“Crescita e rigore, cioe’ austerita’, sono inconciliabili”. E’ il grido d’allarme degli economisti Riccardo Realfonzo, ordinario nell’Universita’ del Sannio, e Antonella Stirati, professore di Economia politica all’Universita’ Roma Tre, che sulla rivista online “Economia e politica” contestano le certezze del premier Monti e della sua “manovra di ‘risanamento’ aspramente restrittiva”, ma anche i diktat della cancelliera tedesca Merkel.
“L’origine della crisi italiana - sostengono Realfonzo e Stirati - non sta nell’indebitamento pubblico eccessivo e la politica di austerita’ non frena ma, al contrario alimenta la speculazione, in quanto determina recessione, disoccupazione e aumento delle insolvenze dei soggetti indebitati, si tratti di famiglie o imprese”. Allora, a livello europeo “l’unica strada per fermare il rialzo dei tassi di interesse e gli attacchi speculativi contro i titoli del debito pubblico e’ una politica di intervento della BCE sul mercato dei titoli, volta ad abbassare e stabilizzare i tassi di interesse sui debiti sovrani dell’area. Questa politica non risolverebbe i problemi strutturali, con la Germania che vanta un surplus commerciale piu’ grande di quello cinese”, ma “porrebbe fine alla situazione di emergenza, ridurrebbe gli oneri della spesa per interessi nei bilanci pubblici e creerebbe le condizioni per un reale confronto democratico sulle modalita’ per rilanciare l’economia e il progetto di Unione europea, al riparo da fanatismi liberisti”.
Sul fronte italiano, sostengono Realfonzo e Stirati, “sotto l’ombrello di una BCE che agisse finalmente da prestatore di ultima istanza”, la ricetta necessaria diverge da quella del governo e puo’ cosi’ essere sintetizzata: “Far pagare le tasse a chi puo’ e deve; ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro dipendente; promuovere un modello di specializzazione produttiva legato alla ricerca, alle nuove tecnologie, alla creazione di imprese di medie e grandi dimensioni in settori strategici per la nostra economia. Non c’e’ invece una emergenza pensioni”.
Insomma, “l’equita’ va nella stessa direzione della crescita: la redistribuzione del reddito verso i redditi da lavoro genera maggiori consumi, fa aumentare la domanda aggregata, sostiene il mercato interno”, ma anche qui occorre fare attenzione: “La crescita declinata alla stregua della manovra Monti come incentivi e benefici fiscali alle imprese - concludono Realfonzo e Stirati - non sostiene l’attivita’ produttiva e l’occupazione: non risolve i problemi delle imprese in crisi, perche’ non c’e’ mercato per i loro prodotti, fornendo al massimo un transitorio sollievo”. (AGI)
sabato 31 dicembre 2011
martedì 20 dicembre 2011
Baselice, nuovo punto P@ss. Presso il Comune il casellario giudiziale
Dallo scorso 20 dicembre il centro servizi al cittadino, ubicato al piano terra della casa comunale, potrà contare su un nuovo servizio per cittadini ed imprese: il punto P@ss.
Accanto ai servizi esistenti e già erogati alla collettività, quali il punto Qui-Enel ed il Punto-Inps, da oggi e' possibile anche usufruire del servizio di rilascio di certificati e visure inerenti i carichi pendenti ed il casellario giudiziale, in ambito civile e penale, che e' appunto il cd. Punto P@ss.
A comunicare l'iniziativa e' l'assessore Brancaccio, già responsabile del settore dei servizi comunali, che avendo la possibilità di attivare, anche per il comune di Baselice, tale iniziativa non se l'e lasciata sfuggire e si e' immediatamente messo all'opera per avviare l'iter autorizzativo presso l'apposita sezione del ministero della Giustizia presso la Corte di Appello di Napoli.
Infatti, proponendo alla giunta comunale di deliberare in tal senso ha ottenuto, nei giorni scorsi, il via libera alla attivazione del servizio in questione, il quale e' attivo a tutti gli effetti con le medesime modalità già vigenti presso la Procura ed il Tribunale.
“Da oggi- gli utenti (cittadini ed imprese)- ha dichiarato Brancaccio -, non dovranno più recarsi presso la competente Procura o Tribunale della Repubblica per richiedere e successivamente ottenere il rilascio di tali certificati, ma potranno fare ciò comodamente dalla sede comunale con notevole risparmio di tempi e costi. Per i primi mesi, e prima che venga formato l'apposito personale, sarò io stesso a curare le domande dei richiedenti anche per una maggiore elasticità e praticità del servizio, il quale ha a che fare con una materia abbastanza delicata".
