Spettacolarizzare il fenomeno camorra è sbagliato, giova solo ai clan: parola di Rosaria Capacchione, giornalista de Il Mattino più volte entrata nel mirino del clan dei Casalesi a causa dei suoi articoli scomodi. Ora è sotto scorta, ma non ha intenzione di fermarsi.
Ieri era a Roma, presso la sede della Federazione nazionale della stampa, per presentare il suo libro, L'oro della Camorra, edito da Bur.
Un'occasione di incontro e confronto su un fenomeno che ''non è roba da pagliacci, uno spettacolo, ma un problema grave dell'Italia'', dice Rosaria. Il suo libro arriva dopo Gomorra di Roberto Saviano, ma lei fa subito chiarezza: ''Fare un paragone tra il mio libro e Gomorra non è corretto, sono due cose completamente diverse. Temo che la spettacolarizzazione indichi una scarsa stima del fenomeno. Questo tipo di attenzione fa il loro gioco'', dice la giornalista, che a chi la paragona a Saviano risponde: ''Mi sento una giornalista, non sono una scrittrice''. E rivela poi di aver avuto un aiuto da Facebook: ''È un modo per sapere le cose, ho riscontrato notizie tutte vere, contando sulla riservatezza e sull'anonimato''.
Accanto a lei Raffaele Cantone, il pm che ha sgominato il Clan dei Casalesi, ora giudice della Cassazione e che la Capacchione definisce ''una persona che ti riconcilia col mondo della giustizia''.
''Ammetto - dice il giudice - di aver utilizzato Rosaria come consulente, grazie agli spunti delle sue inchieste. Da lei ho avuto notizie che dal mondo della polizia e giudiziario non ho avuto. Se alcuni boss non sono stati scarcerati è stato merito suo. A volte il meccanismo è sfilacciato, può essere utile stare al di fuori, si ha una visione d'insieme. Dopo Gomorra è un po' di moda scrivere di mafia e dei Casalesi, ma questo è un libro destinato a essere studiato''.
L'Oro della Camorra racconta ''come i boss casalesi siano diventati ricchi e potenti, manager che controllano l'economia di tutta la penisola'' attraverso gli appalti, la grande distribuzione, il cemento, il controllo della compravendita e distribuzione del latte e gli investimenti.
In un passaggio l'autrice scrive ''il sangue fa da cortina fumogena'', per dire che ''gli affari economici hanno bisogno di silenzio, per cui si utilizzano i morti, il sangue, per distrarre l'attenzione''.
In platea, tanti giornalisti e importanti esponenti della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, oltre al segretario dell'Ordine dei Giornalisti Enzo Jacopino, al presidente dell'Unione Cronisti italiani Guido Columba, al presidente della Fnsi Roberto Natale e al segretario Franco Siddi, che lancia un appello: ''Le cose che scrive Rosaria le dovrebbero scrivere molti altri giornalisti''.
(ANSA)
martedì 2 dicembre 2008
lunedì 1 dicembre 2008
2020 La fuga dal Meridione
Postiamo stralci di un interessante articolo apparso oggi su republica.it. Grazie alle politiche del centrodestra nei prossimi anni riprenderà con maggiore vigore l'emigrazione dal Sud al Nord. Insomma ancora una volta centinaia di migliaia di meridionali diventeranno "esercito di riserva" degli imprenditori settentrionali, con buona pace della Lega nord. Manodopera - sempre più intellettuale - a basso costo per far ripartire l'economia del Nord. Questo sì che si chiama federalismo. Ma a senso unico. Com'è sempre stato dal 1861, da quando cioè i meridionali hanno conosciuto per la prima volta cos'è l'emigrazione. Ma la questione meridionale esiste ancora come grande questione nazionale?
(…) Secondo il rapporto Cittalia, pubblicato dalla Fondazione Ricerche dell'Anci (l'associazione dei comuni italiani) entro il 2020 la popolazione residente delle 11 città metropolitane crescerà del 3,2 per cento, ma con dinamiche diverse.
Tenderanno a spopolarsi le tre grandi città del Mezzogiorno, Bari, Napoli e Palermo; analoga la tendenza di Genova. Mentre Firenze, Milano, Roma e Bologna registreranno tassi di crescita quasi doppi rispetto alla media nazionale, confermando, osservano i ricercatori dell'Anci, "l'esistenza di consistenti tendenze migratorie Sud-Nord". Il Nord attrae meridionali e stranieri. Che l'emigrazione interna, dal Sud al Nord, sia ripresa da qualche anno nel nostro Paese lo attesta anche l'Istat, che lo ha sottolineato negli ultimi due rapporti annuali. Ma a fare la valigia per andare al Nord a cercare fortuna non sono solo i meridionali, come un tempo.
