lunedì 21 marzo 2011

Ospedale di San Bartolomeo, ecco la lettera inviata dal Comune a Caldoro


Egregio Sig. Presidente,ci rivolgiamo a Lei, quale Presidente della Regione Campania nonché Commissario Straordinario alla Sanità, per esprimere la nostra rabbia e la nostra profonda indignazione per una sanità che viene costantemente negata ai cittadini di San Bartolomeo in Galdo.

Come Lei certamente saprà, il Comune di San Bartolomeo in Galdo (Provincia di Benevento), terra di confine tra Campania, Puglia e Molise, ha il “triste” primato italiano del più vecchio Ospedale mai realizzato (l’Ospedale Padre Pio, questo il nome voluto nel 1997 con tanto di cerimonia solenne).

La prima pietra fu posizionata nel 1962; i lavori furono ultimati intorno alla metà degli anni settanta, dopo una prima catena di ritardi, dovuti anche ad un terremoto.
I nostalgici ricordano ancora la prima clamorosa protesta, era il 1980 e furono inviate oltre mille cartoline all’allora Presidente della Repubblica, Sandro PERTINI, per chiedere l’immediata apertura della struttura.

Ospedale, ovviamente, mai aperto, ma sempre rinnovato nella struttura, negli impianti e nelle idee progettuali. Numerosi anche i concorsi espletati, legati alla necessità di assumere personale medico, infermieristico ed amministrativo.
Per aiutare a meglio comprendere la dinamica di questa incredibile e triste storia è opportuno ripercorrere brevemente quanto è avvenuto negli anni più recenti.
Nel 1994 veniva ribadita la necessità di apertura dell’Ospedale di San Bartolomeo in Galdo, tant’è che la Regione Campania istituiva il Sistema regionale per l’Emergenza Sanitaria (Legge Regionale n.2 del 11.01.1994) e definiva l’Ospedale di San Bartolomeo in Galdo P.S.A. (Pronto Soccorso Attivo), inserendolo come tale nel Piano Regionale Ospedaliero (L.R. n. 2 del 1998).

L’Ospedale avrebbe avuto 133 posti letto, con reparti di medicina, chirurgia, ostetricia etc…, e tutti i servizi di un Ospedale, compreso un Pronto Soccorso.
Nell’anno 2002 l’A.S.L. cambiò il modello P.S.A. e ridusse i posti letto previsti a 90 (Del. n.87 del 21.03.2002). Venne introdotto il modello di Ospedale di Comunità e progettata l’attivazione nell’Ospedale di un Presidio SAUT e un punto S.T.I. (Servizio Trasporti Infermi) per gestire le emergenze del territorio. L’Ospedale definito “aperto al territorio” avrebbe risposto meglio alle esigenze della popolazione.
Nel 2008, con la Legge Regionale n.16 del 28.11.2008, la programmazione per l’Ospedale di San Bartolomeo in Galdo scende a 20 posti letto di area medico-chirurgica e 4 di area critica, per un totale di 24 posti letto.

Nel frattempo, correva l’anno 2005, per non vanificare, si diceva, la rilevante spesa economica già sostenuta per il completamento dell’Ospedale “Padre Pio” e per venire incontro alle esigenze sanitarie della zona fortorina, con apposita delibera dell’Azienda Sanitaria si prevedeva l’apertura a San Bartolomeo in Galdo di un PSAUT (individuato nella normativa regionale quale struttura di primo intervento in cui è prevista l’assistenza medica per casi di minor complessità, la osservazione medica breve e la piccola chirurgia).

Anche in questo caso, però, solo un susseguirsi di promesse e annunci, oltre, ovviamente, ad un notevole spreco di danaro pubblico per lavori di adeguamento strutturale ed impiantistico nella struttura.
Si riportano, di seguito, alcune delle dichiarazioni rese dal management dell’A.S.L. BN1.

Da “il Mattino” del 06.03.2009: “Sembra che il ritardo sull’apertura del PSAUT all’interno del complesso ospedaliero e già dotato dell’attrezzatura necessaria, sia dovuto alla verifica dell’utilizzo del generatore che dovrà garantire la continuità per l’erogazione dell’energia elettrica. Trattandosi di un pronto soccorso, il PSAUT deve essere dotato di ogni macchinario che consenta ad un medico chirurgo di poter operare in caso di urgenza per stabilizzare il paziente. Si attende quindi solo l’attestazione da parte dei tecnici del funzionamento del gruppo di continuità e si procederà all’inaugurazione del nuovo PSAUT di San Bartolomeo in Galdo. Non solo spiega ZERELLA, ma faremo in modo di rendere attivo anche l’eliporto che garantirà sicuramente un trasporto presso centri attrezzati e di eccellenza dei pazienti stabilizzati nel PSAUT”.