Altre iniziative, sempre inerenti lo sportello del servizio al cittadino, sono in cantiere per il prossimo anno ed anche qui si cercherà di ottenere il massimo per Baselice e la comunità tutta, anche perché tra gli obiettivi della amministrazione Canonico vi è proprio quello di snellire la burocratizzazione e rendere quanto meno travagliato possibile la fruizione dei servizi basilari per i cittadini.
domenica 18 dicembre 2011
Ora tocca a noi
Postiamo un articolo uscito ieri su www.gazzettadibenevento.it che ci riguarda molto da vicino, dal titolo "Il Sannio si sgretola e la politica sta a guardare. Il Consiglio comunale di Colle Sannita ha deciso all'unanimità: Via dal Sannio e dalla Campania". Ora tocca a noi. Tocca al consiglio comunale di Baselice, al sindaco Canonico, deliberare il passaggio con il Molise e indire il referendum. Nel Fortore deve essere Baselice a portare avanti la battaglia per ragioni storiche, geografiche e culturali. Poiché era il nostro comune ad essere capoluogo del circondario molisano (con Foiano e Castelvetere) prima che il nuovo governo unitario, tra proteste dei fortorini dell'epoca, decidesse di aggregarci alla nuova Provincia di Benevento.
Il Sannio si sgretola e la politica sta a guardare... E di ieri una notizia che ha del sorprendente. Il Consiglio comunale di Colle Sannita, il cui sindaco è Giorgio Carlo Nista, a cui certamente non si può addebitare di essere un "antiprovincia" visto che è stato più volte consigliere provinciale e per intere consiliature assessore, ha stabilito all'unanimità di voler abbandonare il Sannio e dunque la Campania, per aggregarsi al Molise.
E la procedura per arrivare all'obiettivo, se si guarda bene, non è poi nemmeno tanto complicata. Solo un po' lunga questo sì, ma arriverà a fine.
La deliberazione di ieri verrà ora trasmessa all'Ufficio Centrale dei Referendum presso la Suprema Corte di Cassazione che, una volta effettuate le verifiche di rito, indirà il referendum di concerto con la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Tutti gli aventi diritto di Colle Sannita andranno così al voto per esprimere la propria opinione: Sì o No via dal Sannio. Per dare valore al referendum dovranno esprimersi per il sì il 50% più uno degli aventi diritto.
Poi sarà il Parlamento che, sentite le due Regioni interessate, la Campania ed il Molise, con legge ordinaria, stabilirà il passaggio. Ma sarà tutto di routine, solo con una procedura necessariamente lunga.
Il fatto è che con l'uscita dal Sannio di Colle Sannita si potrebbe aprire un lungo elenco di paesi che scappano dalla Campania senza che la politica nostrana riesca, sappia o voglia governarne il processo.
Intanto si chiuderà mercoledì prossimo, 21 dicembre a Fragneto Monforte, alle ore 18.00, il tour del Comitato "Salviamo il Sannio" che sta cercando di far capire alle comunità locali della necessità di passare con il Molise per formare il Molisannio.
Solo che il Comitato non chiede che ciò avvenga alla spicciolata, ma con un atto del Consiglio provinciale sannita per la indizione del referendum su tutto il territorio provinciale.
Insomma tutti insieme anche per una migliore gestione del passaggio, sotto tanti punti di vista, con un'altra Regione. Questa decisione del Comune di Colle Sannita si spera possa finalmente indurre al ragionamento la Rocca dei Rettori. Peraltro sembra che oramai sia cosa fatta. Ora non è più solo il governo di centrodestra che dice di annullare le Province. Lo è anche quello tecnico di Monti che è appoggiato tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra.
Più o meno come scrivevamo noi all'indomani dell'inutile, violento e solo populista e veemente attacco di Cimitile al governo che a lui non è mai sceso giù perché gli stava togliendo la Provincia. Ora è il popolo che gliela svuoterà, prima dei governanti.
Il Sannio si sgretola e la politica sta a guardare... E di ieri una notizia che ha del sorprendente. Il Consiglio comunale di Colle Sannita, il cui sindaco è Giorgio Carlo Nista, a cui certamente non si può addebitare di essere un "antiprovincia" visto che è stato più volte consigliere provinciale e per intere consiliature assessore, ha stabilito all'unanimità di voler abbandonare il Sannio e dunque la Campania, per aggregarsi al Molise.
E la procedura per arrivare all'obiettivo, se si guarda bene, non è poi nemmeno tanto complicata. Solo un po' lunga questo sì, ma arriverà a fine.
