![]() |
Sud e competitività |
Un Sud sempre meno competitivo rispetto all’Europa, con
forti deficit soprattutto nella preparazione tecnologica, mercato del lavoro e qualità delle istituzioni, ma che svetta per benessere fisico della popolazione.
È quanto emerge dallo studio “Divari di competitività tra
regioni duramte la sovereign debt crisis: il Mezzogiorno tra resistenza e resa”
dei professori M. Aria, G. Lucio Gaeta e U.Marani, pubblicato sulla Rivista
Economica del Mezzogiorno, trimestrale dello SVIMEZ edito da Il Mulino e
diretto da Riccardo Padovani.
Lo studio prende in esame gli andamenti della
competitività di 255 aree territoriali
appartenenti a 27 paesi europei diversi con attenzione a quelli delle regioni
meridionali per gli anni 2010-2013, in base a elaborazioni sugli ultimi dati
Eurostat disponibili.
Lo studio indicatore per indicatore
Nello specifico,
guardando i singoli indicatori in un’ipotetica scala da 1 a 100, emerge che il
Sud rispetto alla media Ue registra un forte gap nella maggior parte degli
indicatori.
In particolare, nelle infrastrutture il Sud si è fermato nel 2013 a
41,6 (in calo di 4 punti percentuali rispetto al 2010) a fronte del 48 della
media Ue e del 50 del Nord Italia; nell’innovazione segue pressappoco lo stesso
andamento (nel 2013 in calo, da 43 a 40,6 rispetto a una media Ue di 48,9).
Nove punti in meno della media Ue il Sud li registra nel 2013 nell’accesso
all’istruzione superiore (40,3 contro 49,6). Va ancora peggio nel campo della
preparazione tecnologica (37,3 nel 2013, in calo di 5 punti rispetto ai 42,3
del 2010, ben lontani dai 50,5 della media Ue), dell’efficienza del mercato del
lavoro (37,7 al Sud contro una media Ue di 50,4 e di 52,9 al Nord Italia nel
2013) e nella qualità delle istituzioni: qui il Sud si ferma nel 2013 a 36,6,
in calo rispetto al 2010 (40,3) e distante dalla media Ue di 51,4.
Diverso invece il quadro per la business sophistication, che
vola dal 2010 al 2013 da 39,9 a 48,5, un dato leggermente superiore alla media
Ue (47,3) e comunque inferiore al 51,7 del Nord.
Unico potenziale fattore di
competitività in cui il Mezzogiorno svetta rispetto alla media Ue è il
benessere fisico della popolazione; nel 2013 è leggermente calato, passando dai
55,8 del 2010 ai 54,3 del 2013, ben cinque punti in più della media Ue ferma a
49,4.
Giù tutte le regioni meridionali, ma nell’intermediazione
finanziaria Calabria, Sardegna, Molise e Campania superiori alla media Ue - Più
nello specifico, è stato possibile scorporare per indicatore le dinamiche di
tutte le regioni italiane, sia meridionali che settentrionali, ponendole in
relazione alla media Ue.
Se le regioni meridionali registrano performances
inferiori alle regioni del Centro-Nord e della media Ue per molti indicatori,
va rilevata l’eccezione della business sophistication, in cui la Calabria
registra una performance decisamente superiore alla media Ue, seguita dalla
Sardegna, Sicilia, e Puglia.
Inoltre tra le regioni del Sud vanno segnalate la buona
performances della Sardegna, seconda in Italia solo a Trento per
infrastrutture, e al quarto posto per preparazione tecnologica della
popolazione; il buon posizionamento del Molise, quinto in Italia per il
benessere fisico dei residenti, secondo per dimensione del mercato interno e
terzo per l’accesso all’istruzione superiore. Ma si tratta di rondini che non
fanno primavera.
Sud a rischio marginalizzazione in Europa - “Nessuna di
queste eccezioni, si legge nello studio, è tale da garantire un significativo
miglioramento della competitività di queste regioni, che rimangono tutte nel
club delle maggiormente svantaggiate”.
Nel complesso le analisi condotte
restituiscono l’idea di una crisi di competitività che contribuisce ad
aggravare il divario interno e alimenta la marginalizzazione del Paese rispetto
all’Europa; i dati suscitano particolare preoccupazione perché suggeriscono il
rischio di ulteriore arretramento delle economie del Mezzogiorno negli anni a
venire”.
Nessun commento:
Posta un commento