(…) I tassi di crescita città per città. Pertanto, da qui al 2020, la popolazione crescerà in misura molto diversa nelle 11 città metropolitane. Bologna registrerà un incremento del 7,3%, corrispondente a oltre 27.000 persone. Seguono Roma (+6,7%), Milano (+6,3%), Firenze (+5%), Torino (+3%), Venezia (+2,2%). Mentre Genova perderà il 3,6%, seguita dalle città meridionali: Bari -2,8%, Napoli -2,6%, Palermo -1,2%.
I problemi posti dall'aumento della popolazione. La tendenza della popolazione a concentrarsi nei prossimi anni in poche aree del Centro-Nord, rilevano i ricercatori dell'Anci, amplierà la portata di problemi già pressanti: l'inquinamento, il consumo delle risorse energetiche, le difficoltà dell'integrazione sociale che spesso portanto i più deboli alla crescita di marginalità e a nuove forme di povertà.
(tratto da Repubblica.it)
sabato 29 novembre 2008
L'ospedale senza pronto soccorso
Anche Rifondazione comunista si è accorta che nel piano sanitario, approvato in questi giorni dal Consiglio regionale, manca per l’ospedale di San Bartolomeo un pronto soccorso attivo. E aggiungeremmo noi anche di un eliporto, in quanto riteniamo che queste due strutture siano fondamentali per salvare la vita a chi abita a 50-60 chilometri dal capoluogo di provincia.
"Per questo - dice a “il quaderno.it “ Giuseppe Addabbo, segretario provinciale - "è necessario dotare anche questo presidio (San Bartolomeo) di un pronto soccorso. In ogni caso, finita questa fase emergenziale dalla quale il Sannio esce comunque ulteriormente mortificato, c'è la necessità di ripartire con una programmazione sanitaria forte, di ampio respiro, a tutela della salute di tutti e maggiormente dei cittadini delle zone interne".
Il Governo sostenga il turismo natalizio nei piccoli comuni
Il Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano, con una lettera aperta al Sottosegretario al Turismo, Maria Vittoria Brambilla, chiede al Governo interventi concreti per rilanciare il turismo natalizio nei piccoli Comuni Italiani.
"Il Governo – scrive Caivano – dovrebbe attivare una imponente campagna di promozione nazionale ed internazionale per far conoscere e veicolare le straordinarie ricchezze eno-gastronomiche, culturali presenti nei nostri piccoli Comuni. Il Natale rappresenta l’occasione per recuperare il senso della tradizione, della memoria che guarda al futuro. Le antiche ricette delle nonne, i dolci di un tempo e la meravigliosa location dei piccoli borghi ricchi di castelli, chiese di pregio, dove è possibile rivivere il tempo andato, grazie ai sapori e saperi di un tempo, l’offerta intrigante di un turismo di qualità, fatto di accoglienza a basso costo e soprattutto genuina. In questo tempo di gravi difficoltà economiche il Governo ha il dovere di guardare alla parte migliore del Paese. L’unica, in grado di dare risposte alternative ad una economia debole che pare smarrirsi, senza identità e senza radice”.
Intanto grazie all’opera di Piccoli Comuni, oltre ventimila italiani residenti all’estero di terza e quarta generazione si preparano a riscoprire nel periodo natalizio i paesini natii dei loro antenati. Un successo enorme che premia la bontà del progetto e soprattutto la qualità delle piccole comunità locali.
"Il Governo – scrive Caivano – dovrebbe attivare una imponente campagna di promozione nazionale ed internazionale per far conoscere e veicolare le straordinarie ricchezze eno-gastronomiche, culturali presenti nei nostri piccoli Comuni. Il Natale rappresenta l’occasione per recuperare il senso della tradizione, della memoria che guarda al futuro. Le antiche ricette delle nonne, i dolci di un tempo e la meravigliosa location dei piccoli borghi ricchi di castelli, chiese di pregio, dove è possibile rivivere il tempo andato, grazie ai sapori e saperi di un tempo, l’offerta intrigante di un turismo di qualità, fatto di accoglienza a basso costo e soprattutto genuina. In questo tempo di gravi difficoltà economiche il Governo ha il dovere di guardare alla parte migliore del Paese. L’unica, in grado di dare risposte alternative ad una economia debole che pare smarrirsi, senza identità e senza radice”.