La deliberazione di ieri verrà ora trasmessa all'Ufficio Centrale dei Referendum presso la Suprema Corte di Cassazione che, una volta effettuate le verifiche di rito, indirà il referendum di concerto con la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Tutti gli aventi diritto di Colle Sannita andranno così al voto per esprimere la propria opinione: Sì o No via dal Sannio. Per dare valore al referendum dovranno esprimersi per il sì il 50% più uno degli aventi diritto.
Poi sarà il Parlamento che, sentite le due Regioni interessate, la Campania ed il Molise, con legge ordinaria, stabilirà il passaggio. Ma sarà tutto di routine, solo con una procedura necessariamente lunga.
Il fatto è che con l'uscita dal Sannio di Colle Sannita si potrebbe aprire un lungo elenco di paesi che scappano dalla Campania senza che la politica nostrana riesca, sappia o voglia governarne il processo.
Intanto si chiuderà mercoledì prossimo, 21 dicembre a Fragneto Monforte, alle ore 18.00, il tour del Comitato "Salviamo il Sannio" che sta cercando di far capire alle comunità locali della necessità di passare con il Molise per formare il Molisannio.
Solo che il Comitato non chiede che ciò avvenga alla spicciolata, ma con un atto del Consiglio provinciale sannita per la indizione del referendum su tutto il territorio provinciale.
Insomma tutti insieme anche per una migliore gestione del passaggio, sotto tanti punti di vista, con un'altra Regione. Questa decisione del Comune di Colle Sannita si spera possa finalmente indurre al ragionamento la Rocca dei Rettori. Peraltro sembra che oramai sia cosa fatta. Ora non è più solo il governo di centrodestra che dice di annullare le Province. Lo è anche quello tecnico di Monti che è appoggiato tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra.
Più o meno come scrivevamo noi all'indomani dell'inutile, violento e solo populista e veemente attacco di Cimitile al governo che a lui non è mai sceso giù perché gli stava togliendo la Provincia. Ora è il popolo che gliela svuoterà, prima dei governanti.
giovedì 15 dicembre 2011
Terzo forum "L'altra energia"
E’ iniziato questa mattina, negli spazi espositivi del Museo Arcos d’arte contemporanea al Corso Garibaldi, il III Forum “L’Altra Energia: prospettive di sviluppo per un futuro sostenibile. Energia, ambiente e paesaggio, insieme per un nuovo sviluppo territoriale: obiettivo semplice o superbo?”, promosso dall’assessorato alle politiche per l’energia della Provincia di Benevento, nell’ambito dei Seminario di Sannio Sity. L’iniziativa gode del patrocinio dell’Unione Europea, Ministero per l’ambiente, Università degli Studi del Sannio, Confindustria di Benevento, Patto delle Province, Patto dei Sindaci, UPI – Spazio Europa e Benevento di energia.
Ad aprire il convegno è stato il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, il quale ha dichiarato che “siamo nel pieno di una crisi economica nazionale ed internazionale ed oggi ne siamo finalmente tutti consapevoli anche se con colpevole ritardo. Una scelta strategica però va fatta proprio in questo momento: non possiamo lasciare libero il mercato di andare avanti senza regole e guida. I Governi stanno intervenendo a partire dagli Stati Uniti per lanciare politiche energetiche innovative che finanziano la ripresa. In Italia in materia di energia siamo molto indietro, addirittura pensavamo fino a pochi mesi fa al nucleare: ora noi invece sul piano locale siamo consapevoli che il crollo del PIL nel Sannio ha registrato un -14% tra il 2008-2009 con settori produttivi scomparsi per sempre e che dunque bisogna pensare a nuove ipotesi di sviluppo strategico puntando dunque sulla “green economy”. Abbiamo condizioni naturali, competenze per attivare nuove politiche energetiche: autonomia di crescita, autonomia di pianificazione, governance condivisa con i territori con il Patto dei Sindaci e i Piani di azione locale. Abbiamo puntato sul solare e sulla risorsa della diga di Campolattaro, cercando di dare controllo all’eolico, risparmio ed efficienza degli impianti. Purtroppo registriamo che ancora oggi nella Manmovra del Governo Monti c’è una povertà di misure per l’efficientamento energetico ed il risparmio. Proprio per queste strategie che noi abbiamo impostato come Provincia, ci spingono a ribadire il nostro “no” all’abolizione delle Province”.
