In seconda
posizione si colloca il Trentino Alto Adige (+15,9 per cento) che ha potuto
contare sullo score del settore agroalimentare, della distribuzione di energia,
delle acciaierie e delle imprese meccaniche. In terza posizione, invece,
scorgiamo l’Emilia Romagna (+10,1 per cento) e appena fuori dal podio il Veneto
(+3,1 per cento). Dal quinto posto in poi tutte le regioni italiane presentano
una variazione di crescita del valore aggiunto negativa. Le situazioni più
critiche si sono verificate in Calabria (-33,5 per cento), in Valle d’Aosta
(-33,7 per cento), in Sicilia (-43,3 per cento) e in Sardegna (-52,4 per cento).
lunedì 22 gennaio 2024
Industria, crolla il valore aggiunto al Sud
Tra il 2007 e il 2022 il valore aggiunto reale
dell’industria del Sud è crollato del 27 per cento, quello del Centro
del 14,2 per cento e del Nordovest dell’8,4 per cento. Solo il Nordest ha
registrato un risultato positivo che ha toccato il +5,9 per cento. A livello
regionale sono le imprese della Basilicata ad aver registrato la crescita del
valore aggiunto dell’industria più importante (+35,1 per cento). Risultato che
secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre è in massima parte ascrivibile
agli ottimi risultati conseguiti dal settore estrattivo, grazie alla presenza
di Eni, Total e Shell nella Val d’Agri e nella Valle del Sauro.
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