venerdì 1 novembre 2019

Scelte

Crepa interna, spopolamento Fortore
di Francesca Iannelli

Vent’anni. Sono vent’anni che sono andata via da San Bartolomeo. Sono andata via per frequentare l’università, per diventare quello che sin da bambina ho sempre sognato di essere: una giornalista. E oggi posso dire, con una certa soddisfazione, di esserci riuscita. A volte mi chiedo quanto sarebbe stata diversa la mia vita se fossi rimasta in “zona”, se avessi deciso di fermarmi o di ritornare a un certo punto del mio percorso.

Ma, devo ammettere che la mia risposta è fortemente influenzata da sfiducia e scetticismo. Una sfiducia generalizzata e consolidata, espressione di tempi incerti e di prolungate e scarse attenzioni nei confronti di alcune zone del nostro Paese - in particolare del Sud - troppo spesso dimenticate e isolate.

Zone isolate senza essere un’isola. Senza mare, senza barche. E soprattutto senza vie di comunicazione; le arterie, piccole e grandi, quelle che uniscono, che creano ponti, che permettono di raggiungere luoghi e persone, idee e culture, sono da sempre una pecca di molte zone dell’Italia e una di queste è il Fortore.

Accanto alle strade poi ci sono le infrastrutture. Come si vive in un paese senza un ospedale, senza una libreria, senza una piscina, senza un cinema? Un paese che oggi ospita pochissimi giovani, perché molti, come me, hanno scelto di costruire la loro vita altrove, mossi dalla necessità o dal desiderio di nuove opportunità, occasioni ed esperienze.

La verità è che non lo so come si vive, oggi, in una zona così, in cui il calo demografico è pari solo al numero di case abbandonate. In fondo io sono una di coloro che hanno scelto di andare via per avere una vita diversa, per avere almeno la possibilità di scegliere. Una possibilità reale che dovrebbero avere tutti.

Forse sembrerò un’ingrata, una persona che ha voltato le spalle alla propria terra, ma non mi vergogno di dire che sono felice di essere andata via perché, anche se non è sempre stato facile, ho vissuto esperienze e avuto opportunità che non credo avrei avuto se fossi rimasta.

Questo non significa che non sia legata alla mia casa, ai miei affetti, all’asilo verde (che oggi è diventato blu), al liceo scientifico “E. Medi” (che non aveva la palestra, ma per fortuna oggi ce l’ha) e a tutti quei luoghi in cui sono ben piantate le radici su cui ho costruito quello che sono. Ma credo che per vivere un luogo, per abitarlo, per sceglierlo come casa in cui far crescere i propri sogni, le proprie ambizione e magari anche la propria famiglia, ci voglia qualcosa in più.

Se penso di tornare prima o poi? Non è una domanda che mi sono ancora posta, ma nella vita non si può mai dire. Chissà, magari un giorno, nemmeno troppo lontano, mi potrebbe venire voglia di ridare un po’ di linfa alle mie radici. E allora sì che comincerei a farmi un po’ di domande e, soprattutto, a cercare qualche risposta.

Testimonianza di Francesca Iannelli (nella foto) per il progetto "Crepa interna". Dettagli su > https://www.salvatorepicciuto.it/crepa_interna-r11900

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