Subito dopo ha preso la parola l’assessore provinciale alle politiche per l’energia, Gianvito Bello, il quale si è riferito a Jeremy Rifkin che ha parlato di terza rivoluzione industriale caratterizzata dal protagonismo della green economy. “I territori – ha detto Bello – saranno al centro delle scelte, dovranno essere maggiormente coinvolti e rispettati. Il nostro Fortore è stato violentato dalle pale eoliche. E’ possibile creare un modello di sviluppo eco-sostenibile, cioè rispettando ambiente e paesaggio? La domanda di energia è cresciuta e dunque anche l’emissione in atmosfera: nel 2035 la Cina contribuirà con il 70% di incremento alle emissioni in atmosfera: 99 milioni di barili. L’80% è coperto in Italia da fonti non rinnovabili. 211 miliardi di investimenti nel mondo per le rinnovabili, molo maggiore che per le fossili; in Italia il giro d’affari sulle rinnovabili è raddoppiato. Ma dobbiamo raddoppiare la nostra produzione da fonti rinnovabili per restare nei parametri di Kyoto. Ma non ci riusciremo, per mancanza di misure a livello governativo con blocco di investimenti: manca il Piano energetico nazionale. Come superare questi gap? Noi abbiamo avviato Accodi di programma con Confindustria, Università, comuni, associazione di imprese e dei cittadini: questo modello di federalismo orizzontale ha coinvolto tutti gli attori”.
Si è poi entrati nel vivo del dibattito con la prima sessione dedicata al tema “Green e Smart City: sviluppo ed innovazione tecnologica per un territorio ad emissione zero”. Il prof Elio Manti, consulente del Ministero dell’ambiente, ha affermato che occorre avviare nuove politiche con i territori per nuove politiche energetiche. Le politiche energetiche possono avere enormi ricadute economiche per i territori di insediamento delle centrali di produzioni energetiche; purtroppo non vengono redistribuite ai cittadini, alle imprese alle istituzioni dove sono insediate le centrali. Da gennaio del prossimo anno cominceremo a finanziarie tre immobili di efficientamento energetico in provincia di Benevento: il contesto del territorio sannita per diffondere cultura energetiche alternative. Le politiche di sviluppo si innestano con quelle energetiche a partire dalle aree urbane: gli amministratori locali hanno il dovere di intervenire. Il CIPE sta per varare il Piano Sud Ambiente per un miliardo di euro per sbloccare il FAS nazionale per avviare nuovi interventi per 350 milioni di Euro per le sei Regioni meridionali. Le Regioni del Sud ha avuto immense risorse, ma non sono bastate; ma occorre soprattutto generare impulso alle economie locali. Le Province possono svolgere un ruolo ideale per le politiche energetiche, climatiche ed ambientali, raccogliendo i bisogni dei territori, dando senso all’idea di sussidiarietà e di politiche dal basso.
Solo per le aree urbane campane e delle altre regioni meridionali erano disponibili per il 2007/2013 per l’efficienza energetica e climatica sono stati allocati 11miliardi di Euro; ma ne sono state programmato solo il 17% e speso solo il 6%: dunque le Regioni fanno fatica a programmare e a spendere; forse gli altri locali avrebbero fatto di meglio. Anche fino al 2020 le nuove politiche europee sono allocabili ingenti risorse finanziarie, soprattutto per l’efficientamento delle fonti energetiche. Dunque, le Province come quella di Benevento che si stanno attrezzando saranno avvantagiate. Le green economy metta a valore gli asset economici, ambientali, energetici e cognitivi disponibili, sostenendo la piena integrazione delle politiche e degli interventi a tutto campo in un quadro strategico coerente che promuove le energie rinnovabili.
Rosario Lanzafame, ordinario dei sistemi per l’energia e per l’ambiente Università degli studi di Catania e presidente per l’Autorità per l’energia e l’ambiente di Catania, ha spiegato che purtroppo la cultura delle politiche energetiche alternative non sono molte diffuse nel Mezzogiorno: in Sicilia il Patto dei Sindaci coinvolge 18 comuni, in Lombardia 108. Alcuni programmi europei vedono l’Italia partecipare con appena tre Province, mentre in Germania ne sono a decine. L’umanesimo del Terzo Millennio deve essere un fatto culturale: eppure in Marocco stiamo per creare un impianto tutto italiano per dare energia a 300 milioni di persone. L’Italia ha perso tutti i treni di innovazione tecnologiche e oggi costruiamo solo su licenze straniere. Nel nostro Paese l’energia elettrica costa tre vole in più che in Francia; in Italia non c’è alcun controllo sulla co-imbentazione: in questo l’Italia è agli ultimi posti in Europa. Noi consumiamo troppo ed inutilmente, purtroppo non abbiamo alcuna regola e i Paesi emergenti spingono per consumare nuova energia e nuove quantità emettendo CO2 in atmosfera perché hanno bisogno di dare progresso ad aree poverissimi.
