mercoledì 4 giugno 2008

Piccoli Comuni e Testo Unico delle rinnovabili in Parlamento

Il Portavoce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano, incontrerà oggi 4 giugno a Roma un gruppo di Parlamentari per riflettere sulla necessità di un Testo Unico per le fonti energetiche rinnovabili.“La necessità di un Piano Rinnovabili 2020 è ormai irrinunciabile – afferma il Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano – per consentire al Paese di rispettare il Protocollo di Kyoto. La redazione di un Testo Unico delle rinnovabili è un dovere del Parlamento italiano anche in funzione del recepimento della nuova direttiva europea sulle fonti rinnovabili per consentire un migliore accesso alle procedure normative applicabili ai fini della semplificazione dei meccanismi autorizzativi ed operativi sempre più spesso farraginose e lente. I ritardi delle burocrazie regionali in teme energetico segnano il fallimento delle Regioni in un campo strategico per il futuro del Paese. La dipendenza energetica dell’Italia pare non interessare i burocrati regionali e questo non lo possiamo consentire”,

martedì 3 giugno 2008

Michele del Vecchio (Tuteliamo il Fortore) solidarizza con don Franco

Postiamo la lettera aperta che Michele del Vecchio ha inviato nei giorni scorsi al direttore del "Sannio quotidiano", Luca Colasanto.

Egregio Direttore
Ho letto con molta attenzione la lettera pubblicata sul Suo giornale domenica 25 maggio a firma del Parroco di S. Bartolomeo in Galdo, Don Franco Iampietro dal titolo: “Don Iampietro: Noi della Valfortore siamo figli di una provincia disgraziata e matrigna”. Conosco bene Don Franco, mio fraterno amico fin dall’infanzia, e lo conosco come un tipo riservato, schivo molto accomodante, ma nello stesso tempo dinamico e foriero di idee. Se ha usato espressioni molto forti nei confronti di una classe politica e dirigenziale inefficiente, vuole significare che effettivamente anche Lui ha dovuto constatare l’assoluto abbandono di tutti riservato alla Valfortore.

Don Franco ha chiesto aiuto alla stampa ed ai media in generale per porre al centro dell’attenzione i molteplici problemi che affliggono da anni il Fortore ed i suoi abitanti.
Va detto che già nel novembre del 1988 l’allora Vescovo di Benevento, S.E. Mons. Carlo Minchiatti dopo una visita pastorale effettuata nei paesi fortorini volle stilare un documento di denuncia che rappresentò sia un atto di accusa verso ritardi ed inadempienze e sia una analisi storica della situazione della Chiesa locale, sempre più radicata con la sua gente tanto da condividere con loro le medesime preoccupazioni ed ansie. E’ quello che ha fatto Don Franco nel denunciare la morte di una madre di tre figli avvenuta presso l’ospedale di Campobasso, ma è quello che hanno fatto anche due suoi predecessori, Don Carmine Jarossi e Don Vittorio Moscato, che con “parole taglienti e con interviste incisive” mettevano a nudo la situazione della Valfortore e della loro Baselice negli anni ’50 e ‘70 .

Da allora ad oggi poco o niente si è fatto se ancora si continua a morire per mancanza di soccorso o se per percorrere 60 Km di strada per raggiungere il capoluogo di provincia occorrono ore di cammino.
Analizzando più attentamente la nota pastorale di S.E. Minchiatti notiamo che ad un certo punto essa punta l’attenzione sugli squilibri geologici, economici e sociali che esistono nel Fortore che forse giustificano in parte i ritardi accumulati ma certo non attenuano l’amarezza di constatare che è poco probabile che in altre zone d’Italia si possano accumulare tanti disastri, malanni, calamità dovuti a una natura ingrata. La responsabilità principe è l’incuria e l’inerzia dell’uomo. “Se c’è una meraviglia”…..leggiamo nella nota…… “è proprio quella che la gente non abbia ancora abbandonato in massa una terra , che sembra fatta apposta per umiliare, offendere, castigare chi ha avuto la fortuna di nascervi. E, appunto, il fenomeno dell’emigrazione sta lì a dimostrare che chi ha potuto è andato realmente via o è in procinto di farlo”.

A questo punto non è più tempo di parole ma di fatti, occorre percorrere strade nuove con persone motivate che hanno a cuore le sorti della nostra gente creare una nuova classe politica che programmi seriamente il futuro e che “in nome di una giustizia umana e cristiana intervenga per risolvere problemi esasperati che riguardano la sanità, la viabilità, lo sviluppo agricolo ed artigianale per i giovani” (così la nota pastorale di S.E. Minchiatti a pag. 5). Questo lo possiamo fare solo noi con le nostre forze, senza tentennamenti e titubanze, senza servilismo ma consapevoli di operare nel giusto, mandando a casa chi fino ad ora si è servito dell’onestà e della bontà della popolazione per ingiusti profitti personali. Chi ha svenduto il nostro territorio, uno dei più belli d’Italia, per pochissimi soldi a vantaggio di singoli soggetti che hanno avuto la capacità di sistemare solo parenti ed amici ma non risolvere certo il problema occupazionale. Anche la chiesa ha una grossa responsabilità è tempo di uscire dalle sacrestie “ripartendo dagli ultimi” solo sociologicamente ma “primi evangelicamente” verso nuovi traguardi non impossibili da raggiungere per il bene di tutti.
Con affetto
Michele Del Vecchio
(Pres. Ass. “Tuteliamo il Fortore”)

lunedì 2 giugno 2008

SAN BARTOLOMEO, L'OSPEDALE-SCANDALO IN COSTRUZIONE DA CINQUANT'ANNI


di GIUSEPPE CAPORALE

BENEVENTO - È un palazzo di cinque piani in costruzione dal 1958 ma che non è mai stato aperto. Lo Stato, per questo ospedale, ha già speso oltre venti milioni di euro. Non solo, ogni anno l'Azienda sanitaria locale investe altri soldi per adeguare la struttura ai cambiamenti delle normative, per sostituire gli impianti che con il tempo, nel corso di questi 50 anni, si sono ovviamente deteriorati.

Eppure, l'ospedale Padre Pio (questo il nome voluto dal sindaco Giovanni Palumbo nel 1997 con tanto di cerimonia solenne) non è mai entrato in funzione. Vuoi per i parametri dei piani sanitari regionali, vuoi per gli eterni ritardi nei lavori. Persino ora, la Asl e la Regione continuano a stanziare fondi: da pochi giorni hanno deliberato altri quattro milioni di euro per l'ulteriore messa a norma. La quarta. Il nuovo sindaco in scadenza di mandato, Donato Agostinelli (Udeur), promette che questa sarà la volta buona.

Si muore maledicendo l'ospedale della vergogna, a San Bartolomeo in Galdo, nel beneventano. Qui, nella valle del Fortore, si vive nel terrore di aver bisogno dello Stato, di aver bisogno dell'ospedale. Quando scatta l'emergenza è un terno al lotto. Una corsa contro il tempo che quasi nessuno riesce a vincere. Troppo lontano il 118 (impiega almeno 30 minuti solo per arrivare), troppo lontani gli ospedali (Lucera a 45 minuti, Campobasso a 50 minuti, Benevento a 90 minuti di distanza). E così, lungo il tragitto, si muore. Per un infarto lieve o per un incidente che altrove sarebbe banale.

Ma l'assurdo di questa vicenda è che qui l'ospedale c'è, eccome. La prima pietra fu posizionata nel 1962 dall'allora sindaco Aldo Gabriele. I lavori furono ultimati intorno alla metà degli anni settanta, dopo una prima catena di ritardi, dovuti anche ad un terremoto. I nostalgici ricordano ancora la prima clamorosa protesta, quella del "comitato di agitazione permanente", che nel 1980 inviò oltre mille cartoline all'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, per chiedere l'immediata apertura della struttura.

Seguì un corteo con le bandiere di tanti partiti di allora: pci, dc, psi. Poi più nulla. Tanti padrini politici, tante promesse, ma la struttura non è mai entrata in funzione. Una settimana fa l'ultimo decesso per colpa dell'ospedale della vergogna (una mamma con tre figli piccoli, morta per un problema cardiaco). E questa volta il grido di dolore e rabbia, è arrivato dal parroco del paese, don Franco Iampietro. "Basta... Sono stanco di accompagnare al cimitero persone che hanno l'unica colpa di essere nate qui", ha scritto il parroco in una lettera aperta alle istituzioni "l'ospedale mai aperto è un vuoto monumento alla disonestà e all'incapacità di chi ne è stato, e ne è l'artefice.
Cosa deve fare questa gente per farsi ascoltare? Deve organizzare una rivolta?". A rispondere, l'attuale sindaco Agostinelli. "Apriremo nel 2009 ma sarà un country hospital: ci saranno due ambulanze per l'emergenza, guardia medica, e ottanta posti di riabilitazione gestiti da un privato". Ma non ci sarà il pronto soccorso. E così, lo Stato prima ha impiegato 50 anni per costruire un ospedale, e ora che potrebbe entrare in funzione, ha deciso che non serve più. Va riconvertito, non sarebbe economico. E nella valle del Fortore si continua a morire, maledicendo quel monumento allo spreco e alla vergogna.

(www.repubblica.it del 2 giugno 2008)

sabato 31 maggio 2008

La mia risposta a Brancaccio e Bianco

Da più parti mi è giunta la sollecitazione a spiegare perché pubblicando gli interventi di Salvatore Brancaccio (dirigente provinciale del Pdl) e Leonardo Bianco (presidente Azione cattolica di San Bartolomeo in galdo) ho aggiunto un piccolo commento dove non chiarivo le ragioni per le quali non ero d’accordo con loro.
Innanzitutto, inutile nascondere (dato che tutti mi conoscono) che sia con Brancaccio sia con Bianco siamo distanti anni luce nel concepire la politica e il modo di far politica. Altra cultura la mia. Rispettabile la loro. Ma nonostante ciò penso che su alcune tematiche condivisibili ci si possa unire in una sorta di comunitarismo in difesa della nostra terra. D’altra parte un blog (diario) è soprattutto uno spazio che ognuno di noi può crearsi. È chiaro che aprire questo spazio anche a chi la pensa diversamente è un atto di democrazia. Qual è deve essere a mio avviso la rete.

Tornando a Branacaccio non ho condiviso la sua “faziosità” nell’affrontare la vicenda “don Franco Iampietro”, la responsabilità del disastro nel Fortore non deve essere imputabile solo ad una parte politica. Le colpe sono di tutta quella classe dirigente che si è avvicendata nel tempo, non esclusa la sua. La questione, pur avendo ragione,non è solamente come si sono gestisti i fondi per le nostre strade. Ma è più profonda. È la considerazione che hanno di noi al di là di “casone Cocca”. Delle nostre colonne d'Ercole.
Non mi sembra che il neosenatore Viespoli abbia risposto con enfasi al grido di dolore di don Franco. Non mi sembra che l’ex alleata uddiccina Erminia Mazzoni (eletta parlametare la volta scorsa in questo collegio) abbia fatto sentire la propria voce in merito a tutta la vicenda. O che l’attuale deputazione sannita (tutta intera) abbia accolto l’invito del parroco di san Bartolomeo.
Capisco, però, che per chi fa politica è giusto intervenire sulle vicende di interesse collettivo.

Per quanto riguarda Leonardo Bianco, non ho condiviso l’attacco portato (penso sia lui) al neo presidente della Provincia, Cimitile. Il quale non può essere responsabile dell’azione politica di chi l’ha preceduto. Ma censurare il suo silenzio di fronte all’ennesima tragedia. Questo sì. È legittimo.

venerdì 30 maggio 2008

Montefalcone: domenica "Passeggiata lungo i sentieri del Vento”


L’associazione Arci-Uisp (Unione italiana sport per tutti) di Montefalcone Valfortore, in occasione dei 60 anni di attività, ha organizzato un ricco programma di eventi culturali di musica e spettacolo che si terranno presso il comune fortorino da domenica 1 giugno a sabato 21.
Domenica 1 giugno ci sarà la consueta passeggiata ecologica “A piedi nel Fortore: lungo i sentieri del vento”. ”Si tratta di un suggestivo percorso a piedi che tocca buona parte del territorio di Montefalcone – ha affermato il presidente dell’Arci-Uisp Giovanni Zeppa - Camminare è sinonimo di viaggiare lento.
Gli spostamenti, oggi avvengono nel segno di razionalizzazione, velocità, efficienza. Sembra che spostarsi su due gambe, in altre parole camminare, sia un sistema anacronistico che porta con sé lo svantaggio di dilatare il rapporto spazio-tempo. In realtà, quella di camminare è la dimensione più umana che sta alla base del movimento”.
(tratto da il quaderno.it)

Sant’Arcangelo, giornata di “lutto cittadino”

