Referendum No triv |
I sei quesiti referendari contro le trivelle in mare e su
terraferma hanno superato indenni l'esame di regolarità della Corte di
cassazione.
Con due ordinanze adottate il 26 novembre 2015 la Corte di
Cassazione ha accolto i sei quesiti referendari così come deliberati dalle
Assemblee regionali di Basilicata, Abruzzo, Marche, Campania, Puglia, Sardegna,
Veneto, Liguria, Calabria e Molise.
Le ordinanze verranno comunicate al Presidente della
Repubblica, al Presidente della Corte Costituzionale ed ai Presidenti delle
Camere, e verranno notificate ai delegati dei dieci Consigli Regionali
proponenti.
L'ultimo scoglio da superare sarà l'esame di legittimità
costituzionale della Suprema Corte che si pronuncerà entro febbraio 2016.
I sei "SI'" giungono a coronamento di una lunga
fase di impegno per la formulazione dei quesiti e della pressione democratica
dal basso esercitata da oltre 200 associazioni italiane.
L’abnegazione ed il
merito della proposta complessiva hanno consentito di intercettare prima
l’unanime consenso della Conferenza dei presidenti delle Assemblee elettive
regionali e, successivamente, lo storico risultato delle 10 delibere di
richiesta referendaria, da parte di altrettanti Consigli regionali.
Compiuto questo nuovo passo, è giunto dunque il momento di
consolidare il risultato ottenuto preparandosi alla costruzione di un sistema
di alleanze - il più ampio e trasversale possibile - e di un percorso
organizzativo che consenta di portare al voto la maggioranza degli aventi
diritto, senza mediazioni con il Governo su un referendum che ha un obiettivo
molto chiaro e non emendabile, se non a rischio di stravolgerne e affievolirne
senso e scopo.
La via referendaria è l'unica che possa raggiungere nel
breve termine l'obiettivo sia di fermare nuovi progetti petroliferi sia di contenere
e ridimensionare il ruolo delle energie fossili nel mix energetico nazionale.
Ma anche qualora le richieste di modifica normativa in senso
No Triv venissero avanzate in buona fede, bisognerebbe tener conto della
maggiore efficacia del referendum rispetto a quella, più limitata,
dell'abrogazione per via legislativa. I divieti introdotti dal Decreto
Prestigiacomo non furono forse rimossi per numerosi progetti petroliferi in
mare proprio dall'art. 35 comma 1 del Decreto Sviluppo?
Quindi, non si persegua la strada della modifica per via
legislativa delle norme che, per mezzo del referendum abrogativo, è invece
possibile cancellare stabilmente dall'ordinamento.
Il Referendum non è nella disponibilità del Governo.
L'assemblea "Verso il Referendum" dell'8 novembre
scorso, rappresentativa delle associazioni vere promotrici del referendum, ha
stabilito in modo unitario ed inequivocabile che nessuno è legittimato a
"mediare" o a dialogare con un Governo che più di ogni altro ha
dimostrato fredda determinazione nel portare a compimento il contenuto fossile
della Strategia Energetica Nazionale e che si appresta ad assestare un colpo
mortale al coinvolgimento delle comunità locali e delle Regioni nelle scelte
strategiche che determinano il futuro dei territori e del Paese.
Il Referendum è di tutti e ciò significa che nessuno può
disporne oltre la Corte Costituzionale e, ovviamente, i cittadini.
Prossima tappa intermedia sarà l'incontro a Roma, il 9
dicembre prossimo, tra i delegati delle assemblee delle dieci Regioni che hanno
deliberato la richiesta di referendum ed i rappresentanti delle associazioni
promotrici del Referendum: in quella sede verranno messi a fuoco i principali
aspetti organizzativi e discusse le prime soluzioni che dovranno portarci al
voto di primavera.
La strada è tracciata.
Adesso tocca percorrerla tutti assieme per arrivare al risultato per anni inseguito: liberare il mare e la terraferma da nuove trivelle ed aprire la strada ad una nuova politica energetica, economica ed ambientale.
Il Coordinamento nazionale no Triv
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