Il prof. Mariano Gallo, docente di Ingegneria dei trasporti all’Università del Sannio, ha evidenziato la crescita dei consumi energetici per i trasporti ed ha illustrato il progetto di bike sharing (biciclette in affitto con pedalata assistita) per la città di Benevento. Sui costi di 60mila euro, ha detto il prof. Gallo, si cerca di avere un utile attraverso pubblicità ed incentivi.
Filippo De Rossi, preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Sannio, ha sottolineato che nel Sannio stiamo assistendo ad un piccolo miracolo perché le politiche energetiche stanno subendo una notevole accelerazione proprio perché il coordinamento è affidato alle Province. Il Consiglio degli Ingegneri dice che la domanda di ingegneri con competenze energetiche è aumentato dell’80%. Nel centro storico (500 famiglie) di Benevento il comportamento energetico (a causa delle dispersioni di calore) è molto deficitario in particolare in regime invernale. Altri quartieri di Benevento staranno anche peggio: per il principio di consapevolezza, occorre che gli amministratori pubblici sappiano che nel 2020 pagheremo multe europee per queste deficienze, ma occorre sapere che per il privato gli interventi di regolazione delle dispersione del calore si ammortizzano in 30-50 anni.
Il sindaco di San Bartolomeo Galdo Vincenzo Sangregorio ha infine evidenziato come i Comuni stanno lavorando per il risparmio energetico: si ipotizzano riduzione nelle emissioni in atmosfera di circa il 20%.
(Fonte: www.fremondoweb.com)
martedì 13 dicembre 2011
Portaborse, 630 deputati prendono i soldi, ma solo 230 ne hanno assunto uno
Ogni parlamentare riceve quattromila euro al mese per le spese di comunicazione e segreteria: ma a Montecitorio in 400 non hanno nessun portavoce contrattualizzato. Pd e Idv hanno presentato un’odg: i collaboratori siano assunti direttamente da Camera e Senato, così da non far passare i soldi dalle tasche dei politici. Le proposte sono state bocciate. Ma Pardi ci riprova: “Settimana prossima quando a Palazzo Madama arriverà la manovra”
Quattromila euro finiscono ogni mese nelle tasche di ciascuno dei mille parlamentari italiani per far fronte alle spese di segreteria e comunicazione, in pratica per i famosi portaborse. Ma da poche di quelle tasche escono per andare realmente in quelle dei collaboratori. Alla Camera su 630 deputati solamente 230 hanno assunto un assistente, con contratti a progetto e per importi medi di 700 euro. Il dato del Senato non si conosce: Palazzo Madama non lo ha mai comunicato, ma dei 315 senatori pochi non hanno un assistente personale.
L’unica cosa certa è che tra i mille parlamentari nessuno ha mai rinunciato a quello che un tempo si chiamava “fondo per la segreteria” e che oggi è stato ribattezzato nel molto più generico “fondo eletto-elettori”. 3690 euro affidati a ogni deputato che può farne ciò che vuole senza dover presentare giustificativi né ricevute né altro che dimostri l’uso che ne ha fatto. La presidenza della Camera è al corrente del malcostume che vige tra i deputati e nel 2009, dopo un’indagine dell’ufficio del lavoro, tentò di mettere un freno al lavoro in nero che gli stessi parlamentari alimentano. Gianfranco Fini vietò l’ingresso a Montecitorio a quanti non avevano un contratto regolare.
Il primo luglio, giorno in cui entrò in vigore la regolamentazione, ben 200 portaborse risultarono in nero: rimasero fuori dalla Camera perché i loro budget erano stati cancellati.
I deputati per far entrare i propri assistenti trovarono facilmente un escamotage: farli accedere tra il pubblico, come visitatori. Norma aggirata e attenzione sulla vicenda diminuita in poche settimane. Oggi, con la manovra lacrime e sangue imposta ai cittadini, il tema è tornato più che attuale: i tanto promessi tagli alla politica in realtà si sono tradotti in misure considerate molto blande e nel maxiemendamento, che sarà presentato alla Camera domani, saranno ulteriormente ridotti gli interventi a scapito della Casta: nella migliore delle ipotesi tutto sarà rimandato alla prossima legislatura.
“Fanno tutti il gioco delle parti”, dice Sandro Gozi, il deputato del Partito Democratico che da più di un anno sta cercando di presentare un ordine del giorno per rendere più trasparente “almeno la parte di fondi che viene dato ai parlamentari senza controllo, come i quattromila euro che vengono riconosciuti per i portaborse”, spiega.
