lunedì 11 febbraio 2013

Sannio e petrolio: A Ginestra degli Schiavoni incontro con la Delta Energy. I No Triv a casa di Spina


Nuova azione di protesta del coordinamento NoTriv Sannio contro i progetti di trivellazioni petrolifere nel Sannio e in Irpinia, messi in atto dalla società inglese Delta Energy. Ieri mattina una nutrita delegazione del coordinamento si è recata presso l'abitazione beneventana del sindaco di Ginestra degli Schiavoni e presidente della Comunità Montana del Fortore, Zaccaria Spina, per avere delucidazioni in merito ad un suo incontro, in programma nella giornata stamane a Ginestra degli Schiavoni, con i rappresentanti della società inglese.

"Il Sannio è verde non nero" è stato il messaggio lanciato dai NoTriv Sannio in uno striscione esposto sotto la casa del primo cittadino fortorino. "Il timore del coordinamento - affermano dal comitato No Triv Sannio è che incontri del genere preludano ad accordi con la società, mentre è necessario ribadire con forza fin da subito una decisa opposizione a qualsiasi progetto di estrazione di idrocarburi nel Sannio, che non porterebbe che devastazione ambientale ed impoverimento economico".

Il sindaco Spina ha incontrato la delegazione e ha rassicurato il coordinamento sulla propria opposizione alle trivellazioni, aggiungendo che l'incontro di domani si terrà solo per avere chiarimenti tecnici sui provvedimenti. Il primo cittadino ha inoltre assicurato che parteciperà alla prossima assemblea del coordinamento NoTriv, prevista per giovedì prossimo 14 febbraio, presso il Palazzo del Volontariato di Benevento.

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sabato 9 febbraio 2013

La Provincia va al Tar per battere le trivelle

L’amministrazione provinciale presenterà ricorso al Tar contro gli atti rilasciati dalla Regione Campania per l’autorizzazione delle estrazioni petrolifere nel Sannio. Lo ha annunciato ieri l’assessore provinciale all’Ambiente nel corso della seduta della commissione consiliare presieduta da Angelo Capobianco.

Due gli argomenti all’ordine del giorno: programma di trivellazioni per le ricerche petrolifere in numerosi comuni del Sannio e gestione del ciclo dei rifiuti. «Sulla prima questione – riferisce la Rocca – la Commissione consiliare e lo stesso assessore hanno già affrontato nei mesi scorsi l’argomento ed hanno promosso numerose iniziative, tra le quali la proiezione nella sala Consiliare della Rocca dei Rettori del documentario-inchiesta “Mal d’Agri” sull’estrazione degli idrocarburi in Val d’Agri nel potentino. Commissione e assessore hanno ribadito la loro netta e convinta opposizione al programma di trivellazioni ed hanno discusso sulle azioni di contrasto più opportune da intraprendere in tutte le sedi politiche ed istituzionali.

La Commissione intende richiedere una discussione in Consiglio provinciale, mentre l’assessore ha annunciato che già domani (oggi, ndr), con l’ausilio di docenti dell’Università del Sannio, verrà discusso in Giunta un dossier da allegare al ricorso innanzi la Magistratura amministrativa contro i provvedimenti autorizzativi regionali».

L’assessore Aceto e la Commissione, infine, hanno auspicato, «così come successo per la centrale a turbogas “Luminosa”, il massimo coinvolgimento delle Istituzioni locali e degli stessi cittadini del Sannio per fare fronte comune contro l’annunciato scempio del territorio sannita».

Sul tema, va ricordato che lunedì prossimo è in programma a Ginestra degli Schiavoni un incontro promosso dal sindaco del piccolo centro, Zaccaria Spina, con i referenti della società che intende realizzare i progetti estrattivi di idrocarburi nel Sannio, la ‘Delta Energy’. Nello stesso giorno a Napoli si terrà l’annunciata iniziativa di accesso agli atti presso gli uffici regionali richiesta dai consiglieri comunali di San Marco dei Cavoti Domenico Costanzo e Valentino Ca¬stello.

Tornando ai lavori della commissione, Aceto ha relazionato sullo stato dell’arte in tema di rifiuti. «Un confuso ed inestricabile guazzabuglio legislativo – l’ha definito l’assessore – che (non) governa la materia». La Commissione ha auspicato che il disegno di legge regionale attualmente in discussione possa essere utile a rendere più certi poteri e funzioni, soprattutto se lo stesso verrà coordinato e discusso con il nuovo Par¬lamento. Si è inoltre discusso della vertenza dei lavoratori dei disciolti Consorzi rifiuti, mentre l’assessore Aceto ha relazionato sullo stato dell’attuazione del programma di impiantistica predisposto dalla Provincia per la gestione del ciclo rifiuti.

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venerdì 8 febbraio 2013

No Triv: ecco come e dove vogliono cercare petrolio


Fermare le trivelle e salvare il territorio. Con questo obiettivo il coordinamento No Triv Sannio ha dato vita al primo incontro di autoformazione per far comprendere alla popolazione i rischi che le trivellazioni petrolifere comportano per l'ambiente e il territorio sannita. A relazionare il geologo Roberto Pellino, che partendo da un'analisi geomorfologica dell'area interessata dai progetti di ricerche petrolifera, ha messo in rilievo le possibili incidenze sul territorio.

Pellino ha poi spiegato come avvengono le ricerche di petrolio. Il primo passo da compiere è l'indagine geosismica. Compiuto questo primo step con esito positivo, si passa alla creazione di pozzi esplorativi. Tra il 1961 e il 1982 i cercatori di oro nero hanno già trivellato alcune parti del Sannio. Nel corso degli anni nella provincia di Benevento sono stati relizzati 17 pozzi. Due hanno anche dato petrolio. Ma alcune conseguenze di quell'attività di ricerca si fanno sentire ancora oggi: un pozzo realizzato nell'area di San Marco dei Cavoti oggi è nella lista dei siti da bonificare della Regione Campania.

L'area interessata dalle trivellazioni degli anni passati è quasi la stessa che oggi è inserita nei due progetti della Delta Energy: Case Capozzi e Pietra Spaccata. Una zona tra il Fortore, il medio Calore e l'Irpinia che se, come spiega il geologo, non si caratterrizza dalla presenza di particolari serbatoi idrici, è però attraversata da fiumi importanti come il Calore, l'Ufita, il Tammaro e il fiume Fortore. Si può così immaginare il danno che si provocherebbe per un'eventuale fuoriuscita di inquinanti dai pozzi. Non mancano certo gli esempi di eventi simili. Nella vicina Basilicata, terra di petrolio, la diga del Pertusillo è completamente inquinata.

Altro tema che accende l'attenzione di chi si oppone alle trivellazioni è la paura per le conseguenze di effettuare trivellazioni in una zona sismica. La zona dei progetti di ricerca ricade infatti in una zona a sismicità medio-alta. Unanime il giudizio negativo dell'assemblea sui progetti di ricerca di idrocarburi nel Sannio. Un no che non mancherà di farsi sentire con future iniziative.

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giovedì 7 febbraio 2013

IL PSAUT DELLA DISCORDIA


La decisione dell’Asl non piace ai sindaci

Da ieri mattina la notizia è ufficiale: a partire dal 13 febbraio prossimo sarà aperto il Psaut di San Bartolomeo in Galdo. Ieri il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Benevento, Michele Rossi, ha firmato la delibera con la quale si dà il via libera al presidio nel centro fortorino. L’apertura del Psaut prevede lo spostamento totale del Saut di FoianoValfortore e dei medici del 118 di Ginestra degli Schiavoni, trasformando così la struttura di ginestra in uno Sti (Sistema di trasporto infermi). In sostanza nel centro del Miscano sarà presente solo un ambulanza con autisti soccorritori e infermieri senza la presenza dei medici.

Il presidio di pronto soccorso per le piccole emergenze territoriali, che sarà allocato nei locali dell’ospedale di San Bartolomeo in Galdo, prevede dunque un’unità mobile che svolgerà il servizio di 118 e una postazione fissa per un totale di 12 medici più infermieri e autisti socco ristori.

La delibera di ieri, dunque, conferma ciò che Ottopagine da mesi va affermando: l’apertura del Psaut a fronte dello spostamento del 118 di Foiano a San Bartolomeo e la soppressione del Saut di Ginestra. Se a San Bartolomeo c’è soddisfazione per la decisione dell’Asl, nel resto del territorio fortorino la notizia ha lasciato perplessi e scontenti molti amministratori.

Il sindaco di San Marco dei Cavoti ha preferito non commentare la notizia, anche perché, a suo dire, “la notizia si commenta da sola”. Il primo cittadino si chiede però “chi e con quale criterio si è fatta questa scelta”. Zaccaria Spina, sindaco di Ginestra esprime rammarico e dispiacere. “Si è presa una decisione importante, visto l’argomento, senza coinvolgere e concertare con gli enti locali. Addirittura non c’è stata nemmeno un’informazione preventiva. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno”.

“Una decisione – sottolinea Spina - che provoca una rivoluzione del sistema sanitario del territorio. Una delibera che stravolge il verbale condiviso da molti sindaci nell’ottobre del 2010, nel quale si affermava che l’apertura del Psaut non doveva comportare la chiusura dei due Saut presenti nell’area del Fortore”.
“Naturalmente salutiamo con soddisfazione l’apertura del presidio a San Bartolomeo, - afferma il sindaco di Ginestra e presidente della comunità montana – ma così come è stato deciso dall’Asl quello che doveva essere un arricchimento dell’assistenza sanitaria per il territorio, rischia di trasformarsi in un impoverimento del sistema”.

“Il rischio è l’abbandono di quei comuni che erano serviti dal 118 di Ginestra. I tempi percorrenza si allungano e le possibilità di interventi tempestivi diminuiscono. Ormai per questo comuni resta solo il presidio STI di Ginestra che interviene solo in caso di soccorso di base di emergenza, cioè casi di basso codice di gravità”.

Preoccupato dalla scelta dell’azienda sanitaria anche Luigi Paragone, sindaco di San Giorgio la Molara, che pur esprimendo soddisfazione per la decisione di aprire lo Psaut di San Bartolomeo afferma che “la delibera pregiudica l’assistenza e l’emergenza del soccorso sanitario sul tutto il resto del territorio fortorino”. “Si rischia di scatenare una guerra tra poveri – sottolinea Paragone – che non fa bene a nessuno. Togliere ad un povero per dare ad un altro povero non risolve il problema. Restano poveri entrambi”.

Chi è sorpreso dalla notizia è il sindaco di Buonalbergo, Igino Miele. “Questa decisione del’Asl crea un danno notevole al nostro comune. Chi ha assunto tale decisione, evidentemente, non conosce i tempi di percorrenza che ci sono tra San Bartolomeo e Buonalbergo. In questo modo si mette a repentaglio la sicurezza e la vita della gente”. Miele ci ricorda che proprio per migliorare il servizio dei soccorsi di emergenza qualche mese fa la sua amministrazione aveva deliberato per chiedere un servizio di 118 a Buonalbergo per ovviare alla distanza che intercorre tra il suo comune e il capoluogo.

Giuseppe Addabbo, sindaco di Molinara ribadisce ancora una volta che si decide senza conoscere e senza coinvolgere il territorio. “Una scelta che penalizza molti comuni come Molinara, San Marco dei Cavoti, San Giorgio la Molara, Ginestra, Buonalbergo “, dice Addabbo.

“Credo che si poteva tranquillamente aprire lo Psaut di San Bartolomeo in Galdo senza chiudere i 118 di Foiano e Ginestra. Bastava utilizzare, attraverso un accordo con i sindacati. il personale in esubero a Benevento”. La decisione dell’Asl ha scatenato il malcontento anche degli amministratori di Foiano. Il sindaco Michele Maffeo è sconcertato dalla notizia e afferma che è stato un errore. “Si apre un presidio per le piccole emergenze, mentre l’azienda sanitaria, chiude i servizi per le prestazioni specialistiche. C’è un gabinetto di radiologia che funziona a singhiozzo, - afferma Maffeo – mentre per un esame ecografico bisogna aspettare mesi. Questa decisione è un ulteriore segnale di impoverimento del servizio sul territorio”.

Ancora più dure le parole dell’assessore alla comunità montana Giuseppe Ruggiero. “Una decisione che rende peggiore il servizio”. Così Ruggiero esordisce nel commentare la notizia. “Il vasto territorio del Val Fortore sarà servita da una sola ambulanza per quanto riguarda le emergenze gravi. Lo Psaut, così come concepito rischia di essere un servizio inutile”.

“Questo tipo di riorganizzazione e razionalizzazione fatta dall’Asl non credo che faccia risparmiare soldi alla collettività”.
L’assessore alla comunità montana va oltre le questioni politiche e amministrative. Ruggiero si chiede se la struttura dove sarà ubicato il presidio è agibile a tale scopo. “Nella delibera – afferma Giuseppe Ruggiero - si parla di "Certificato di agibilità parziale del 28 agosto 2012 relativo al piano seminterrato da adibire a Psaut, nella sede dell'istituto Sps di Via Costa in San Bartolomeo in Galdo, individuato in catasto al Fg. 90 p.lla 1084, allibrato a pr. ASL bn al n. 113217 del 29 agosto 2012" e continua...."il Decreto Sindacale di autorizzazione sanitaria, rilasciato in data 15 gennaio 2013 con atto prot. N. 416 dal sindaco di Comune di San Bartolomeo in Galdo". Che significa? Che il fabbricato, nella sua complessità, non ha nemmeno la totale agibilità...ma solo nel seminterrato dove verrà ubicato il Psaut, ed inoltre perché una autorizzazione sanitaria la concede con decreto il sindaco e non la stessa Asl? Si intravedono – conclude Ruggiero - sempre di più gli estremi di una decisione politica di fretta e furia prima delle elezioni”.

Preoccupato anche l’ex sindaco di Ginestra degli Schiavoni, Pietro Giallonardo, che ci ha raggiunto telefonicamente per esprime la preoccupazione sul futuro di un territorio che rischia di rimanere isolato e sul fatto che vista la distanza e visto la informazione del territorio mette seriamente a rischio la vita dei cittadini del Miscano.

Reazioni negative, dunque, rispetto alla decisione dell’Asl da parte di quasi tutti gli amministratori che questa sera si incontreranno a San marco dei Cavoti per mettere in campo un’azione comune contro la delibera del direttore generale dell’Asl.

(benevento.ottopagine.net)

martedì 5 febbraio 2013

Ancora eolico nel Fortore


La Commissione Via della regione Campania ha dato parere positivo ad un nuovo progetto per la realizzazione di un parco eolico a San Marco dei Cavoti. La Commissione ha infatti espresso parere di compatibilità ambientale, su conforme giudizio della Commissione V.I.A., V.A.S. e V.I., al progetto “impianto eolico composto da 7 aerogeneratori di potenza complessiva 14 MW da realizzarsi alle località Piana delle Logge ed Acquafredda del comune di San Marco dei Cavoti. Ne da notizia il Burc regionale di lunedì 4/2/2013. Da sottolineare che la medesima commissione aveva in un primo tempo bloccato il progetto poichè “l’impianto proposto risultava in adiacenza ad altri impianti, realizzati e di futura realizzazione.

Esso si prefigurava a nord del centro abitato di San Marco dei Cavoti, alla distanza media di 4 km e a una quota media di 800 m.s.l.m., con un’installazione complessiva di 47 torri eoliche, differenziate per taglia e potenza. Si evidenziava a tale proposito che il sito interessato, in una valutazione in area vasta, risultava gravato da una serie di impianti realizzati e di futura realizzazione che, seppur di impatto visivo moderato se presi singolarmente, avrebbero dato forma ad inevitabili insediamenti a selva, con notevolissimo impatto sulla componente paesaggistica in una valutazione cumulativa”. La Sorgenia riformulava quindi il progetto riducendo il numero di torri da installare ed ottenendo in questo modo il via libera della Commissione ambientale regionale e superare per “magia” il notevolissimo impatto sulla componente paesaggistica che la medesima Commissione aveva in un primo tempo correttamente considerato.

(Fonte: informatoresannita.it)

lunedì 4 febbraio 2013

Gli operai forestali vogliono risposte: «Basta con le parole, servono i fatti»

di Biagina Cece

Solo apparente la calma tra i forestali di Baselice. Dopo le tante battaglie e proteste che gli operai hanno portato in campo non molti mesi fa, oggi si fa il bilancio della situazione. Nell’ultimo Consiglio della Comunità Montana del Fortore si era attestata quella che era la conformità dei progetti del 2012 e quelli futuri. La Regione nell’occasione, come è stato poi ribadito anche nell’incontro con l’Uncem (ottopagine, 02/02/2013), ha stanziato una cifra di poco più di tre milioni di euro per il 2012 e un’altra dello stesso importo per il 2013. Soldi che, affermano gli operai della forestale “non sono affatto sufficienti per pagare tutti gli operai. Purtroppo si continua a ribadire il concetto che non ci sono fondi, ma noi abbiamo delle famiglie da mantenere e ormai è più di un anno che non abbiamo stipendio”.

Si è in attesa dei suddetti finanziamenti della Regione, per ora assicurati in maniera formale, ma nulla di scritto “è stato preso un impegno nulla di più – continuano gli operai – la Regione Campania in passato ha preso tanti impegni che poi non ha realmente concretizzato. Sinceramente noi non crediamo più a quello che ci dice, vogliamo i fatti”. Al momento gli operai della forestale di Baselice sono in cassa integrazione. Quello che si vuole è solo trovare una soluzione ad un problema sempre più grande. Varie le proposte fatte dagli operai “viviamo in un mondo che si professa solidale solo a parole – afferma qualcuno – una proposta sarebbe quella di aiutarci economicamente, perché al momento non abbiamo più soldi. Non vorremmo mai arrivare a gesti estremi; tante sono le associazioni, le istituzioni, anche le banche, perché non fanno un prestito a noi operai che comunque restituiremmo appena questa situazione si sbloccherà? Un prestito magari che non avesse degli interessi troppo alti, perché sarebbe un costo troppo elevato da sostenere per noi. Ci ritroviamo ad avere difficoltà anche a pagare le bollette”.

E qualcuno, dato il periodo in cui ci troviamo, ha affermato “un’idea sarebbe quella di consegnare le tessere elettorali, è il periodo migliore date le imminenti elezioni. Sarebbe un segno di protesta civile, naturalmente non solo Baselice dovrebbe compiere tale protesta, ma anche i forestali degli altri paesi”.

Ad esprimersi anche il sindaco di Baselice, Domenico Canonico “siamo vicini agli operai forestali, che tanto danno con il loro contributo, è un lavoro importante da non sottovalutare il loro. La Comunità Montana del Fortore si è attivata per aiutarli e anche noi come Amministrazione proveremo ad aiutarli in questo momento difficile”. Un momento che dura da troppo “siamo stanchi anche di protestare, molte persone non hanno una buona opinione di noi. Parecchia gente pensa che non dovremmo nemmeno protestare perché non ci riconosce nella nostra professione. Invece noi sappiamo di lavorare anche tanto”.

“La Comunità Montana del Fortore non può permettersi di agire da sola; – ha affermato Salvatore Brancaccio, Vice Presidente della Comunità Montana del Fortore – il ‘vulnus’ del problema è strettamente legato allo spirito che le nuove Disposizioni regionali in materia hanno disposto. Infatti queste ultime incidono gravemente e fortemente con lo status del rapporto lavorativo di tutte le unità in carico al settore forestazione. Se non ci sarà qualcuno disposto ad accollarsi le responsabilità, frutto di scelte scellerate del passato, credo che difficilmente si potrà venire a capo della risoluzione definitiva del problema. L’invito accorato che rivolgo ai forestali fortorini, è quello di coalizzarsi tutti per un unico fine, cercare di organizzare fattive forme di protesta, oltre a rappresentare il loro dramma sociale alle Istituzione di ogni ordine e grado”.

Dagli ultimi incontri sembra esserci ancora un barlume di speranza, ma la paura che anche stavolta siano solo parole, è purtroppo protagonista tra gli operai della forestale fortorina. Solo apparente la calma tra i forestali di Baselice. Dopo le tante battaglie e proteste che gli operai hanno portato in campo non molti mesi fa, oggi si fa il bilancio della situazione.



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venerdì 1 febbraio 2013

No Triv Sannio, ecco come firmare la petizione. L'ex assessore regionale Nappi: 'Tutelare il Fortore'

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Si mobilita il popolo "No Triv Sannio" per scongiurare le ricerche petrolifere nella provincia di Benevento. E' stata redatta infatti, la petizione popolare già redatta nei giorni precedenti. Per supportare l'iniziativa è sufficiente lasciare i propri dati su questo link
http://www.activism.com/it_IT/petizione/appello-per-fermare-la-ricerca-e-l-eventuale-sfruttamento-di-idrocarburi-nella-provincia-di-benevento/42026

Intanto sull'argomento è intervenuto, con un'intervista rilasciata a "Repubblica" anche Gianfranco Nappi, l'ex assessore all'agricoltura della Regione Campania. "Sotto l’attenta regia del Governo Monti e, manco a dirlo, nel consenso della Regione Campania, si stanno avviando le procedure conclusive per l’ingresso in grande stile in Campania della Delta Energy ltd. società del Regno Unito.

La società in questione è una delle principali protagoniste nella ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi: ebbene si, dopo i ‘successi’ lucani, anche la Campania si accinge ad aprire una sua via allo sviluppo fondata sulla risorsa
energetica di maggiore futuro e di minore impatto ambientale esistente (sic): il petrolio.

L’area in questione riguarda la provincia di Benevento, oltre 30 comuni, epicentro nella Val Fortore. Siamo ad un passo dall’avvio delle ricerche. L‘iter non è ancora concluso, ma le fasi più importanti si sono consumate in un silenzio assordante. Se le ricerche partiranno, come appare assai probabile, nessuno sa se daranno effettivamente risultati apprezzabili. E’ credibile che non si avvii una ricerca in un’area dove non si abbia una seria probabilità di riuscita.

Dunque, facciamo lo scenario completo: si trova il petrolio. Nel giro di pochi anni la Val Fortore si troverà inondata da pozzi, trivelle e quant’altro. Diciamo come in Val D’Agri. Cambia il destino di un pezzo di Regione. Davvero imbarazza il fatto che una simile possibilità, dalle implicazioni così grandi, sia assunta senza un confronto pubblico, senza quel necessario processo democratico in assenza del quale nessun meccanismo di sviluppo positivo si può avviare. Ma, diamo per scontato che del petrolio si trovi, ovviamente in quantitativi che non potranno che essere in ogni caso contenuti, davvero è questa la prospettiva che può costruire un futuro diverso per quei territori come per la Campania? Queste domande sarebbe corretto porsele esattamente ora. Dopo, sarà troppo tardi in ogni caso. A me, una prospettiva del genere, appare più come una scorciatoia che brucia futuro piuttosto che costruirlo. Si veda anche la discussione che è aperta in Basilicata proprio sull’esperienza della Val d’Agri dopo circa venti anni di storia. Certo su quel petrolio c’è qualcuno che ci ha guadagnato, a cominciare dall’ENI.