I “Codisam” di Sant’Arcangelo Trimonte, Savignano e Ariano, con una nota, annunciano che sabato 31 maggio “sarà giorno di lutto cittadino a Sant’Arcangelo Trimonte: tutto il paese vestirà di nero”.
Nella nota viene spiegato che “di fronte all’accanimento politico che si sta perpetrando sul nostro territorio non si dovrebbe rimanere in silenzio, ma il silenzio e il profondo lutto morale sono l’unica manifestazione di sdegno che in questo momento siamo capaci di esprimere”.
Inoltre “gli esercizi commerciali, imprese, agricoltori e cittadini tutti, fermeranno le loro attività dalle ore 12 alle ore 12,30, in segno di riflessione e di preghiera per quanti, in questi lunghi anni di sacrifici in nome dell’emergenza rifiuti,si sono ammalati di neoplasie, di ischemie o di altre malattie. Per quanti si sono sacrificati per le loro terre. Per la morte del futuro delle generazioni di questo paese. Ad ogni porta delle nostre case, ad ogni serranda dei nostri negozi, un drappo nero testimonierà il dolore di un’intera comunità; in modo civile come solo i Montemalesi sanno fare. Un popolo che ha dato tanto, ospitando due discariche, inquinate da rifiuti tossici. Un popolo che non perde il suo profondo senso di solidarietà, dedicando un pensiero a tutti coloro che in questo periodo sono stati raggiunti da misure restrittive o amministrative, la cui unica colpa è stata quella di voler difendere la nostra terra e la nostra salute. Le campane della chiesa di Santa Maria Maggiore daranno inizio alla manifestazione”.
(www.epicentrobenevento.it)

giovedì 29 maggio 2008

Consiglio provinciale, la Casta si riunisce e dimentica il Fortore


È stato convocato il consiglio provinciale per venerdì 9 giugno, ma della richiesta avanzata da alcuni esponenti politici sanniti di tenere un’assise a san Bartolomeoin galdo nessuna risposta. Silenzio assoluto. Assordante. Ancora una volta la Casta dimostra di essere solo interessata al voto dei fortorini. Ed è sorda alle grida di dolore, intenta com'è solamente a spartirsi poltrone e potere. I Lanzichenecchi della politica hanno scorazzato in largo e in lungo questo territorio, facendo promesse a destra a manca, ma come sempre passato il santo passata la festa.
La Casta si riunirà la prossima settimana per la trattazione di quattro punti all’ordine del giorno (sic!):
1. Lettura e approvazione verbali delle sedute consiliari dell’11, 20, 25 e 27 febbraio 2008, dell’8 e 16 maggio 2008.
2. Interrogazione del consigliere Lucio Rubano del gruppo Pdl concernente il servizio trasporto pubblico.
3. Modifica degli artt. 76 e 23 del regolamento del Consiglio Provinciale.
4. Approvazione “rimodulazione piano forestale stralcio anno 2008” – l.r. n. 11/1996 e successive modifiche e integrazioni.

«Molisannio, Colasanto... faccia qualcosa»

Condividendo in toto la proposta del direttore de “Il sannio quotidiano” Luca Colasanto sulla possibilità per il Sannio di avviare l’iter per la costituzione del Molisannio o Regione Sannio, che dir si voglia, postiamo un appello lanciato dall’associazione Sanniti in Svizzera al consigliere regionale e apparso sul proprio quotidiano il 28 maggio scorso.

Caro Direttore Colasanto,
Lei fece un annuncio che doveva iniziare la raccolta di firme per staccarci definitivamente dalla Regione Campania per fare il Molisannio: con la Regione Campania abbiamo poco a che fare: culturalmente, per usi e costumi e modo di pensare. Napoli ed i suoi abitanti vera spina nel fianco per noi Sanniti sono stati sempre poco considerati. Dicono che siamo tutti napoletani se per caso c’è qualcosa di positivo, e campani quanto si tratta di monnezza, ma secondo me loro mirano a far diventare il nostro Sannio il loro «monnezzaro». Prima di arrivare con l’acqua alla gola, chi di voi è in grado di fare qualcosa per salvarci si muova adesso. Lei caro Direttore può fare qualcosa, anche se il padrone del suo partito dice diversamente.
Le auguro buon lavoro ‘I Sanniti in Svizzera’