Oggi Gozi si è rivolto direttamente ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani affinché intervengano. “Ieri hanno negato che saranno tutelati gli interessi della cosiddetta Casta e garantito che il trattamento economico sarà adeguato agli standard europei, allora perché non cominciare proprio dalla gestione dei portaborse?”, si chiede Gozi. Al Parlamento europeo i collaboratori dei deputati vengono assunti e stipendiati direttamente dall’amministrazione e non dai singoli politici, a cui non viene quindi versata alcuna indennità. E così funziona in quasi tutti i paesi dell’Europa: i soldi non passano per i parlamentari.
(informatixresistere)
Quattromila euro finiscono ogni mese nelle tasche di ciascuno dei mille parlamentari italiani per far fronte alle spese di segreteria e comunicazione, in pratica per i famosi portaborse. Ma da poche di quelle tasche escono per andare realmente in quelle dei collaboratori. Alla Camera su 630 deputati solamente 230 hanno assunto un assistente, con contratti a progetto e per importi medi di 700 euro. Il dato del Senato non si conosce: Palazzo Madama non lo ha mai comunicato, ma dei 315 senatori pochi non hanno un assistente personale.
L’unica cosa certa è che tra i mille parlamentari nessuno ha mai rinunciato a quello che un tempo si chiamava “fondo per la segreteria” e che oggi è stato ribattezzato nel molto più generico “fondo eletto-elettori”. 3690 euro affidati a ogni deputato che può farne ciò che vuole senza dover presentare giustificativi né ricevute né altro che dimostri l’uso che ne ha fatto. La presidenza della Camera è al corrente del malcostume che vige tra i deputati e nel 2009, dopo un’indagine dell’ufficio del lavoro, tentò di mettere un freno al lavoro in nero che gli stessi parlamentari alimentano. Gianfranco Fini vietò l’ingresso a Montecitorio a quanti non avevano un contratto regolare.
Il primo luglio, giorno in cui entrò in vigore la regolamentazione, ben 200 portaborse risultarono in nero: rimasero fuori dalla Camera perché i loro budget erano stati cancellati.
I deputati per far entrare i propri assistenti trovarono facilmente un escamotage: farli accedere tra il pubblico, come visitatori. Norma aggirata e attenzione sulla vicenda diminuita in poche settimane. Oggi, con la manovra lacrime e sangue imposta ai cittadini, il tema è tornato più che attuale: i tanto promessi tagli alla politica in realtà si sono tradotti in misure considerate molto blande e nel maxiemendamento, che sarà presentato alla Camera domani, saranno ulteriormente ridotti gli interventi a scapito della Casta: nella migliore delle ipotesi tutto sarà rimandato alla prossima legislatura.
“Fanno tutti il gioco delle parti”, dice Sandro Gozi, il deputato del Partito Democratico che da più di un anno sta cercando di presentare un ordine del giorno per rendere più trasparente “almeno la parte di fondi che viene dato ai parlamentari senza controllo, come i quattromila euro che vengono riconosciuti per i portaborse”, spiega.
Oggi Gozi si è rivolto direttamente ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani affinché intervengano. “Ieri hanno negato che saranno tutelati gli interessi della cosiddetta Casta e garantito che il trattamento economico sarà adeguato agli standard europei, allora perché non cominciare proprio dalla gestione dei portaborse?”, si chiede Gozi. Al Parlamento europeo i collaboratori dei deputati vengono assunti e stipendiati direttamente dall’amministrazione e non dai singoli politici, a cui non viene quindi versata alcuna indennità. E così funziona in quasi tutti i paesi dell’Europa: i soldi non passano per i parlamentari.
(informatixresistere)
giovedì 8 dicembre 2011
Roma, presentazione de "Il brigante Secola"
Eur Palazzo dei congressi, alla Fiera "Più libri, più liberi" la presentazione, presso lo spazio incontri Bibliolibreria, del libro "Il brigante Secola-La sanguinosa rivolta nel Fortore post-unitario". 10 dicembre - ore 15.00 - Intervengono l'autore, il giornalista Roberto Martelli e Luigi Romano a cura di Edizioni Il Chiostro.
mercoledì 7 dicembre 2011
San Bartolomeo e la cittadinanza onoraria a Pino Masciari
(Sanniopress) – La due giorni contro le mafie che ha visto protagonista l’imprenditore e testimone di giustizia Pino Masciari nel Sannio ha fatto tappa anche a San Bartolomeo in Galdo, dove si è svolto un convegno organizzato dall’assessorato alle Politiche sociali della Provincia di Benevento e dal Sialp, in collaborazione con il Comune fortorino e l’Istituto Superiore Statale “Medi”.
“Legalità in movimento, Pino Masciari si racconta” è stato il titolo dell’incontro nel corso del quale l’amministrazione comunale di San Bartolomeo ha insignito Masciari della cittadinanza onoraria. Si tratta del primo Comune del Sud che conferisce questo simbolico riconoscimento all’imprenditore calabrese.
Il convegno è stato aperto da Katiuscia Verlingieri che dopo i saluti istituzionali del sindaco di San Bartolomeo in Galdo e del dirigente scolastico Gloria Mercorella ha introdotto il tema della giornata soffermandosi sulla necessità della diffusione della cultura, non soltanto della legalità, ma anche del coraggio, esortando a denunciare e partecipare attivamente alla diffusione delle buone pratiche civili, soprattutto in ambienti più problematici. Il giornalista di “Repubblica”, Alberto Custodero, ha raccontato la propria esperienza professionale e il ruolo dell’informazione nella “diffusione” della legalità. Poi la parola è stata presa dal sostituto procuratore della Procura di Benevento, Antonio Clemente, il quale ha posto l’accenno sull’importanza della lotta alle criminalità organizzate con la diffusione capillare della legalità nel tessuto sociale, a partire dalle scuole, in stretta collaborazione con le famiglie e non solo attraverso un modello di repressione. Clemente ha evidenziato che soltanto attraverso la cultura e quindi la formazione di libere coscienze è possibile sconfiggere l’illegalità.
Rosaria Pisaniello, responsabile Sialp per il Mezzogiorno, ha introdotto la testimonianza di Pino Masciari, parlando del coraggio e del sacrificio di un imprenditore che non si è voluto piegare ai soprusi della criminalità. Commovente la testimonianza dell’imprenditore calabrese che ha lasciato la platea attonita. Gli studenti hanno conosciuto, attraverso il racconto di Masciari, le privazioni e le sofferenze di un uomo che ha trovato la forza di dire di ribellarsi e che ha sacrificato la propria vita e quella della sua famiglia per la scelta di vivere da uomo libero.
lunedì 5 dicembre 2011
Province ridimensionate
Anche se per adesso le Province non verranno eliminate, la manovra del governo ridimensiona fortemente il loro ruolo, tanto che l'Upi parla subito di 'provvedimento anticostituzionale' e chiede l'intervento del presidente della Repubblica.
Quello delle Province è un tema importante, tanto che è proprio il presidente del Consiglio, Mario Monti, a parlare della novità nel suo discorso agli italiani per illustrare il 'salva Italia'.
'Non è nostro potere abolire le Province nel decreto odierno', ma nel provvedimento le abbiamo 'profondamente modificato: abbiamo eliminato le giunte provinciali e c'è una drastica riduzione del numero consiglieri', ha spiegato il premier prima di entrare nel merito delle misure del decreto legge.
Anche il comunicato del Consiglio dei ministri spiega che 'le Province vengono riportate alla funzione di organi di indirizzo e coordinamento. Vengono abolite le giunte, ridotti a 10 i consiglieri provinciali, e ridotte drasticamente le spese in funzioni già svolte da altri enti territoriali.
Monti ha aggiunto che pur non avendo il potere di cancellare le province saranno assecondate le 'iniziative di legge costituzionale che vadano in questo senso'. In pratica, ha aggiunto, i consigli provinciali avranno solo 10 componenti eletti dal territorio. Vengono quindi eliminate le giunte provinciali e viene attuata una drastica riduzione del numero dei consiglieri. Gli organi previsti vengono riportati al ruolo di governo intermedio, con funzioni di servizio e coordinamento nei settori che saranno disciplinati con leggi statali e regionali.
'Il provvedimento, nei termini in cui lo ha illustrato il presidente Monti, è palesemente anticostituzionale', è stata la pronta replica dell'Unione province italiane, Giuseppe Castiglione: 'Altro che dialogo e confronto. Il Presidente Monti dimostra di non avere alcun rispetto per le istituzioni della Repubblica e smentisce quanto ci aveva dichiarato oggi nell'incontro farsa prima del Consiglio dei ministri. E' evidente che con questo atto si apre un duro conflitto istituzionale, di cui certo il Paese non ha bisogno'.
'E' un provvedimento palesemente anticostituzionale.
Facciamo appello al Presidente della Repubblica, perchè vigili attentamente, prima di firmarlo, il rispetto della Costituzione vigente.
Tra l'altro, ridurre il taglio dei costi della politica alla cancellazione delle giunte e alla riduzione dei consigli provinciali è ridicolo, e dimostra un pressapochismo e una impreparazione che da un Governo tecnico davvero non ci saremmo aspettati', conclude Castiglione.
