martedì 17 giugno 2008

Sant’Arcangelo,entro sabato collaudo discarica


Il collaudo della discarica di Sant'Arcangelo Trimonte avverrà entro sabato prossimo. Se ci sarà il via libera la discarica inizierà a ricevere i primi autocompattatori nella giornata di domenica. E' quanto emerso da un incontro tenuto oggi negli uffici del commissariato di governo dai tecnici della stessa struttura con gli amministratori locali del piccolo centro sannita.
Anche per Sant'Arcangelo è previsto l'impiego dei militari dell'esercito, sia per le funzioni di vigilanza che per le funzioni di controllo sul materiale da sversare.
(fonte. epicentrobenevento.it)

Comunità montane: abolirle tutte?

(Corriere.it) Roma 17 giugno 2008 - «Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno», dice un cartello appeso in migliaia di caffè italiani. Fedele a questa idea, il governo avrebbe deciso di spazzare via tutte le comunità montane. Non solo quelle marine, inventate sulla carta solo per distribuire poltrone. Ma anche quelle vere. Quelle che davano un po’ di ossigeno ai piccoli comuni che, tagliati fuori dal mondo, dallo sviluppo e dal turismo, sono stati di anno in anno svuotati dagli abitanti e rischiano di diventare dei presepi sgretolati dal tempo, via via ingoiati dai boschi, dai rovi e dalle erbacce. Non c’è rispetto per la nostra storia, nella scelta che pare irrevocabile del Consiglio dei ministri. Non ce n’è per la memoria di quei nostri nonni che si cavarono il sangue per strappare alla montagna certi pascoli così ripidi che i covoni di fieno rotolavano a valle.

Né per comunità di uomini liberi come quelle che caratterizzarono l’Altopiano dei Sette Comuni o le “Regole” dell’Ampezzano, esempi straordinari di democrazia dal basso. Né per il ricordo di quanti resistettero a carestie terribili come quella dell’Appennino ligure raccontata da Giovanni Baroni nel 1857: «Non vi furono faggioli, non vi fu melliga, e non vi furono castagne (...) e le genti perciò non solo davano di bocca e vivevano di patate ma anche di radiche di erbe, ed arivarono (...) a macinare la radice secca delle ferecce, detta ferexa, per fare del pane...».
Certo, il sistema delle Comunità Montane, nato nel 1971 per arginare una drammatica emorragia dei paesi, testimoniata tra l’altro da uno studio del “Mulino” di Gian Carlo Jovi che già nel 1954 denunciava “Lo spopolamento della montagna”, ha preso una brutta piega. Basti ricordare il caso della Murgia Tarantina, dove su nove comuni quelli «parzialmente montani» sono 4 e i “non montani” 5, con un’altitudine media di 213 metri, una sessantina in meno del Montestella, la collinetta di detriti alla periferia di Milano. Per non dire del paese - simbolo dello scandalo, Palagiano. Il cui municipio svetta a 39 metri sul mare e il cui massimo rilievo arriva a quota 86: 12 metri meno del campanile veneziano di San Marco.

Che ci fosse bisogno di un giro di vite è fuori discussione. Tanto più che alle numerose località costiere, tra le quali spiccava in Sardegna perfino una Comunità Montana Riviera di Gallura (travolta dall’unico vero repulisti, quello di Renato Soru) se ne erano aggiunte altre ancora, a dispetto delle polemiche, come la calabrese Bova Marina. Ed è impossibile negare che i primi tentativi di razionalizzare le cose, date le poltrone da sopprimere (la Murgia Tarantina aveva ad esempio un presidente, 6 assessori, 27 consiglieri, un segretario generale...) avevano visto durissime resistenze. Dopo essere partiti dall’ipotesi di mantenere in vita solo le comunità con un’altezza media di mille metri (i comuni italiani che superano quell’altitudine sono 294, con in testa Sestriere, Chamois e Livigno), la quota era stata progressivamente abbassata prima a 900, poi a 700, poi a 600... Insomma: arrivare a un accordo, nonostante la disponibilità dell’Uncem (l’Unione delle comunità) che per bocca del presidente Enrico Borghi aveva teorizzato la benefica soppressione di un terzo degli enti per consentire una vita migliore agli altri, si era rivelato più difficile del previsto. Va detto: la tentazione di un gesto d’imperio che spazzasse via tutto era forte. Dai e dai, però, in linea con il percorso disegnato che prevedeva una scrematura fatta dalle Regioni e avrebbe dovuto concludersi entro il 31 luglio, una netta riduzione si era delineata.

