martedì 28 febbraio 2017

Fortore sempre più isolato, il grido di dolore di don Franco Iampietro




Riceviamo dal presidente della Consulta “Fortore Vivo” e pubblichiamo, l’accorato appello alle popolazioni del Fortore firmato dal Mons. Franco Iampietro, a far sentire il proprio grido di protesta contro la negazione del diritto alla mobilità perpetratosi con la recente chiusura a tempo indefinito della strada Amborchia


“Quanto si temeva è accaduto. E non è, purtroppo, uno scherzo di carnevale. E’ triste realtà: la gente del Fortore ha perso anche l’ultimo pezzetto di strada che la collegava in maniera decente al mondo esterno. I miseri tre chilometri (detti Amborchia) che consentono il collegamento con la Puglia e il Molise sono stati chiusi a tempo indeterminato.  

I fatti sono noti: la strada, essenziale per il Fortore, è collocata nel comune di Volturara Appula, provincia di Foggia, regione Puglia. 

La strada è da sempre disconnessa e pericolosa, continuamente soggetta a frane e smottamenti. Il piccolo comune di Volturara ha la responsabilità dell’arteria ma non ha i fondi per garantirne la messa in sicurezza. La situazione è oggettivamente complessa interessando e richiedendo l’agire coordinato di più enti (Regioni, province, comuni, ecc.). 

Ma può essere una soluzione la chiusura definitiva senza progetti e senza speranza? Può rassegnarsi ad una soluzione simile chi per lavoro, per studio, per commercio ecc. deve spostarsi ogni giorno? 

Questa era anche la strada più breve a disposizione delle ambulanze per raggiungere l’ospedale più vicino. La chiusura è una sciagura perché non vi è una vera alternativa.  

A meno che non si consideri tale la serie infinita di tornanti sconnessi e disastrati dalle SP 135 bis. Chi la propone come alternativa, per coerenza e per sicurezza dovrebbe chiudere anche quella perché è letteralmente disastrata dopo anni di abbandono e incuria. Ma, ci si dice, c’è Benevento che in fin dei conti è il capoluogo di riferimento. 

Certo, peccato che le residue speranze della nostra gente siano sepolte alla rotonda di San Marco dei Cavoti dove finisce la Fortorina!

Sembra non vi siano soluzioni. Bisogna rassegnarsi ad una situazione di ulteriore isolamento che taglia le gambe alle poche aziende sopravvissute alla crisi, che rende faticoso e pericoloso raggiungere la scuola (si pensi solo ai bambini di Volturara che ogni giorno debbono raggiungere la scuola di San Bartolomeo, debbono svegliarsi all’alba, affrontare un viaggio lungo e scomodo per uscire dal pulmino come da un frullatore!); ci si po' rassegnare ad una soluzione che nega il diritto ad essere soccorsi in maniera rapida ed efficace in caso di malore? C’è stanchezza, sfiducia, rassegnazione e, soprattutto, rabbia.
Quando un popolo chiede ai parroci di “fare qualcosa” vuol dire che ha esaurito gli interlocutori. Le Istituzioni sono percepite come assenti, inconcludenti e ciniche.

E’vero, la soluzione non è facile perché deve coinvolgere più enti. Ma l’impressione è che le difficoltà burocratiche siano utilizzate come alibi per giustificare l’inerzia. Possibile che in tempi di globalizzazione in cui si riuniscono leaders mondiali non si possa immaginare di far incontrare due assessori delle province di Foggia e Benevento o dei rappresentanti regionali per trovare un accordo al fine di aggiustare tre miserabili chilometri di strada? Si chiede troppo

Stanchi di rivolgere appelli inascoltati, vorremmo rivolgere due inviti. 

Uno alla popolazione del Fortore: il prossimo anno, se l’attuale situazione persiste, evitiamo di pagare la tassa di circolazione a quella Regione che ci nega la possibilità di circolare. Non si paga un servizio non prestato, non è giusto pagare per un diritto negato. 

Certo, in tal caso, la macchina regionale mostrerà tutta la sua solerzia ed efficienze nel perseguire gli inadempienti, si tratterà di non lasciarsi intimorire e dimostrare che la gente del Fortore manca di tutto ma non del coraggio.

Il secondo invito è per tutte le autorità interessate (i prefetti di Benevento e Foggia, i presidenti delle tre regioni Campania e Puglia, i presidenti delle province) ed è suggerito dal sessantesimo anniversario, che cade fra circa un mese, di quella che fu battezzata “La marcia della fame”: un tentativo della gente del Fortore di rispondere alla frustrazione e alle ingiustizie non con l’atavica rassegnazione ma con la ribellione; finì a colpi di manganello a San Marco dei Cavoti (sempre lì muoiono le speranze!).

Anche in ricordo di tale avvenimento si invitano le autorità ad una passeggiata, insieme al popolo, per le strade di cui si è parlato. Si potrebbe chiamare: “il trekking della vergogna”.

Don Franco Iampietro
Parroco di San Bartolomeo in Galdo
Vicario foraneo nel Fortore

P.S. La consulta popolare Fortore Vivo ricorda che il sessantesimo anniversario della “Marcia della Fame” si celebrerà la mattina del 14 aprile 2017.

Saranno invitati a prendervi parte i sindaci di tutti i Comuni della Valfortore, i rappresentanti provinciali delle maggiori organizzazioni sindacali, i responsabili di tutte le associazioni culturali e di volontariato sociale attive sul territorio. Partendo dal piazzale antistante il murale dedicato alla “Marcia della fame” (rifacimento dell’originale realizzato nel 1976), nei pressi del Convento di “Santa Maria degli Angeli”, il percorso si snoderà lungo le principali vie e piazze del paese (Via San Francesco d’Assisi, Piazza Umberto I, Piazza Garibaldi, Corso Roma, Via Leonardo Bianchi, Piazza del Carmine, Via Costa) con arrivo nella zona antistante l’Azienda Sanitaria Locale BN1, il famoso Ospedale san Pio, l’opera incompiuta più longeva d’Italia, la cui costruzione cominciò proprio in quel 1957.

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