Mi pare difficile che si possa sotenere che ci abbia guadagnato la Basilicata, nè mi sembra si possa sostenere che la realtà di sviluppo della Valle sia mutata sensibilmente nel mentre aumentano le serie preoccupazioni di impatto ambientale delle attività in corso da tanti anni. E i comuni si ritrovano con la mancia lasciata dall’ENI molto spesso senza sapere bene neanche come utilizzarla : non solo perchè magari è carente un progetto di sviluppo d’insieme, ma perchè quella scelta è in radicale contraddizione con ogni idea di sviluppo fondato sulla valorizzazione delle risorse del territorio: quelle emerse e rinnovabili e non quelle sommerse, finite e carburante, appunto, di uno sviluppo drogato e inquinante. Le due cose non possono stare insieme. Ecco perchè nessun turismo,rilancio dei prodotti dell’agricoltura, qualità della vita... si è determinato in Val d’Agri.

E allora vediamola questa Val Fortore. Sono alcuni anni che mi capita di conoscerla a fondo, da napoletano. Parliamo di un’area di straordinario valore ambientale, il Sannio ai confini con Molise e Puglia : un’area marginale nel paradigma dello sviluppo industrialista che invece diventa centrale in quello fondato sulla valorizzazione delle risorse dei territori, con la loro storia e cultura; sulla esaltazione della loro unicità e inimitabilità che mal si adatta alle riproduzioni seriali; sulla sua capacità di fondarsi sulla qualità: della vita, del prodotto, del lavoro, delle relazioni sociali.

Mi sembra davvero difficile immaginare che in un territorio dove già le pale eoliche l’hanno vinta su ogni altro elemento verticale del paesaggio (e poco male, si tratta di energia pulita: l’unico vero rammarico e’ che al territorio, di questa energia prodotta e del suo valore, rimanga ben poco...), a San Giorgio la Molara, forse uno dei paesi d’Italia con il più alto numero di bovini allevati pro capite, e di una razza pregiata, la Marchigiana (cugina della Chianina per intenderci ), o a Castelpagano, dove da piccoli allevamenti di montagna con mucche che mangiano erbe e fieni di svariate qualità, è nato il primo, e al momento unico, latte diventato Presidio Slow Food nel mondo, il Latte Nobile, o a Castelfranco in Miscano, dove in questi anni si è rilanciata un’antica tradizione casearia che fa del Caciocavallo prodotto in quel territorio una eccellenza assoluta, o a Montefalcone dove si coltivano legumi eccezionali come il fagiolo giallo di Montefalcone o quello giallo del Fortore, o in tutta l’area, dove di coltiva un pomodorino che , cresciuto in montagna praticamente senz’acqua, ha una consistenza e un gusto straordinari, o a San Marco dei Cavoti, famoso nel mondo per i suoi torroncini o nel territorio dove si incrociano i Regi Tratturi della transumanza più antica, tutto questo possa continuare a diventare, progressivamente, il fondamento di un faticoso percorso di sviluppo e di valorizzazione in presenza delle trivelle e degli effluvi delle scorie del petrolio bruciate h24.

Non raccontiamoci sciocchezze : le due cose insieme non si tengono. O se ne sceglie una o l’altra. E davvero non dovremmo avere alcun imbarazzo nella scelta. Ma c’è ancora il tempo per una scelta?". (E noi aggiungiamo il famoso Moscato di Baselice, ndb).

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giovedì 31 gennaio 2013

I ‘No Triv’ ai sindaci: «Uniti contro i pozzi»

Fare fronte comune contro il pericolo nero che minaccia il Sannio. Ancora una volta so­no i movimenti a farsi parte diligente nella battaglia per la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute. Il neonato coordinamento ‘No Triv’ fa appello ai sindaci dei comuni inseriti nei quattro programmi di ricerca di idrocarburi che interessano il Sannio. Ben 18 quelli che rientrano nell’area di intervento del progetto «Pietra Spac­cata» della società britannica ‘Delta Energy’: Baselice, Cam­po­lattaro, Casalduni, Ca­stel­pagano, Castelvetere in Val Fortore, Circello, Colle Sannita, Foiano di Val Fortore, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Molinara, Morcone, Pago Ve­iano, Pesco Sannita, Ponte­landolfo, Reino, San Giorgio La Molara, San Marco dei Cavoti. Altrettanti (ma alcuni sono in comune tra i due progetti) sono toccati dal programma di ricerca «Case Capozzi» della stessa ‘Delta Energy’: Foiano in Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Mi­scano, Ginestra degli Schia­voni, San Giorgio la Molara, Buo­nalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, Fra­gneto Monforte, Benevento, Pietrelcina, Paduli, Sant’Arcan­gelo Trimonte, Apice, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio. Ma non è tutto. Il Ministero dello Sviluppo economico ha già autorizzato (grazie al parere favorevole della Giunta regionale) le ricerche petrolifere per altri due progetti che investono sia pure marginalmente la provincia di Benevento.

Si tratta del «Nusco», presentato dalla ‘Italmin Explo­ration’ che si sviluppa in gran parte in Irpinia ma tocca anche il comune sannita di Apice, e del «Santa Croce», tra Sannio e Mo­lise, con il coinvolgimento diretto di tre centri beneventani: Morcone, Santa Croce del Sannio, Castelpagano. A questi comuni si rivolge l’appello redatto dal professor Domenico Cicchella dell’Università del Sannio e fatto proprio dal coordinamento dei movimenti. La nota è indirizzata anche alle Comunità montane ‘Fortore’, ‘Titerno-Alto Tammaro’ e ‘Ufita’. «Noi cittadini, amministratori, membri di associazioni e di organizzazioni professionali della provincia di Benevento – esordisce il testo – coscienti delle minacce che gravano sull’ecosistema locale e sulle economie che da esso dipendono, firmiamo questo appello a testimonianza del Nostro impegno contro le indagini petrolifere e per chiedere al Ministro dell’Ambiente di proteggere in modo efficace il nostro territorio. La ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi rappresenta un grave rischio per l’ecosistema e per le economie che da esso dipendono, come ampiamente dimostrato in diversi studi scientifici in varie parti del mondo dove estrazione, utilizzo e trasporto di petrolio hanno gra­vemente compromesso attività agricole, turismo, biodiversità e non ultimo la salute della popolazione residente.

Il rapporto costi/benefici fa pendere la bilancia esclusivamente dalla parte dei costi per le comunità locali e che gli unici benefici sono di natura economica e ad esclusivo vantaggio delle compagnie petrolifere. Le comunità locali hanno necessità di un modello economico ecosostenibile, e i settori sui quali si vuole puntare sono: agricoltura di qualità, zootecnia, turismo, energia rinnovabile. Vo­gliamo che le attività economiche debbano servire l’interesse generale, il bene comune come è normale che sia in un Paese moderno e democratico e che non si sostenga un modello economico obsoleto e retrogrado». Di qui la richiesta al Ministero dell’Ambiente che si chiede ai Comuni di condividere: «Il Ministero si impegni ad agire in maniera rapida, coraggiosa, intelligente ed incisiva per il blocco immediato di ogni processo di autorizzazione per progetti di ricerca e perforazione». Si attende ora l’adesione dei Comuni che nei mesi scorsi hanno già deliberato contro le trivelle. Per giovedì a Colle Sannita è in programma un incontro dei primi cittadini dei comuni coinvolti dai programmi di ricerca.

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martedì 29 gennaio 2013

Petrolio del Sannio: Il doppio gioco della Regione e l'elaborato della 'Delta Energy'

Le rassicurazioni dell'assessore regionale all'ambiente, Giovanni Romano, le precisazioni del presidente della Commissione Ambiente, Luca Colasanto, la "leggerezza" della Commissione "Via" per quanto riguarda concessioni ed autorizzazioni, l'attesa perenne delle carte della Provincia di Benevento, le azioni dei comuni sanniti, dei sindaci preoccupati e delle associazioni ambientaliste che hanno formato il comitato "No Triv".

La questione trivellazioni, dopo un lungo letargo, è sulla bocca di tutti. E meno male. Dei quattro progetti riguardanti la ricerca di idrocarburi in Campania ("Case Capozzi", "Pietra Spaccata", "Nusco", "S.Croce") tutti e quattro riguardano il Sannio (anche se gli ultimi due lambiscono solo il territorio sannita) per un totale di 35 comuni coinvolti. Gli "avversari" si chiamano "Delta Energy ltd", ‘Italmin Exploration’ e ‘Sviluppo Risorse Naturali’. Non è chiaro un altro aspetto: chi è l'arbitro? In Regione Campania si gioca, come al solito, allo scaricabarile. Lo sanno tutti ma la responsabilità non è di nessuno. Senza voler essere noiosi e ripetitivi, è bene ricordare, sopratutto ai lettori, che la Regione Campania dovrà pronunciarsi sui due progetti della britannica "Delta Energy" nei primi giorni del mese di marzo.

L'ultimo intervento, in ordine temporale, è quello dei sindaci dei territori interessati dai progetti della società britannica (Colle Sannita, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, San Giorgio la Molara, Pago Veiano, Montefalcone di Val Fortore, Circello, Castelpagano, Campolattaro, Pietrelcina, Ariano Irpino, Montecalvo Irpino, San Marco dei Cavoti, Molinara, Reino, Fragneto Monforte, Sassinoro – Comunità Montane: del Fortore, del Titerno-Alto Tammaro, dell’Ufita).

A dare battaglia è il consigliere comunale di S.Marco dei Cavoti, Domenico Costanzo, che, in qualità di coordinatore, con una nota ufficiale, ha chiesto l'accesso a tutti i documenti. Inviti inoltre estesi all'assessore provinciale, Gianluca Aceto, e nuovo appuntamento rivolto a tutti i responsabili degli uffici tecnici comunali, previsto a Colle Sannita, il prossimo 31 gennaio alle 18.30, presso l'aula consiliare.

Tutto questo mentre le "carte" della Delta Energy e le richieste dei sindaci sanniti, sono state pubblicate sul sito ufficiale del Comune di Apice (che vi alleghiamo nei link di questo articolo). Interessante è l'elaborato di progetto della Delta Energy: 29 pagine tra programma di lavori, indagini geofisiche e sismiche, azioni di cantiere, tempi di esecuzione, sicurezza, vibrazioni, limiti di legge, occupazione del suolo ed altro.

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lunedì 28 gennaio 2013

Il paesologo Arminio sbarca nel Fortore per portare un messaggio di speranza

di Leonardo Bianco

Paesi, comunità, territori. Questi i temi trattati venerdì sera nell’incontro con Franco Arminio a Molinara. Un confronto con il poeta e scrittore irpino sulla vita e sulle potenzialità dei territori interni. Arminio ha affrontato il tema della desertificazione che colpisce i piccoli centri come Molinara. L’abbandono della terra da parte dei contadini per fuggire verso centri industrializzati dove le opportunità di lavoro di riscatto sociale sono maggiori.

Un’analisi, quella di Arminio, che però apre la speranza per un futuro diverso per i “paesi dell’Appennino”. Un ritorno alla terra, alle vecchie tradizioni, ai costumi semplici e genuini della civiltà contadina. Piccoli centri caratterizzati dal silenzio di chi è partito e non è più tornato, ma allo stesso tempo di un silenzio che rilassa, che fa riflettere. Piccole comunità attraversate dal silenzio del vento, dalla ricchezza della terra e dell’aria. Fattori che possono ridare vita e speranza, che possono far tramutare la desolazione, l’abbandono un dono ricco e pregiato.