Intanto grazie all’opera di Piccoli Comuni, oltre ventimila italiani residenti all’estero di terza e quarta generazione si preparano a riscoprire nel periodo natalizio i paesini natii dei loro antenati. Un successo enorme che premia la bontà del progetto e soprattutto la qualità delle piccole comunità locali.
venerdì 28 novembre 2008
Apre l'ospedale di San Bartolomeo, chi si accontenta gode
Dal quaderno.it apprendiamo che con l’approvazione del nuovo piano sanitario da parte del Consiglio regionale l’ospedale di San Bartolomeo in Galdo “apre dopo 50 anni dalla posa della prima pietra”.
E che “San Bartolomeo, infine, diventa ospedale territoriale. Conterrà 20 posti per l’area medico chirurgica e 4 per l’area critica e terapia intensiva”.
Facendo un po' di calcoli, quel che ci sembra di capire è che il tanto agognato ospedale fortorino avrà in totale 24 posti .
Dunque più che di un’apertura vera e propria possiamo parlare di un contentino visto che nel piano iniziale si prevedevano - secondo quanto riportato dal "Sannio quotidiano" del 28 agosto scorso - “80 posti-letto per le attività di lungodegenza riabilitativa e 20 posti-letto per le attività di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza”. Inoltre, “il presidio sarà dotato di una unità di emodialisi per complessivi 8 posti-rene, nonché di radiologia tradizionale, laboratorio analisi e ambulatorio polispecialistico, al fine di rendere concreta ed attuale la risposta sanitaria all’interno di un territorio sicuramente svantaggiato dal punto di vista territoriale e con un indice di vecchiaia tra i più elevati della provincia”. Peraltro, l’ospedale dovrebbe avere anche “la connotazione di ospedale di comunità, poiché 10 posti-letto saranno attivati per far fronte ai bisogni di assistenza di pazienti anziani affetti da patologie cronico-degenerative”.
Insomma un bel passo di gambero.
E che “San Bartolomeo, infine, diventa ospedale territoriale. Conterrà 20 posti per l’area medico chirurgica e 4 per l’area critica e terapia intensiva”.
Facendo un po' di calcoli, quel che ci sembra di capire è che il tanto agognato ospedale fortorino avrà in totale 24 posti .
Dunque più che di un’apertura vera e propria possiamo parlare di un contentino visto che nel piano iniziale si prevedevano - secondo quanto riportato dal "Sannio quotidiano" del 28 agosto scorso - “80 posti-letto per le attività di lungodegenza riabilitativa e 20 posti-letto per le attività di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza”. Inoltre, “il presidio sarà dotato di una unità di emodialisi per complessivi 8 posti-rene, nonché di radiologia tradizionale, laboratorio analisi e ambulatorio polispecialistico, al fine di rendere concreta ed attuale la risposta sanitaria all’interno di un territorio sicuramente svantaggiato dal punto di vista territoriale e con un indice di vecchiaia tra i più elevati della provincia”. Peraltro, l’ospedale dovrebbe avere anche “la connotazione di ospedale di comunità, poiché 10 posti-letto saranno attivati per far fronte ai bisogni di assistenza di pazienti anziani affetti da patologie cronico-degenerative”.
Insomma un bel passo di gambero.
Nasce www.sinistrasannita.org
Riceviamo e postiamo stralci del documento della Sinistra democratica per la Sinistra sannita sperando che apra una vera e profonda discussione sul futuro di questa parte politica ripartendo da alcuni valori fondamentali come la questione morale. Questo è l’unico modo per riavvicinare la gente alla politica e dare uno scossone a chi ha come interesse solo l’accaparramento di qualche poltrona e la tutela dei propri interessi e non quelli dei cittadini che si rappresenta.
Perché c’è bisogno di una nuova sinistra anche nel Sannio? E’ questo un interrogativo che ha ancora un senso? E’ una domanda che può trovare risposte non rituali ed inedite? La sinistra, anche nella nostra realtà, vive una crisi profonda e drammatica che rischia di farla scomparire per un lungo periodo: di fronte a questa pesantissima condizione, lo spettacolo che la sinistra sannita, nelle sue articolazioni, offre ai cittadini, alle forze sociali e produttive, al mondo della cultura, ai giovani è desolante, ricorda molto da vicino la festa in corso sul Titanic mentre il ghiaccio lo inghiottiva.