Con la soppressione di 140 comunità (da 330 a 190), la riduzione dei consiglieri da 12.820 a 6.000 e un taglio netto che avrebbe portato in due anni il «budget» degli enti montani da 190 milioni di euro del 2007 a 120 del 2009, con un colpo di accetta del 37%. Una enormità, rispetto alle sforbiciatine date ai costi dei palazzi della politica. E proprio qui è il punto. Le comunità montane, a causa della deriva clientelare di una minoranza, sembrano essere state individuate come l’anello debole. Il simbolo più facile da colpire per «dare una lezione». Per mostrare i muscoli: basta, tutte azzerate. E le Province che, ad ascoltare Berlusconi in campagna elettorale («Non parlo delle Province, perché bisogna eliminarle») dovevano essere soppresse? Domani, forse. E certi costosissimi catafalchi regionali? Domani, forse. Peccato. Perché, messa in questi temini, la scelta di spazzare via tutte le comunità montane sembra un boccone di demagogia dato in pasto alla plebe affamata di atti simbolici. E invece Dio sa quanto ci fosse bisogno di abolire la montagna falsa, ridicola, clientelare, per salvare la montagna vera. Quella che giorno dopo giorno, se non è benedetta dal turismo, muore.

Come larga parte della Carnia. Come certe vallate del Cuneese, i monti dietro Verbania dai quali partivano i bambini venduti agli spazzacamini, le aree interne dell’Abruzzo, dell’Alto Molise, dell’Alta Irpinia o le Serre Calabre. I numeri di certi paesi, carne della carne italiana, dicono tutto. La cuneese Bellino è precipitata dagli anni Ottanta ad oggi da 324 a 156 abitanti, la bergamasca Averara da 327 a 192, la valtellinese Spriana da 177 a 98, la reatina Collegiove da 260 a 182, la molisana Castelverrino da 256 a 124. Per non dire dei paesi calabresi descritti da Vito Teti, evacuati fino all’ultimo dei loro abitanti. Lo Stato ha il dovere di investire anche in perdita su un patrimonio come l’Alitalia? Beh, forse la montagna italiana, con le sue storie raccontate da Mario Rigoni Stern, Mauro Corona, Corrado Alvaro o Umberto Zanotti Bianco merita qualcosa di più che la metà dell’ultimo prestito ponte alla compagnia di bandiera. Il bosco, in un’area curata qual è il Trentino, si è già ripreso dal 1973 ad oggi 182 chilometri quadrati di pascoli creati con fatica bestiale dei nostri nonni. Dalle altre parti del Paese va peggio. Molto peggio. E’ questo il destino dei piccoli paesi montani assediati dalla selva e dall’indifferenza?
Gian Antonio Stella

Arrestateci tutti

Chiudere gli enti inutili senza e senza ma

“Il Coordinamento Piccoli Comuni auspica che il Governo nel Consiglio dei Ministri di oggi approvi davvero i provvedimenti taglia enti inutili come le Comunità Montane e tutta quella pletora di organismi buoni solo per le clientele politiche dalle poltrone costosissime – l’auspicio del Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - Le risorse risparmiate – la proposta di Piccoli Comuni - devono essere utilizzate per realizzare quei servizi ai cittadini che vivono nei piccoli Comuni come la viabilità, la rete veloce, il pediatra e l’assistenza domiciliare integrata per fare qualche esempio concreto ad oggi negati proprio nei territori dove insistono gli enti inutili come le Comunità Montane. Le competenze, lasciate inespresse dalle Comunità Montane anche per colpa delle Regioni italiane che non hanno mai reso operativa la legge n.97 del 1994 sulla montagna, passino ai piccoli Comuni che per aggregati mettono in campo servizi territoriali efficaci ed efficienti ai cittadini”.

