
“Si tratta – scrivono i primi cittadini – ora come allora di problematiche legate alla mancanza di commesse, ai prezzi troppo bassi o la costo del lavoro troppo alto per il settore che limita o annulla del tutto il confronto con la concorrenza dei capi che vengono importati, senza alcuna protezione, dai paesi dell’est o da quelli sud-est asiatico o ai capi prodotti in Italia dai laboratori pieni di popolazioni asiatiche dove il rispetto per le normative sulla sicurezza sui luoghi di lavoro piuttosto che i contratti sindacali è praticamente una chimera”. Che fare? I sindaci del Fortore si appellano a tutte le istituzioni in primis alla Regione Campania, al presidente della Provincia Cimitile, al Prefetto, al ministero del Lavoro (il sottosegretario al Welfare è Pasquale Viespoli) e al ministero dell’Economia, affinché siano sensibilizzati in merito alla vicenda. E “di voler coinvolgere gli organi preposti del ministero del Lavoro, affinché, attraverso il sistema degli ammortizzatori sociali, si attivino a sostenere le future uscite dal lavoro”.
Dunque la situazione è molto seria. Per questo sempre i sindaci chiedono alle istituzioni di individuare l’area del distretto tessile di san Marco dei Cavoti “quale Zona franca urbana”, con l’obiettivo di agevolare le piccole e medie imprese tessili dell’area che proseguono o diversificano l’attività economica, con l’esenzione dalle imposte e l’esonero dei contributi”.
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