di Antonio Vinciguerra
Il 1957, anno della Marcia della Fame, è stato caratterizzato anche da uno degli eventi di gelo e neve tardivi più eclatanti dell'ultimo secolo.
In effetti la primavera del 1957 trascorse calda e piovosa; clima ideale per la fioritura e la crescita delle piante.
Il 1957, anno della Marcia della Fame, è stato caratterizzato anche da uno degli eventi di gelo e neve tardivi più eclatanti dell'ultimo secolo.
In effetti la primavera del 1957 trascorse calda e piovosa; clima ideale per la fioritura e la crescita delle piante.
Nella notte tra il 7 e l'8 maggio 1957 una abbondante
nevicata colpì il Fortore devastando l'intero raccolto di grano e in generale
le coltivazioni.
"Il vento e la bufera avevano schiacciato le
coltivazioni, creando enormi chiazze calpestate, come se un gigante si fosse
divertito a fare le capriole sui campi, mentre i teneri grappolini di uva
appena germogliati, ora scaldati dal sole, apparivano scuri ed ammosciati, come
cotti. L’effetto del gelo era stato terribile".
Pensare che appena 3 settimane prima, il 14 aprile, era
partita da Sbig (San Bartolomeo in Galdo) quella manifestazione di protesta, la "Marcia della
Fame", in cui alcune centinaia di disoccupati del Fortore, stanchi della
loro miseria e della mancanza di lavoro, si dirigevano pacificamente a Roma a
dimostrare le loro condizioni ai governanti.
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