Il dottor Luigi Lorenzelli giunge a Basélice nel 1946,
giovanissimo e fresco di studi. Era nato a Badi, frazione di Casel di Casio,
comune in provincia di Bologna, ubicato sul versante ovest dell’Appennino
Tosco-Emiliano, proprio al confine con la Toscana, a breve distanza da Porretta
Terme. Arriva a Basélice, perché vincitore di concorso per il posto di medico
condotto, indetto dal Comune. Aveva solo 24 anni, classe di nascita 1922, ma
ben presto si fa apprezzare per la sua intelligenza e per la preparazione
professionale.
Erano gli anni del dopo guerra, anni difficili
per i danni causati dal conflitto mondiale, anni di miseria per i danni
esistenziali, distruttivi ed economici, che esso aveva causato alla nostra
Italia. Giunto a Basélice, dimora presso la famiglia Iapozzuto, abitazione
attigua all’attuale supermercato Brancaccio in via Santa Maria. Non trascorre
molto tempo che si fidanza con la N.D. Aurora De Nonno, direttrice dell’ufficio
postale locale. Si sposa nel 1947 e nel 1948 nasce la prima figlia di nome Pia.
In quel tempo, Basélice contava circa 4000 abitanti ed era
l’unico medico del luogo. La figura del medico condotto, stipendiato dal
Comune, era finalizzata ad assicurare la sua presenza sul territorio e di dare
assistenza alle numerose famiglie che, per povertà, erano iscritte nell’”Elenco
dei poveri”, oltre tutte le altre. Ricordo che le visite, per coloro che non
erano considerati poveri, venivano pagate dall’assistito, (fine anni ’40 e
’50”), non essendo state ancora istituite, “Le mutue per assistenza sanitaria”
per tutti i cittadini; di lì a poco, prima della fine degli anni ’50 vi è un
cambiamento per l’assistenza medica con l’istituzione della “Mutua”, con la
quale viene concessa gratuitamente a tutti il servizio medico, ma non quella
dei farmaci, che erano a carico del paziente.
Sposatosi, abitò nel palazzo di sua moglie, ubicato in via
Santa Maria, dove aveva anche lo studio medico. Egli, oltre ad essere medico
condotto, prestava anche la funzione di Ufficiale Sanitario con il compito di
salvaguardare la salute pubblica e di provvedere alle vaccinazioni dei bambini
e a tutto ciò che le norme di tale funzione prevedevano. In un anno della prima
metà degli anni ’50 ci fu in Basélice una epidemia di difterite (lu gruppe
‘nganne), che causò la morte di circa 13 bambini, tra i quali anche suo figlio,
Pierino di tre anni. Nonostante avessi solo 4-5 anni ricordo bene alcuni miei
compagni di asilo, periti per tale morbo.
Dal 1946 al 1958 il dott. Lorenzelli è l’unico medico per
l’intera comunità; successivamente, fino al 1970 circa, espleterà la sua
professione medica “con Mutua” il dott. Luigi Toro. Dal 1975, per circa 5 anni,
opererà in Basélice il dott. Pellegrino. Il dott. Lorenzelli, come accennavo,
si fece da subito apprezzare per la sua alta professionalità, per la sua
umanità e disponibilità; faccio presente che il suo ambulatorio, fino al 1974,
era sempre aperto, persino nei giorni festivi. Ben accolto dalla comunità,
partecipava attivamente alla vita sociale del luogo sempre con interesse,
entusiasmo e con spirito costruttivo. Era instancabile!
In breve tempo imparò il dialetto, elemento linguistico non
semplice, maggiormente per una persona proveniente da una regione tanto
lantana. Era un medico che viveva tra la gente, infatti frequentava il bar,
dove spesso intavolava qualche partitina a carte ed amava di sera passeggiare. Non
veniva mai meno al suo dettato professionale, aggiornandosi sia in loco
studiando, che recandosi ai convegni medici.
Amava la motorizzazione, infatti le sue auto - come lui
diceva - erano le migliori; del resto, ricordo, che aveva avuto prima una
Citroen 2CV e poi una Citroen Mehari, che utilizzava quotidianamente ed una
“Alfa Romeo” per i lunghi viaggi. In seguito altre auto dal marchio
prestigioso.
Seguiva i suoi pazienti con molta attenzione, avendo un
debole particolare per la cura dei bambini, verso i quali, nonostante non
avesse la specializzazione, era un eccelso pediatra. Faceva tante visite a
domicilio e, il più delle volte, si recava a casa dell’ammalato spontaneamente
per controllare l’efficacia delle cure. Fino alla fine degli anni’50, non
essendoci strade interpoderali, non era raro che, chiamato, si recasse per far
visita a pazienti in contrade lontane dal capoluogo a dorso d’asino o di mulo.
Era un medico che operava con sicurezza in più branche della medicina con scrupolosità, ottenendo notevoli successi e solo nei casi limiti consigliava il ricovero in ospedale, impotente di fronte ad una diagnosi importante.
Aveva un intuito medico straordinario, a tal riguardo voglio
citare solo un solo caso: diagnosticò un’importante malattia ad una N.D. del
luogo e ne iniziò le cure. Successivamente, la N.D. fu accompagnata a Napoli
per essere visitata da un luminare; questi, dopo averla visitata, chiedendo
della diagnosi e della terapia in atto, restò meravigliato sentirsi rispondere
che era stato il medico del paese a diagnosticare il male, cui era seguita la
cura. Il professore, luminare, proferì queste parole: - Peccato che esercita in
un piccolo paese, così lontano da Napoli!
Con quelle parole intendeva dire che il dottor Lorenzelli
avrebbe potuto raggiungere alti traguardi professionali se avesse accettato di
vivere in una città come Napoli. Amava gli sports: tra questi la caccia ed il
pugilato e quando a Roma veniva disputato qualche incontro di boxe importante
era lì, sotto il ring ad esprimere tutta la sua gioia.
Per i Baselicési avere un medico di quella statura
professionale ha rappresentato assistenza e cura continue, prevenzione e tanti
consigli. Ancora adesso, a distanza di più di 40 anni dalla sua improvvisa ed
inaspettata dipartita (era il febbraio del 1981), spesso viene citato e
ricordato dalla mia generazione e da quelle successive, che ebbero modo di
conoscerlo e stimarlo, per la sua alta professionalità, umanità ed umiltà
nell’aver cura, con “scienza e coscienza medica”, per tutti i suoi pazienti,
che, in gran parte, costituivano l’intera comunità baselicése.
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