lunedì 16 giugno 2008

Carico di rifiuti radioattivi diretti a Savignano, Aceto: massima attenzione

La notizia del blocco del conferimento alla discarica di Savignano Irpino di un carico di rifiuti risultato radioattivo ha indotto l'assessore provinciale di Benevento all'ambiente Gianluca Aceto a rilasciare la seguente dichiarazione.
L'accaduto ci consiglia di essere ancora più vigili e consapevoli di quanto già non fossimo in merito al conferimento dei rifiuti nella vasca in Sant'Arcangelo Trimonte . Appare sempre più necessario il coinvolgimento delle popolazioni e delle Istituzioni locali in questo tipo di operazioni.
(www.82cento.it)

Monti Dauni, prosegue il progetto “Life Natura Fortore”

Continua l’attività di animazione sul territorio per il progetto “Life Natura Fortore”. Si è svolto, infatti, al Centro direzionale agroalimentare “Consiat” di Torremaggiore il convegno “Tutela del territorio e valorizzazione dell’agricoltura”. (…)Il “Life Natura Fortore”, finanziato dall’Unione Europea per la tutela dell’ambiente e delle specie animali, ha già realizzato un intenso programma di azione e animazione lungo la Valle del Fortore come la realizzazione del carnaio e dell’invaso di Baselice, il corso per guide naturalistiche e ambientali e le lezioni nelle scuole elementari e medie. (…) Infine è continua l’attività di monitoraggio per saggiare lo stato di salute del fiume Fortore. I primi risultati hanno evidenziato che “la qualità biologica del corso del fiume presenta un andamento mediamente declinante verso livelli di mediocrità poiché si è evidenziata la riduzione della fascia di vegetazione riparia e, soprattutto, l’inquinamento dell’acqua determinato da scarichi non controllati”.
(tratto da ilgragale.it del 13 giugno 2008)

Energia emblema fallimento delle Regioni

“Il fallimento delle Regioni dopo la riforma del Titolo V della Costituzione trova proprio nelle materie energetiche il proprio l’emblema,dopo la sanità e l’istruzione – il giudizio durissimo del Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano al Forum web sulla giornata europea del vento - Regole diverse da una Regione all’altra attacca il Portavoce di Piccoli Comuni - burocrazie ingombranti e farraginose, conflitto tra assessorati all’industria e all’ambiente sulle reciproche competenze stanno creando notevoli ritardi e forte disagio nella crescita di un comparto vitale per il Paese e per l’UE. Esempio concreto viene dai PRIE presentati alla Regione Puglia e praticamente fermi a prendere polvere sulle scrivanie. Il fallimento delle classi dirigenti regionali - l’analisi impietosa di Piccoli Comuni - su temi strategici per il futuro richiede una doverosa riflessione politica nazionale sulla possibilità di revocare alle Regioni materie importanti come l’energia. Regole certe per una politica energetica sostenibile è la richiesta pressante che parte dal basso, dalle piccole comunità locali, come argine alla giungla di regole e regolette regionali molto spesso in contrasto da un confine all’altro. Al Governo ed al Parlamento – la proposta del leader di Piccoli Comuni - chiediamo l’apertura di un tavolo nazionale permanente delle fonti rinnovabili aperto anche ai produttori energetici per fare chiarezza normativa e costruire insieme un percorso in grado di realizzare gli obiettivi ambiziosi del massimo sviluppo possibile delle fonti energetiche rinnovabili nel nostro Paese. Non è più accettabile che burocrazie inefficaci e classi dirigenti miopi impediscano un sano ed ordinato sviluppo di una risorsa immensa soprattutto per il Mezzogiorno d’Italia in grado di creare sviluppo, lavoro vero e ricchezza per migliaia di giovani e far del Sud un autentico polo energetico europeo da fonti rinnovabili nel cuore del Mediterraneo – le conclusioni del Portavoce di Piccoli Comuni.