Da il “Sannio Quotidiano” del 08.09.2009: “Aprire entro l’anno due nuovi pronto soccorso in provincia. E’ l’obiettivo al quale sta lavorando l’Asl Bn1 per potenziare i servizi sanitari territoriali. Si tratta dei cosiddetti PSAUT (Pronto Soccorso Attivo Urgenze Territoriali), strutture di primo soccorso territoriale attive 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. I due nuovi presidi saranno realizzati nei Distretti Sanitari di San Bartolomeo in Galdo e Montesarchio, a servizio dei comprensori fortorino e caudino. A San Bartolomeo il Pronto Soccorso attivo sarà localizzato presso l’Ospedale “San Pio”. L’attivazione prescinde dall’apertura del nosocomio fortorino: “Contiamo di poter attivare il presidio PSAUT in tempi brevi –spiega il Direttore Sanitario dell’Asl Bn1, Tommaso ZERELLA- manca solo qualche adempimento burocratico. Speriamo di riuscire a dotare al più presto, magari entro la fine dell’anno, il distretto fortorino della importante struttura”.
L’anno, però, si chiude con un nulla di fatto.

Inizia il 2010!!! Con il decreto n.8 del 9 marzo 2010 (Riorganizzazione rete ospedaliera della Provincia di Benevento), il Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro del settore sanitario, preso atto che con nota n.28768 del 23.02.2010 la A.S.L. BN comunicava che “nell’Ospedale di San Bartolomeo in Galdo sono stati ultimati i locali per il PSAUT che potrebbe essere attivato da subito”, decretava l’apertura del PSAUT nel presidio di San Bartolomeo in Galdo.

All’indomani questi i titoli dei giornali:

Da “Il Sannio Quotidiano” del 10 marzo 2010: “A San Bartolomeo in Galdo PSAUT attivo entro due settimane”; da “Il Mattino” del 10 marzo 2010: “Fra quindici giorni il Saut a San Bartolomeo in Galdo”.
Dopo continui rimandi e slittamenti si arriva al mese di giugno.
Da “Il Mattino” del 26 giugno 2010: “A San Bartolomeo in Galdo, altro fronte caldo della sanità sannita, cresce il malcontento per la mancata apertura del PSAUT, ubicato in quella che avrebbe dovuto essere la sede dell’ospedale. All’inizio di giugno Domenico Iuliano, il direttore del Distretto sanitario di S. Bartolomeo, aveva assicurato che l’apertura era ormai questione di giorni; da allora, però, non si sono registrate novità di sorta”.

Quello che segue è una civile azione di protesta dei sottoscritti amministratori comunali davanti alla sede dell’A.S.L. BN1, durata una decina di giorni, che culmina il 5 luglio con l’adozione da parte dei Commissari A.S.L. (LACATENA – SPINOSA – MARCHIELLO) della delibera n. 263, che prevede “di attivare il PSAUT di San Bartolomeo in Galdo in esecuzione del decreto n.8 del 9 marzo 2010 a firma del Sub Commissario ad acta, nelle more della definitiva riorganizzazione del sistema di emergenza territoriale 118 della ASL Benevento”.

Sembrava cosa fatta, ma invece l’apertura viene ancora una volta rimandata.
Intanto, via i vecchi Commissari, viene nominato nuovo Commissario Straordinario dell’ASL BN1 il Prof. Enrico DI SALVO, il quale, il 30 agosto, in visita a San Bartolomeo in Galdo, promette l’attivazione del PSAUT a partire dal 1 ottobre.
Da “Il Sannio Quotidiano” del 31 agosto 2010: “C’è una nuova data per l’apertura del pronto soccorso territoriale di San Bartolomeo in Galdo. L’atteso PSAUT fortorino potrebbe essere attivato dal prossimo 1 ottobre, data indicata direttamente dal commissario straordinario dell’Asl, Enrico Di salvo, recatosi ieri sul posto per un incontro con i cittadini e le autorità locali”.
Purtroppo, nemmeno questa volta la data viene rispettata.
Da “Il Mattino” del 6 ottobre 2010:”Di Salvo: l’ospedale di Cerreto chiude e da oggi PSAUT attivo. S. Bartolomeo parte a novembre”.

Si giunge, così, all’adozione da parte del Commissario Straordinario della deliberazione n.103 del 08.10.2010, con la quale si prevede “di istituire e rendere attivo, con decorrenza 3 novembre 2010, il PSAUT presso la sede della Struttura Ospedaliera di San Bartolomeo in Galdo, oggetto di riconversione in Struttura Polifunzionale per la Salute (SPS), trasferendo in toto il SAUT di Foiano Valfortore (ambulanza, personale sanitario medico e non medico ed autisti soccorritori) presso l’istituendo PSAUT di San Bartolomeo in Galdo; utilizzando il contingente medico di 6 unità del SAUT di Foiano V. come postazione medica fissa dello PSAUT di S. Bartolomeo in Galdo; recuperando in isorisorse il restante personale infermieristico, necessario alla postazione fissa dell’istituendo PSAUT di S. Bartolomeo in Galdo, dalla riorganizzazione del sistema di emergenza territoriale nella quota parte affidata al RTI Sani.T-Modisan ”.