Il “paesologo” Franco Armino ha dato vita ad un dibattito con il folto pubblico presente fatto di domande, risposte e analisi. Un confronto che ha entusiasmato i partecipanti e che ha visto Arminio protagonista di una serata che ha ridato fiducia ad una comunità che nonostante tutto è saldamente legata alla propria terra. Il poeta irpino ha annunciato che a primavera tornerà per un “viaggio nel Fortore”, per storia e pregi di una terra di confine. Una serata riuscita, così come l’aveva immaginata il primo cittadino di Molinara, Giuseppe Addabbo che dei concetti di terra, agricoltura, tradizioni, ne ha fatto un cavallo di battaglia. “E’ giunto il momento che le nostre comunità devono confrontarsi, fotografando la realtà così come è, senza nascondere la verità”.

Così ha esordito il sindaco nel presentare l’evento fortemente voluto da lui e dalla sua amministrazione. “E’ con uno spirito da briganti che vogliamo difendere i nostri paesi. Ieri contro i “piemontesi”, oggi contro le scelte politiche ed economiche. I nostri territori sono sotto un attacco crudele che rischia di schiacciarci”. “I nostri paesi non sono un problema, – conclude Addabbo -, ma la soluzione”. A presentare lo scrittore e poeta Franco Armino è stato il responsabile della Biblioteca comunale Cosimo Caruso, che ha sottolineato l’importanza e l’efficacia del lavoro e dello studio del paesologo.

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venerdì 25 gennaio 2013

Trivellazioni. Il prof Cicchella (Unisannio): “Dove saranno smaltiti i rifiuti petroliferi tossici?”

di Erika Farese

Il Sannio terra di conquista per i cacciatori dell'oro nero. Dopo aver di recente ottenuto il Via regionale al progetto di ricerca di idrocarburi denominato "Pietra Spaccata", che coinvolge molti comuni del Tammaro e del Fortore, la società inglese Delta Energy è pronta ad avviare un altro progetto, questa volta tra Sannio e Irpinia, denominato "Case Capozzi", che coinvolge 15 comuni della provincia di Benevento e 4 dell'Irpinia. Per fermare le trivelle si stanno attivando amministrazioni e associazione ambientaliste. Di pochi giorni fa la conferma della nascita del comitato No Triv Sannio. Ma perchè le trivelle fanno tanta paura? Quali rischi le attività di ricerca petrolifere comporterebbero per il territorio e l'ecosistema sannita? E l'inquinamento?
In una intervista, rilasciata ad NTR24, il Prof. Domenico Cicchella, ricercatore e docente di Geochimica all’Università del Sannio e Associate Editor della rivista scientifica internazionale “Journal of Geochemical Exploration”, risponde ad alcune domande che molti si pongono quando si parla di trivellazioni petrolifere. Il prof. Cicchella è anche autore di decine di articoli scientifici su riviste internazionali e nazionali tra cui ricordiamo lo studio condotto sulle acque minerali e di rubinetto italiane. È inoltre autore di diverse monografie tra cui l’Atlante geochimico-ambientale della Provincia di Benevento.

Perché secondo lei è necessario che il Sannio dica no alle trivellazioni petrolifere?
Sono convinto che qualora ci fosse il petrolio, alla fine della storia questo territorio ne uscirebbe solo come vittima dell’ennesima ingiustizia ambientale. È chiaro che nel Sannio sono pronti ad una folle caccia all’oro nero. Analizzando le richieste ed i permessi, le compagnie petrolifere sembrano sicure di trovare dei giacimenti di idrocarburi che si preparano a sfruttare. Senza un intervento immediato per tutelare le risorse naturali che il territorio ci offre e le economie locali che da esse dipendono, queste aree rischiano di diventare una groviera con rischi inaccettabili per le comunità locali. Qualora ci fossero idrocarburi nel sottosuolo sannita, ripeto, le grandi multinazionali del petrolio arriveranno, lo prenderanno, si arricchiranno ed andranno via lasciandosi probabilmente alle spalle l’ennesimo disastro ambientale.

Quali rischi la ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi comportano per l’ecosistema del Sannio?
A prima vista, sembrerebbe un'attività innocua. Si scava un buco nel terreno, si verifica la presenza di petrolio e poi tutto finisce. E' così oppure la situazione è più complessa? È ampiamente documentato da diversi lavori scientifici che una volta che il petrolio e le altre sostanze chimiche derivanti dalla sua estrazione penetrano nei suoli e nelle acque possono persistere per decenni, influenzando negativamente la vegetazione e le altre forme di vita.

I progetti di trivellazione, previsti tra Sannio e Irpinia, sono davvero numerosi. C’è una probabilità di compromettere la potabilità di gran parte delle acque di questi territori?
Le rispondo solo che nel Paese in cui si è scavato uno dei primi pozzi di petrolio al Mondo cioè in America, recentemente i governatori degli Stati della regione dei Grandi Laghi hanno detto NO all’estrazione di petrolio proprio al fine di proteggere le falde acquifere. È ormai noto a tutti che l’acqua nel prossimo futuro sarà una risorsa fondamentale e non vedo ragioni valide per compromettere le riserve idriche del nostro territorio.

Dal punto di vista chimico, quali sono le conseguenza più importanti che le attività di ricerca petrolifera determinano nell'ambiente e di conseguenza anche sulla salute?
Generalmente dal sottosuolo viene estratta una miscela di petrolio gas e acqua. Quest’acqua può contenere circa 8-10% di idrocarburi nonché altri additivi chimici come solventi organici, piombo, cromo, nichel, zinco, cadmio, mercurio, arsenico, cianuro, e bario cioè tutte sostanze tossiche per l’uomo. Quest’enorme quantità d’acqua deve essere depurata prima di essere smaltita nel più vicino corso d’acqua. L’altro problema è legato ai fanghi e ai detriti, che anche essi possono contenere grandi quantità di additivi chimici, sali, metalli e idrocarburi. Quest’ultimi sono rifiuti speciali che vanno smaltiti in apposite discariche. Visto che dalle nostre parti non riusciamo a depurare neppure le acque contenenti reflui urbani e per quanto riguarda i rifiuti li smaltiamo esportandoli altrove, le lascio immaginare il destino del “rifiuto” petrolifero.

Questi effetti nocivi si determinerebbero solo nel caso in cui effettivamente si rinvenga petrolio nel sottosuolo, oppure anche l'attività di trivellazione in sé può portare danni all’ambiente?
Ovviamente gli effetti maggiori si avrebbero con l’estrazione del petrolio anche se non sono da escludere effetti inquinanti, anche se più contenuti e facilmente controllabili, legati alla perforazione dei pozzi.

Petrolio è una parola, che nell'immaginario collettivo, viene associata alla ricchezza, soldi. Non si pensa subito ai danni ambientali o all'inquinamento. Ma secondo lei è così? Ci potrebbero essere dei vantaggi in termini economici, per esempio per i proprietari dei suoli sui quali si effettuano le trivellazioni?
Beh è giusto associare petrolio è ricchezza, i petrolieri sono sicuramente molto ricchi. Non so quanto convenga al nostro Paese estrarre petrolio. In Italia il titolare di una concessione di coltivazione di un giacimento di idrocarburi è tenuto a corrispondere annualmente allo Stato il valore di un'aliquota del prodotto della coltivazione pari solo al 7% della quantità di idrocarburi liquidi e gassosi estratti. Questo denaro viene poi assegnato al Ministero dell'Ambiente e al Ministero dello sviluppo economico per assicurare il pieno svolgimento rispettivamente delle azioni di monitoraggio ambientale e delle attività di vigilanza e controllo della sicurezza degli impianti. Per ciascuna concessione sono esenti dal pagamento dell'aliquota i primi 20 milioni di mc di gas e le prime 20000 tonnellate di petrolio prodotti annualmente in terraferma, condizioni queste tra le più convenienti al Mondo secondo le stesse compagnie petrolifere perlopiù straniere che non hanno neppure restrizioni sul rimpatrio dei profitti. Che io sappia non è previsto alcun compenso per gli Enti locali e ancor più per i cittadini.

Qualche cittadino è invece convinto del contrario, anzi crede che questo possa rappresentare un volano di sviluppo per le aree interne della Campania.
Di questi tempi accade tutto e il contrario di tutto, qualcuno va in giro raccontando che ha visto un ciuccio volare e molti gli credono. Io l’unico ciuccio che vedo volare è il Napoli in serie A, ma se così fosse, un domani sarò il primo a ricredermi.

Lei si è fatto promotore di un appello, che cittadini, amministratori, membri di associazioni e di organizzazioni professionali della Provincia di Benevento, possono sottoscrivere per fermare la ricerca e l’eventuale sfruttamento di idrocarburi. Oltre a firmare l'appello, secondo lei, cosa altro possono fare le istituzioni, le amministrazioni locali e la stessa Università del Sannio per difendere il territorio?
In verità sono solo l’autore dell’appello, i veri promotori sono molti cittadini, associazioni e liberi professionisti come i geologi Briuolo e Portoghese. Veda, io non sono un sannita, sono un napoletano che ha scelto di vivere qui non solo per motivi di lavoro, ma anche come scelta di vita. Sono anni che studio l’inquinamento ambientale, soprattutto delle aree urbane, e i danni che provoca alla salute dell’uomo e di conseguenza ho trasferito la mia famiglia nel Sannio. Chi vive in questo territorio deve essere consapevole di vivere in un’area ancora poco contaminata, e questo sono sicuro che a lungo termine rappresenterà una fonte di ricchezza importante. Il Sannio deve assolutamente puntare sulla cosiddetta green economy, su fonti energetiche rinnovabili, sul turismo e su prodotti alimentari di alta qualità. Credo che i sindaci dei vari comuni e l’assessore provinciale all’ambiente Aceto condividano il mio pensiero e sono pronti a dare battaglia. Per quanto riguarda l’Università del Sannio, essa rappresenta una risorsa fondamentale per le aree interne della Campania. Le garantisco che molte ricerche che oggi vengono fatte in questi territori non si sarebbe mai neppure immaginato farle senza l’Università a Benevento. Il Dipartimento di Scienze ha condotto numerosi studi di carattere ambientale di fondamentale importanza; ne cito due tra i tanti: la Cartografia geochimica ambientale della Provincia di Benevento da me realizzata e la Carta delle frane della Provincia di Benevento del gruppo di ricerca del Prof. Guadagno. Certo molto spesso il nostro lavoro è conosciuto solo in ambito scientifico e non viene divulgato ai più, ma voi giornalisti venite ad intervistarci in Dipartimento, sarete sempre ben accolti e scoprirete tante cose nuove.

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San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Padre Pio a rischio fallimento - Il Fatto Quotidiano


I 123 milioni di euro di buco in bilancio non lasciano molte possibilità: in pericolo il lavoro di 600 persone e l'eccellenza delle cure fornite nel miglior ospedale di Puglia (con pochi eguali al Sud). L'unica speranza è che il Tar lo equipari il polo ecclesiastico alle strutture pubbliche (Clicca qui sotto per continuare a leggere la notizia)


San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Padre Pio a rischio fallimento - Il Fatto Quotidiano

mercoledì 23 gennaio 2013

Ricerche petrolifere, i sindaci: «Bloccare tutto»

Postiamo un interessante articolo apparso sul sito di "Ottopagine-Benevento". Come si evince dal pezzo l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, non si è presentato ieri mattina all'audizione chiesta dal presidente della Commissione ambiente, Luca Colasanto. E ciò dimostra tutta l'attenzione della Regione alle problematiche che interessano il Sannio e nello specifico il Fortore

Fermare le autorizzazioni in corso e annullare quelle già rilasciate. Lo chiedono i sindaci dei comuni sanniti, in particolare del Fortore e del Tammaro, interessati dai progetti di ricerca di idrocarburi. Molti primi cittadini e loro delegati han­no preso parte ieri alla audizione svoltasi presso la commissione Am­biente della Regione Cam­pania. Presenti tra gli altri i sindaci di Reino (Antonio Verzino), Pago Veiano (Mau­ro De Ieso), Apice (Ida An­tonietta Albanese), Sassinoro (Pasqualino Cusano), Colle Sannita (Giorgio Carlo Ni­sta), Fragneto L’Abate (Nun­ziatina Palma), Campolattaro (Pasquale Narciso), Pesco Sannita (Antonio Michele), e i rappresentanti delegati dei Comuni di Pietrelcina, San Giorgio la Molara, Santa Croce del Sannio, Morcone, Circello, Castelpagano.

Le fasce tricolori cercano di correre ai ripari provando ad arrestare un processo già avviato. Il programma di ricerca «Pietra Spaccata» che investe un’area da 333 chilometri quadrati distribuita in 18 comuni ha ottenuto lo scorso 14 dicembre parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale da parte della ap­posita commissione tecnica della Regione. In questa fase, va chiarito, non sono state ancora rilasciate autorizzazioni per la realizzazione di pozzi per i quali sarà necessario un ulteriore iter.

Ma le comunità locali sono chiaramente preoccupate per le ricadute ambientali che potrebbero essere determinate dall’avvio delle trivellazioni. Da mesi i sindaci dei comuni coinvolti hanno avviato una campagna di protesta contro i progetti di ricerca di idrocarburi nel Sannio.

A partire dalla scorsa estate, con la collaborazione della Provincia, decine di Comuni hanno deliberato contro l’arrivo delle trivelle. Un ‘no’ ribadito anche ieri in commissione Ambiente della Re­gione dove avrebbe dovuto tenersi l’audizione dell’assessore al ramo, Giovanni Roma­no. Ma l’esponente dell’esecutivo campano ha disertato l’incontro facendo pervenire la relazione stilata dal coordinatore del settore Ambiente, Michele Palmieri.

Un dossier dettagliato che riepiloga le principali tappe dell’iter autorizzativo del progetto denominato «Pietra Spaccata» riguardante l’area compresa tra i comuni di Baselice, Campolat­taro, Casalduni, Castelpagano, Castelvetere in Valfortore, Circello, Colle Sannita, Foiano di Valfortore, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Molinara, Morcone, Pago Veiano, Pesco Sannita, Pontelandolfo, Reino, San Giorgio la Molara, San Marco dei Cavoti.

L’istanza prodotta dalla ‘Delta Energy’ ha ottenuto il parere favorevole della commissione di Va­lutazione impatto ambientale (Via) in data 2 agosto 2012. Nel provvedimento si precisava che il via libera è relativo alle indagini preliminari e non a perforazioni che dovranno essere sottoposte a successiva procedura. Sulla scorta del parere della commissione, il 14 dicembre 2012 il dirigente del settore Ambiente della Regione ha rilasciato il decreto Via. La relazione del funzionario regionale inoltre riferisce che in merito alla procedura per il rilascio del parere Via, pubblicata nelle forme previste dalla legge in data 13 gennaio 2012, sono state presentate osservazioni soltanto dall’amministrazione provinciale di Benevento e dai Comuni di Pesco Sannita, Morcone, Reino, Pietrelcina, Apice.

«Tutte le osservazioni – rileva peraltro Palmieri – sono pervenute oltre la tempistica prevista dalla fase di consultazione pubblica» fissata dalla normativa in 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso per la fase di consultazione pubblica. «In ogni caso – aggiunge il responsabile del settore Ambiente della Regione – tutte le osservazioni dei Comuni consistevano nella trasmissione di delibere di Giunta comunale nelle quali, in considerazione dei notevoli impatti ambientali determinati dalle attività di estrazione degli idrocarburi, si esprimeva un parere sfavorevole. A tal proposito si evidenzia che il progetto non prevede estrazione di idrocarburi». In pratica, il dirigente regionale fa notare come le proteste dei Comuni sanniti in merito alla iniziativa della ‘Delta Energy’ siano state tardive e formalmente inappropriate.

E da Palmieri arriva una sottolineatura velenosa anche nei confronti della Provincia: «In merito alla impossibilità di visionare la documentazione afferente l’istanza della Delta Energy affermata dalla Provincia, si evidenzia che tale documentazione, come dichiarato dal proponente nell’istanza e nell’avviso del 13 gennaio, è stata depositata anche presso la Provincia di Bene­vento». Secondo la relazione, inoltre, l’assessore all’Ambiente della Provincia, Gianluca Aceto, non si sarebbe presentato il 23 luglio 2012 all’appuntamento in Regione dallo stesso richiesto per avere accesso agli atti. Spiegazioni che chiaramente non hanno fatto recedere i sindaci dalla protesta.

Nel corso dell’incontro è stato messo agli atti della commissione un documento contenente le motivazioni della contrarietà ai progetti di ricerca. Nel testo si lamenta «il mancato coinvolgimento nella fase iniziale dell’avvio del procedimento» e si chiede «come l’Ente Regione, che dovrebbe promuovere lo sviluppo delle zone interne, possa rappresentare invece gli interessi di singoli». I sindaci sanniti pertanto chiedono la revoca dell’autorizzazione Via rilasciata dallo stesso Palmieri il 14 dicembre 2012 per il progetto «Pietra Spac­cata» e la sospensione della procedura già attivata per il programma «Case Ca­pozzi» che investe altri comuni del Sannio. Proposta anche una moratoria di tutte le autorizzazioni per attendere l’esito della prossima tornata elettorale.

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lunedì 21 gennaio 2013

Trivellazioni petrolifere. i sindaci si preparano alla battaglia legale

Dal cuore del Sannio Pentro parte l'offensiva contro le trivellazioni petrolifere. Qui si sono riuniti i sindaci dei Comuni che hanno ricevuto l'avviso di prossime indagini alla ricerca di idrocarburi. Ad organizzare l'incontro è stato Domenico Costanzo, consigliere comunale di San Marco dei Cavoti. "Noi abbiamo un forte legame con il nostro territorio – dice Giorgio Nista, sindaco di Colle Sannita -. Io sono per la sua salvaguardia e per la sua tutela. Abbiamo il diritto di comprendere cosa si intende fare e capire se sia dannoso per il nostro territorio che non ci appartiene ma dobbiamo trasferirlo a chi verrà dopo di noi".

Questa, in sintesi, la posizione dei sindaci. I progetti di trivellazione sono due. Uno denominato "Terra Spaccata", che riguarda i territori di 18 comuni interamente ricadenti nella provincia di Benevento ed un altro chiamato "Case Capozzi" che interessa sia il territorio della provincia di Benevento che di Avellino. Il primo è in una fase avanzata dell'iter burocratico mentre "Case Capozzi" è in una fase istruttoria. Durante l'incontro, che originariamente doveva essere riservato solo ai sindaci, sono intervenute anche delegazioni di associazioni ambientaliste. "Nel 2008 per Terra Spaccata è stata fatta una conferenza dei servizi in Regione Campania che è andata deserta – dice il geologo Vincenzo Briuolo, consulente dell'UNISANNIO -. I comuni interessati sono stati invitati?. Perché altrimenti ci sono gli estremi per un ricorso al TAR".

Intanto è lo stesso geologo, esperto di trivellazioni petrolifere, che mette in guardia sulle prospettive di un'eventuale trivellazione. "La questione è delicata – continua Briuolo -. L'estrazione di petrolio, sopratutto se sporco come quello che potrebbe esserci dalle nostre parti, comporta l'emissione in atmosfera di idrogeno solforato. Il livello di idrogeno solforato accettato nell'aria a livello mondiale è di 23 parti per miliardo, in Italia è stato abbassato a 6 parti per milione. Questo lascia pensare. Intanto in Italia si stima che nel sottosuolo ci sia petrolio per soddisfare il 4% del fabbisogno nazionale ma si tratta di petrolio molto sporco. In ogni caso l'Unisannio dispone di documentazione sulla qualità dell'aria prima che queste operazioni di trivellazione inizino. Si tratta di materiale che potrebbe essere utile come riferimento". Se i sindaci vogliono capire e le associazioni sono contrarie c'è anche chi la pensa diversamente.

"Attenzione a mettersi in una posizione di muro contro muro con le società di trivellazione – dice Giorgio Basilone -. Le trivellazioni possono restituire ai Comuni informazioni utilissime tipo la presenza di sorgenti d'acqua o informazioni sulla natura del terreno in profondità. Spesso i comuni hanno bisogno di queste informazioni e sono costrette a spendere molti soldi per ottenerle". I sindaci presenti hanno sottoscritto un Protocollo d'Intenti ed eletto un organo esecutivo. Il Protocollo d'intenti è la forma più veloce di associazione. Le altre forme, infatti, avrebbero richiesto il passaggio in consiglio comunale. L'obiettivo è quello di costituire un solo organismo territoriale per il contrasto delle trivellazioni. Questo vuol dire che, ad esempio, se ci dovesse essere la necessità di un ricorso al TAR si darebbe un incarico ad un solo studio legale e si porterebbe avanti un solo procedimento. Con il risultato di essere più forti e spendere meno denaro.

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giovedì 17 gennaio 2013

Il Sannio e le trivelle pronte. Partiti politici in letargo da sette mesi

"Siamo totalmente contro le trivellazioni petrolifere. Oltre 595 Kmq di territorio sannita sono in pericolo, questo dobbiamo capirlo e bisogna muoverci prima possibile. La ricerca degli idrocarburi è deleteria per la salute dei cittadini e rischia di mettere in ginocchio il comparto agricolo sannita. Non siamo un territorio a vocazione industriale, l'agricoltura è la priorità ed una politica del genere andrebbe in netta contrapposizione con tutti i discorsi ed i progetti legati al rilancio del comparto e del territorio". Così il presidente provinciale Cia Benevento, Alessandro Mastrocinque, in occasione del dibattito "La politica e l’agricoltura - Analisi e proposte sul rapporto tra politica e agricoltura" che si è tenuto presso la sede della Confederazione italiana agricoltori in via delle Puglie.

All'incontro era presente anche il presidente regionale Cia, Salvatore Ciardiello: "La politica non capisce che questo è un pericolo grave per il Sannio. Operazioni del genere sono già state eseguite in passato: a Camposauro, dove ci sono ancora le vecchie buche, non sappiamo se e come sono state messe in sicurezza. Sarà un caso, ma la vegetazione che si trovava intorno non cresce più". Sia Mastrocinque che Ciardiello sono stati poi sollecitati da Nicola Colangelo del Codisam, ad intraprendere azioni concrete nel più breve tempo possibile.

SETTE MESI PERSI: L'INGIUSTIFICATO RITARDO DI POLITICA E ISTITUZIONI
Finalmente qualcosa comincia a muoversi al riguardo, anche se la grande assente, se si escludono azioni delle amministrazioni locali, è la politica. La Provincia di Benevento ha cominciato a seguire la problematica dalla primavera del 2012, quando il comitato "No Luminosa" venne a conoscenza di questi progetti. La reazione dei sindaci fu inizialmente freddina: il 29 giugno 2012 solo cinque sindaci ed una ventina di consiglieri comunali, si presentarono alla convocazione dell'assessore provinciale Gianluca Aceto. Un mese prima, Aceto chiese gli atti alla Regione Campania, ad oggi ancora non arrivati a destinazione. Andò meglio nella seconda riunione provinciale: i sindaci furono invitati a formulare delibere comunali in consiglio contro la ricerca di idrocarburi. Molto attive le amminstrazioni locali, diverse riunioni si sono avute specie a S.Marco dei Cavoti.

