lunedì 8 dicembre 2014

L’articolo 18 “medievale”. Seminario sullo Statuto del 1331

Lo statuto dei lavoratori redatto sette secoli fa nel Fortore sarà oggetto di un seminario scientifico promosso dalla Regione Molise e al quale parteciperà anche il comune di San Bartolomeo in Galdo e le Università di Bologna e del Molise. Ad annunciarlo è il vice presidente della giunta regionale molisana, Michele Pietraroia, che nelle scorse settimane, affrontando il tema del riforma del lavoro che in queste ore è al vaglio del Parlamento, aveva portato agli onori della cronaca la vicenda dello statuto che regolava i rapporti all’interno della prima comunità di San Bartolomeo in Galdo, nata intorno al 1300 per volere dell’abate Nicola da Ferrazzano, e nel quale era riportata una clausola che vietava il licenziamento senza giusta causa.

L’esponente molisano della sinistra Pd in una nota sottolinea come “la materia di stretta attualità merita di essere esaminata anche in chiave scientifica e culturale perché attiene alla dignità di ogni essere umano che non può essere discriminato nei suoi diritti fondamentali. La giusta causa nel licenziamento di un lavoratore presuppone uno Stato di Diritto che tutale ogni persona”. Ed è per questo che, secondo Pietraoia, “è necessario approfondire le ricerche storiche presso gli archivi del Muse dei beni Culturali di Napoli”.

Un approfondimento essenziale perché “la questione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori approvata nel 1970 travalica l’ambito giuslavorista e segna la distinzione tra la società dell’arbitrio fondata sulla legge del più forte ed un contesto sociale in cui la libertà di ogni individuo viene tutelata concretamente a partire dal diritto di non essere licenziato senza giusta causa esattamente come venne definito nell’Abbazia di Santa Maria del Gualdo (Foiano di Valfortore) nel 1331, in occasione della fondazione di San Bartolomeo in Galdo, con una proposta di statuto comunale approvata dal Re Roberto D’Angiò”.

Il seminario che servirà ad approfondire ciò che due abati molisani, erede dell’eremita Giovanni da Tufara, venerato nel santuario di Mazzocca, scrissero 7 secoli prima riguardo al divieto di licenziamento senza giusta causa, è previsto per il 12 dicembre prossimo. all’appuntamento saranno presenti oltre ai docenti delle Università di Bologna e Campobasso, anche gli esponenti regionali delle organizzazioni sindacali, l’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini oltre naturalmente al comune di San Bartolomeo in Galdo.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine/Benevento)

venerdì 5 dicembre 2014

Fortorina, sì alla proposta Addabbo per il completamento fino a San Bartolomeo

Fortorina. C’è una nuova iniziativa del comune di Molinara. L’idea parte ancora una volta dal sindaco Giuseppe Addabbo che fin dal primo giorno del suo insediamento ha provato a mettere intorno ad un tavolo tutti gli amministratori del comprensorio, per rilanciare con forza la realizzazione della strada Fortorina, intesa come tracciato che accorciasse i tempi di percorrenza e migliorasse il collegamento tra San Marco dei Cavoti e San Bartolomeo in Galdo.

Lo ha fatto nel 2012, quando promosse l’istituzione di un comitato dei sindaci per dar forza allo studio di fattibilità del geologo Eliseo Ziccardi, che prevede un passante di valico tra San marco e Foiano, lo ha fatto oggi, portando in consiglio comunale una proposta di delibera che mira al “completamento della Fortorina attraverso il vecchio tracciato originario, addirittura visibile su un documento del Touring Club, l’Atlante Stradale d’Italia, edito nel 1998”. Un’iniziativa che il comune di Molinara vuole condividere con tutti comuni del Fortore.

“Un tracciato – ha detto il primo cittadino -, che da San Marco dei Cavoti, dove oggi arriva la Fortorina, dovrebbe scendere e toccare il comune di Molinara in quella che oggi è l’area industriale Pip, tra Molinara e San Marco dei Cavoti, e proseguire verso i comuni della Val Fortore attraverso la località Perozzolo. La nostra iniziativa – ha continuato – mira a dare una centralità ai paesi del Fortore e soprattutto a San Bartolomeo in Galdo, che oltre ad essere il comune più grande dell’area, è quello che collega la provincia di Benevento con la provincia di Foggia. Inoltre chiediamo all’Anas di coinvolgere nelle decisioni i comuni dell’Area interessata che sono i veri protagonisti delle scelte da compiersi”.

Una proposta che è stata accolta con favore dal consiglio e che ha dato mandato al sindaco di intraprendere tutte le azioni per avviare un confronto serio con i colleghi fortorini (...).

(tratto dal quotidiano Ottopagine del 2 dicembre)

giovedì 4 dicembre 2014

I fossili di Baselice al museo di Paleontologia di Napoli

La nostra terra ha una storia geologica estremamente ricca. Tanti sono i fossili ritrovati sul nostro territorio. Alcuni sono famosissimi come lo Scipionyx samniticus, ad oggi l'unico scheletro fossile rinvenuto che appartiene ad un esemplare giovane con preservate in eccezionale stato conservazione parti di tessuti molli ed organi interni; il reperto è stato soprannominato "Ciro" ed è stato trovato a Pietraroja (BN).