Successivamente, a seguito della richiesta di alcuni Sindaci del Fortore che invitavano il prof. Di Salvo a rivedere la propria decisione, il 28 ottobre veniva indetta presso la sede A.S.L. di Benevento una riunione in cui veniva stilato e sottoscritto un documento che faceva slittare alla data del 1 dicembre 2010 l’attivazione del PSAUT a San Bartolomeo in Galdo.
Sta di fatto che il 2010 si chiude, due mesi del nuovo anno sono già passati, ma l’apertura del PSAUT, a ben vedere, resta ancora una chimera.
A questo punto viene da domandarsi: quanta altra pazienza dovrà ancora avere il popolo di San Bartolomeo in Galdo?
 
Facciamo appello, quindi, alla Sua autorevolezza e Le chiediamo, pur consapevoli di tutte le difficoltà in cui si dibatte, di intervenire in prima persona e di fare tutto il possibile affinché questa triste vicenda possa finalmente concludersi e nel miglior modo.

Ringraziando anticipatamente per la sensibilità e l’attenzione che sicuramente riterrà di offrire alla problematica, Le rivolgiamo l’invito a visitare in forma ufficiale la città di San Bartolomeo in Galdo, certi che la visita sarà di incoraggiamento per la nostra comunità e le sue Istituzioni.
Con osservanza.

Gli Amministratori Comunali:
SANGREGORIO Vincenzo, GAROFALO Matteo, PEPE Fernando, FIORILLI Gianpaolo, FERRO Salvatore, PACIFICO Antonio, BUCCIONE Francesco, MONACO Antonio, SPALLONE Alessandro, PEPE Raffaele, CATULLO Pasquale G. e RICCIARDI Giovanni

venerdì 18 marzo 2011

I Radicali mettono online i dati patrimoniali di eletti e nominati “per controllare la Casta”


Come possono i cittadini controllare la ‘casta’ dei politici? Sarebbe necessaria una piattaforma che consentisse di pubblicare online dati e compensi, costi delle consulenze e redditi annuali. A questo hanno pensato i radicali con il sito http://anagrafepubblica.radicaleaks.it/ che sullo stile di Wikileaks intende rendere pubblici e liberamente consultabili dai cittadini i dati patrimoniali che riguardano eletti e nominati. Già dal 2007, i radicali hanno portato avanti una campagna per la trasparenza che in molte amministrazioni, dai Comuni alle Regioni, è già una realtà.

Continua su www.ilfattoquotidiano.it

Al momento nessun deputato sannita ha dato il proprio consenso alla pubblicazione online della dichiarazione patrimoniale personale (beni mobili e immobili, redditi e spese elettorali).

giovedì 17 marzo 2011

150esimo, l'Altro sud scrive a Napolitano

di Antonio Gentile*

Caro Presidente,
per questi centocinquant'anni di unità nazionale Lei ci chiede di festeggiare, di commemorare. Ci chiede di sventolare il tricolore e magari di cantare l'inno di Mameli, abbracciando gli altri fratelli italiani.

Ma la storia dell'Italia unita, quella vera, per noi Meridionali, è stata anche una storia di umiliazione, di sopraffazione, di sfruttamento. Il Sud ha visto dopo l'Unità nazionale perdere la sua autonomia sotto la violenza sanguinaria delle baionette piemontesi.

Ha visto la sua economia sacrificata all'interesse prevalente delle regioni settentrionali. Ha visto milioni dei suoi concittadini lasciare con rassegnazione e per sempre la loro terra, tra il dolore irrefrenabile delle madri e delle mogli, per finire spesso nei ghetti delle nebbiose città padane o di altre parti del mondo - “dobbiamo separarci come morti, eppure siamo vivi” - , e sentire sulla propria pelle il disprezzo e il razzismo dei “fratelli” del Nord. Si ricorda le scritte “non si fitta ai meridionali” oppure “vietato l'ingresso ai meridionali”.

Questo Sud ha visto centinaia di migliaia dei suoi giovani migliori costretti a morire atrocemente per difendere la nuova patria al grido “avanti Savoia”, come nel caso della Prima Guerra mondiale che, come tutti sanno, è stata una vera macelleria di uomini, mandati a perire in terre lontane e sconosciute per motivazioni che, dalle nostre parti, non interessavano a nessuno.

Ha visto prosperare l'altra Italia, favorita nello sviluppo industriale, per la costruzione di infrastrutture, di servizi, di trasporti, mentre il suo ruolo era sostanzialmente quello di essere una colonia di consumo dei prodotti delle industrie settentrionali, di fornitore di manodopera e luogo per drenare ricchezza da investire nelle regioni più ricche.

Soprattutto, il nostro Sud, con questa unità, ha visto cancellare la propria identità storica, diventata anzi motivo di umiliazione. E così è stato per il nostro immenso patrimonio artistico e culturale, testimonianza straordinaria di un grande passato, precipitato in gran parte nel degrado e nell'oblio.

