Un meridione abbandonato dai propri abitanti, con lo spettro della desertificazione che si fa sempre più concreto. E’ il drammatico quadro disegnato dalla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno) nel suo ultimo rapporto presentato pochi giorni fa. «Il profondo divario – ha evidenziato la Svimez – tra aspettative, soprattutto delle nuove generazioni in termini di realizzazione personale e professionale, e le concrete occasioni di impiego qualificato sul territorio ha determinato negli anni Duemila la ripresa dei flussi di emigrazione dal Sud verso il Nord. A partire dalla fine degli anni novanta l’esodo è ripartito. Un Mezzogiorno sempre più spopolato da cui entro il 2065 spariranno due milioni di under 44, tra denatalità, disoccupazione e nuove emigrazioni».
Un quadro evidentemente desolante e suffragato dai numeri. Salvo rarissime eccezioni, le province meridionali hanno visto ridursi decisamente la propria popolazione. Il Sannio, purtroppo, tra queste, e con indici di desertificazione tra i più alti d’Italia.
Seimila sanniti in meno in dieci anni
Sono i dati Istat a fare testo in materia. Prendiamo a riferimento l’andamento demografico degli ultimi dieci anni. Al 31 dicembre 2003 la provincia di Benevento contava 289.455 abitanti, massimo storico nella composizione a 78 comuni. Il più recente monitoraggio dell’Istituto di statistica (maggio 2013) attribuisce al Sannio 283.051 residenti.
In poco meno di dieci anni dunque la provincia ha perso 6.404 abitanti. E’ una quota decisamente elevata, la più consistente di tutta la Campania se la si calcola in termini percentuali: -2,2 per cento. Trend simile per Avellino che però non sfonda il tetto del 2 per cento di calo (-1,95%). Conti in rosso anche per il Napoletano che nell’ultimo decennio ha visto sparire l’un per cento della propria consistenza demografica (31.908 abitanti). Segno più invece per Salerno (+0,9 per cento pari a 9.427 abitanti) e soprattutto Caserta che dal 2003 ha addirittura accresciuto di 39.687 unità la propria popolazione grazie in particolare ai consistenti innesti di stranieri extracomunitari.
La contrazione demografica del Sannio (e dell’Irpinia) appare significativa anche perchè non ha riguardato tutta la Campania ma in particolare le zone interne e marginalmente l’area partenopea. Nel complesso gli ultimi dieci anni hanno registrato un travaso interno alla regione che si attesta, oggi come nel 2003, poco oltre i 5,7 milioni di abitanti.
In fuga dall’Appennino
A consolare il Sannio, se così si può dire, sono i dati relativi alle altre province della dorsale appenninica meridionale, tutti drammaticamente negativi. Impressionante il trend registrato nei comuni del Foggiano che dal 2003 ad oggi hanno perso quasi 56mila abitanti, ovvero 8 residenti su 100. Da brivido anche i 17.462 ex residenti del Potentino (-4,4 per cento). Bilanci deficitari in Basilicata anche per Matera che perde 4.479 unità pari al 2,1 per cento. Non va meglio in Molise dove sia Campobasso (-2,6%) che Isernia (-3,3%) sono state colpite dalla grande fuga in cerca di futuro. Se lungo l’Appennino interno il saldo degli ultimi dieci anni è invariabilmente negativo, segnali contrastanti giungono invece da Calabria e Sicilia dove la situazione appare prevalentemente meno grave di quella fin qui descritta.
Non mancano comunque condizioni di estrema criticità come quella rappresentata da Vibo Valentia che ha perso oltre settemila residenti nell’ultimo decennio (- 4,4 per cento) e Cosenza che si è fermata al meno 2,9 per cento, cifra che se letta in termini assoluti diventa 20.931 persi. In Sicilia la performance peggiore appartiene ad Agrigento: – 11.541 unità (-2,5%).
Il Fortore si spopola rapidamente
Tornando al Sannio, l’analisi dei comuni fa emergere una situazione particolarmente delicata nel Fortore dove praticamente tutti i centri hanno perso consistenza negli ultimi dieci anni. Tra i casi più eclatanti si segnalano Castelvetere Valfortore che dal 2003 ad oggi è stato abbandonato dal 22,3 per cento della popolazione, Colle Sannita (-18,2%), Molinara (- 14,2%), San Bartolomeo in Galdo (-11,2%). Segnali positivi invece da alcuni grandi centri della provincia come Telese Terme che negli ultimi due lustri ha fatto segnare ritmi di crescita «cinesi»: 1.242 abitanti guadagnati dal 2003 pari a un incremento del 21,1 per cento. Bene anche i comuni dell’hinterland del capoluogo che hanno dimostrato capacità attrattiva nei confronti della città. Benevento si salva tra i capoluoghi E a proposito della città, va detto che Benevento è il capoluogo della Campania che meglio ha retto agli urti della crisi nel decennio. «Solo» 891 gli abitanti persi dalla patria delle streghe con un saldo di 60.745 residenti a maggio scorso. L’indice di decremento è stato dunque del 1,4 per cento. Ben peggio è andata ad Avellino (1.637 abitanti in meno; -2,9%), Salerno (5.078 unità in meno; -3,7%), Napoli (42.242 residenti persi: - 4,2%), Caserta (-5,3% pari a 5.078 unità mancanti).
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