Molti sono i reperti che il nostro territorio ci ha regalato, alcuni dei quali sono conservati nel Museo di Paleontologia di Napoli a San Marcellino. Ve ne proponiamo alcuni provenienti da Castellammare di Stabia, Somma Vesuviana, Catanzaro, Giffoni Valle Piana, Messina, Baselice, Lecce, Viggiano. (FDP)

Fonte: facebook gruppo briganti

mercoledì 3 dicembre 2014

San Bartolomeo e il divieto di giocare a calcio in piazza

Postiamo un articolo pubblicato dalla testata online ntr24tv che sicuramente farà discutere. Buona lettura!


Se a Benevento la partita a calcio dei ragazzini all’ombra di Santa Sofia continua a suscitare polemiche e ironia con tanto di sequestri da parte della Municipale, in provincia è invece guerra aperta e “dichiarata” ufficialmente a super santos e simili.

Siamo nel Fortore, a San Bartolomeo in Galdo, dove il sindaco Gianfranco Marcasciano ha firmato un’ordinanza che susciterà sicuramente malumori e dividerà la comunità tra favorevoli e contrari.
Con un provvedimento dello scorso 24 novembre, infatti, il primo cittadino ha vietato di “praticare il gioco del pallone in tutte le forme e modalità di svolgimento in piazza Municipio e sotto i portici del Comune”.

La decisione – si legge nel documento - sarebbe stata presa a causa delle lamentele di numerosi cittadini, impossibilitati a stare seduti e a passeggiare tranquillamente in piazza, perché disturbati continuamente da adolescenti alle prese con sfide calcistiche.

A questo si aggiungerebbe anche il problema che le pallonate e la partita possono causare danni al patrimonio pubblico e privato dell’area, oltre a creare pericolo per la sicurezza dei cittadini e degli anziani che passano e che sostano in zona.

Pesanti anche le sanzioni per i giovanissimi: oltre al sequestro della palla, multe salate da 25 a 500 euro. L’amministrazione comunale, inoltre, addebiterà ai genitori, responsabili della sorveglianza sui minori, il costo di eventuali danni a panchine, lampioni o ad altri elementi dell’arredo urbano.

San Bartolomeo in Galdo, ordinanza contro i ragazzini: 'No a partite di calcio in piazza e sotto i portici del Comune' | Fortore | news | NTR24 - l'informazione sul web

domenica 30 novembre 2014

Castelvetere, reperti archeologici lungo il percorso del metanodotto

La scoperta riaccende le polemiche sui lavori di scavo da parte della Snam

Reperti archeologici lungo il tracciato del metanodotto che si sta realizzando tra Biccari (Puglia) e Campochiaro (Campobasso). I ritrovamenti sono avvenuti in due aree del territorio comunale di Castelvetere in Valfortore, uno in località Morrecine, e l’altra a Fonte Gallina. Nella prima è stata scoperta una tomba risalente all’epoca sannita e nella seconda invece un muro appartenente alla stessa epoca. Per ora la Soprintendenza, che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo con la dottoressa Luigina Tomay, responsabile dell’ufficio Beni archeologici di Benevento, non si è pronuncia sull’entità della scoperta. Un ritrovamento che non ha sorpreso esperti e studiosi. Che il metanodotto nel territorio fortorino non doveva passare, infatti, alcune associazioni lo avevano detto con largo anticipo, anche con richieste ufficiali alla Soprintendenza e alla Snam.

Già nel 2007, il responsabile della sezione del WWF Sannio, Camillo Campolongo, chiedeva alla società responsabile della rete del gas la massima attenzione durante la realizzazione del metanodotto in alcune aree del Fortore e del Tammaro. In particolare nella nota si faceva riferimento alle zone delle Sorgenti ed Alta valle del fiume Fortore, Bosco di Castelvetere in Valfortore, Bosco di Castelpagano. Nella missiva di Campolongo si metteva soprattutto in evidenza “l’esistenza nel comune di Castelvetere di una zona archeologica (necropoli ed altri reperti del periodo dal V al III sec. a.C.), riconosciuta con D.M. 13.5.1983 e D.M. del 27.6.1984 del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali”.

In un’area vicina alla zona di Fonte Gallina, infatti, è stata rinvenuta circa 20 anni fa una necropoli di epoca sannitica, molto probabilmente costruita tra il VII e il III secolo a.C. Una scoperta che conferma anche le preoccupazioni espresse dal circolo di Legambiente Fortore. Proprio nelle scorse settimane, infatti, l’associazione guidata dal presidente Michele Barbato aveva inviato una nota alla Soprintendenza ai beni culturali e archeologici di Benevento e Caserta nella quale si chiedeva “se fossero state fatte tutte le opportune indagini preventive così come richieste dalla stessa Soprintendenza in una nota inviata alla Snam”.

“Alla luce dei rinvenimenti archeologici emersi dagli scavi del metanodotto – ha detto Barbato - possiamo dire che le nostre preoccupazioni erano fondate: si sta minando anche la memoria storica di un territorio ormai condannato dalle politiche di sviluppo economico globale. È avvilente osservare il lesto procedere dei lavori in un contesto territoriale così fragile sia dal punto di vista naturalistico che idrogeologico oltre che archeologico. Questo territorio notoriamente isolato per la carenza di infrastrutture necessarie al suo sviluppo e con un tasso di densità di popolazione che cala vertiginosamente ad un ritmo sbalorditivo, oramai è completamente asservito ai grossi poteri della globalizzazione. Un deserto dotato di infrastrutture energetiche strategiche a carattere nazionale e internazionale. Ci sentiamo impotenti – ha concluso - difronte a questa politica a solo vantaggio dei potenti”.

