Benevento, l'edificio sperimentale nZeb |
di Antonio Bianco*
L’acronimo
nZeb (nearly Zone Energy Bulding) ai più dirà poco o nulla, eppure è da questa
sigla che passa il futuro dell’edilizia ecosostenibile: abitazioni a consumo
energetico prossimo allo zero e – non secondario – anche intelligenti. Secondo un’indagine
effettuata dal Politecnico di Milano, al momento l’unica mappatura esistente, nel
Belpaese sono tra 650 e 950 gli edifici costruiti con questo sistema e quasi
tutti si trovano in Emilia, Lombardia, Trentino e Veneto.
Tuttavia
anche il Sud si sta attrezzando per recuperare il gap con il Nord. Il primo
edificio sperimentale, di 71 metri quadri, è stato inauguro nelle scorse
settimane a Benevento, in Campania, ed è frutto della collaborazione tra
l’università del Sannio e il distretto tecnologico Stress (quest’ultimo citato come
best practice nel rapporto GreenItaly
2017, redatto dalla Fondazione Symbola).
Il
prototipo, finanziato dal ministero della Ricerca e dell’Università con 177mila
euro di fondi, è un “dimostratore tecnologico” costruito con materiali rispettosi
dell'ambiente e con sistemi per produrre energia in modo autonomo, ed ha tutte le
caratteristiche che le nuove costruzioni private dovranno avere a partire dal
31 dicembre del 2020, mentre per quelle pubbliche si parte dalla fine del 2018,
così come disciplinato dalla direttiva dell’Unione europea del 2010 e recepita in
Italia nel 2013.
“La
struttura – spiega il
prof Giuseppe Vanoli, responsabile scientifico del progetto – è stata concepita
soprattutto per il clima mediterraneo, ed è questa una novità assoluta,
poiché le esperienze esistenti in altre
parti del Paese riguardano soprattutto i climi più freddi”.
Per evitare il surriscaldamento estivo della
struttura a certe latitudini, è stata utilizzata la tecnologia innovativa dei
pannelli X-Lamcon (isolamento in fibra
di legno), che assicurano una velocità di messa in opera e un adeguato
isolamento termo-acustico. Mentre per i componenti trasparenti sono stati
utilizzati infissi a taglio termico a triplo-vetro con film selettivo con
aperture e schermature progettate in modo da ottimizzare l’illuminazione e
l’areazione naturale delle aree principali.
Non
solo. La struttura è dotata di un impianto di climatizzazione con una pompa di
calore che copre le esigenze di riscaldamento, raffreddamento, produzione di
acqua calda sanitaria e ventilazione meccanica. E un campo geotermico con sonde
orizzontali poste a circa 2 metri di profondità per pretrattare l’aria di
immissione. “Siamo di fronte a cambiamenti climatici – spiega Ennio Rubino, presidente
del distretto Stress – che ci inducono inevitabilmente ad una presa di
coscienza che deve modificare la nostra cultura, il nostro modo di progettare e
di pensare agli spazi in cui viviamo”.
L’edificio,
destinato ad ospitare studenti universitari e prof stranieri, è completamente
monitorato attraverso le più avanzate tecnologie domotiche . “Il tutto – conclude
Vanoli – è connesso ad internet, attraverso il quale gli occupanti possono da
remoto, via web o mediante una applicazione per smartphone, aprire e chiudere serrature, comandare l’accensione
delle luci e delle prese elettriche, monitorare sensori di temperatura e
sensori anti-allagamento”.
Tramite
cellulare si può anche gestire l'impianto di climatizzazione in funzione delle
condizioni e delle previsioni meteo. I risultati dei monitoraggi saranno poi pubblicati
sul sito che i ricercatori stanno sviluppando, dove chiunque potrà verificare l’efficienza
energetica del nuovo edificio.
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