Se la dispersione scolastica negli ultimi anni è in calo, la distribuzione territoriale di chi abbandona precocemente la formazione e l’istruzione fotografa un mondo a due velocità e con un divario non ancora colmato. Guardando al solo panorama italiano, come il contesto socioeconomico di riferimento dei cittadini ancora influisce in misura rilevante sulla “povertà scolastica” degli studenti, influenzandone le aspettative e le scelte di carriera. Se infatti l’allontanamento dal sistemo scolastica è più marcato nelle aree meridionali nel Paese, dove gli studenti provenienti da contesti economici svantaggiati risultano più vulnerabili, altrettanto non può dirsi per le aree geografiche con tessuti economici più ricchi.
I tassi di abbandono variano in misura considerevole, passando dal 16,7% medio nel Sud al 9,6% nell’ area del Nord-Est. Tra le singole regioni meridionali spiccano la Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna dove il tasso di abbandono scolastico supera il 15% mentre lo stesso non vale per Abruzzo, Friuli, Marche e Umbria dove oltre il 90% della popolazione che studia decide di proseguire gli studi.
Nel mezzo ci sono regioni come Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Molise
dove la percentuale di giovani che abbandonano precocemente l’istruzione e la
formazione si attesta tra il 10% e il 12% della popolazione studentesca. Le
percentuali di abbandono in Liguria e Piemonte si attestano invece tra il 12% e
il 15% mentre il primato assoluto è vinto dagli studenti della Provincia di
Trento per i quali solo una percentuale inferiore al 7,5% decide di non
proseguire gli studi.
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