Del ritrovamento è stato informato anche il sindaco di Castelvetere, Luigi Iarossi, che si è recato sul posto dove ha incontrato i responsabili della Sovraintendenza. “Seguiremo con interesse l’evolversi degli scavi. Vigileremo affinché si faccia piena luce sul ritrovamento. Saremo in stretto contatto con gli esperti della Soprintendenza- ha spiegato Iarossi – per essere costantemente informati sulla situazione. Se dall’analisi dei reperti dovesse venir fuori qualcosa di interessante per il nostro territorio sarebbe un fatto estremamente positivo”.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine del 29 novembre)

venerdì 28 novembre 2014

Un calcio al razzismo e alle discriminazioni. Nel Sannio tocca all'Atletico Brigante

Rispetto, solidarietà, lealtà, aggregazione e trasparenza. Sono questi i valori del calcio popolare che, grazie all'Atletico Brigante, arriva anche nel Sannio.

Si tratta di una squadra di calcio a tutti gli effetti, che quest'anno farà il suo esordio in Terza categoria girone B: il primo caso nel Sannio, dicevamo, ma sono già tante le squadre italiane autogestite "per recuperare l’essenza dello sport più amato al mondo".

Il calcio popolare è ormai una bella realtà nel nostro Paese: a Roma sono attive l'Atletico San Lorenzo e l'Ardita San Paolo (quest'ultima finita sulle pagine di cronaca nelle ultime settimane perchè i calciatori della squadra sono stati vittime di un'aggressione da parte di un gruppo di neofascisti), in Campania esistono l'Rfc Lions Caserta, nel calcio a 5, il Partizan Matese, Stella Rossa e Quartograd.

Ora esiste anche l'Atletico Brigante, prima realtà sannita di calcio popolare, che è chiamata all'esordio in campionato sabato contro il Campolattaro. I "briganti" giocheranno il loro torneo sul campo sportivo comunale di Pago Veiano. Si tratta di una società dilettantistica composta da ragazzi (età media 25 anni) residenti tra Benevento, Pago Veiano, S.Giorgio la Molara, Molinara ed altri comuni del pre-Fortore.

(Per continuare a legge clicca qui sotto)

Un calcio al razzismo ed alle discriminazioni. Nel Sannio tocca all'Atletico Brigante

Migranti

Siamo i marciapiedi più affollati.
Siamo i treni più lunghi.
Siamo le braccia le unghie d'Europa il sudore diesel.
Siamo il disonore la vergogna dei governi
L'odore di cipolla che rinnova le viscere d'Europa.
Siamo un'altra volta la fantasia degli dei.
Milioni di macchine escono targate Magna Grecia.
Noi siamo le giacche appese nelle baracche nei pollai d'Europa.
Addio, terra.
Salutiamoci, è ora.

Franco Costabile

mercoledì 26 novembre 2014

Lo Sblocca Trivelle tra proteste e censure

La parola d’ordine è una sola: avanti tutta con le trivelle. E a indicare la road map è stato il presidente del Consiglio Renzi: “Raddoppiare la percentuale di petrolio e del gas in Italia”. L’Italia già oggi è il quarto produttore europeo e il terzo per quanto riguarda le riserve di oro nero. Il bacino più importante si concentra in Basilicata, la Val d’Agri da sola produce l’82 per cento del petrolio nazionale e risulta essere il più grande giacimento d’Europa.

Ma quanti sono attualmente i pozzi attivi nel nostro Paese? Secondo il ministero dello Sviluppo economico sono oltre mille – tra terraferma e mare – e forniscono il 10 per cento del fabbisogno di gas e il 7 per cento di petrolio. Mentre, i permessi per la ricerca di idrocarburi, ossia i titoli che consentono le indagini geofisiche e perforazioni, in attesa di risposta sono 112, distribuiti da nord al sud.

L’accelerazione in tema di ricerca di petrolio e gas, tuttavia, è arrivata nei giorni scorsi con l’approvazione definitiva al Senato del decreto Sblocca Italia, subito ribattezzato Sblocca Trivelle. Così a finire sul banco degli imputati è stato proprio l’ex sindaco di Firenze, accusato dagli ambientalisti di aver offerto un assist incredibile alle multinazionali petrolifere, che non dovranno avere più l’ok delle Regioni (la cosiddetta valutazione di impatto ambientale) per bucare mari e colline.

L’obiettivo dell’esecutivo, in effetti, non solo è eliminare l’opposizione degli enti locali, ma velocizzare l’iter per le autorizzazioni: d’ora in poi ci saranno i titoli minerari unici (sia per la ricerca, sia per l’estrazione ma ritenuti da più parti contrari al diritto comunitario), verranno rilasciati in appena 180 giorni e le concessioni potranno durare 30 anni, prorogabili più volte per un periodo di dieci anni. E a decidere dove e quando trivellare sarà - con proprio decreto - il ministro dello Sviluppo economico, e non importa se ciò provocherà delle variazione negli "strumenti urbanistici".

Ad essere contestato è soprattutto l’articolo 38 del decreto (Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali): “Al fine di valorizzare le risorse energetiche nazionali e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese, le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”.

Con questa norma i luoghi di ricerca e d'estrazione vengono di fatto militarizzati. Resi inaccessibili a comitati e popolazioni che si oppongono alle trivelle. Tutto viene sacrificato in nome dei supremi interessi nazionali e della realpolitik del Tony Blair italiano. D’ora in poi, dunque, la palla passa allo stato centrale, che ha deciso di fare del Bel Paese una vera e propria gruviera, dimenticando i passi avanti fatti in tema di tecnologie rinnovabili.

Ora il timore è che le coste siciliane e quelle dell’Adriatico – come molte realtà dell’Appennino, in primis la Basilicata – diventino il Texas d’Italia, con conseguenze negative su turismo e attività economiche.

“Poco importa se diverse Regioni e moltissimi Comuni si oppongono a questa scellerata politica fossile. Poco importano le proteste di decine di migliaia di persone che hanno detto chiaramente che il mare è dei cittadini e non dei petrolieri, che vogliono sfruttarlo solo per ricavarne profitti”, attacca Greenpeace dal blog de ilfattoquotidiano.it.

Ma il governo va avanti come un treno e non si ferma davanti a nessuno ostacolo, nemmeno quando a mettersi di traverso sono gli enti locali o le popolazioni organizzati in “comitatini” (il copyright è di Renzi), che temono per l’inquinamento delle proprie terre con conseguente rischio per la salute.

E la risposta dei comitati (anche se censurata dai media nazionali) è arrivata nei giorni scorsi da Potenza, dove circa cinquemila No triv hanno assediato pacificamente la sede della Regione Basilicata per protestare contro il raddoppio delle estrazioni petrolifere. La Lucania – dove si trivella da più di vent’anni – è interessata da 18 richieste di permessi di ricerca, 11 permessi e 20 concessioni di coltivazione di idrocarburi per quasi i 3/4 del territorio.

E non bastano le confutazioni economiche (la Basilicata è tra le regioni più povere d’Italia e con le royalties più basse al mondo) a fermare il governo Renzi, che invece si appella alla Strategia energetica nazionale, secondo cui la corsa all’oro nero porterà un investimento di 15 miliardi di euro di investimento e di 25 mila nuovi posti di lavoro.

Ma per gli ambientalisti sono solo promesse per tenere buoni i territori. “Altro che innovazione e premier rottamatore – controbattono – la storia è sempre la stessa: in pochi si arricchiscono sulle spalle dei cittadini e dell’ambiente”. Come dire: per gli interessi dei petrolieri si rottama anche il territorio.

martedì 25 novembre 2014

Crolla il sostegno all'industria del Sud

In base ad elaborazioni SVIMEZ, su dati del ministero dello Sviluppo economico, dal 2001 al 2012 le agevolazioni concesse all’industria italiana sono crollate del 51,5%, passando dai 10,1 miliardi di euro annui del triennio 2001-2003 ai 4,3 del triennio 2010-2012.

A pagare di più è stato però il Sud. Dal 2001 al 2012 infatti le agevolazioni concesse all’industria del Mezzogiorno sono crollate del 80,5%, passando dai 6,4 miliardi di euro annui del triennio 2001-2003 agli 1,2 del triennio 2010-2012. Situazione diversa al Centro-Nord, dove le agevolazioni concesse all’industria sono scese negli stessi anni del 24,3%, passando dai 3,7 miliardi euro annui del triennio 2001-2003 ai 2,8 del triennio 2010-2012.

La tendenza si conferma anche sul fronte delle agevolazioni erogate. Nel periodo in questione, in dieci anni, le agevolazioni erogate all’industria meridionale flettono del 67%, da 3,9 a 1,3 miliardi di euro annui, il triplo del Centro-Nord (-22,4%).

(Fonte: Terra e dignità)

domenica 23 novembre 2014

Unità d’Italia: la strage dimenticata di Roseto Valfortore

Il lettore che dopo aver visto il titolo si appresta a leggere l’articolo si aspetta la solita storia retorica di altri eroi che si sono immolati per l’Unità d’Italia. Ma si sorprenderà, invece, nel leggere l’altra storia, quella nascosta, quella censurata, che in questi ultimi decenni sta “urlando” e chiede di venir finalmente alla luce. E’ una storia come tante che, o per vergogna, o per convenienza, o per quant’altro, è stata per decenni tenuta segregata in un cassetto.

Roseto Valfortore è un paesino di mille anime arrampicato sulle montagne dell’Appennino Dauno, in provincia di Foggia. Un luogo accogliente dove gli abitanti hanno ancora il tempo e la volontà di regalare un sorriso ai visitatori che vi giungono. Ma è anche un territorio che ha dentro di sé una ferita storica che mai nessuno gli ha riconosciuto; questa è la vicenda di 4 ragazzi di appena vent’anni e di un adulto, padre di famiglia, che furono trucidati dai garibaldini a causa delle loro simpatie per i Borbone.
Tutto avvenne la sera del 7 novembre 1860 quando i 5 furono allineati ad un muro e passati alle armi da chi era appena sopraggiunto e definiva se stesso “un liberatore”. A nulla valsero le suppliche di pietà che i ragazzi invocarono ai carnefici, a nulla valsero le grida delle donne che assistettero impotenti all’esecuzione.

Questa triste vicenda, ancora una volta, non sarebbe mai venuta fuori se non ci fosse stata la caparbietà e la voglia di sapere di uno studioso, il prof. Michele Marcantonio, che scrisse nel 1983 un libro in cui raccontava l’eccidio (Abbasso la guerra, ossia tre passi a ponente Italia Letteraria, Milano 1983).

Libro, ancora una volta, corredato da documenti storici ufficiali che provavano l’accaduto, ma che furono deliberatamente ignorati. I padri della patria, infatti, dovevano apparire ancora una volta senza macchia e senza peccato! Questo fu l’ordine impartito agli storici. Proprio grazie a tali testimonianze scritte si è potuta realizzare una ricostruzione dettagliata di cosa avvenne quel triste giorno; si riporta integralmente uno stralcio tratto da Il Frizzo, giornale di Lucera: “I cinque vennero allineati lungo il muro che guardava alla torretta, di fronte al plotone. L’aria rigida, la pioggia, che ora con furia, il vento, fatto ora cattivo, che tempestava il viso dei condannati con bordate d’acqua gelida e dura come grossi grani di sabbia, e, forse, il contenuto di quel biglietto consigliarono il generale a far presto, a sbrigarsi.

Nell’estremo tentativo di muovere a pietà, tre dei condannati, cioè Giuseppe Cotturo, Vito Sbrocchi e Leonardo Marrone, s’inginocchiarono nel fango: – Pietà! Siamo innocenti! Parole e lacrime alla pioggia e al vento che mugghiava nella siepe e sui tetti. – Pietà di noi! –, fece Nunzio. Il quinto, più di là che di qua (è Liberato Farace, 22 anni appena, ferito a morte presso la propria abitazione dalle camicie rosse) era ricaduto in un’assenza totale e si teneva ritto al muro come un tronco senza vita. Il sergente rizzava in alto la sciabola come un ricurvo dito d’acciaio guardando fisso il generale. Il sergente non batteva ciglio. Ecco… Il generale fece con l’indice un cenno distratto, quasi meccanico. La sciabola piegò verso terra. Fuoco! I primi tre, a partire dall’angolo, caddero fulminati. Al quarto un secondo colpo. Il quinto, Liberato Farace, indenne. Il fuciliere di grazia esplose su di lui il terzo e il quarto colpo. Solo quest’ultimo spinse fuori da quel giovane corpo il lieve alito di vita residuo.” E’ ora di iniziare a raccontare una storia diversa del Risorgimento: è iniziata al Sud un’inarrestabile “rivoluzione culturale” atta a far sì che si cancelli la retorica e che si guardi in faccia la realtà di quello che successe 150 anni or sono. Documenti come questo e come tanti altri devono servire per risvegliare la voglia di verità che gli storici, assoggettati al potere, hanno perso. E’ una questione soprattutto di libertà: soltanto quando uno studioso potrà scrivere le verità storiche senza dover seguire una “linea comune”, allora si sentirà libero.

(FONTE) Briganti: Unità d’Italia: la strage dimenticata di Roseto Va...

Anche lo Sporting Baselice dice no alle trivelle


(foto tratta da facebook)

venerdì 21 novembre 2014

PINO APRILE ABBRACCIA IL CONCORSO DI POESIA DIALETTALE

Dopo il successo dell’ultima edizione del concorso “Radici Poetiche” dedicato a Massimo Troisi, non solo per i numerosi lavori pervenuti da tutta Italia, ma per la qualità degli stessi, come ha ben sottolineato il prof. Aniello Russo che anche quest’anno presiederà la giuria di esperti che vede tra i giurati anche Corrado Taranto e Gianni Mauro, il concorso arriva in Svizzera, a Lucerna, dove si recherà l’editore Donatella De Bartolomeis, grazie ad Antonia Cianciulli, referente del concorso per gli Italiani all’estero.

Ad abbracciare l’iniziativa come Presidente Onorario Pino Aprile che dichiara “i concorsi di poesia dialettale spesso sono intesi come folklore, perché il dialetto è stato a lungo e a torto ritenuto un ghetto, una scelta minoritaria. Mentre l'uso della parlata di casa è una ricerca di significati profondi, di radici che andrebbero perse, di costruzioni verbali spesso nate in una cultura contadina e riadattate alla modernità. Pasolini lo ha fatto capire come pochi; e questo recupero ha raggiunto vette sofisticatissime: si pensi soltanto alla costruzione di una lingua personale e poetica a base dialettale, compiuta da Albino Pierro (più volte candidato al Nobel), con le sonorità della parlata di Tursi, il suo paese. Ma il concorso è intitolato a Massimo Troisi, che, come Eduardo, ha dimostrato che si può essere universali, ci si può far capire da tutti, usando il proprio dialetto. Il napoletano, è vero, uno degli idiomi più teatrali che esistano, che si fa comprendere anche solo con i toni e i suoni; ma pur sempre una scelta coraggiosa, per chi si rivolge non a un pubblico selezionato, come il poeta Pierro e altri, ma indistinto, attraverso il cinema, la televisione. Con queste iniziative si recuperano brandelli di identità”.

In Svizzera Rosaria Troisi, madrina del concorso sarà presente attraverso una lettera che ha scritto per il fratello Massimo, pubblicata sul Corriere della Sera “… incontro ragazzi che non erano nemmeno nati quando te ne sei andato. Gli racconto la tua storia, la storia di un timido ragazzo di provincia che non si è mai arreso di fronte alle difficoltà della sorte. E che alla fine ha vinto a dispetto di tutto. Loro sono già troppo grandi per credere alle favole, ma quando nel loro sguardo vedo accendersi un bagliore capisco che alla tua storia però ci stanno credendo, e che ai loro occhi riesci a incarnare un simbolo di speranza vera, come sei stato vero tu.”

Sul sito www.edizioniilpapavero.com il bando 2015. Segretario del concorso la giornalista Jenny Capozzi.

giovedì 20 novembre 2014

L’articolo 18 è nato 7 secoli fa. Fu scritto nel 1331 nel Fortore

di Leonardo Bianco

Pensate che lo statuto dei lavoratori, compreso l’articolo 18, sia nato grazie alle battaglie degli operai e alle lotte sindacali degli anni ‘60/’70? Sbagliato. Pare che il divieto di licenziare senza giusta causa sia stato messo nero su bianco per la prima volta sette secoli fa. E udite! Udite! Ad usufruirne furono i cittadini delle comunità del Fortore sotto la giurisdizione dell’abazia di Santa Maria del Gualdo a Mazzocca, oggi conosciuto come il santuario diocesano del beato Giovanni Eremita da Tufara.

Le regole furono introdotte in occasione della fondazione del borgo di San Bartolomeo in Galdo ad opera dell’abate Nicola da Ferrazzano intorno al 1330 che con una supplica chiese “il regio assenso a poter ripopolare un luogo privato o burgensatico (vale a dire terre possedute in proprietà libera) chiamato “San Bartolomeo”, totalmente privo di abitanti” come si legge nella ricerca realizzata dal giornalista Paolo Angelo Furbesco sul centro fortorino. Uno statuto redatto nel 1331 e perfezionato nel 1360 da un altro abate molisano: Nicola da Cerce. Regole frutto del confronto democratico, stando alle dichiarazioni di alcuni studiosi locali come Fiorangelo Morrone, storico baselicese. Ed è proprio in un libro dello studioso fortorino dedicato alle immunità, alle franchigie e agli statuti del 1994, che si fa riferimento allo statuto “relativo ai lavoratori gualani (braccianti), stallieri e domestici, da un punto di vista etico-sociale […]”. Una notizia rimbalzata nei giorni scorsi su alcuni organi d’informazione molisani, dopo una nota del vice presidente della giunta regionale del Molise Michele Pietraroia che richiamava l’attenzione del governo sull’articolo 18. “Una scoperta sensazionale – ha dichiarato a Ottopagine l’esponente del Pd - che conferma la vitalità di un Sud, e soprattutto di un territorio come il Fortore, dimenticato che anticipa grazie all’azione di due abati molisani di sette secoli un principio di civiltà qual è il divieto di licenziamento senza giusta causa offrendo una chiave di lettura sul contributo della dottrina cristiana nella formulazione di un principio di tutela giuslavoristica fondamentale”.

Il rappresentante del governo molisano, sulla questione, ha interpellato alcuni docenti universitari, il professor Franco Focareta dell’Università di bologna e la professoressa Luisa Corazza dell’Università del Molise, auspicando che la questione dell’articolo 18 “possa essere rilanciata sul piano scientifico una tematica che è al centro del confronto istituzionale, politico e parlamentare italiano con il Jobs Act”. Una notizia storica che, secondo Pietraroia, dimostra che i diritti dell’uomo non è questione posta da Marx nell’800 o dai sindacati nel secondo dopo guerra, ma è un principio di civiltà che nasce dalla Chiesa e che viene sancito grazie all’opera di due monaci benedettini eredi del beato Giovanni eremita da Tufara (Campobasso).

Per l’esponente molisano della sinistra Pd, “Renzi e il suo governo bene farebbero a venire nel Fortore e leggere lo statuto dei lavoratori scritto da Nicola da Ferrazzano e Nicola da Cerce, che 610 anni prima dello Statuto dei Lavoratori metteva al centro i diritti dell’uomo e la dignità degli operai (allora braccianti, stallieri e domestici). Regole che già allora prevedevano dignità del rapporto tra datore di lavoro e dipendenti. Sulla storia dello statuto nato sette secoli fa c’è l’impegno anche dell’amministrazione comunale di San Bartolomeo, così come affermato dal vicesindaco Lina Fiorilli, di voler proseguire nelle ricerche, per valorizzare la figura del fondatore del centro fortorino e soprattutto per approfondire la figura del beato Giovanni eremita che nel fortore fondò l’abazia di Santa Maria del Gualdo, circa nove secoli fa.

(Tratto dal quotidiano Ottopagine)

mercoledì 19 novembre 2014

L'articolo 18 nasce nel Fortore nel Trecento

Postiamo un interessante articolo pubblicato sul quotidiano online pensieridintegrazione.it a firma di Michele Pietraroia, ex segretario della Cgil Molise e attuale vicepresindente della Regione Molise.

Nel corso di un incontro avuto con l’avvocato Lina Fiorilli, vice-sindaco di San Bartolomeo in Galdo, ho avuto l’opportunità di approfondire insieme ad altri studiosi della materia quali il giovane Presidente dei laureati in giurisprudenza dell’Università del Molise, Michele Pappone, gli scritti dell’avvocato Donato Castellucci che ricostruendo la storia dell’Abbazia di Santa Maria del Gualdo a Mazzocco, fondata nel 1156 da San Giovanni Eremita da Tufara, si sofferma su una scoperta sensazionale in materia di diritto del lavoro.

Nello Statuto elaborato dall’Abate Nicola da Ferrazzano nel 1331 e perfezionato da un confronto democratico con la comunità locale dall’Abate Nicola da Cerce nel 1360, successori di San Giovanni Eremita alla guida dell’Abbazia, tra gli altri “diritti e doveri“ veniva riportato il divieto del licenziamento in tronco senza giusta causa per i gualani (addetti al bestiame), gli stallieri, i famuli (domestici) e i salariati, anticipando di cinque secoli Karl Marx e di 610 anni il varo dello Statuto dei Lavoratori che prevede all’articolo 18 la stessa tutela.


Trattasi dell’atto costitutivo del comune di San Bartolomeo in Galdo appartenente ai tenimenti dell’Abbazia di Mazzocco che comprendevano gran parte del Molise e della Capitanata.

Per la prima volta in uno Statuto veniva posta attenzione ai diritti della persona prevedendo tutele per le donne e i fanciulli, sanzionando il servilismo e sancendo il principio della pacificazione e del garantismo.

Per comprendere meglio il rilievo storico di questo centro culturale e religioso fondato da un molisano secondo la Regola di San Benedetto mi limito a segnalare le bolle papali di Adriano IV del 1156, di Clemente III del 1188, di Celestino III del 1192 e di Innocenzo III del 1208, e gli Atti di Protezione del Re Guglielmo il Normanno del 1187, dell’Imperatore Federico II di Svevia del 12 agosto 1209 e l’autorizzazione concessa all’Abate Nicola da Ferrazzano nel 1331 dal Re Roberto d’Angiò. Tra i principali sostenitori dell’Abbazia troviamo in quel periodo Guglielmo Borrello Signore di Agnone, i conti di Molise, i conti di Loretello e altri esponenti della Capitanata, della Campania e del Molise.

Questi riferimenti aiutano a capire il rilievo culturale, storico e sociale dell’opera di San Giovanni Eremita da Tufara, e degli Abati che operarono dopo di lui a Santa Maria del Gualdo di Mazzocco fino al 1456 quando il terremoto che sconvolse il Molise distrusse l’Abbazia.

Bisogna evitare che passi inosservata, una notizia sensazionale come questa, che conferma la vitalità di un Sud dimenticato che anticipa grazie all’azione di due Abati molisani (Nicola da Ferrazzano e Nicola da Cerce) di secoli un principio di civiltà qual è il divieto di licenziamento senza giusta causa offrendo una chiave di lettura sul contributo della dottrina cristiana nella formulazione di un principio di tutela giuslavoristica fondamentale.

Sulla questione c’è necessità di continuare a scavare negli archivi di Napoli ed auspico che i docenti di diritto del lavoro dell’Università di Bologna e dell’Università del Molise che ho già attivato possano riprendere e rilanciare sul piano scientifico una tematica che è al centro del confronto istituzionale, politico e parlamentare italiano con il Jobs Act.

Sono convinto che il professor Franco Focareta e la professoressa Luisa Corazza confermeranno la propria attenzione sul punto e seguiranno insieme al dottor Michele Pappone l’evolversi dell’acquisizione della documentazione d’archivio già menzionata nei suoi scritti da Padre A. Casamassa, uno dei più accreditati docenti dell’Università Lateranense, oltre che dall’avvocato Donato Castellucci.

Per il Molise e per la nostra Università si apre uno spazio interessante di valenza nazionale sull’idea di società da costruire nel rapporto tra Capitale e Lavoro, sul valore dell’articolo 1 della Costituzione e sull’errore strategico di un pensiero miope che pensa di sostenere un modello di sviluppo disconoscendo i diritti della persona che lavora. Quello che nella concezione culturale cristiana pre-marxista del 1331 era un valore acquisito in termini di civiltà oggi non può diventare lo scalpo da portare a Berlino per ingraziarsi la Merkel, la Banca centrale europea e la finanza speculativa globale.

lunedì 17 novembre 2014

Il brigante Secola nella bibliografia sulla vera storia del Risorgimento

* “Il brigantaggio politico del Mezzogiorno d’Italia (1815-1818″
Antonio Lucarelli, Milano, Longanesi, 1982
* “Il brigantaggio politico delle Puglie dopo il 1860 – Il sergente Romano”
Antonio Lucarelli, Milano, Longanesi, 1982
* “Carmine Crocco Donatelli. Un Brigante guerrigliero”
Antonio De Leo Antonio, Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 1983
* “Briganti e senatori”
Alberico Bojano, Napoli, Alfredo Guida Editore, 1997.
* “Briganti e piemontesi: alle origini della questione meridionale”
Aldo De Jaco, Rocco Curto Editore, 1998
* “A sud del Risorgimento”
Antonio Boccia, Napoli, Tandem, 1998
* “La Sicilia e il brigantaggio”
Luigi Capuana, Carlo Ruta (a cura di) Messina, Edi.bi.si., 2005
* “Dopo Teano: Storie d’amore e di briganti”
Aldo De Jaco, Lacaita, 2001
* “Il brigantaggio meridionale: cronaca inedita dell’Unità d’Italia”
Aldo De Jaco, Editori Riuniti, 1969
* “La chiamarono Unità d’Italia…”
Antonio Grano, Napoli, 2009
* “Il brigante Secola. La sanguinosa rivolta nel Fortore post-unitario”
Antonio Bianco, Benevento, Il Chiostro, 2011

* “I panni sporchi dei Mille”
Angela Pellicciari,(Liberal Edizioni)
* “I Savoia e il massacro del Sud”
Antonio Ciano, Grandmelò
* “Due Sicilie, 1830 – 1880″
Antonio Pagano – Capone, 2002
* “La conquista del Sud: Il Risorgimento nell’Italia Meridionale”
Carlo Alianello, Milano, Edilio Rusconi, 1994
* “Controstoria dell’Unità d’Italia, ribellione popolare e repressione militare 1860-1865″
Carlo Coppola, Lecce, MCE Editore 2003
* “Il Mezzogiorno e l’unità d’Italia”
Carlo Scarfoglio, Parenti Firenze
* “Il Brigantaggio nel Salento”
Carlo Coppola, Matino, Tipografie S. Giorgio, 2005
* “Storia d’Italia”
Denis Mack Smith, Roma-Bari, Giuseppe Laterza e figli, 2000
* “Il potere di punire e perdonare. Banditismo e politiche criminali nel Regno di Napoli in età moderna”
Francesco Gaudioso, Galatina, Congedo, 2006
* “Eroi e briganti”
Francesco Saverio Nitti, Milano, Longanesi, 1946
* “La stangata”
Francesco Del Vecchio (2001) Ed. Libellula
* “I Lager dei Savoia“
Fulvio Izzo (1999), Ed. Controcorrente
* “Regno delle Due Sicilie- tutta la verita”
Gustavo Rinaldi
* “Il sangue del Sud. Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio”
Giordano Bruno Guerri
* “Brigantaggio, proprietari e contadini nel Sud (1799-1900)”
Gaetano Cingari, Reggio Calabria, Editori Riuniti 1976
* “Garibaldi,l’avventuriero, il massone, l’opportunista”
Gustavo Rinaldi, ed. Controcorrente
* “Il Brigantaggio dal 1860 al 1865″
Giuseppe Bourelly, Venosa, Osanna, 1987
* “La bugia risorgimentale. Il Risorgimento italiano dalla parte degli sconfitti”
Gerlando Lentini
* “1860 – La stangata“
* “1861 Pontelandolfo e Casalduni. Un massacro dimenticato”
Gigi Di Fiore – Grimaldi & C. ed. 1998
* “I vinti del Risorgimento. Storia e storie di chi combatté per i Borbone di Napoli”
Gigi Di Fiore
* “Gli ultimi giorni di Gaeta. L’assedio che condannò l’Italia all’Unità”
Gigi Di Fiore
* “Controstoria dell’Unità d’Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento“
Gigi Di Fiore, Ed. Rizzoli
* “Indietro Savoia! Storia controcorrente del Risorgimento italiano“
Lorenzo Del Boca, Ed. Piemme
* “Maledetti Savoia”
Lorenzo Del Boca, Ed. Piemme
* “Donne contro: le brigantesse streghe dell’Appennino”
Maria Procino, in «SLM- Sopra il livello del mare» Rivista dell’Istituto Nazionale della montagna, n. 28, 2006
* “L’unità truffaldina”
Nicola Zitara, liberamente scaricabile in formato HTML o RTF
* “Il Sud e l’unità d’Italia”
Giuseppe Ressa e Alfonso Grasso, (e-book)
* “La Storia Proibita -Quando i Piemontesi invasero il Sud-”
vari autori, Ed. Controcorrente, Napoli 2001
* “L’Unità d’Italia: nascita di una colonia”
Nicola Zitara
* “Tutta l’ègalitè”
Nicola Zitara, estratto dalla rivista Separatismo
* “Memorie di quand’ero italiano”
Nicola Zitara
* “Negare la negazione”
Nicola Zitara
* “L’invenzione del Mezzogiorno”
Nicola Zitara,
* “Contro la questione meridionale”
Carlo Capecelatro, Savelli, Roma
* “L’unità d’Italia: guerra contadina e nascita del sottosviluppo del Sud”
M. R. Cutrufelli, , Bertani Editore, Verona
* “Don Josè Borges, generale catalano e guerrigliero borbonico, Diario di guerra”
Josè Borjes, Valentino Romano (a cura di) Bari, Adda, 2003
* “Mezzogiorno, emigrazione di massa e sottosviluppo”
Mario Iaquinta, Luigi Pellegrini Editore, 2002
* “Terroni”
Pino Aprile, Piemme 2010
* “Brigantesse. Donne guerrigliere contro la conquista del Sud”
Valentino Romano, Napoli, Crontrocorrente, 2007
* “Il Brigantaggio da Fra’ Diavolo a Crocco”
Marc Monnier, Lecce, