O killer, Nu latitante, ‘O Capoclan. Sono alcuni dei titoli di canzoni dell’universo neo-melodico finiti al centro della cronaca perché in grado di creare ponti emotivi, attraverso il fascinoso mondo della musica, con la galassia camorristica. Suoni che a Napoli hanno spopolato superando il confine del trash ed entrando in registri comunicativi, oggetto di studio e approfondite analisi. Non sono mancate sferzanti polemiche contro testi che sono diventati manifesti di vite sbagliate, percorsi criminali, in grado di trasformare il boss in un predestinato, attore di un destino segnato. Il giudizio è stato quasi unanime, addirittura, negli anni scorsi, esponenti di governo si sono esposti condannando parole e musiche inneggianti ai “malacarne”. Eppure sul rapporto tra musica e potere criminale, manca ancora una domanda. Quella che si pone il cantante, frontman del gruppo ‘A67, Daniele Sanzone, nel libro Camorra sound, edito da Magenes. (per continuare a leggere clicca qui sotto)
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