di Antonio Gentile
In questi ultimi decenni, con l'affermazione politica della
Lega Nord, si è spesso parlato di "nazione padana" a proposito delle
regioni settentrionali e si è cercato di legittimare tale concetto con una comune
identificazione territoriale e linguistica.
Per meglio comprendere l'infondatezza di queste tesi bisogna
prima analizzare i termini di nazione e di lingua.
In Italia oltre a gruppi linguistici francesi, tedeschi,
occitani, albanesi, croati, greci e catalani e a piccole nazionalità come la
friulana, la sarda e la ladina dolomitica, si può parlare di nazione toscana,
di nazione delle Due Sicilie e di una comunità di popoli padani.
Questi ultimi, infatti, sebbene i ripetuti tentativi di autoriconoscimento non possono ritenersi una nazione: la Padania fisica e quella nazionale non coincidono.
Questi ultimi, infatti, sebbene i ripetuti tentativi di autoriconoscimento non possono ritenersi una nazione: la Padania fisica e quella nazionale non coincidono.
Terre geograficamente padane come la Valle d'Aosta, il
Tirolo meridionale ed il Friuli, per citare soltanto le principali, non ne
fanno parte. Né serve appigliarsi all'espediente dei nomi delle nazioni, che di
sovente sono inventati per ragioni d'opportunità e di visibilità, in quanto
l'artificio "nominalistico", Più o meno fondato e giustificabile
culturalmente, deve indicare una comunità oggettivamente riconoscibile e
inter-soggettivamente riconosciutasi.
L'altro aspetto, certamente basilare, a sostegno
dell'esistenza di una nazionalità comune è quello storico-linguistico.
Chiarendo subito che, una comune nazione padana creatasi nei
secoli con un'omogenea identità linguistica, storica e politico-amministrativa
rimane del tutto fantomatica e che, a nulla valgono i continui riferimenti alla
Scozia o ai successi politici dei partiti regionalisti, ribadiamo che l'aspetto
linguistico resta determinante per comprendere la reale consistenza della
pretestuosa rivendicazione leghista.
La fantomatica Padania risulta del tutto priva sotto il
profilo linguistico di una sua pur minima "standardizzazione
ortografica" tale da indicare convenzionalmente l'affinità certa tra i
vari dialetti; manca inoltre una letteratura espressa in lingua autoctona
paragonabile, per esempio, per importanza e notorietà, alla lingua occitana dei
trovatori che ha, tra l'altro, segnato una grande stagione della letteratura
europea.
Naturalmente, quanto detto precedentemente, non esclude che
nell'area geografica padana esista un patrimonio culturale ed umano da
rispettare e che, in tale ambito, si possano legittimamente rivendicare forme
d'autogestione politica ed economica.
Dunque, la "nazionalità padana" rimane del tutto
priva di fondamento, venendo meno gli elementi sostanziali per tale
riconoscimento, mentre l'obiettivo più esplicito della Lega Nord, nella logica
del "solve et coagula" resta la creazione di un'entità geoeconomica
omogenea, competitiva a livello europeo, che si possa liberare del
"fardello" meridionale".
Gli ultimi avvenimenti poi, confermano la volgare strumentalizzazione fatta dai leghisti di sfruttare questi tesi autonomiste per gestire potere e arraffare tutto quello che è possibile senza un minimo di dignità.
Gli ultimi avvenimenti poi, confermano la volgare strumentalizzazione fatta dai leghisti di sfruttare questi tesi autonomiste per gestire potere e arraffare tutto quello che è possibile senza un minimo di dignità.
Una forma di contestazione anticentralista espressa nella
protesta antifisco e xenofoba contro "Roma ladrona", gli immigrati e
i meridionali, che utilizza tematiche identitarie a scopo prevalentemente
utilitaristico.
La pretesa, poi, di contrapporre la "Repubblica del
Nord", derivata da un'inesistente nazionalità, alla "Repubblica delle
Due Sicilie", derivata invece da una comune storia prestigiosa e
plurisecolare, rimane un'assurda forzatura, non essendo neanche lontanamente
paragonabili gli elementi storici, territoriali e linguistici.
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