Dalla Regione Campania però, nessun segnale, poi negli ultimi mesi del 2012 l'interesse per questa problematica è scemato avvantaggiando così la multinazionale britannica Delta Energy Ltd ha avuto sotto l'albero il suo regalo di Natale con il decreto dirigenziale del 24 dicembre 2012 pubblicato sul Burc della Regione Campania: è arrivato infatti il parere favorevole di Via integrata con la Valutazione d'incidenza "su conforme giudizio della Commissione V.I.A., V.A.S. e V.I., espresso nelle sedute del 2 agosto 2012 e del 30 ottobre 2012 per il al progetto "Intervento di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma denominato "Pietra Spaccata" in vari Comuni della Provincia di Benevento. Ecco allora scendere in campo le associazione del Fortore, considerano che buona parte dei 19 comuni interessati sorgono proprio nella vallata della provincia sannita. Neppure il tempo di realizzare ed ecco arrivare, pochi giorni fa, il "raddoppio" della Delta Energy con il progetto "Case Capozzi": in tutto 33 comuni sanniti, compresa Benevento.

Con un ritardo enorme, oltre sette mesi dopo, ecco arrivare la prima vera mossa a livello regionale che si avrà il prossimo 22 gennaio quando la Commissione Ambiente alla Regione Campania, si riunirà proprio sulle trivellazioni petrolifere su richiesta del presidente di Commissione, Luca Colasanto da Baselice, uno dei comuni sanniti coinvolti nel "progetto trivella" della Delta Energy Ltd. Mossa tardiva? Probabilmente si ma non vogliamo fare i disfattisti, però davvero non si riesce a capire il ritardo delle istituzioni su un argomento così delicato. Ancora più grave il ritardo delle segreterie provinciali dei vari partiti politici: ad oggi, nessun partito del Sannio hai mai intrapreso un'azione ufficiale al riguardo seguita da azioni concrete, se non qualche isolato comunicato stampa che lascia il tempo che trova. Nessuno. Da destra a sinistra, passando per moderati, gialli, rossi, verdi, arancioni e grillini. Nessuno contro, nessuno neppure a favore. Segnale tangibile che il problema non è stato considerato tale o, forse, non interessa proprio. Il tempo per rimediare c'è, ma è veramente poco.

LE ASSOCIAZIONI SI COMPATTANO: 'DOBBIAMO ESSERE UNITI'
Anche le associazioni stanno prendendo coscienza della situazione: le prime a muoversi, poche settimane fa, sono state quelle del Fortore mentre questo pomeriggio presso la sede della Lipu di Benevento si riuniranno anche gli ambientalisti di Benevento e dintorni dopo la riunione preliminare dei giorni scorsi. Si punta a creare, su proposta del Codisam di S.Arcangelo Trimonte, un documento costitutivo: "Bisogna stare uniti - ha detto Colangelo del Codisam stamane alla Cia Benevento - facciamo un coordinamento di associazioni, comitati e cittadini contro la decisione di estrazioni petrolifere sul territorio sannita". La proposta, avanzata dal Codisam di S. Arcangelo Trimonte, ha la volontà di coinvolgere tutti i soggetti civili affinchè ci sia una corretta informazione sulle problematiche in oggetto e, come conseguenza, l’avvio di azioni sul territorio provinciale atte alla sensibilizzazione di tutti i cittadini, anche attraverso l’informazione diretta agli amministratori locali. La prima iniziativa è quella di inviare a tutti i sindaci sanniti una lettera di adesione.
Ricordiamo che i comuni coinvolti sono i seguenti: Benevento, Baselice, Foiano di Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Miscano, Ginestra degli Schiavoni, San Giorgio la Molara, Buonalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l'Abate, Fragneto Monforte, Pietrelcina, Paduli, Sant'Arcangelo Trimonte, Apice, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio, Campolattaro, Casalduni, Castelpagano, Circello, Castelvetere di Valfortore, Colle Sannita, Morcone, Pontelandolfo, Reino e San Marco dei Cavoti.

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mercoledì 16 gennaio 2013

Sannio e petrolio: Oltre 595 kmq da trivellare ma, dopo nove mesi, resteranno solo buche - ilQuaderno.it


"Case Capozzi" e "Pietra Spaccata": 423,70 Kmq (261,85 Kmq in territorio beneventano) e 333,30 Kmq, per un totale di 595,15 Kmq di territorio ricadente nella provincia di Benevento, 33 comuni sanniti interessati (cinque di loro da entrambi i progetti, altri quattro sono ricadenti nella provincia di Avellino). Eccolo qui, nella sua completezza, il doppio progetto della Delta Energy Ltd, società britannica che intende sbarcare nel Sannio alla ricerca del petrolio. Trivelle tra le colline sannite in arrivo dunque. Con tanto di istanze di permesso del Ministero dello Sviluppo Economico, (Direzione Generale per le risorse minerarie ed energetiche) e di pubblicazioni nel Bollettino Ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse. (Per continuare a leggere clicca qui sotto)

Sannio e petrolio: Oltre 595 Kmq da trivellare ma, dopo nove mesi, resteranno solo buche - ilQuaderno.it

lunedì 14 gennaio 2013

L’allarme di Marfella: “Con le estrazioni petrolifere a rischio le falde acquifere”

Di Billy Nuzzolillo

I sanniti devono impedire ad ogni costo le trivellazioni petrolifere. L’allarme, veemente e arrabbiato, è stato lanciato nei giorni scorsi attraverso il Sannio Quotidiano da Antonio Marfella, oncologo, dirigente medico presso la Fondazione Pascale di Napoli e referente dell’associazione ‘Medici per l’Ambiente’.
Sta passando sulle vostre teste – ha spiegato Marfella al giornalista Nicola De Ieso – una decisione vergognosa. C’è un piano che prevede centinaia di pozzi petroliferi proprio tra Sannio e Irpinia, con autorizzazioni in corso e altre in fase di autorizzazione. L’Appennino è su una delle faglie sismiche più instabili e in nessun posto al mondo si scavano pozzi petroliferi dove può arrivare un terremoto. Non perché il pozzo provoca il terremoto, ma perché le falde acquifere si trovano sopra le riserve di gas e petrolio. Se una forte scossa, come ha ricordato il professor Franco Ortolani, spaccasse anche un solo tubo che tira su il petrolio, si comprometterebbe l’acqua potabile che oggi disseta un’area che va da Napoli a Bari. Sulla costa ormai non la beviamo più e quella dell’Appennino serve anche noi e a buona parte della Puglia. Il petrolio che c’è sotto terra è di pessima qualità ed estremamente inquinante. Siamo alla follia. Pensate che in California nelle zone a ridosso della famosa faglia sono vietate le trivellazioni. E tra Napoli e Bari passa una faglia non dissimile. Come si può autorizzare una pazzia del genere? Che ce ne faremo del petrolio se non potremo bere l’acqua? Bisogna fermare le trivelle, tutti i costi. Lancio un appello a Luca Colasanto, in quanto presidente della Commissione Ambiente della Regione Campania. Ponga questa questione in cima, perché in ballo c’è uno scempio che va fermato.

Nell’articolo pubblicato da il Sannio Quotidiano, il giornalista Nicola De Ieso ricorda anche che il governo tecnico ha deciso di cercare ovunque il petrolio, punto. I dipartimenti minerari regionali danno il via libera di default e la commissione di valutazione per l’impatto ambientale sta facendo altrettanto. Per ora sono state autorizzate le ricerche, ma di conseguenza si dà il via libera all’avvio dei pozzi. Ad aggiungere ulteriore preoccupazione è la possibilità per le società estrattive di coprire le attività con una sorta di “segreto di Stato”, una volta avviate le torri.

Sulla questione, intanto, si registrano due importanti novità: il consigliere regionale Luca Colasanto ha fissato per il 22 gennaio un’audizione sulle trivellazioni nella Commissione Ambiente da lui presieduta e, su iniziativa del Codisam e di altre associazioni, è stato deciso di costituire un Coordinamento di associazioni, comitati e cittadini contro la decisione di procedere ad estrazioni petrolifere sul territorio sannita. Un’iniziativa che vedrà la luce in occasione dell’ulteriore incontro fissato per mercoledì 16 gennaio alle ore 18.30 sempre presso la sede di Benevento della Lipu. Incontro aperto alla partecipazione di singoli cittadini ed associazioni.

sabato 12 gennaio 2013

“No alle trivellazioni”, nasce il comitato

Il testo integrale della lettera inviata ai sindaci

Si è tenuta nei giorni, presso la sede Lipu di Benevento, la riunione preliminare per la costituzione di un coordinamento di associazioni, comitati e cittadini contro la decisione di estrazioni petrolifere sul territorio sannita.

La proposta, avanzata dal Codisam di S. Arcangelo Trimonte, ha la volontà di coinvolgere tutti i soggetti civili affinchè ci sia una corretta informazione sulle problematiche in oggetto e, come conseguenza, l’avvio di azioni sul territorio provinciale atte alla sensibilizzazione di tutti i cittadini, anche attraverso l’informazione diretta agli amministratori locali. In tale riunione è stata stilata una bozza di lettera da mandare ai sindaci.

E’ prevista una ulteriore riunione mercoledì 16 gennaio 2013 alle ore 18.30 sempre presso la sede Lipu di Benevento. In quella sede è previsto un approfondimento dell’argomento e la sottoscrizione di un documento costitutivo e di intenti tra i partecipanti.

Di seguito, il testo integrtale della lettera:
Oggetto: Informazioni in merito ai rischi per l’ambiente e per la salute derivanti dalle trivellazioni petrolifere previste in provincia di Benevento – provincia di Avellino.

Egregio Sig. Sindaco,
la delicata questione “ Petrolio “ è giunta alla fase di autorizzazione regionale per la realizzazione delle indagini geofisiche ma, non ancora definita, per quel che riguarda la realizzazione del pozzo esplorativo (che comunque dovrebbe essere effettuato a valle delle indagini geofisiche). Il nostro Comitato ha seguito e continua a seguire tale vicenda, di cui all’oggetto, ed ha visionato in maniera diretta quanto accaduto e sta accadendo in Val d’Agri in Basilicata: scempio del territorio, azzeramento dei diritti alla salute dei cittadini di molti paesi interessati dalle estrazioni petrolifere, inquinamento dell’aria oltre i limiti imposti dall’OMS, in special modo per quanto riguarda l’idrogeno solforato gas pericoloso, tossico e cancerogeno) e chissà quali altri parametri mai inseriti in un monitoraggio serio, scarsa ricaduta occupazionale locale, bassissimi ritorni economici per i comuni e continue prevaricazione dei diritti dei cittadini.
La prego di credere a quanto si afferma poiché documentato da materiale audio-visivo e da documenti tecnici; saremo lieti di incontrarLa e portare a Sua conoscenza, e alla sua comunità, quanto da noi documentato.
Non è, le assicuro, la solita battaglia con un “No contro tutto e contro tutti”, è una azione di contrasto alle Compagnie Petrolifere che intendono sfruttare Noi ed il Nostro territorio a spese della nostra salute e delle generazioni future!
Il Sindaco è la massima Autorità Sanitaria locale ed in quanto tale responsabile della salute della propria comunità. La situazione ambientale del nostro territorio è ben conosciuta da studi svolti dal mondo della Ricerca Scientifica; essa è un formidabile strumento a supporto dei diritti dei cittadini che può essere, quindi, utilizzato dalle Autorità locali per promuovere azioni tecnico-legali nelle sedi di Giustizia nazionali ed Europee.