Lei parla, Caro Presidente, di Italiani e di unità nazionale, mentre i sostenitori dell'inferiorità razziale, psicologica, sociale e morale degli Italiani del Sud, così come avveniva all'inizio del Novecento con “la verità della dottrina positiva”, tornano a tuonare contro il Meridione parlando delle “due razze”, delle “due psicologie” e chiedere indisturbati la secessione dai loro “fratelli terroni”.

Oggi, gli uomini dalla “svastica verde”, che devono gran parte del loro successo politico proprio al pregiudizio anti-meridionale, guidano incredibilmente il governo italiano, sottraendo ricchezza e futuro alla gente del Sud, mentre portano avanti il loro progetto di divisione del Paese. Progetto, quest'ultimo, strutturato agli inizi degli anni Novanta e che porterà il Mezzogiorno a staccarsi dall'Europa, diventando il primo stato-mafia del Vecchio Continente.

Il Sud affonda nel degrado del suo patrimonio naturalistico, cementificato e avvelenato dai rifiuti tossici inviati dalle altre regioni italiane. Affonda, come in una immensa periferia d'Europa nella disoccupazione, nella precarietà, nella violenza delle mafie, nella povertà delle sue famiglie, nel tradimento dei suoi rappresentanti politici.

Dunque, Caro Presidente Napolitano, Lei ci chiede di gridare “viva l'Italia”. Ma che Italia è mai questa? Dove sono i nostri fratelli? Dov'è la dignità del nostro popolo? Dov'è il nostro futuro comune?

Noi ci inchiniamo davanti a Lei perché Lei è e rimane il nostro Presidente. Perché Lei è figlio autorevole di quell'altro Sud per cui noi ci battiamo.
Ma La prego non ci chieda di festeggiare. Proprio non ci riusciamo.

Nei giorni che si sono voluti dedicare all'Unità d'Italia tutti noi daremo invece un contributo di solidarietà ai nostri cittadini più sfortunati, con un gesto d'amore per la nostra terra, avendo però dentro tutta la rabbia e il dolore per questa Italia mai realizzata.

*Presidente nazionale de L'Altro Sud

mercoledì 16 marzo 2011

NUCLEARE, ECCO LA MAPPA PER LE CENTRALI IN ITALIA


Ecco l'elenco del Cnen del 1979 oggetto dell'interrogazione del gruppo del Pd alla Camera, che denuncia l'esistenza di una mappa di siti nucleari nascosta dal governo: Piemonte 1. la zona lungo il Po, da Trino a nord di Chivasso (Vercelli). 2. la zona intorno alla Dora Baltea a sud di Ivrea (Biella) Lombardia 3. la zona a nord di Voghera lungo il Po (Pavia) 4. la zona a sud di Mantova lungo il Po 5. la zona a sud di Cremona lungo il Po Veneto 6. la zona a sud di Legnago fra Adige e Po (Rovigo) 7. la zona del delta del Po (Rovigo) 8. la zona della foce del Piave (Venezia) 9. la zona costiera al confine con il Friuli (Venezia) Friuli Venezia Giulia

10. la zona costiera al confine con il Veneto (Udine) 11. la zona lungo il Tagliamento tra Spilimbergo e Latisana (Udine-Pordenone) Emilia Romagna 12. La zona costiera a nord (Ferrara e Ravenna) e la meridionale fino a Rimini 13. La zona a nord di Fidenza fra Taro e Po (Parma) Toscana 14. Isola di Pianosa (Livorno) 15. la zona costiera a nord di Piombino fino a Cecina (Livorno) 16. la zona a sud di Piombino fino a Follonica (Grosseto) 17. la zona costiera di Grosseto e la zona a nord e a sud del Monte Argentario (Grosseto) Lazio 18. la zona costiera di Montalto di Castro (Viterbo) 19. l'area di confluenza tra Nera e Tevere tra Magliano Sabina e Orte (Viterbo)

20. l'area costiera di Borgo Sabotino (Latina)Campania 21. Foce del Garigliano (Caserta) 22. Foce del Sele (Salerno) Calabria 23. area costiera di Sibari (Cosenza) 24. la zona costiera tra il fiume Nicà e la città di Cosenza. 25. la zona costiera ionica vicino alla foce del Neto (Crotone) a nord di Crotone (Marina di Strongoli, Torre Melissa, Contrada Cangemi, Tronca). 26. la zona costiera ionica in corrispondenza di Sella Marina, tra il fiume Simeri e il fiume Alli (Catanzaro) Molise 27. la zona costiera meridionale alla foce del Biferno (Termoli) Puglia 28. zona costiera al confine con la Basilicata (Taranto) 29. zona costiera a nord del promontorio del Gargano in prossimità di Lesina (Foggia)

30. zona costiera del Golfo di Manfredonia (Foggia) 31. la zona costiera ionica a nord di Porto Cesareo (Lecce) 32. la zona costiera ionica a sud di Gallipoli (Lecce) 33. la zona costiera adriatica a nord di Otranto (Lecce) vincoli naturalistici 34. la zona costiera a sud di Brindisi (Lecce) vincoli naturalistici 35. la zona costiera in corrispondenza di Ostuni (Brindisi) Basilicata 36. tutta la costa della regione Sardegna 37. foce del Flumendosa (Cagliari) 38. costa orientale a sud del Golfo di Orosei (Nuoro) 39. costa orientale a nord del Golfo di Orosei (Nuoro)

40. zona costiera sud tra Pula e Santa Margherita di Pula (Cagliari) 41. costa occidentale zona costiera a nord e sud del Golfo di Oristano (Oristano) Sicilia 42. zona costiera intorno al comune di Licata (Agrigento) 43. la zona costiera tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo (Ragusa) 44. la zona costiera intorno a Gela (Caltanissetta) 45. la zona costiera a sud di Mazara del Vallo (Trapani).

www.leggo.it

martedì 15 marzo 2011

Primo Forum della Sanità nel Fortore


Sabato 19 marzo si svolgerà nella Sala consiliare di San Bartolomeo in Galdo il primo Forum della Sanità nel Fortore.
Il Forum, nasce dall’idea di cercare di mettere al centro i Cittadini per conoscere i loro desideri in campo socio-sanitari, dialogare con loro tecnicamente (lo scrivente è stato direttore generale della ASL di Fabriano) e magari puntare all’utilizzo, almeno parziale, della struttura ospedaliera di San Bartolomeo in Galdo, chiusa ancor prima di essere aperta e prima che sia regalata a qualche grosso operatore sanitario privato, amico degli amici.

L’idea è sostenuta e ispirata solo da questo progetto e dietro non c’è alcun padrino politico né ci sarà mai poiché i politici, da sempre, vanno in campagna o in montagna solo a prendere solo i voti per essere legittimati ad andare a Roma e poi fregarsene degli elettori.

Quindi la politica resta fuori nel senso che se concorderemo su un progetto valido ci rivolgeremo al mercato per trovare le soluzioni fattibili.
D’altra parte la Regione Campania e la sua situazione fallimentare in sanità permette a malapena la gestione ordinaria e neppure quella.
Gli altri due ispiratori del Forum, il dott. Giuseppe Bozzelli e l’avv. Maria Faretra possono confermare la seria volontà di perseguire col Forum qualcosa di diverso dalle solite conferenze dove uno o più oratori parlano e la gente non può intervenire se non in misura secondaria e marginale.

Vogliamo avviare un metodo nuovo di relazione con la gente riguardo i problemi socio-sanitari, affermano in coro tutti e tre e siamo certi che i risultati arriveranno senza intermediari o padrini poiché il popolo è veramente stanco e non si lascia più prendere in giro.

Vittorio Conte
Coord. Reg. Campania Mov. Ital. Disabili

lunedì 14 marzo 2011

Rifiuti, la Regione immagina nuove discariche nel Sannio


Si riapre lo scontro istituzionale, forse mai chiuso, tra la Provincia di Benevento e la Regione Campania in marito al piano regionale dei rifiuti. L’assessore provinciale all’Ambiente Gianluca Aceto ha chiesto al suo omologo regionale Giovanni Romano di poter discutere sulla proposta di piano regionale dei rifiuti solidi urbani. Il timore, infatti, è che si possano decidere nuove localizzazioni nel Sannio di discariche di rifiuti solidi urbani provenienti dal napoletano.

La Provincia di Benevento, come già fatto in precedenza, ha quest’oggi nuovamente lamentato alla Regione che non sono state affatto recepite le linee programmatiche della stessa Provincia di in materia di gestione del ciclo dei rifiuti. La vicenda è stata definita “preoccupante” da Aceto, il quale ha scritto all’assessore Romano per ricordare che, mentre ancora non è stata avviata alcuna discussione e alcun confronto Regione/Provincia di Benevento, “si avvicina la scadenza per la presentazione della proposta definitiva all’Unione Europea” del documento regionale. Si tratta, ha proseguito Aceto, di un comportamento poco lineare da parte della Regione, perché, “contrariamente a quanto avvenuto per la proposta di Piano rifiuti speciali, attualmente oggetto di confronto allargato”, la Regione stessa non ha ritenuto nemmeno di inviare una bozza del documento del Piano Rifiuti solidi Urbani alla Provincia di Benevento, tanto che, ha sottolineato Aceto, egli stesso è riuscito ad attingere notizie e le linee di indirizzo del Piano “esclusivamente da resoconti giornalistici”.

La cosa che induce Aceto ad essere preoccupato è sempre la stessa: che il Sannio venga ancora una volta individuato come sede di discarica per i rifiuti del napoletano. Scrive infatti Aceto che “sempre da dichiarazioni rese alla stampa da autorevoli rappresentanti istituzionali sopratutto della Provincia di Napoli”, tali soggetti “punterebbero direttamente alle zone interne della Campania, e quindi alle province di Benevento e Avellino” per localizzare nuove discariche.