sabato 14 giugno 2008

In Italia sono 2.943 gli impianti dell'energia eolica


Sono 2.943 gli impianti eolici in Italia e distribuiti soprattutto nel Centrosud, che garantiscono circa l'1,1% del fabbisogno nazionale.Il rapporto dell'Anev, vede in testa la Puglia, con 658 impianti e 685 megawatt di potenza. Seguono la Sicilia, con 631 pale eoliche (583 megawatt), la Campania con 606 impianti, la Sardegna (70), l'Abruzzo (244), la Basilicata (180) e il Molise (136). Sfruttamento del vento piu' ridotto in Calabria (58 impianti), Toscana (20), Lazio (15) e Liguria (11).
(Fonte: Ansa)

venerdì 13 giugno 2008

Il presidente nazionale Del Boca sulle intercettazioni: le manette ai giornalisti sono incompatibili con la libertà di stampa

di Lorenzo Del Boca*

Ancora carcere per i giornalisti! E non consola il fatto che i cinque anni previsti siano stati ridotti a tre, con uno sconto significativo del quaranta per cento.
Il Governo ritiene che la lotta al malaffare che alberga nel Paese debba rimanere un fatto riservato – quasi privato – fra delinquenti e forze dell’ordine, magistratura compresa. Quello che non è consentito - altrimenti sono manette…- è che la gente sappia quello che accade a casa sua o nei dintorni.
E’ paradossale. I cittadini vengono privati di una loro esigenza fondamentale che è quella di conoscere come vengono amministrati, in che tempi e con quali risultati.

Il diritto di cronaca non c’entra. La parola diritto evoca il privilegio e conduce direttamente a considerare i detentori come corporazione o, peggio, come casta. I giornalisti diritti non ne hanno e non ne vogliono. Accettano il dovere che è proprio della loro professione di informare correttamente, con equilibrio e con onestà intellettuale.Certo, non sono infallibili e qualche esagerazione voyeuristica l’hanno pure accreditata, pubblicando dettagli privati, non necessari per comprendere la vicenda che si stava raccontando e, che, dunque, andavano trascurati.

Il famoso messaggio della Falchi che dichiarava il suo amore per il marito è l’esempio che viene sempre agitato e sul quale il “mea culpa” della categoria dei giornalisti deve essere totale. Ma la necessità di assicurare un rigoroso rispetto e una maggiore attenzione per la dignità altrui non è nemmeno parente con la ghigliottina che punta a escludere tutto e a considerare le violazioni un reato meritevole della prigione. L’obiettivo che il Governo indica per l’informazione è un percorso omologato e timoroso, sempre sotto ricatto e autocensurato al di sotto del livello di guardia. Per evitare guai con le inchieste serie sarà incoraggiata a occuparsi esclusivamente di argomenti innocui.

Il cittadino deve domandarsi se, con l’applicazione dei provvedimenti del Governo, otterrà più o meno informazioni. Se ne otterrà di meno significa che un laccio – un altro – è stato stretto fra le penne e i microfoni dei giornalisti. Con buona pace della libertà che si trova a zoppicare ancora di più.

*Presidente ordine nazionale dei giornalisti

(fonte: www.odg.it)

Montefalcone: 60 anni dell’Arci-Uisp, musica e gastronomia nel week end


L’ Arci-Uisp di Montefalcone Val Fortore, in occasione dei 60 anni dell’associazione, propone due nuovi appuntamenti per il week-end. Sabato 14 giugno in programma il concerto del maestro Michele Mangano, ambasciatore italiano nel mondo di Pizzica Salentina accompagnato dalla sua orchestra in Piazza Vittorio Emanuele III , a partire dalle 22. Michele Mangano presenterà uno spettacolo, il “Ritmo della Taranta” che avrà come priorità la vera pizzica del Salento: strumenti tradizionali, come le chitarre battenti, le tammorre, i tamburelli e la fisarmonica a scandire i passi della danza delle “pizzicate”. Un ballo, quello della taranta, che si accosta alla tradizione sannita, specialmente a quella dei paesi del Fortore.
Domenica 15 giugno, invece, appuntamento con la buona gastronomia presso la taverna “Rifugio dei Nobili” di Montefalcone, dove si potranno gustare i prodotti tipici del Fortore: il Centro Comunitario “Slow Food” proporrà inoltre un menù ideato per l’occasione. Da visitare inoltre il Museo di Civiltà Contadina aperto per le festività dell’Arci, oltre ad una mostra sul brigantaggio che vide protagoniste le colline del Fortore.
(www.ilquaderno.it)