In termini di 'tagli' economici, invece, secondo l'Upi la manovra prevede una riduzione nel 2012 pari a un miliardo e 300 milioni di risorse in meno, tra tagli diretti (550 mln) e la non erogazione de recupero dell'addizionale energia elettrica assegnato alle Province (800 mln).
Altri interventi a cui punta il governo in materia di enti locali riguarda la fiscalita' dei comuni con le imposte municipalizzate, che, ha spiegato il ministro per i rapporti con il parlamento Piero Giarda, porterà ad un 'forte recupero dell'autonomia finanziaria dei comuni'. Infine, sempre Giarda, ha parlato dell'impegno dei razionalizzare e ridurre le spese del trasporto pubblico locale.
www.epicentrobenevento.it
Quello delle Province è un tema importante, tanto che è proprio il presidente del Consiglio, Mario Monti, a parlare della novità nel suo discorso agli italiani per illustrare il 'salva Italia'.
'Non è nostro potere abolire le Province nel decreto odierno', ma nel provvedimento le abbiamo 'profondamente modificato: abbiamo eliminato le giunte provinciali e c'è una drastica riduzione del numero consiglieri', ha spiegato il premier prima di entrare nel merito delle misure del decreto legge.
Anche il comunicato del Consiglio dei ministri spiega che 'le Province vengono riportate alla funzione di organi di indirizzo e coordinamento. Vengono abolite le giunte, ridotti a 10 i consiglieri provinciali, e ridotte drasticamente le spese in funzioni già svolte da altri enti territoriali.
Monti ha aggiunto che pur non avendo il potere di cancellare le province saranno assecondate le 'iniziative di legge costituzionale che vadano in questo senso'. In pratica, ha aggiunto, i consigli provinciali avranno solo 10 componenti eletti dal territorio. Vengono quindi eliminate le giunte provinciali e viene attuata una drastica riduzione del numero dei consiglieri. Gli organi previsti vengono riportati al ruolo di governo intermedio, con funzioni di servizio e coordinamento nei settori che saranno disciplinati con leggi statali e regionali.
'Il provvedimento, nei termini in cui lo ha illustrato il presidente Monti, è palesemente anticostituzionale', è stata la pronta replica dell'Unione province italiane, Giuseppe Castiglione: 'Altro che dialogo e confronto. Il Presidente Monti dimostra di non avere alcun rispetto per le istituzioni della Repubblica e smentisce quanto ci aveva dichiarato oggi nell'incontro farsa prima del Consiglio dei ministri. E' evidente che con questo atto si apre un duro conflitto istituzionale, di cui certo il Paese non ha bisogno'.
'E' un provvedimento palesemente anticostituzionale.
Facciamo appello al Presidente della Repubblica, perchè vigili attentamente, prima di firmarlo, il rispetto della Costituzione vigente.
Tra l'altro, ridurre il taglio dei costi della politica alla cancellazione delle giunte e alla riduzione dei consigli provinciali è ridicolo, e dimostra un pressapochismo e una impreparazione che da un Governo tecnico davvero non ci saremmo aspettati', conclude Castiglione.
In termini di 'tagli' economici, invece, secondo l'Upi la manovra prevede una riduzione nel 2012 pari a un miliardo e 300 milioni di risorse in meno, tra tagli diretti (550 mln) e la non erogazione de recupero dell'addizionale energia elettrica assegnato alle Province (800 mln).
Altri interventi a cui punta il governo in materia di enti locali riguarda la fiscalita' dei comuni con le imposte municipalizzate, che, ha spiegato il ministro per i rapporti con il parlamento Piero Giarda, porterà ad un 'forte recupero dell'autonomia finanziaria dei comuni'. Infine, sempre Giarda, ha parlato dell'impegno dei razionalizzare e ridurre le spese del trasporto pubblico locale.
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venerdì 2 dicembre 2011
Sbig e il "Fuoco del Sud"
Il circolo “Steven Bantu Biko” e l’assessorato alla cultura di San Bartolomeo in Galdo, in collaborazione con la Commissione cultura organizzano un incontro, domani sabato 3 dicembre, con Lino Patruno autore del libro:"Fuoco del Sud".
Provare a capire perché a 150 anni dall’Unità d’Italia in uno stesso paese esistano due economie, capire perché prima dell’Unità il divario fra i territori, misurato col pil procapite non esisteva o era molto modesto (Malanima-Daniele), perché la forbice a favore del Nord ha cominciato ad allargarsi con l’avvio della modernizzazione del Paese, perché il divario si sia acuito durante gli anni per aggravarsi drammaticamente con la crisi degli anni ’90? Capire soprattutto se un altro Sud sia possibile.
giovedì 1 dicembre 2011
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