Castelvetere, Legambiente scrive a Franceschini |
Tutelare la necropoli sannitica di Castelvetere. È quanto
chiede Legambiente Fortore in una lettera indirizzata al ministro dei Beni e
delle attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, alla
Sovrintendenza, al Mibact, al ministero dello Sviluppo Economico e per
conoscenza al Comune di Castelvetere.
“A tutt’oggi – scrive – nulla ci è dato sapere sul futuro
del sito archeologico di Castelvetere in Valfortore. Che la Soprintendenza archeologia
della Campania ha provveduto ad occupare l’area in questione per un periodo di
due mesi, a decorrere dal 26 aprile, ai fini della tutela archeologica e
dell’eventuale valorizzazione del sito”.
E continua: “Che durante i due mesi di occupazione del
terreno suddetto, le «attività di rilievi e sondaggi» funzionali alla ricerca
di un «corridoio» per poter attraversare col metanodotto il sito", non sarebbero state condotte – a quanto scrive Legambiente – dalla Soprintendenza "ma da operatori incaricati dalla Snam,
costituendo ciò causa di incompatibilità assoluta con palese violazione del
principio di imparzialità rappresentando un unico soggetto le
posizioni di controllore e di controllato”.
Tuttavia durante gli scavi sono emersi ovunque i resti degli
edifici, delle abitazioni e/o dei locali dell’insediamento Sannita di vasta
estensione.
“Che si propaga anche nel Comune di Tufara in provincia di
Campobasso poiché l’area è al confine tra Campania e Molise”.
Insomma, ancora una volta l’associazione ambientalista ribadisce
che, “l’attraversamento del sito con il metanodotto è palesemente
inconciliabile con una seria azione di salvaguardia e tutela dei beni
archeologici in questione, sia perché con i connessi inevitabili ed
inestimabili danni ne comprometterebbe la loro conservazione, sia perché
l’elevato grado di pericolosità dell’opera (che richiede una fascia di
sicurezza/servitù di 40 mt) azzererebbe del tutto il diritto garantito per legge
della fruizione del sito e dunque il suo godimento pubblico, oltre che la possibilità
di accesso da parte di studiosi per eventuali ricerche future di
approfondimento”.
La proposta di Legambiente è quella di “spostare il
tracciato del metanodotto al di fuori dal sito archeologico, ossia prevedendo
una modestissima variante consistente in una semplice deviazione bypassando
l’area archeologica”.
L’associazione denuncia che “al momento, però, il sito si
trova in uno stato di totale abbandono e dunque non è tutelato, i reperti
riportati alla luce sono esposti oramai da molti mesi alle intemperie, al
saccheggio, alla devastazione e alle ruberie, in quanto l’area archeologica in
questione è priva di recinzione”.
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