Pietro Bozzuto

Al via macroregione Appennino

Parte da Sportore in Abruzzo il lungo cammino di sensibilizzazione sulla nascita dal basso di una Macro Regione dell’Appennino. Nel piccolo centro abruzzese il Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano, ha incontrato un gruppo di animatori per fare il punto della situazione e lanciare il sondaggio on-line sul sito internet www.piccolicentrieuropei.com. “Il disastro campano sui rifiuti ed il trattamento da terzo mondo riservato ai piccoli Comuni irpini - avverte il Portaovce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - sono l’emblema di un progressivo abbandono delle piccole comunità locali da parte delle Regioni, ormai avvitate sulle grosse aree urbane. Il futuro dei piccoli Comuni, soprattutto quelli meridionali, delle aree interne montane e fortemente legato ad una nuova realtà regionale per macroaree in grado di comprendere e valorizzare le grandi opportunità che dell’Appennino Italiano. Oltre 500 piccoli Comuni – precisa il leader di Piccoli Comuni - attualmente sono considerati un nulla, invece all’interno della Macro Regione Appennino sarebbero centrali e fortemente determinanti. Il sondaggio on-line le conclusioni del Portavoce dei Piccoli Comuni ci dirà cosa pensa davvero la pubblica opinione e da lì partire per una grande azione popolare ed istituzionale dal basso. Intanto sono in previsione incontri di animazione in Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Calabria. All’iniziativa hanno aderito diversi docenti universitari, imprenditori, associazioni culturali e cooperative giovanili. Trenta parlamentari hanno chiesto notizie sull’iniziativa ed un maggiore approfondimento del tema. I Piccoli Comuni chiedono un taglio secco del numero delle poltrone inutili e costose della cattiva politica per dare spazio ad una nuova stagione dei diritti e delle opportunità per i giovani.

mercoledì 28 maggio 2008

Il neoconsigliere Maddalena: uniamoci a non far morire il Fortore


Pubblichiamo integralmente la lettera che il neoconsigliere provinciale Michele Maddalena ha inviato ad alcuni organi di stampa in merito al "grido di dolore" lanciato dal parroco di san Bartoloemo in galdo, don Franco Iampietro.

Condivido in pieno l’amaro sfogo di rabbia e di dolore del parroco di san Bartolomeo in galdo, don Franco Iampietro, baselicese come me, provocato dall’ennesimo episodio di malasanità, purtroppo finito in tragedia, che ha avuto ancora una volta per protagonista un cittadino fortorino.
E bene ha fatto, lo stesso, a mettere ancora una volta sotto il microscopio tutte le difficoltà con le quali la gente di questa martoriata terra costretta è costretta quotidianamente a convivere e con le quali diventa sempre più difficile fare i conti.
Questa gente è stata fin troppo paziente nel sopportare, negli anni, le ingiustizie della cattiva politica(di destra e di sinistra) che puntualmente ha vanificato le aspettative per la realizzazione di un ospedale e di una strada di penetrazione promessi ad ogni tornata elettorale da varie generazioni di politici. Oggi, dopo essere stati espropriati della Pretura, della caserma dei Vigili del fuoco, di alcuni uffici periferici, addirittura incombe il rischio più che concreto che la mannaia dei tagli della spesa sanitaria alla Regione, possa prevedere, come già in passato, anche la soppressione di alcune guardie mediche che oggi operano sul territorio della Valfortore.

Ecco perché il richiamo di don Franco non deve cadere nel vuoto. Oggi tocca a noi, tutti, dai politici alle associazioni rappresentanti la società civile, dai sindacati al semplice cittadino, ognuno con le proprie responsabilità, tenere alta la guardia in difesa di quello che ci è rimasto. Tocca a noi gente di questa terra, senza aspettarci miracoli da nessuno, assumere le iniziative indispensabili a gettare le basi per una nuova politica del territorio tesa allo sviluppo e alla valorizzazione delle risorse esistenti. Senza vittimismi ma con la caparbietà che ci caratterizza; dobbiamo fare qualcosa per i nostri giovani costretti a partire alla ricerca di un lavoro, dobbiamo inventarci qualcosa per sostenere le piccole imprese, il turismo rurale, l’agricoltura l’artigianato.

Tuttti insieme ce la possiamo fare a non far morire il Fortore. Lavoare per la mia gente sarà il mio impegno quotidiano teso a mantenere sempre alto il livello di attenzione su questa realtà territoriale e sarò sempre al fianco di tutti coloro, a partire da don Franco Iampietro, che avranno voglia di adoperarsi ed impegnarsi per lo sviluppo ed il progresso di questo meraviglioso territorio.
Michele Maddalena
Consigliere provinciale Idv