La marcia della fame del 1957 |
«(...) Eppure, vedete, restano le terre ma mancano i cristiani. E mancando i cristiani non c’è chi le difende, e c’è invece
chi ne approfitta. Non c’è palmo di terra netta. Dove c’è una pala a vento,
dove un’antenna, dove una colonna di filo per luce. E questi sono i suoni che
si levano al vento. Né canti a stesa, né grida di mezzogiorno. Ronzio di campo
di elettricità e reti di ferro. Solo cristiani non se ne vedono, ed essendo
pochi a crescerci il grano, vogliono mandarci le immondizie degli altri. E di
questo piano ventoso fare una fossa e riempirla di tutto il rifiuto di gente
lontana, che maggiore è di numero, e tanti più voti e Contributo può muovere.
Sono queste le terre di mezzo, le terre dell’osso… L’osso
della terra, che la polpa sta fuori, verso la riva del mare, verso le piane
mercate… E osso perché sopra non ci rimane niente… La terra con i terremoti si rimangia uomini e opere e non
lascia nulla a durare, ma ugualmente noi, come i cani, ci teniamo quest’osso, e
lo teniamo stretto fra i denti, e arrabbiamo».
Vinicio Capossela, Le terre dell’osso.
Da “Il paese dei coppoloni”.