E’ vero che la sinistra non è mai stata forte, in una Provincia come la nostra appena scalfita dalle vicende di profondo cambiamento che hanno attraversato l’Italia negli scorsi decenni, in larga parte impermeabile a raccogliere la sfida del rinnovamento e del coraggio della trasformazione.
Questa considerazione trova riscontro anche nei risultati elettorali che ci consegnano una sinistra ampiamente minoritaria nelle istituzioni locali e, dato ancor più preoccupante, nel corpo della società sannita. In questo contesto di scarso dinamismo sociale e di arretratezza economica, la sinistra sannita si presenta segnata da una grave subalternità politica e culturale.
Ancor più marcata dopo la lacerante sconfitta di aprile: una nuova sinistra, di questo parliamo perché di questo ha bisogno anche il Sannio, non sta al governo ad ogni costo ma non sta nemmeno ad ogni costo all’opposizione. Una nuova sinistra svolge il proprio ruolo – quello che le è stato affidato dagli elettori – con la stessa cultura di governo, senza invocare malinconici diritti di tribuna che, in verità, significano cedere alla tentazione delle sirene della gestione del potere fine a se stesso. Esiste lo spazio politico ed ideale per questa nuova sinistra sannita. Oggi, ancor più di ieri, le condizioni di vita, la crisi economica, le assai difficili situazioni del mondo del lavoro e del tessuto produttivo del Sannio, le diffuse difficoltà di inserimento nella società delle giovani generazioni, le emergenze ecologiche, la condizione femminile, affermano la necessità di un nuovo protagonismo della sinistra.
Un progetto generale di società nasce già nei governi locali, dove la sinistra non deve mai smarrire caratteristiche di autonomia di elaborazione, di proposta e di responsabilità, alterità nei contenuti e nelle pratiche, discontinuità nell’agire, moralità e rigore nei comportamenti, non deve avere come massima ambizione la mera gestione, ricoprire un assessorato, occupare qualche strapuntino in qualche consiglio d’amministrazione, in qualche ente, in qualche consorzio, in qualche agenzia, ma deve dare gambe, nell’azione amministrativa ed istituzionale, alle idee ed ai valori per indicare a tutta la collettività la via del cambiamento. La sinistra per essere credibile, anche nel Sannio, ha bisogno di un progetto positivo, di fare vivere in concreto un sistema di valori, che tiene insieme uomini e donne oltre le loro eventuali appartenenze, deve avere un progetto di società, che, ancora oggi, manca alla sinistra sannita ed italiana.
(…) Questa opera si deve realizzare senza "promotori" nominati per cooptazione, senza padri “nobili”, senza eredità da accampare, senza gerarchie autoreferenziali, senza presunzioni, senza autoinvestiture, senza decisioni calate dall’alto.
Occorre, adesso, il contributo, l’intelligenza, la disponibilità, la volontà di tutti coloro che non hanno paura del mare aperto.
Così, anche dal Sannio, può giungere un contributo concreto alla definizione di una nuova cultura politica della sinistra, che dovrà necessariamente utilizzare nuovi linguaggi, un nuovo alfabeto, nuove modalità di selezione della rappresentanza e di partecipazione democratica. (…) Cambiare modo di intendere la Politica per il nostro Paese è possibile. A patto di praticare e coltivare la speranza, che oggi cresce d’intensità, di tanti giovani, uomini e donne, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo Sinistra. Alla Sinistra si chiede di essere un luogo dove diverse culture si possano incontrare, ed un luogo dove incontrarsi ed organizzare un modo di intendere la politica che parta dai bisogni e dai problemi dei cittadini e tradurre questi in proposta politica per il bene comune.
(…) Questi mesi ci hanno convinto sempre più della necessità di una presenza politica forse della Sinistra, che sappia mettere in campo oggi idee per la scuola, l’ambiente, la sanità ed il welfare, i livelli di reddito e la qualità del lavoro, i diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, tutti temi che nel Sannio trovano una drammatica evidenza. Il 13 dicembre avrà luogo una assemblea nazionale e subito dopo un processo costituente da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise, per un nuovo progetto a Sinistra. In vista di questi appuntamenti anche nel Sannio si vuole dar luogo ad una forma di adesione di intenti alla creazione di un soggetto unitario della Sinistra attraverso un sito internet www.sinistrasannita.org, dove ogni cittadino della provincia beneventana può esprimere una adesione, raccogliere informazioni e inviare suggerimenti utili per il percorso costituente di una nuova forza di Sinistra.
