di Angelo Iampietro
Mi sovviene
un ricordo letterario di un componimento di Giosuè Carducci: “Il Parlamento”.
In
tale componimento si parla della lotta tra Comuni e Impero. Siamo nel 1174 e Federico I (Barbarossa) ridiscende per la
quinta volta in Italia per sottomettere
definitivamente quei Comuni che si erano resi autonomi, con un proprio
ordinamento, di fatto rendendosi liberi da ogni vincolo vessatorio dell’Imperatore.
Il
suo esercito dalla Germania giungeva puntualmente ogni anno in Val Padana, dopo
aver attraversato la Valle dell’Engadina, ad ogni inizio di primavera; la sua
discesa era determinata dal fatto che molte città, come si accennava, si erano concesse
un proprio statuto comunale, approfittando dell’interregno dinastico in
Germania. La sua discesa era diventata oramai un’abitudine che costava morte,
miseria ed anche umiliazione per gli
abitanti dei Comuni ribelli, i quali per difendersi si erano uniti in Lega.
Il
paragone tra la discesa del Barbarossa in Italia e quella dei nostri politici
per le elezioni, in questo caso regionali, pur non portando nulla di nefasto
alle nostre popolazioni come avveniva per i Comuni ribelli, l’ho fatta per la
ripetitività dell’azione: scendere in campo per annunciare opere che
migliorerebbero i servizi delle popolazioni come quelle della Val Fortore, mai
considerate come avrebbero meritato, se non per pagare le tasse o per rendere
altri servigi obbligatori, senza, giustamente, ricevere quelli che altre
comunità avevano ed hanno.
Quando
ci sono le elezioni politiche o regionali, puntualmente, per la gente del
Fortore arriva qualche promessa da parte di quei politici che ritengono di
poterci omaggiare di qualcosa che diversamente non sarebbe possibile.
Il
suo o loro interessamento, recuperando i fondi necessari, consentirebbe, a loro
dire, lo stanziamento di fondi per il completamento dell’arteria stradale
“Fortorina”, nel suo percorso naturale fino a San Bartolomeo in Galdo.
La
sua realizzazione è prevista al momento, per i fondi stanziati, fino a San
Marco dei Cavoti; con la promessa pre-elettorale, la si completerebbe fino a San
Bartolomeo in Galdo.
Quale
notizia più gradita di questa, perché farebbe uscire i veri paesi della Valfortore (S. Bartolomeo in Galdo, Baselice, Foiano
Valfortore, Castelvetere Valfortore, Montefalcone Valfortore) dall’isolamento,
consentendo alle rispettive popolazioni di percorrere una vera strada, perché
quelle attuali non si possono definire tali non solo per il percorso tortuoso, ma anche per l’inadeguatezza
dell’assetto poco sicuro e stabile dove gli avvallamenti e le buche non si
contano.
Aggiungo,
poi, l’attraversamento del passo del “Casone Cocca”, a m. 1000 slm,
trepidazione ed avventura per l’automobilista che, per attraversarla, d’inverno
s’imbatte con ghiaccio, neve e nebbia!
Negli
anni ’60 e ’70, nei nostri paesi regnava la DC, guai a non essere della DC.
Sempre in occasione delle elezioni qualche politico veniva a farci visita e
numerose erano le presenze per accogliere l’illustre visitatore, il quale non trascurava
i voti che avrebbe ricevuto, elargendo lusinghiere promesse. E che promesse!. Se ne parlava per le strade e
c’era chi, grande sostenitore delle promesse, non si accalorasse in discussioni
faziose con qualche avversario politico per argomentare quanto bene facesse, a noi della Valfortore, la DC.
Gli
illustri politici visitatori, in seguito, ma sempre prima delle lezioni,
facevano pervenire con telegramma al segretario politico della locale sezione della DC gli importi promessi per la
realizzazione di opere pubbliche necessarie e di importanza primaria per lenire
i disagi della comunità.
Le
comunicazioni telegrafiche venivano affisse alle porte della sezione politica
in modo che tutti potessero prendere visione di ciò che si sarebbe realizzato grazie
all’interessamento di quel politico. Seguivano le elezioni e costui veniva
votato per le tante promesse, che molti
ingoiavano e che, quasi in forma ipnotica, ne vedevano, in anticipo e concretamente la
realizzazione.
E
intanto si era votato…, c’era stato il consenso…, e tanti erano felici perché avevano vinto! Che
dire, di fronte al consenso, espresso in più
centinaia di voti, bisognava solo accettare democraticamente i
risultati!
Passavano
le elezioni e le promesse andavano, giorno dopo giorno, nel dimenticatoio; quelle promesse, anche scritte sui
telegrammi appiccicati alle porte della sezione
Dc, si scolorivano e dopo qualche
settimana diventavano illeggibili…
Così
svaniva tutto e con esso la speranza dei
tanti creduloni!
La
differenza tra gli anni ’60-’70 è che allora c’erano le promesse ed i
telegrammi, ora ci sono solo gli annunci che vengono ampliati dalla stampa e
dai canali audiovisivi.
Si
crede ancora alle promesse? Non lo so!
In
un precedente mio articolo dicevo che la Val Fortore è cambiata grazie
all’impegno, all’operosità e al sacrificio
dei nostri emigranti, che, con le rimesse, hanno creato, in quegli anni, tanto
lavoro per l’artigianato locale e ad altre attività, che hanno consentito un
volto nuovo al nostro territorio.
Apprendo,
purtroppo, che lo scorso anno come
reddito medio siamo posizionati tra gli 8058 Comuni italiani al posto 8001 con
un reddito di 9602. Soltanto 57 Comuni in Italia hanno un reddito medio inferiore
al nostro.
Che
le promesse, remote e presenti, siano state e sono anche causa di un
impoverimento generale della popolazione del Fortore e di Baselice in
particolare?
Ai
lettori la risposta.
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