. Questo sarà possibile
fino a quando ci saranno sacerdoti. I dati parlano chiaro: le vocazioni sono
sempre meno.
Anche la nostra diocesi non è fuori da questo scenario. L’anno prossimo non
avremo nessun
ingresso al propedeutico (il primo anno del percorso verso il sacerdozio, nda);
mentre nell'anno in corso abbiamo nel seminario di Napoli solo quattro seminaristi”.
Come
mai questa crisi di numeri?
“I
fattori possono essere tanti”.
Ad
esempio?
“Innanzitutto
il calo demografico. Nascono pochi bambini. Prima le famiglie erano molto numerose.
Questo faceva sì che tra tanti figli/e, qualcuno si decideva per una scelta di consacrazione.
Poi, la mentalità di forte secolarizzazione. L’aria non profuma più di Dio. Il
sacro è sempre
meno avvertito come principio ordinatore della propria vita. Nelle scelte di
vita, si preferisce
muoversi in autonomia, senza nessun riferimento al sacro”.
Il
consumismo sfrenato centra qualcosa?
“Anche.
L’animale sazio non si ricorda della greppia del padrone, dice la Scrittura.
Una certa condizione
di benessere chiude l’orizzonte solo sull'esistenza, sul contingente, sul qui e
ora, sul tutto
e subito. Si vive solo per questa vita, ricordando il profeta Isaia (22,13) comedamus
et bibamus
cras enim moriemur (mangiamo e beviamo, tanto domani
moriremo!)”.
A
me sembra che la scelta di essere sacerdote sia molto coraggiosa, nel senso che
si debba
dire di no a molte cose. Forse a troppe cose non è così?
“Né
più né meno di una qualsiasi altra scelta di vita. Quando si sceglie una cosa
si fa sempre una rinuncia.
Ogni scelta comporta un sì e allo stesso tempo anche un no. Un sì a quello che
vuoi fare;
un no a tutte le altre possibilità che - una volta scelto - non possono più
essere soddisfatte. Tu
sei sposato: significa che se io rinuncio a 1000 donne, tu ne rinunci a 999. Inoltre, c’è da aggiungere
che il sacerdozio ha anche i suoi aspetti belli. Non sussistono solo rinunce.
Come qualsivoglia
altro stato di vita”.
Condivido
questo discorso: se scegli una cosa, non né scegli un’altra. Nessuno può scegliere
tutto.
“Mi
verrebbe di fare io a te una domanda. Posso?”.
Proviamo
“Come
mai ti interessi di questi argomenti?”.
Perché
pur avendo avuto un passato intenso su posizioni differenti rispetto alle tue, sono rimasto
sempre aperto alla riflessione e alle considerazioni filosofico-religiose.
“Questa
cosa mi fa piacere. Escludiamo quindi che sia un segno dell’età che avanza”.
Don
Leonardo suscita in me una qualche ilarità, non mi resta che ringraziarlo.
“Grazie a te per la tua vicinanza”, risponde.
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