Sinistra Democratica per la Sinistra sannita
Perché c’è bisogno di una nuova sinistra anche nel Sannio? E’ questo un interrogativo che ha ancora un senso? E’ una domanda che può trovare risposte non rituali ed inedite? La sinistra, anche nella nostra realtà, vive una crisi profonda e drammatica che rischia di farla scomparire per un lungo periodo: di fronte a questa pesantissima condizione, lo spettacolo che la sinistra sannita, nelle sue articolazioni, offre ai cittadini, alle forze sociali e produttive, al mondo della cultura, ai giovani è desolante, ricorda molto da vicino la festa in corso sul Titanic mentre il ghiaccio lo inghiottiva.
E’ vero che la sinistra non è mai stata forte, in una Provincia come la nostra appena scalfita dalle vicende di profondo cambiamento che hanno attraversato l’Italia negli scorsi decenni, in larga parte impermeabile a raccogliere la sfida del rinnovamento e del coraggio della trasformazione.
Questa considerazione trova riscontro anche nei risultati elettorali che ci consegnano una sinistra ampiamente minoritaria nelle istituzioni locali e, dato ancor più preoccupante, nel corpo della società sannita. In questo contesto di scarso dinamismo sociale e di arretratezza economica, la sinistra sannita si presenta segnata da una grave subalternità politica e culturale.
Ancor più marcata dopo la lacerante sconfitta di aprile: una nuova sinistra, di questo parliamo perché di questo ha bisogno anche il Sannio, non sta al governo ad ogni costo ma non sta nemmeno ad ogni costo all’opposizione. Una nuova sinistra svolge il proprio ruolo – quello che le è stato affidato dagli elettori – con la stessa cultura di governo, senza invocare malinconici diritti di tribuna che, in verità, significano cedere alla tentazione delle sirene della gestione del potere fine a se stesso. Esiste lo spazio politico ed ideale per questa nuova sinistra sannita. Oggi, ancor più di ieri, le condizioni di vita, la crisi economica, le assai difficili situazioni del mondo del lavoro e del tessuto produttivo del Sannio, le diffuse difficoltà di inserimento nella società delle giovani generazioni, le emergenze ecologiche, la condizione femminile, affermano la necessità di un nuovo protagonismo della sinistra.
Un progetto generale di società nasce già nei governi locali, dove la sinistra non deve mai smarrire caratteristiche di autonomia di elaborazione, di proposta e di responsabilità, alterità nei contenuti e nelle pratiche, discontinuità nell’agire, moralità e rigore nei comportamenti, non deve avere come massima ambizione la mera gestione, ricoprire un assessorato, occupare qualche strapuntino in qualche consiglio d’amministrazione, in qualche ente, in qualche consorzio, in qualche agenzia, ma deve dare gambe, nell’azione amministrativa ed istituzionale, alle idee ed ai valori per indicare a tutta la collettività la via del cambiamento. La sinistra per essere credibile, anche nel Sannio, ha bisogno di un progetto positivo, di fare vivere in concreto un sistema di valori, che tiene insieme uomini e donne oltre le loro eventuali appartenenze, deve avere un progetto di società, che, ancora oggi, manca alla sinistra sannita ed italiana.
(…) Questa opera si deve realizzare senza "promotori" nominati per cooptazione, senza padri “nobili”, senza eredità da accampare, senza gerarchie autoreferenziali, senza presunzioni, senza autoinvestiture, senza decisioni calate dall’alto.
Occorre, adesso, il contributo, l’intelligenza, la disponibilità, la volontà di tutti coloro che non hanno paura del mare aperto.
Così, anche dal Sannio, può giungere un contributo concreto alla definizione di una nuova cultura politica della sinistra, che dovrà necessariamente utilizzare nuovi linguaggi, un nuovo alfabeto, nuove modalità di selezione della rappresentanza e di partecipazione democratica. (…) Cambiare modo di intendere la Politica per il nostro Paese è possibile. A patto di praticare e coltivare la speranza, che oggi cresce d’intensità, di tanti giovani, uomini e donne, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo Sinistra. Alla Sinistra si chiede di essere un luogo dove diverse culture si possano incontrare, ed un luogo dove incontrarsi ed organizzare un modo di intendere la politica che parta dai bisogni e dai problemi dei cittadini e tradurre questi in proposta politica per il bene comune.