La Provincia di Benevento rispetto a questa ennesima iattura che si profila all’orizzonte ha preso dunque nuovamente posizione. Aceto infatti ha scritto all’assessore regionale Romano: “Nel ribadire sin d’ora la netta contrarietà ad ipotesi del genere, mai discusse con la Provincia di Benevento, ti rinnovo l’invito a convocare un tavolo per discutere della proposta di Piano regionale RSU. E’ superfluo sottolineare che tale riunione riveste carattere di urgenza”.

(BCR Magazine)

domenica 13 marzo 2011

Alto Sannio, leggera scossa di terremoto stanotte


Per carità, nessun paragone con le drammatiche vicende che si stanno vivendo all'altro capo del mondo... Ma una leggera scossa di terremoto ha interessato, questa notte, anche il nostro Sannio. Secondo i dati registrati dall'Istituto di geofisica, il terremoto, di magnitudo 2.1, è avvenuto alle 00.15, ad una profondità di quasi 13 chilometri nel distretto sannita ai confini col Molise.

Ed infatti i comuni coinvolti nell'arco di dieci chilometri sono stati Castelpagano, Circello, Colle Sannita e Santa Croce del Sannio. Nell'arco dei venti chilometri, invece, troviamo Baselice, Campolattaro, Casalduni, Castelvetere in Val Fortore, Fragneto l'Abate, Fragneto Monforte, Molinara, Morcone, Pago Veiano, Pesco Sannita, Pietrelcina, Ponte, Pontelandolfo, Reino, San Giorgio la Molara, San Lupo, San Marco dei Cavoti, Sassinoro.

www.ntr24.tv

venerdì 11 marzo 2011

Lettera di un emigrante scritta a Lerner conduttore dell'Infedele

Postiamo una missiva molto interessante, che gira su internet, scritta da un emigrante meridionale al giornalista Gad Lerner.

Caro signor Lerner, le scrivo in merito alla puntata dell’Infedele sull’Unità d”Italia. Ho letto alcuni dei commenti (centinaia) sulla puntata da parte di persone ferite per la “mancata partecipazione” del sig. Aprile alle discussioni ed ho anche letto la sua risposta risentita, giustamente, a pesanti accuse. Ho grande rispetto per lei e sono sicuro non fosse sua intenzione lasciare poco spazio a Pino Aprile, lei, d’altronde, è l’unico che ha avuto il coraggio di invitarlo e di questo La ringrazio.

Devo dire però che anche io non sono stato soddisfatto del come l’episodio sia andato e ne sono rimasto profondamente deluso. Le scrivo convinto che questa lettera, troppo lunga, Lei che ha tanti impegni non riuscirà probabilmente a leggere, ma la scrivo comunque perché sento il BISOGNO di raccontare la mia storia, storia di emigrante Napoletano, la mia storia come centinaia di migliaia di altre, la mia storia di uomo nel Sud.

Ho 38 anni, da 8 vivo negli USA. Io, persona legata profondamente alla mia famiglia, alla mia terra, ho sentito che l’unico modo per vivere una vita dignitosa fosse andar via, “alternativa” senza alternative. Facevo l’animatore di villaggio, mi arrangiavo. Ho sempre lavorato ma non uno di quei lavori che avrebbero potuto sostenere una famigla ma un lavoro che mi ha permesso di non dire mai le parole sono ”disoccupato” che mi ha insegnato, grazie ai miei numerosi viaggi all’estero, che ”normale” è un concetto relativo e conoscere “gli altri” è il più grande dono che puoi fare a te stesso.

Oggi dopo otto anni in USA, anni, mi creda, a volte difficilissimi, di solitudine, di sacrificio, di lavoro senza sosta (io MERIDIONALE), oggi sono piccolo imprenditore, sposato ad una donna Americana, padre di un bimbo di 11 mesi che si chama come mio Nonno ma non lo ha mai incontrato, che si addormenta ascoltando ninna nanna in Napoletano ma non ha mai visto Napoli. Oggi sono proprietario di casa, datore di lavoro.

Io che per vivere questa vita ho dovuto negare a mio figlio quello che ho considerato per me il bene più preziose, la mia famiglia, le mie radici, le commedie di Eduardo, una domenica trascorsa passeggiando al Borgo Marinaro guardando il Castel dell’Ovo, un caffé guardando Capri da Posillipo in una giornata piena di sole, una visita a Cappella San Severo.

Mio figlio cresce ad un oceano di distanza dai suoi nonni, da mia sorella, dalla mia Napoli, la Napoli di cui oramai in TV non si parla più, quella Napoli che mi ha dato la forza di sopravvivere quegli anni bui, la consapevolezza di far parte di un popolo che ha sempre saputo anche con pochissimo andare avanti senza abbassare la testa.

In me c'è anche la grande amarezza di una ”cultura” Italiana che diventa sempre più razzista, chiusa ed ignorante. Siamo ogni giorno più Bossi e meno Leonardo Da Vinci signor Lerner. Lo spazio dato alle televisione per massacrare l’immagine di Napoli senza MAI raccontarne le verità, perché è sempre più preponderante, quelle verità sostituite dalla demente convinzione che a Napoli, al Sud, siamo tutti dei poco di buono che suonano il mandolino e mangiano la pizza seduti su cumuli di munnezza o ladri, delinquenti… è veramente inaccettabile e non potrebbe essere più distante dalla realtà.

La disinformazione che la TV crea sembra mirata a fare imbestialire tutti, a renderci tutti nemici, a nascondere il VERO nemico, quella politica disonesta ed arruffona che porta l’Italia ad essere un po’ meno Europa ogni giorno che passa. Nord contro Sud, Sud contro Nord, Sud contro Sud tutti a cercare colpevoli ovunque meno che nell’unico posto dove bisognerebbe veramente guardare. Al Parlamento, al Governo e non solo in questa era “Berlusconi” in cui si sta toccando veramente il fondo ma oramai da 50-60 anni perché è negli anni della Democrazia Cristiana, di Andreotti e Craxi che si è seminato il qualunquismo, la sfiducia nella politica che oggi viviamo in maniuera così drammatica con questo governo disastroso.

Siamo ignoranti e ci vogliono così perché in un paese più colto lo vedi subito chi sono i ladri, chi sono i responsabili.

In questo paese in crisi che deve rinunciare a cose vitali come ricerca ed istruzione LORO non hanno MAI rinunciato a nessuno dei loro privilegi, i soldi per I loro esosi stipendi e “contributi spese” sono sempre disponiibili, intoccabili. La politica Italiana è un mostro con tante teste ed uno stomaco solo. C'è bisogno di far scoprire a TUTTI la vera storia d’Italia, c'è bisogno di far nascere VERAMENTE l’Unità.

Questa Unione oggi e proprio come un matrimonio basato su una menzogna… semplicemente non funziona. Le chiedo perdono per le parole dure a Lei rivolte, capisca, la prego, che scaturiscono da questo stesso sentimento d’impotenza,dalla rabbia delle falsità che come Meridionali siamo costretti ad accettare ogni giorno. Il Sud ha bisogno di verità, l’Italia ha bisogno di verità ed è per questo che per noi le parole di P. Aprile rivestono tanta importanza.

Grazie per la Sua professionalità. Capisco che anche essere giornalista in Italia in questo momento Storico non è per nulla facile.

Adriano Carelli

mercoledì 9 marzo 2011

Tessile, il Fortore perde 1100 posti di lavoro

Ha chiuso l’80% delle Aziende; hanno perso il lavoro 1.100 persone. Questa la fotografia della catastrofe del Distretto del tessile di San Marco dei Cavoti (e del Fortore) che ha costituito nei decenni dal 1970 al 2000 un “caso di studio” per economisti, studiosi e giornalisti di tutta Italia per la sua formidabile crescita esponenziale, partendo da zero, ed, infine, quasi scomparso del negli ultimi dieci anni, vittima della crisi congiunturale del comparto.

Tenendo conto che la popolazione residente nei 16 Comuni del comprensorio del Fortore, che ospitavano le 59 fabbriche del Distretto, non raggiunge le 50.000 unità, si comprende bene che la perdita di 1.100 posti di lavoro costituisca un dato assolutamente drammatico sotto ogni punto di vista.

Per richiamare la necessaria attenzione su questa situazione e per sconfiggere il silenzio, definito “clamoroso”, che circonda la vicenda, il presidente della Provincia di Benevento Aniello Cimitile ha convocato una Conferenza Stampa nella Sala Consiliare alla Rocca dei Rettori, avendo peraltro promesso, lo scorso 3 marzo 2011, al termine di una riunione “aperta” del Consiglio Comunale di San Marco dei Cavoti, di svolgere ogni consentita azione di natura istituzionale per evidenziare lo stato di crisi del Distretto.

Al suo fianco il sindaco della cittadina, Francesco Cocca, Cimitile ha dichiarato ai giornalisti: “Non sono qui per fare annunci; ma piuttosto per fare da cassa di risonanza dell’allarme e del disagio che si vive a San Marco dei Cavoti e nel Fortore per la cancellazione del Distretto industriale del tessile. Io non voglio accusare alcuno; non voglio fare discorsi di appartenenza politica; ma, nel rispetto delle mie responsabilità istituzionali, voglio con forza e determinazione chiedere solidarietà e rispetto da parte della Regione Campania. Se c’è una zona territoriale che può essere legittimamente candidata ad ottenere le risorse del Fondo Europeo di Sviluppo, questa è senz’altro il Fortore, area a grave ritardo di sviluppo e a rischio di desertificazione sociale. Propongo, pertanto, che si rompa la cappa di piombo di silenzio che grava su questa situazione, affinché tutte le forze politiche, i parlamentari nazionali ed europei, i consiglieri regionali si impegnino a riconoscere San Marco dei Cavoti come AREA di CRISI della Regione Campania e affinché il Distretto Industriale Manifatturiero di San Marco dei Cavoti sia oggetto di piani di sviluppo e rilancio, facendo tesoro degli errori commessi in passato”.

Per 30 anni le fabbriche di San Marco dei Cavoti (dove lavoravano 530 persone, oltre l’80% delle quali donne) e degli altri Comuni (a Pesco Sannita 143, a Pietrelcina 140, a San Bartolomeo in Galdo 100, etc.) sono andate avanti esclusivamente con commesse esterne, con l’autofinanziamento, con basso valore aggiunto di innovazione ed altri difetti strutturali.

"In queste condizioni, ha spiegato Cimitile, la globalizzazione dei mercati e l’ingresso del tessile cinese ha tagliato le gambe a quello del Fortore. Per evitare che sparisca del tutto questa esperienza si può avviare un monitoraggio delle Imprese tuttora esistenti per capire se ci può essere un futuro per il tessile nel Fortore o, in subordine, puntare alla Riconversione produttiva verso i settori della “Green Economy”: agricoltura, turismo ed agriturismo, energia, artigianato, ciclo dei Rifiuti".

(...) Sono intervenuti poi i Segretari generali provinciali della CISL, Attilio Petrillo, e della UIL, Fioravante Bosco, nonché Luciano Valle in rappresentanza di quello della CGIL: pur con accenti diversi, e rimarcando le altre numerose vertenze del lavoro sul tappeto, ultima in ordine di tempo quella della CABLELETTRA, i sindacalisti hanno accolto la richiesta di un fronte comune di lotta a tutela del lavoro e dei destini stessi del Sannio.

Il consigliere capogruppo dell’opposizione in Consiglio comunale di San Marco dei Cavoti, Domenico Costanzo, ha chiesto maggiore coinvolgimento e maggiore sinergia tra tutte le forze politiche di buona volontà.

(...) Ha chiuso i lavori il presidente Cimitile, il quale nel rinnovare l’appello alle forze politiche ed istituzionali di ogni parte politica a favore del Distretto del tessile fortorino, ha ricordato, rispondendo a Capocefalo, che "la Provincia ha rispettato gli impegni presi per la realizzazione di una 'tranche' delle infrastrutture viarie nell’area di San Marco dei Cavoti ed ha contestato la difficoltà di attuazione delle misure individuate per sostenere l’imprenditoria locale del Fortore, una delle più importanti concause della crisi del comparto".

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martedì 8 marzo 2011

Materiale di risulta e rifiuti nei pressi di un parco eolico: sequestro e denuncia


I carabinieri della Stazione di Baselice, nel corso di un servizio di controllo del territorio, nell’ispezionare il parco eolico situato nel territorio di Foiano di Valfortore, in località Piano del Casino, hanno scoperto l’esistenza di una collinetta di materiale di risulta di scavi effettuati e di rifiuti vari.

L’ammasso, delle dimensione di circa quindici metri per quindici, con un’altezza che arrivava al punto massimo ad oltre tre metri e mezzo era composto da pietre, pietrisco, zolle di asfalto, tubi in plastica per cavi elettrici, pezzi di ferro di varia natura e forma, bobine in legno per cavi elettrici, residui di cavi ed anche alcuni pneumatici di grosse dimensioni, oltre ad altro materiale di vario genere, completamente abbandonato sul posto.

I militari operanti hanno dato inizio agli accertamenti del caso e anche in seguito ad alcune testimonianze raccolte, hanno appurato che tali materiali costituivano i resti degli scavi effettuati per il cavidotto di servizio per alcune delle nuove pale eoliche installate sul territorio.

E’ risultato, sostengono i militari, che la società proprietaria delle pale eoliche in questione aveva stipulato un contratto di subappalto con una ditta di costruzioni di Castellammare di Stabia, nel napoletano, proprio per i lavori di creazione del cavidotto, la quale aveva a sua volta subappaltato ad altra ditta, sempre di Castellammare di Stabia, i lavori per la materiale esecuzione dell’opera e che era stata proprio questa ditta a lasciare sul terreno i materiali di risulta degli scavi, senza smaltirli adeguatamente, nonostante la legge in materia.

In base alla stringente normativa sullo smaltimento dei rifiuti, con particolare riferimento alla Campania e ai rifiuti solidi speciali non pericolosi, come sono stati classificati quelli rinvenuti dai Carabinieri, il trattamento e lo smaltimento degli stessi doveva seguire un preciso iter che invece, aggiungono i carabinieri, è stato disatteso. Gli stessi militari dell’Arma hanno posto sotto sequestro il cumulo di rifiuti e hanno denunciato a piede libero il responsabile del cantiere, un 57enne residente a Benevento.

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