venerdì 1 dicembre 2023

La scuola superiore a Baselice e nella Valle del Fortore. Lo studio delle opere di Mascia


Basélice, sebbene fosse lontana dai centri, nel tempo, ha espresso sempre un rilevante ed importante impulso culturale di primaria importanza per la sua crescita. Il dott. Nicola De Lellis, farmacista di lungo corso fino al 1976, anno della sua morte, definiva Baselice “L’Atene della Valfortóre”; ciò era dovuto a personaggi illustri tra i quali il prof. Luigi Capuana, giurista, e il prof. Leonardo Bianchi, luminare nelle scienze psichiatriache, avendo, egli, origini baselicési, nonché il "Ginnasio Carusi", aperto fino al 1916.

Il “Ginnasio Carusi”, fu istituito dai fratelli Carusi, l’uno medico-scienziato e l’altro studioso di scienze; lo istituirono con i propri fondi e assegnarono al Comune, con testamento, la sua continuazione e gestione con i proventi delle rendite dei propri beni. Esso era uno dei pochi centri di istruzione secondaria della provincia e pose le basi per fornire anche a chi non apparteneva a famiglie ricche di avviarsi allo studio. 

Riporto solo due nomi illustri che avevano frequentato quel Ginnasio: il dott. Camillo Toro, alto magistrato nel ruolo di Consigliere di Stato e suo fratello Nicola Toro, primario chirurgo nell’ospedale “San Giovanni Ruggia d’Aragona di Salerno. Dalla frequenza del “Ginnasio Carusi”, molti sono stati i professionisti di quel tempo, usciti da quel Ginnasio, affermatisi in vari campi: dalla medicina alle materie giuridiche, dalla letteratura all’arte. 

Ebbene, faccio presente che nel secolo scorso, fino agli anni ’40, i soli, che potevano accedere agli studi superiori e, poi, eventualmente all’università, erano gli appartenenti a famiglie aristocratiche o benestanti. La chiusura definitiva del Ginnasio si ebbe nell’anno 1916. Lascio giudicare a voi lettori il vuoto che esso lasciò in tanti giovani, speranzosi di poter essere avviati agli studi.

Fino agli anni ’60 e ’70 i laureati a Basélice si potevano contare sulle dita di una mano. Con l’istituzione della Scuola media obbligatoria nel 1962, le cose incominciarono a cambiare, allorquando ogni paese ebbe la sua scuola; la sua frequenza, all’inizio timida, pian piano ebbe sempre numeri crescenti, anche perché obbligatoria fino al quattordicesimo anno d’età. È ovvio che il conseguimento della licenza media spronava i volenterosi e i capaci, sorretti dalle risorse della famiglia di appartenenza, a continuare gli studi negli Istituti superiori scelti. 

A partire dagli anni ‘70, la maggior parte dei ragazzi si iscrive e frequenta, dopo la Scuola media, una Scuola superiore. In Basélice, un grande impulso alla iscrizione e alla frequenza della Scuola Superiore è stato dato dall’istituzione dell’Istituto professionale di Stato ad indirizzo economico-amministrativo, avutosi agli inizi degli anni ’70. Molti baselicési, e non solo, hanno frequentato questa istituzione con profitto ed interesse, tanto che per alcuni si aprirono le porte degli Atenei. Don Vittorio Moscato, parroco a Baselice, si spese molto perché il suo sogno diventasse realtà. Fu una grande conquista!

Nella Valfortóre, altri Istituti di istruzione secondaria sono: “E. Medi” Liceo scientifico-Istituto Professionale per l’agricoltura con sede in San Bartolomeo in Galdo, il Liceo classico “Livatino”, istituito nell’anno scolastico 1960-61 e l’Istituto Commerciale in S. Marco dei Cavoti. Con queste Istituzioni si è allargato il ventaglio per la scelta dell’istruzione superiore e, di conseguenza, l’aumento degli iscritti e dei frequentanti; da ciò è derivata l’iscrizione di un numero sempre crescente di studenti universitari nelle diverse facoltà. Si è avuto, così, un notevole numero di laureati professionisti in ogni campo, che si sono affermati per competenza, impegno e serietà.

 A tal riguardo, voglio proporre la figura dello studente in Lettere classiche presso l’Università degli Studi Roma Tre Luca Cece che ha svolto una tesi di Laurea in linguistica, ramo umanistico molto impegnativo, dal titolo: Il dialetto basélicese nel dramma sociale “Lu viajje ‘nvacante”, opera scritta dal prof. Alfonso Mascia (nella foto).

La tesi, con ricerca, direi quasi certosina, analizza tutti gli aspetti linguistici del dramma che vanno: dallo scritto alla fonetica, dalla grammatica alla sintassi, dal confronto con altre forme lessicali dei dialetti meridionali alla evoluzione dello stesso nel tempo. 

Ogni parola o espressione, come dicevo, è portata alle sue origini con oggettività di analisi e confrontata talvolta con alcuni dialetti e sempre etimologicamente con la lingua italiana ed il latino. Tutta l’opera del Mascia è stata sviscerata, parola per parola, con intelligenza; la competenza specifica è stata ottima, poiché il dott. Cece ha messo in atto tutti gli strumenti culturali necessari, che hanno dato origine alla sua ricerca; è una ricerca unica nella sua analisi, anche perché porta all’attenzione degli studi umanistici un’opera teatrale di un insigne baselicése, che molto ha lavorato per consegnarci un patrimonio di scritti, di cui dobbiamo essere orgogliosi. Grazie a lui, il nostro patrimonio linguistico non avrà mai fine, perché ha punti di riferimento indelebile.

Al ricercatore e studioso Luca Cece auguro un brillante prosieguo negli studi umanistici verso cui manifesta un trasporto da cui non potrà non avere che successo e soddisfazione.

Ad Maiora.

Angelo Iampietro

Bologna 30 novembre 2023


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