(…) Questi mesi ci hanno convinto sempre più della necessità di una presenza politica forse della Sinistra, che sappia mettere in campo oggi idee per la scuola, l’ambiente, la sanità ed il welfare, i livelli di reddito e la qualità del lavoro, i diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, tutti temi che nel Sannio trovano una drammatica evidenza. Il 13 dicembre avrà luogo una assemblea nazionale e subito dopo un processo costituente da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise, per un nuovo progetto a Sinistra. In vista di questi appuntamenti anche nel Sannio si vuole dar luogo ad una forma di adesione di intenti alla creazione di un soggetto unitario della Sinistra attraverso un sito internet www.sinistrasannita.org, dove ogni cittadino della provincia beneventana può esprimere una adesione, raccogliere informazioni e inviare suggerimenti utili per il percorso costituente di una nuova forza di Sinistra.
Sinistra Democratica per la Sinistra sannita
giovedì 27 novembre 2008
Terzo mandato ai sindaci: inadeguato e clientelare
La bozza del disegno di legge recante “misure a favore dei piccoli comuni” è inadeguato, superato e clientelare – il giudizio tranciante del Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano. Un rimpasto delle due ipotesi, la 1174 e la 1516, approvate alla Camera dei Deputati e dimenticate al Senato.
Una riproposizione ricorda Caivano che non tiene conto dei cambiamenti epocali, delle reali necessità delle famiglie che vivono nei piccoli Comuni italiani. Una riposta concreta invece alla “casta” dei Sindaci, che proprio nella Lega Nord, trovano la risposta clientelare del terzo mandato. Una scelta platealmente anticostituzionale, visto che tale possibilità di terzo mandato e assegnata solo ai Sindaci di Comuni fino a cinquemila abitanti. Paradossale la motivazione esposta nel Ddl:“al fine di non disperdere la professionalità e l’esperienza maturata dai sindaci, e di ovviare alle difficoltà di reperire nei piccoli Comuni candidati alla carica sindacale si introduce una deroga alla limitazione del mandato del sindaco prevista dall’art. 51 del decreto legislativo agosto 2000, n.267, prevedendo la possibilità per i sindaci di espletare solo nei piccoli comuni un terzo mandato consecutivo(art.3). Un vero disastro – denuncia il Portavoce di Piccoli Comuni - perché, soprattutto al Sud porta a favorire quei potentati locali che hanno trasformato le Istituzioni in moltiplicatori di progetti e appalti, terreno fertile per le lobbies dei tecnici e del cemento, uccidendo la democrazia ed allontanando i giovani dalla partecipazione alla vita pubblica. Alla scelleratezza di questo provvedimento – la proposta del leader di Piccoli Comuni , sollecitiamo il Parlamento italiano all’abbassamento del limite di età del diritto di voto a sedici anni, allargato agli immigrati in regola e residenti, allargando di fatto la partecipazione a quella fascia di età che ha il diritto sacrosanto di giocarsi la partita del futuro. La Lega Nord si assume con questo provvedimento, teso a salvaguardare interessi di bottega, la gravissima responsabilità di condannare vaste aree del Paese all’arretratezza culturale, sociale, economica e democratica”.
Una riproposizione ricorda Caivano che non tiene conto dei cambiamenti epocali, delle reali necessità delle famiglie che vivono nei piccoli Comuni italiani. Una riposta concreta invece alla “casta” dei Sindaci, che proprio nella Lega Nord, trovano la risposta clientelare del terzo mandato. Una scelta platealmente anticostituzionale, visto che tale possibilità di terzo mandato e assegnata solo ai Sindaci di Comuni fino a cinquemila abitanti. Paradossale la motivazione esposta nel Ddl:“al fine di non disperdere la professionalità e l’esperienza maturata dai sindaci, e di ovviare alle difficoltà di reperire nei piccoli Comuni candidati alla carica sindacale si introduce una deroga alla limitazione del mandato del sindaco prevista dall’art. 51 del decreto legislativo agosto 2000, n.267, prevedendo la possibilità per i sindaci di espletare solo nei piccoli comuni un terzo mandato consecutivo(art.3). Un vero disastro – denuncia il Portavoce di Piccoli Comuni - perché, soprattutto al Sud porta a favorire quei potentati locali che hanno trasformato le Istituzioni in moltiplicatori di progetti e appalti, terreno fertile per le lobbies dei tecnici e del cemento, uccidendo la democrazia ed allontanando i giovani dalla partecipazione alla vita pubblica. Alla scelleratezza di questo provvedimento – la proposta del leader di Piccoli Comuni , sollecitiamo il Parlamento italiano all’abbassamento del limite di età del diritto di voto a sedici anni, allargato agli immigrati in regola e residenti, allargando di fatto la partecipazione a quella fascia di età che ha il diritto sacrosanto di giocarsi la partita del futuro. La Lega Nord si assume con questo provvedimento, teso a salvaguardare interessi di bottega, la gravissima responsabilità di condannare vaste aree del Paese all’arretratezza culturale, sociale, economica e democratica”.