Lei, sig.or Sindaco, si chiederà: come mai questo in Basilicata non è avvenuto? La risposta è semplice: grazie alla connivenza tra Agenzie Ambientali, politici regionali e/o locali, cittadini distratti o ignoranti la problematica, mancanza di studi di comparazione con la situazione attuale, hanno aperto la strada a quanto avvenuto…… Noi non faremo lo stesso errore. I parametri che le Compagnie Petrolifere dichiareranno, saranno confrontati con gli studi già effettuati e non esiteremo a denunciare quanti (Amministratori, ARPAC, Province, politici etc) faranno solo i loro interessi.

La preghiamo di seguirci e di sostenerci; non ripetiamo gli errori già commessi da altre comunità. Siamo disponibili ad incontrarvi e spiegare con molta calma quanto avviene non lontano da noi. I documenti di intento, Le assicuro, se controfirmati dai Sindaci, ad esclusione di danni sanitari e ambientali oramai acclarati a livello scientifico ma non recepiti in Italia, possono essere l’unico strumento valido per la tutela del cittadino e dell’ambiente.

Il Comitato

Il CODISAM ha proposto:
Invio della Lettera qui riportata ai Sindaci dei Comuni rientranti nelle Autorizzazioni Petrolifere.
Coordinamento Provinciale dei Comitati, Associazioni e Cittadini.
Coordinamento dei 32 Sindaci interessati dalle Autorizzazioni.
Coordinamento delle Organizzazioni Sindacali della Provincia di Benevento.
Organizzazione di un pubblico dibattito sull’argomento da tenere a Benevento.
Nascita di un Comitato tecnico – legale che segua l’iter delle Autorizzazioni e di supporto alle discussioni con le parti in causa.

benevento.ottopagine.net

giovedì 10 gennaio 2013

«Il nostro territorio sta pagando un costo eccessivamente alto»


Le ultime vicende, che hanno visto il territorio del Fortore “vittima” di provvedimenti che lo mettono in una condizione di forte disagio, hanno acceso il dibattito politico e amministrativo tra gli amministratori locali. Dall’accorpamento degli ambiti sociali al piano di dimensionamento scolastico dimostrano un accanimento verso un territorio che rischia di rimanere isolato. Questa era stata l’analisi qualche giorno su Ottopagine del vicesindaco di Foiano e assessore alla comunità montana Giuseppe Ruggiero. Ruggiero che interviene nel dibattito politico facendo un’analisi sulla situazione toccando i temi che hanno suscitato la delusione e la rabbia di molti amministratori locali.

“Nonostante il momento, particolarmente difficile, in cui stiamo vivendo, è evidente che il nostro territorio – afferma il vicesindaco di Foiano - è uno di quelli che sta pagando un costo eccessivamente alto, soprattutto alla luce delle tante aspettative che per anni hanno animato il dibattito politico in questa valle”.

Il Fortore sembra sia diventato il bersaglio preferito delle istituzioni centrali, qual è lo stato d’animo degli amministratori locali e dei cittadini?
“L’idea maggiormente diffusa fra i fortorini è quella di un relativo disinteressamento da parte delle istituzioni Provinciali e Regionali delle problematiche che storicamente interessano l’alta valle del Fortore, il tutto contornato da una continua assenza di interlocuzione col le locali amministrazioni, quasi come se il loro parere possa ritenersi superfluo”.

Il Fortore vive un disagio che viene da lontano, e che oggi ha raggiunto un grado alto di insoddisfazione, quali sono secondo lei le cause?
“Il senso di disaggio viene amplificato dalla consapevolezza che a decidere delle sorti di questa area marginale della provincia di Benevento debbano essere persone nominate, mai elette e soprattutto completamente distanti dalla realtà delle nostre comunità. Certamente scontiamo una rappresentatività poco incisiva, non solo per il peso numerico delle nostre piccole comunità, quanto per la lontananza geografica di queste dal capoluogo di provincia. Una serie di ultime vicende in termini cronologici sono alquanto rappresentative di questa condizione che non aiuta certamente a rasserenare gli umori, anzi, spesso giustifica posizioni secessioniste verso vicine province, come accade ad esempio per San Bartolomeo in Galdo”.

La Sanità resta un problema serio e mai risolto per i comuni fortorini. L’apertura del Psuat con la contemporanea soppressione dei Saut di Ginestra e Foiano desta preoccupazione nei cittadini, qual’è la sua posizione?
“Gli episodi negli ultimi mesi sono veramente tanti e riguardano molteplici aspetti, si va dalla rete dell’emergenza dove un direttore generale dell’Asl proclama di voler applicare una palese erronea programmazione regionale, che prevede la soppressione dei Saut di Foiano di Val Fortore e di Ginestra degl Schiavoni in favore dell’apertura di un unico centro, a San Bartolomeo in Galdo, che mal potrebbe servire un bacino di utenza così ampio quale il territorio del Fortore e del Miscano. L’inquietudine nasce dal fatto che l’organizzazione proposta servirebbe poco anche allo stesso paese ospitante del Psaut facendo apparire l’intera operazione come una specie di contentino per la mancata apertura di un nosocomio a San Bartolomeo in Galdo. E’ chiaro a tutti che i tempi di intervento, in un territorio orograficamente complesso quale la Val Fortore, non sarebbero minimamente in regola con i protocolli dell’emergenza”.

Il piano di dimensionamento scolastico della Provincia, che ha fatto arrabbiare il sindaco di San Bartolomeo in Galdo e non solo, è stato un ulteriore schiaffo all’Alto Fortore? Quale poteva essere l’alternativa?
“La ridefinizione dei distretti scolastici, dopo aver dato ampie garanzie di autonomia all’istituto superiore di San Bartolomeo in Galdo, rappresenta un’ulteriore vicenda che ci aiuta a comprendere quale sia l’idea che a Benevento si ha della Valle del Fortore. Certamente esistono chiare responsabilità locali come il destino dell’istituto tecnico per l’agricoltura, ma accorpare l’istituto di San Bartolomeo in Galdo con quello di San Marco dei Cavoti, senza tenere in considerazione nemmeno la grandezza demografica dei due comuni, fa venir meno quell’autonomia scolastica che da sempre ha definito un chiaro e preciso ambito territoriale, e che invece un operazione di verticalizzazione degli istituti, come chiesto sia dal Sindaco di San Bartolomeo in Galdo che di San Marco dei Cavoti, avrebbe certamente meglio rappresentato. E’ chiaro che hanno prevalso logiche sindacali e di protezionismo che la stessa Provincia non ha avuto la forza di limitare”.

L’accorpamento degli ambiti è stato ancora una volta una sconfitta per i comuni fortorini, si può rimediare alla spaccatura creatasi il 28 dicembre scorso?
“La Regione Campania ultimamente ha deciso l’accorpamento dell’Ambito dei servizi Sociali B5 di Montefalcone con quello B4 di Morcone, quest’ultimo composto da un numero maggiore di comuni, definendo di fatto non una fusione fra gli ambiti ma un vera e propria annessione. Ciò ha prodotto che sindaci come quello di Colle Sannita e di Morcone abbiano potuto impostare il nuovo assetto dell’ambito su una vecchia logica fatta di maggioranze e di minoranze, con un campanilismo spicciolo che speriamo sia esente da interessi di tipo localistico e personalistico. Spero che il nuovo assetto che dovremmo darci entro il trenta giugno tenga in considerazione le maggiori esigenze che hanno i comuni più grandi e le difficoltà economiche di quelli più piccoli, dando vita ad un vero nuovo ambito che non si rifaccia sempre ed esclusivamente ai territori del Fortore e del Tammaro e con essi delle vecchie sedi degli uffici di piano”.

Anche sul fronte dei rifiuti il Fortore continua pagare per colpe non sue.
“Senza alcuna interlocuzione e dopo ampie garanzie da parte del presidente della Provincia Cimitile ai sindaci della valle sulla rifunzionalizzazione dell’impianto di compostaggio di Molinara, leggi che l’assessore provinciale ai rifiuti Gianluca Aceto, nominato come tanti, intende realizzare un digestore anaerobico che volgarmente altro non è che un impianto di biogas alimentato a rifiuti, riconvertendo un sito abbandonato da anni e che era stato finanziato dalla vecchia gestione commissariale e mai entrato in funzione. Spero che in questa occasione sia stato almeno informato il sindaco di Molinara, considerato che, come comuni limitrofi e quindi eventualmente beneficiari anche di misure compensative, non ci è mai pervenuta alcuna informativa che ci mettesse al corrente delle intenzioni dell’assessore di Telese. Comprendiamo, come si legge dai giornali, la volontà della Provincia di Benevento di impegnare i dieci milioni di euro concessi dalla Regione Campania, ma è talmente ovvio che una materia come quella della gestione dei rifiuti non può essere affrontata senza l’interlocuzione dei territori ospitanti gli impianti. L’assessore Aceto forse conosce poco i costi che il Fortore sostiene per lo smaltimento della frazione umida dei rifiuti negli impianti del Casertano e dell’Avellinese, che hanno generato un costo per la raccolta differenziata non più sostenibile per la locale popolazione, specialmente in un clima economico come quello in cui viviamo. Se aggiungiamo le conseguenze che da aprile avrà sulle tasche della gente l’entrata in vigore della Tares, l’entrata in esercizio dell’impianto di Molinara con la sua originaria funzione, avrebbe aiutato tantissimo i cittadini del Fortore i quali avrebbero avuto una bolletta della Tarsu molto meno salata. Se poi pensiamo anche alla mancata bonifica della discarica di San Bartolomeo in Galdo si comprende bene il senso di perplessità che l’intera valle ha nei confronti della politica e degli uomini che governano oggi la Provincia”.

Altra piaga per il territorio fortorino: i trasporti.
“Devi constatare che una delle tante ditte concessionarie dei trasporti della Provincia di Benevento, l’Etac, sopprime, senza alcuna conseguenza, l’unica corsa che realmente ha un senso per il Comune di San Bartolomeo in Galdo, quella che lo collega con Campobasso, perché a suo dirsi, nonostante la sostenuta utenza, non è più conveniente e in quanto tratta interregionale non beneficerebbe di alcun contributo.L’assurdità di questa questione sta nel fatto che questo collegamento aveva in parte alleviato le problematiche che San Bartolomeo in Galdo da sempre lamenta nei confronti di un capoluogo di provincia troppo distante e mal collegato, dandogli la possibilità di raggiungere la più vicina città di Campobasso”.

Insomma un vero accanimento verso Il Fortore.
“Sembra quasi che qualcuno si diverta ad aggiungere sventure ad una terra martoriata dal dissesto idrogeologico che puntualmente ha effetti su un assetto viario fermo ancora a quello del dopoguerra, a cui si aggiungono condizioni climatiche inclementi come quelli dell’ultimo inverno e per cui, nonostante lo stato di calamità e le promesse dell’Assessore Regionale Cosenza, i Comuni della valle ancora non hanno ricevuto un euro. Si potrebbe continuare per ore elencando problematiche storiche ed attuali ma credo che adesso sia arrivato semplicemente il momento di dire basta a questo stato di cose, il consiglio della Comunità Montana del 10 gennaio servirà anche a prendere atto di queste situazioni aprendo, mi auguro, un tavolo di confronto con proposte e strategie ben precise”.

