(Il Vaglio) – “E’ un’attività tra le più inquinanti al mondo: tra concessioni in essere e quelle richieste, arriva a coprire il 70% della Basilicata, creando danni irreversibili, per i prossimi 200 anni, ai bacini idrici e alla salute dei cittadini. Bisogna opporsi, anche se è difficile dire di no ai soldi del petrolio”.
Con queste parole Mimmo Nardozza, lucano, ha introdotto il video – documentario che è stato proiettato stamattina (l'altro ieri per chi legge,ndb) alla Rocca dei Rettori di Benevento, nella Sala Consiliare della Provincia. Riflessione e dibattito sulla possibilità che anche nel Sannio comincino le esplorazioni per trovare petrolio: un tema dibattuto spesso negli ultimi tempi, per iniziativa del Comitato No Luminosa che ha portato la vicenda all’attenzione dell’opinione pubblica, a causa delle istanze presentate alla Regione Campania da diverse società.
L’iniziativa odierna è stata promossa dal vicepresidente del Consiglio Provinciale Giuseppe Lamparelli, nel corso di una seduta ordinaria dei lavori della Prima Commissione Consiliare. Presenti diversi consiglieri provinciali e i rappresentanti dello stesso Comitato e dell’associazione Lap Asilo 31.
“Ho visto questo video – ha esordito Lamparelli – nel corso di un convegno organizzato dall’Asilo 31, constatando che non è tutto petrolio quello che luccica. Si tratta di un processo, infatti, che determina una trasformazione del territorio ed è inquinante e dannoso per la salute. E’ importante parlarne”.
Lo ha fatto Nardozza, autore, insieme ad altri cittadini della Basilicata, del video “Mal d’Agri” che prende spunto dagli insediamenti dei colossi petroliferi nell’omonima valle lucana. Si parla di 80mila barili al giorno. In particolare, nel video si pone l’attenzione sul Centro Oli di Viggiano, in provincia di Potenza, facendo riferimento all’inquinamento delle falde acquifere, alla preoccupazione di cittadini e lavoratori per la propria salute.
Dopo la proiezione, ecco la proposta di Vincenzo Portoghese del Comitato No Luminosa. “E’ difficile aggiungere altro – ha detto – dopo quello che abbiamo visto. Chiediamo alla Provincia di indire un Consiglio aperto ai Comuni interessati e alle Comunità Montane. C’è un grande silenzio su questa vicenda, pare che nessuno abbia contezza di quanto potrebbe accadere. Nel Vallo di Diano, 18 Comuni e la Comunità Montana hanno unito le loro forze e la Regione Campania ha bloccato la richiesta di esplorazione”.
“Niente si può fare – ha aggiunto Nardozza su specifica domanda del consigliere provinciale Gennaro Capasso – perché questo tipo di attività non inquini: è un’industria impattante sul territorio e sulla salute delle persone”.
E’ intervenuto anche l’assessore provinciale all’Ambiente Gianluca Aceto che, pochi giorni fa, ha chiesto ufficialmente gli atti alla Regione Campania. “Ancora non li ho ricevuti – ha affermato -. C’è la necessità di approfondire l’argomento, alla Provincia non risulta alcuna procedura in merito. C’è preoccupazione, anche perché stiamo puntando molto sull’acqua nelle nostre politiche ambientali. Basti pensare alla diga di Campolattaro e al progetto di potabilizzazione che abbiamo presentato a Governo e Unione Europea. Solleciterò l’accesso agli atti della Regione, in questa vicenda delle estrazioni”.
“L’acqua va preservata – ha aggiunto Daniela Basile del Lap Asilo 31 – . Nel Sannio sarebbero interessate dall’esplorazione di petrolio zone come l’Alto Fortore, mettendo a rischio l’economia locale, fatta prevalentemente di produzioni biologiche. Dal punto di vista economico e lavorativo, poi, questi tipi di insediamento porteranno poco o nulla. C’è bisogno di manodopera specializzata che non abbiamo nel Sannio, per cui arriverà dal Nord o da altre regioni. Insomma, bisogna capire se veramente si vuole bene al nostro territorio o si vuole solo seguire la logica del profitto. Tra l’altro, è accertato che la trivellazione accelera i movimenti sismici. E sappiamo che Benevento è ad alta pericolosità, da questo punto di vista”.
Aurelio Bettini ha chiuso gli interventi degli esponenti del Consiglio Provinciale, ricordando che anche nella sua zona, quella di Morcone, 25 anni fa furono fatte delle perforazioni di cui “si parla ancora, con tanti punti oscuri. Bisogna mettere la popolazione al corrente di quello che succede. Allora non fu fatto”.
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