mercoledì 26 novembre 2008
Studenti sanniti, continua la lotta
Il Movimento Studentesco sannita ha annunciato un nuovo corteo per venerdì 28 novembre con partenza alle 9 da Piazza Castello. L’appuntamento coincide con la giornata nazionale di mobilitazione della scuola e dell'università. Si tratta di un’iniziativa tesa a preparare lo sciopero generale indetto per il 12 dicembre per protestare nuovamente contro le riforme varate dal Governo Berlusconi. “L'onda non si arresta ma continua nel suo travolgente cammino, continua a bloccare le città e i suoi nessi produttivi”, è quanto si legge in una nota degli studenti.
(Fonte: ilquaderno.it)
(Fonte: ilquaderno.it)
martedì 25 novembre 2008
La cultura corsara di Partenope
di Giovanna Sommella
Molte opportunità spesso sono nascoste nella miriade di iniziative che neppure la odierna tecnologia dell’informazione riesce a gestire in maniera razionale. Tra queste, una di particolare interesse che desideriamo segnalare per demolire luoghi comuni su Napoli e sulla nostra regione.
Se è vero che la popolazione italiana legge poco e, soprattutto al sud, se è vero che l’analfabetismo imperversa in alcune sacche della popolazione è anche vero che ci sono tanti lettori e scrittori appassionati che si cimentano, nonostante il mercato librario sia in calo, e alimentano l’illustre tradizione editoriale napoletana. A Napoli l’Istituto italiano di cultura (Ici Onlus) opera da quasi un ventennio, promuovendo talenti con un premio letterario “Le Nuove Lettere”, che è anche il nome della omonima rivista internazionale di poesia e letteratura, distribuita in tutto il mondo, oggi presente anche in versione elettronica (Nle). L’ente offre ai soci iscritti una serie di iniziative culturali, tra cui un corso di formazione di scrittura creativa, un convegno internazionale, oltre a una serie di incontri, conferenze, tavole rotonde, su tematiche culturali e politologiche. L’istituto è diretto da Roberto Pasanisi (nella foto), attualmente professore di lingua e letteratura italiana all’Università statale per le relazioni internazionali Mgimo di Mosca. Della struttura parliamo con la coordinatrice, Maria Peruzzini.
Professoressa, perché e quando nasce l’Istituto italiano di cultura?
«L'Istituto è nato nel 1990, fondato dallo scrittore e italianista napoletano Roberto Pasanisi che lo dirige. Ha come finalità l'attenzione e la diffusione della cultura nel senso dell'unico privilegio che crediamo condivisibile in questo campo: la libertà, avendo come riferimento gli Scritti corsari di Pasolini e la Scuola di Francoforte, che coltiva l'idea della funzione centrale della cultura e della creatività nella nostra società, in cui tutto viene fagocitato dai meccanismi capitalistici e del mercato. Insomma, sin dall’inizio, l’Istituto ha concepito la cultura nel suo senso più ampio, vivificata cioè da profonde implicazioni civili e sociali: esso infatti, nel corso della sua attività, ha assunto sempre di più, accanto a quella primaria (letteraria e culturale), una funzione civile, di luogo di dibattito e di aggregazione di quella che oggi viene chiamata la società civile; di laboratorio politico, nel senso etimologico del termine (idest come “scienza del cittadino”), ma sempre super partes (anzi: contra partes). In effetti, l’Istituto opera, diversamente da altre pur prestigiose strutture cittadine, non dall’alto, ma in diretto contatto con la città, con la gente, cercando di dare una risposta, dal punto di vista culturale, alle loro esigenze e al loro bisogno di punti di riferimento civili e sociali. A tale scopo, esso si pone da un punto di vista di reciproca e proficua collaborazione con le altre associazioni ed enti culturali e sociali. L’Istituto, improntato ai criteri di un’autentica ed incondizionata democrazia e vicino, sul piano ideologico, alla Scuola filosofica di Francoforte (Adorno, Marcuse, Löwenthal, Fromm, Horkheimer), è caratterizzato dalla più grande ed indiscriminata apertura, al di là e al di fuori di ogni barriera ideologica, tranne due: quelle dell’onestà — intellettuale e morale — e della buona volontà».
Fra le finalità dell’Istituto, la volontà di consentire agli autori di raggiungere un più vasto pubblico…
«Gli autori che pubblicano nelle nostre edizioni possono utilizzare, oltre che i numerosi spazi di comunicazione e di diffusione, anche sul web, in cui sono presenti le nostre attività, soprattutto la nostra rivista "Nuove Lettere" –l’unica che viene ancora stampata dal 1990 fuori dei canali universitari, che esiste anche in formato elettronico. Consideriamo "Nuove Lettere" il veicolo più significativo, perché viene distribuita oltre che ad un notevole numero di soci dell'Istituto, ad un numero veramente esteso di critici, docenti, giornalisti e “addetti ai lavori”. Ma molteplici sono i canali nei quali opera l’Istituto e di cui i suoi autori possono giovarsi: esso, infatti, pubblica la rivista internazionale di poesia e letteratura “Nuove Lettere”, la sua versione telematica “Nuove Lettere Elettroniche” (NLE) e, nell’ambito delle ICI Edizioni, cinque collane editoriali (di poesia, di narrativa e di saggistica); organizza il Premio Internazionale di Poesia e Letteratura “Nuove Lettere” ed un Corso di Scrittura Creativa, in sede (CSC) ed A Distanza (LESC). Comprende tre settori: il CISAT (Centro Italiano Studi Arte-Terapia), che svolge attività di psicoterapia, di ricerca e di Formazione nel campo dell’Arte-Terapia e della psicologia in genere, anche a distanza (FAD), ed organizza annualmente un convegno interdisciplinare; il Libero Istituto Universitario Per Stranieri “Francesco De Sanctis” (LIUPS), con Corsi anche a distanza (LIUPS-AD); e la Scuola di Politica “Guido Dorso”, che pubblica la rivista telematica “Politiké”. L’Istituto, talvolta in collaborazione con altri enti culturali, organizza tutto l’anno una continuativa e altamente qualitativa attività culturale, tra convegni, conferenze, incontri, lezioni, presentazioni e tavole rotonde, su tematiche culturali e politologiche».
Fra gli autori “scoperti” dall’Istituto c’è chi è diventato noto?
«La notorietà nel sistema commerciale dei mass media dipende da molti fattori che il più delle volte non sono neanche strettamente collegati alla qualità. Cioè “quantità” non significa necessariamente “qualità”; anzi, riportando quanto detto dal filosofo Walter Benjamin in L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, la quantità sacrifica la qualità. Alcuni nostri autori hanno avuto un discreto successo di pubblico accompagnato da apprezzamento e stima e tutti i nostri autori sono comunque soddisfatti del lavoro che facciamo e dei risultati che raggiungono, che testimoniano proponendosi una seconda ed anche una terza volta al comitato editoriale. La poesia vincitrice della I sezione verrà pubblicata in “Nuove Lettere” e l’autore potrà proporre per la pubblicazione una sua raccolta di versi nella collana di poesia dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. Tutte le opere inedite vincitrici potranno essere pubblicate nelle Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI Edizioni)».
Come avviene la valutazione dei lavori?
«Le valutazioni sono espresse direttamente del Comitato editoriale e i criteri sono assolutamente fedeli al prestigio di cui godono. Non seguiamo nessun criterio commerciale».
La lettura è poco diffusa tra i giovani. Cosa fare per incrementarla?
«I giovani leggono poco, se le proposte in commercio non sono interessanti, ma molti giovani scrivono. Anche a questa sua ultima domanda, mi sento di rispondere che i mass media potrebbero dedicare più spazio alla letteratura di qualità, piuttosto che essere al servizio del mercato».
(Tratto da www.ilmondodisuk.com)
lunedì 24 novembre 2008
Università e fonti energetiche rinnovabili
Mercoledì prossimo alle 15,30 presso l’Aula magna della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università del Sannio, si terrà il quarto appuntamento del ciclo di seminari “Laureati e Laureandi: esperienze a confronto”. Questa volta il dibattito si occuperà delle fonti energetiche rinnovabili.
Iscriviti a:
Post (Atom)