martedì 7 febbraio 2023

Riflessioni e testimonianze del mio tempo, il libro del prof Angelo Iampietro

Quinto appuntamento con lo Scaffale del Fortore
ANGELO IAMPIETRO, Riflessioni e testimonianze del mio tempo, Tip. Jonica, Trebisacce 2022, pp. 148

Il repertorio bibliografico di Baselice si accresce di numero con la recente pubblicazione del prof. Angelo Iampietro dal titolo “Riflessioni e testimonianze del mio tempo”, un testo suggestivo, che si lascia apprezzare fin dalle prime battute e che rimane sul filo di una riflessione aperta a tematiche che abbracciano il passato e il presente, idee e temi che fondono ricordi e amicizie, passioni, interessi e prospettive che richiamano ad una vita vissuta all’insegna della formazione, della condivisione e di una testimonianza di vita centrata su una solida struttura valoriale.

Il prof. Iampietro, conosciuto per il suo impegno culturale nel contesto fortorino ma ancor di più nella terra di “seconda origine” di Trebisacce (Cosenza), nasce a Baselice (Bn) il 5 luglio del 1948. Brillante studente arriva ad essere ordinario di materie letterarie negli istituti statali di istruzione secondaria, coronando una lucida missione formativa originatasi con la laurea in pedagogia presso l’università degli studi di Salerno. È noto al pubblico per gli interventi - di mirata analisi e di competenza suggestiva - sulle pagine di numerosi quotidiani, blog etc.

Il libro si presenta come un punto di sintesi e in pari tempi di raccordo tra diversi articoli pubblicati nel corso del tempo e precisamente dal 2009 fino al 2022. L’intento dell’autore è presto reso manifesto a pagina 5, dove rappresentando sé stesso e la sua raccolta in terza persona, afferma: «L’autore, in cuor suo, ha voluto, con questa pubblicazione, lasciare un ricordo alla sua comunità, quale testimonianza di impegno civile…».

Lo scopo è quello di sussurrare all’orecchio delle nuove generazioni una possibile nuova via di rinascita, nella speranza di evitare lo spopolamento, la triste partenza di tante giovani forze che sono costrette ad obbedire al richiamo della vita altrove, in terre lontane. Di questo testo, che suggeriamo a tutti di accostare per una lettura formativa e pacificante, sorprendono alcuni passaggi, di cui brevemente vorremmo dar conto.

Anzitutto, l’atmosfera emotiva che vibra nelle pagine: un affetto grande per Baselice, per la storia di questo borgo così piccolo ma allo stesso tempo così grande nello sguardo di chi ne descrive storie, tradizioni, usi, costumi. Riemergono riferimenti, sempre ben circostanziati per date e contesti, che altrimenti cadrebbero nel fiume dei ricordi, abbandonandosi sul fondale dell’oblio. Il bisogno di rendere omaggio ad esempio, al lavoro nascosto delle cosiddette “maestre rurali” (cfr. pp. 31-32); oppure il commento alla mostra bibliografica su “i dialetti sanniti” (pp. 40-41); come anche le preziose affermazioni nel ricordo di quello che nel clero beneventano era noto come “il mastino”, ossia don Carmine Iarossi (pp. 98-100; 101-103), consentono di far rivivere il passato, di collocarlo in una luce nuova, vivida, vivace, pulsante. Nulla è veramente sepolto se continua a battere sotto la cenere dei ricordi. 

Un ulteriore elemento che si evince dalla lettura è la profonda e mai sopita passione civile e politica. L’accostare con competenza e intuito le problematiche che ancora stringono nella morsa il faticoso progresso delle zone fortorine: un dramma da cui il clima psicologico ed emotivo delle popolazioni locali ancora non permette un sano percorso di riscatto: si parla di scuola, di promesse elettorali di cui “ne tenéme’ na’ panze” (cfr. p. 83), di perforazioni, di trivelle, di eolico, di rifiuti…

Questa sembra essere la direzione maestra della raccolta di articoli: occorre difendere, lottare per non tradire un territorio destinato allo spopolamento, alla depressione, alla mancanza di fiducia. Da queste pagine non si addiviene mai ad una rassegnazione passiva, ad una forma di fatalismo di marca greca che segna la resa, bensì perdura tenacemente nelle righe dell'autore un indirizzo di fiducia, di speranza, di non-rassegnazione. Rispetto all’opera di Alfonso Mascia, piuttosto segnata dal pessimismo e dal rimpianto, la linea intellettuale del prof. Iampietro assume una configurazione diversa, consapevole della gravitas dello status quo, ma mai disposta ad abbassare la guardia e a battere in ritirata.

Chi ama il Fortore, combatta per esso, soprattutto con le armi della riflessione. Infine, la terza e forse la più sensibile tra tutte, è la parte relativa alle amicizie di una vita, in particolare alla condivisione di un itinerario di crescita, mutuatosi per lunghi anni, col prof. Alfonso Mascia, con il consigliere provinciale Michele Maddalena, e non meno, con il sindaco Angelo Vassallo, “torrione di libertà”. L’amicizia traspare insieme all’affetto, ai ricordi, alle vicende e agli scambi resi possibili dalla condivisione di libri, di scritture, di lavori artistici (dove la fiction teatrale gioca la parte del leone). 

Tutto compone l’arazzo di un movimento che ha visto gli amici crescere e donarsi il tempo della goliardia, delle chiacchierate dianzi al bar, dei discorsi sul filo della sapienza dialettale, della sofferenza per la dipartita e il distacco. Non resta che offrire al prof. Iampietro il ringraziamento per questo lavoro, con l’augurio di continuare a pensare “ad alta voce”, permettendo a noi lettori, di ieri e di oggi, di continuare nell’ascolto della sua parola e nel confronto con le sue idee anche nel domani.

il.Za.Mo

Nessun commento: