martedì 29 settembre 2020

Il ricordo di Alfonso Mascia nel decimo anniversario

di Angelo Iampietro

Sono trascorsi 10 anni dalla scomparsa del prof Alfonso Mascia: era il 30 settembre del 2010. Mascia era nato a Baselice il 30 novembre  del 1940. Chi mai potrà dimenticare la cattiva sorte che portò via un uomo che tanto amava la vita e che tanto avrebbe potuto dare a tutti con la sua vicinanza ed i suoi scritti, scaturiti dalla sua fervida mente, pervasa da vasta cultura? Essa non conosceva frontiere, tanto che le opere a noi pervenute, sempre di carattere umanistico, vanno dalla linguistica, alla narrazione, al teatro  (drammi sociali, storico-culturali, commedie).


Egli amava il suo paese e lo amava in modo smisurato, pur riconoscendone i limiti; non si era voluto mai allontanare da esso anche quando ebbe occasione di migliorare il suo stato professionale con altri incarichi in ambiti professionali e culturali prestigiosi. Aveva costruito il suo avvenire con impegno e sacrificio, conseguendo la laurea in lettere presso l’università degli studi “Federico Secondo” di Napoli. Di poi aveva  insegnato “Lingua e letteratura italiana e latina” nei licei di Stato. Il suo buon nome di professionista serio, scrupoloso, preparato era noto nell’intera provincia.

Baselice, una piccola comunità, che ora conta 2.217 abitanti, molto ha ricevuto da lui; egli ci ha lasciato un patrimonio di cultura scritta, che nessuna altra comunità possiede. Grazie alle sue opere, edite, è stato possibile non disperdere il patrimonio  della nostra cultura passata, che egli ha riportato in tutti i suoi scritti e non solo nelle opere teatrali. Il trascorso della vita del Baselicese è ben catalogato nello scorrere del tempo, dai secoli passati ai nostri giorni, in cui gli usi, i costumi, le tradizioni, i comportamenti sociali sono sempre presenti nei suoi scritti.

Ciò che ci permette di conoscere il nostro passato, in modo dettagliato, è avercelo riportato nell’idioma del baselicese: il vernacolo. Le sue numerose opere teatrali, tutte in vernacolo, pubblicate in “Fortore, su il sipario!”, rappresentate negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, hanno allietato non solo le festività natalizie, ma hanno suggerito notevoli spunti culturali per l’intera comunità. Altra opera, che non ha pari, è il vocabolario “Il Dialetto Baselicese” (edito nel 2001), strumento proficuo, anche per la conoscenza e l’approfondimento non solo delle parti morfo-sintattiche della lingua nazionale, strutturato, compilato e ideato da esperto linguista. Si ricorda ancora “Così si pensa e si dice”, sempre in vernacolo, opera pubblicata nel 2005; infine, pubblicazione postuma, “C’era una volta”, in lingua italiana, edita nel 2013.

Un altro prezioso regalo, grazie alla sua versatilità, sono stati i testi delle canzoni del suo teatro, musicati da giovani  musicisti baselicesi e raccolti in “due cd”, pubblicati nel settembre 2013 con il patrocinio del Comune di Baselice.

Il patrimonio, che il professore ha lasciato, è inestimabile; esso offre a tutti, in qualsiasi tempo, la possibilità di leggere, studiare, consultare opere che raccontano la nostra vita. I suoi scritti, come solitamente affermo e ripeto, sono “L’albero della memoria”, sono  una fotografia della vita dei nostri antenati, vissuta all'insegna del “poco e misurato” per la maggior parte della popolazione, ma sempre con dignità e umanità, farcite, nelle azioni quotidiane, da tanto “buon senso”.

Caro Alfonso, sono passati 10 anni dalla tua inaspettata dipartita, che tanta sofferenza arrecò nelle persone a te vicine: dai tuoi familiari agli amici, dai tuoi ex alunni ai colleghi, dai conoscenti all’intera comunità baselicese. Quel ricordo è tuttora  presente in noi; è il ricordo costante della tua bella persona, che non si è mai spento e mai si spegnerà, perché  la ricchezza culturale ed umana, da te rappresentata e trasmessa, non  troverà limiti di spazio e di tempo.

Grazie, caro prof Alfonso Mascia

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