(tratto da Ottopagine/Benevento)

S. Marco dei Cavoti: tanti sindaci e cittadini all’incontro contro le trivellazioni - ilQuaderno.it


Soddisfacente esito dell’incontro sul tema “No alle trivellazioni! Il Sannio non è un deserto. Il nostro territorio non deve essere ferito!”, tenutosi a San Marco dei Cavoti martedì 8 gennaio nell’aula consiliare del Comune, esternamente presidiata in forze dai carabinieri, allertati a causa delle preoccupazioni manifestate dai cittadini. Promosso da due consiglieri comunali di minoranza di San Marco, Domenico Costanzo e Valentino Castello, il convegno si è svolto pacificamente ed ha visto la partecipazione di numerosi tra amministratori, rappresentanti di movimenti e semplici cittadini, per attestare unanime e decisa contrarietà alla recente autorizzazione regionale ad una multinazionale inglese ad eseguire perforazioni per indagini mirate alla ricerca di giacimenti petroliferi in 18 comuni sanniti (Per continuare a leggere clicca qui sotto)

S. Marco dei Cavoti: tanti sindaci e cittadini all’incontro contro le trivellazioni - ilQuaderno.it

martedì 8 gennaio 2013

S.Bartolomeo in Galdo: Studenti in corteo contro il Piano di dimensionamento - ilQuaderno.it


Pronti, determinati, numerosi e compatti. Ritornano gli studenti in corteo ma stavolta non si tratta dei ragazzi dei licei di Benevento che scendono in piazza contro la riforma scolastica. La nuova onda di protesta nel Sannio viene da S.Bartolomeo in Galdo ed è capeggiata dai ragazzi del liceo scientifico "Medi" che, come preannunciato più volte, hanno deciso di protestare contro il Piano di dimensionamento scolastico che prevede l'accorpamento tra l'istituto sanbartolomeano ed il "Livatino" di S.Marco dei Cavoti che si aggiudicherebbe la sede legale (clicca qui sotto per continuare a leggere)

S.Bartolomeo in Galdo: Studenti in corteo contro il Piano di dimensionamento - ilQuaderno.it

lunedì 7 gennaio 2013

Petrolio, scuola, trasporti e sanità. Mobilitazione delle associazioni del Fortore


No al provvedimento della Regione Campania sull'autorizzazione alle trivellazioni petrolifere, no alla soppressione delle corse delle autolinee Etac che collegano i comuni del Fortore, in particolare la linea verso Campobasso, no al piano di dimensionamento scolastico voluto dalla Provincia di Benevento e no agli accorpamenti degli ambiti sociali e assistenziali B4 e B5.

Troppe novità (negative) in poco tempo e stavolta, le associazioni di diversi comuni fortorini hanno deciso di unirsi e protestare: si tratta di Misericordia, Pro Loco ed Arci di S.Bartolomeo in Galdo, Circolo ricreativo "Gianni Vergineo", il circolo della Valfortore di Legambiente, la Pro Loco di Castelvenere Valfortore, la Pro Loco di Baselice, il circolo Arci-Uisp di Montefalcone Valfortore, la Misericordia di Baselice, gli studenti del liceo "Medi" di S.Bartolomeo in Galdo ed il Motoclub Fortore.

Una protesta decisa per una serie di vicende che preoccupano le popolazioni di diversi comuni sanniti: "Rivendichiamo il diritto alla salute - si legge nella nota inviata in redazione - all’ambiente, alla mobilità, all’istruzione e allo sviluppo del territorio, fortemente compatto intorno alla difesa della propria identità e dignità, già memore di troppe scelte sbagliate calate dall’alto. Chiediamo maggiore rispetto per le popolazioni fortorine, che manifestano il loro dissenso predisponendosi ad eventuali altre forme di protesta, in attesa dell’annullamento di questi insostenibili provvedimenti".

Realizzato anche un volantino che verrà divulgato già nella giornata di oggi a Benevento per sensibilizzare l'opinione pubblica su tali problematiche.

www.ilquaderno.it

sabato 5 gennaio 2013

Trivellazioni petrolifere, la proloco di Baselice scrive a Colasanto

Egr. Consigliere Regionale Luca Colasanto,
l’approvazione delle indagini sulla presenza di idrocarburi nel Sannio, e nel paese che le ha dato i natali, preoccupa intensamente anche questa associazione, spingendoci a scriverle questa prima lettera aperta. È opportuno premettere che secondo l’articolo 2 comma “g” delle norme statutarie della scrivente associazione, che prevede di “tutelare e mettere in valore le bellezze naturali, artistiche e monumentali per farle meglio conoscere ed apprezzare”, è nostro dovere chiedere delucidazioni in merito a progetti che rischiano di incidere in modo indelebile sul nostro territorio.

Ricordiamo tutti il suo impegno nella salvaguardia di Baselice e del suo territorio, finalizzato anche al preservarne la vocazione agricola, ancora non contaminata: sana. Sentiamo quindi, come tutti i fortorini, il bisogno di rassicurazioni che potrebbero in parte venire dalle risposte alle seguenti domande, che secondo il suo gradimento potrà darci senza mezzi termini di persona, anche in un apposito convegno da tenersi a Baselice.

Ecco le domande:
Come inciderebbero le tecniche di sondaggio sul territorio fortorino?
È una bugia quella della tossicità dei fanghi e dei fluidi perforanti in Basilicata?
È insensata la posizione del governo tedesco di abbandonare le perforazioni in favore delle energie pulite?

Le risulta che con il petrolio o il gas le popolazioni locali interessate ne abbiano mai trovato giovamento?

Non è vero che già in passato furono condotte indagini simili culminate in un grosso buco a San Marco dei Cavoti e che il sito interessato dallo scavo dovette poi subire una approfondita opera di decontaminazione?

Questi sondaggi non rischiano di mettere a repentaglio la salute delle popolazioni fortorine? Non è forse vero che a San Marco dei Cavoti è aumentata l’incidenza di determinate patologie nei residenti limitrofi al famoso buco?
In caso di presenza di idrocarburi i terreni confinanti e nelle vicinanze degli eventuali pozzi avranno un decremento o un incremento del loro valore? Ed in che misura?

Le risulta che nelle zone di estrazione di gas e petrolio i prodotti agricoli trovino favorevole collocazione sul mercato? Come avrà notato si tratta di semplici domande a cui potrà dare sicuramente risposte esaurienti, considerato che l’istruttoria amministrativa che ha condotto la commissione ad approvare tali indagini conoscitive certamente si sarà preoccupata delle problematiche appena evidenziate.

Confidando in una celere risposta, porgiamo i nostri saluti.

S. Bartolomeo in Galdo, è protesta su scuola e trasporti - ilQuaderno.it

A partire dal 7 gennaio i consiglieri di maggioranza e minoranza di San Bartolomeo in Galdo ed i cittadini del paese fortorino, metteranno in campo iniziative di proteste che andranno avanti ad oltranza. Scopo della protesta è evitare l’aggregazione dell’Istituto Scolastico cittadino a quello di San Marco dei Cavoti, come previsto dalla Giunta Provinciale di Benevento e di evitare la soppressione a cominciare dal 1° febbraio del collegamento dell’autolinea interregionale S. Bartolomeo – Campobasso, comunicata dall’Etac con una nota del 19 dicembre scorso.
S. Bartolomeo in Galdo, è protesta su scuola e trasporti - ilQuaderno.it

martedì 1 gennaio 2013

Se solo potessero, ci ridurrebbero anche l’aria per respirare

di Angelo Iampietro

Quelle elemosine concesse negli anni addietro circa i collegamenti su strada con altri centri (Baselice con S. Bartoleo in Galdo, Castelvetere in V.F, Benevento, Campobasso, ecc.) da e per il Fortore più in generale con autocorriere di linea, come servizio pubblico essenziale per la nostra crescita civile e culturale, pian piano ce le stanno riducendo; del resto gli abitanti della Valfortore hanno sempre vissuto di speranze perdute.

Una prima speranza fu quella di vedere aperto l’ospedale di S. Bartolomeo in Galdo; speranza che ci ha accompagnato per decenni e che poi è caduta come le foglie in autunno, che non restano attaccate ai rami neanche se le si vogliono incollare con il “bostik” o legare con resistente filo.

Speranza di una viabilità migliore per un territorio tanto bisognoso di una nuova arteria di collegamento con il capoluogo, considerando la sua orografia, con la montagna da valicare d’inverno con la nebbia e la neve.

Una realtà, questa sì, che ha visto la Valfortore, forse illudendosi, dare molto ai politici di turno senza che questi si attivassero minimamente per darle, non dico tutto quello che le toccava, ma almeno una minima parte che altre popolazioni, nelle nostre stesse condizioni, avessero.
Nulla di tutto ciò!

Speranza che il territorio fortorino fosse potenziato con qualche attività che consentisse una reale crescita economica per impedire una ulteriore emigrazione delle nuove leve, di cui molti con elevato livello culturale.
Speranza di difendere un territorio, che a quanto leggo, potrebbe essere compromesso con perforazioni del suolo per la ricerca petrolifera.

Dei pali eolici non aggiungo nulla: si sa già molto…!. E ci sarebbe ancora tanto da dire... Avere notizia che di qui a qualche mese sarà eliminato il servizio di autolinea sulla tratta di collegamento tra Baselice-S. Bartolomeo- Campobasso è di una gravità inaudita per il danno che essa arreca all’intera popolazione fortorina; si toglierebbe la possibilità di raggiungere S. Bartolomeo in Galdo a quei Baselicesi, per lo più anziani e soli, che necessitano delle inderogabili visite medico-specialistiche presso l’ospedale virtuale “P. Pio”in orari meno disagevoli per loro, sia per l’andata, sia per il ritorno.

L’eliminazione della linea suddetta, decisa dall’Etac, a quanto è dato apprendere, di fatto, impedirà, in primis, l’iscrizione e la frequenza dell’ateneo universitario del capoluogo molisano, dove sono iscritti, alle varie Facoltà, molti ragazzi della Valfortore. E’ un dato di fatto che molti degli iscritti a quella Università sono pendolari, per cui, eliminando il collegamento, gli attuali fruitori di questo servizio saranno fortemente danneggiati perché costretti o a dimorare in loco e, quindi, sostenere maggiori spese o rinunciare per sempre ad un diritto oggettivo: lo studio.

In passato un ministro, poco sensibile ai bisogni dei più deboli, ebbe a dire: ”…con la cultura non si mangia…”. Con la cultura – affermo - si mangia e come!!!.
La cultura esprime tante professionalità necessarie ed è la base della ricerca; con essa si fa il progresso, perché fornisce, per la produzione di beni e servizi, gli strumenti necessari per essere competitivi e, quindi, creare nuove opportunità di lavoro.

Con l’eliminazione del collegamento, di cui ho parlato, nella nostra zona ci sarà più emarginazione, meno possibilità di crescita culturale e limitazione di quella futura, già attualmente gravemente compromessa.

Gli altri fruitori di questo primario servizio di trasporto pubblico sono le tante persone che utilizzano le strutture sanitarie per visite o ricoveri in Campobasso, e non sono poche.

A queste due categorie se ne aggiungono altre, che, per varie ragioni, hanno bisogno di raggiungere Campobasso con il servizio di linea. Venendo esso meno, sono tanti i cittadini di Baselice e di S. Bartolomeo, che si sentiranno meno cittadini di altri per le opportunità a cui dovranno rinunciare, per il venir meno di un servizio che, inevitabilmente, sopprimerà di fatto l’utilizzo di altri servizi, di cui prima fruiva.

E’, perciò, interesse che tutta la popolazione non faccia orecchio da mercante e che si attivi perché questo essenziale servizio di collegamento di linea tra Baselice – S. Bartolomeo – Campobasso non venga soppresso.
Se così dovesse essere, si tenga bene in mente che da Febbraio 2013 saremo meno cittadini di altri cittadini di altre realtà geografiche.