di Ariadeno
Il titolo è quello originario di un articolo del 1965 del sig. Mario Del Vecchio di Alfredo. L’ho conservato perché è di forte impatto.
L’elicottero quale metafora di modernità nelle nostre zone arretrate. Nello
specifico gli elicotteri di cui scrive il sig. Del Vecchio, sono quelli che
raggiungevano Baselice alla prima abbondante nevicata che tagliava fuori la
Valfortore e Baselice in particolare dal resto del mondo.
“Gli elicotteri, alla prima abbondante nevicata continuano a
venire e le fotografie della popolazione, tutta raccolta intorno a questo mezzo
della civiltà moderna sullo sfondo bianco, fanno il giro delle prime pagine dei
quotidiani della Campania! … In tutta la Valfortore, solo le strade per
Baselice scompaiono sotto la neve!”.
Il detto: “Mal comune, mezzo gaudio”, non è a noi
confacente, però, possiamo essere solidali con il sig. Del Vecchio, anche San
Bartolomeo restava isolato dopo le abbondanti nevicate degli anni ’50, ’60, ’70
e perché no, qualche giorno di isolamento non ce lo siamo fatto mancare nemmeno
nel 2017.
Il sig. Del Vecchio non propone soluzioni, si rifà ai rimedi
prospettati sullo stesso giornale “Voci di Casa Nostra” dal rev. Arricale e da
Antonio Zeppa, di quest’ultimo parleremo, ma mette il dito nella piaga dei
problemi che affliggono i nostri dirimpettai e lo fa senza sconti, senza
l’indulgenza del padre, ma con la ferocia del figlio.
I problemi son tanti:
“L’infelice posizione geografica, l’esistenza del latifondo, l’ignoranza
tecnica e l’assenteismo di alcuni proprietari, la deficienza della viabilità, le
condizioni naturali del suolo, la mancata esecuzione delle previgenti norme per
le opere di trasformazione fondiaria a causa dello “interessato” scarso
interessamento delle autorità locali, comunali e provinciali, l’accaparramento
dei benefici nelle mani di pochi, la mancanza di personale tecnico
specializzato, la naturale diffidenza dei contadini costituiscono grave
ostacolo al miglioramento del tenore di vita della popolazione del comune”.
Ed ancora, il Del Vecchio accusa “l’iniquo connubio del
clientelismo politico con i proprietari terrieri, a retaggio dell’antico ordine
feudale”. Insomma a Baselice nel 1965 si era ancora fermi “all’età del
castello: molti frutti per pochi privilegiati”.
In attesa delle soluzioni prospettate, che in realtà a
distanza di 50 anni stiamo ancora aspettando, quale rimedio ha trovato la
popolazione di Baselice per far fronte alla sua miseria? L’emigrazione.
Da questa risposta, scatta una riflessione amara che
facciamo nostra, ma potrebbero far propria tutte le popolazioni della
Valfortore e del Sud intero: “Perché le potenti braccia e fertili menti dei
baselicesi devono arricchire altri paesi e altre città? E qui potrei fare un
lungo elenco di nomi baselicesi che altrove hanno accumulato fortune e occupano
posti di alta responsabilità in ogni campo della vita sociale, dopo che o per
fortune personali o al prezzo di durissimi sacrifici hanno portato a termine
lodevolmente gli studi e sono malinconicamente partiti per terre lontane.
Quante altre energie potrebbero sprigionarsi da questa terra, se tante ne sono
venute fuori tra così grandi condizioni proibitive?”.
Ci viene un senso di vertigine se proviamo ad immaginare
dove saremmo ora se dalle nostre zone non fossero emigrate centinaia di
migliaia di persone e se lo Stato li avesse messi in condizione di poter
esprimere il loro talento e il loro lavoro nelle nostre lande.
A distanza di 50 anni nulla è cambiato, la viabilità continua a latitare, la sanità è deficiente, si continua ad emigrare, oltre ad un tangibile impoverimento economico e demografico, l’emigrazione ha molti costi “nascosti”, come quello culturale e sociale.
La nostra speranza è che i prossimi 50 anni siano migliori.
(Fonte: sanbartolomeo.info)
Nota del Blogger. In passato qualche "personaggio illustre" ha criticato il mio libro "Modernizzazione e arretratezza in una comunità del Sannio", poiché in quella ricerca sociologica parlavo di latifondo a Baselice, quale mezzo di sfruttamento dei braccianti per arricchire i proprietari terrieri. A questo punto vorrei ricordare a chi contestava il mio lavoro, tra l'altro basato su dati inoppugnabili, che già qualcun'altro prima del sottoscritto, e un bel po' di anni prima, denunciava tra le cause dell'arretratezza del nostro paese "l'esistenza del latifondo".
Nota del Blogger. In passato qualche "personaggio illustre" ha criticato il mio libro "Modernizzazione e arretratezza in una comunità del Sannio", poiché in quella ricerca sociologica parlavo di latifondo a Baselice, quale mezzo di sfruttamento dei braccianti per arricchire i proprietari terrieri. A questo punto vorrei ricordare a chi contestava il mio lavoro, tra l'altro basato su dati inoppugnabili, che già qualcun'altro prima del sottoscritto, e un bel po' di anni prima, denunciava tra le cause dell'arretratezza del nostro paese "l'esistenza del latifondo".
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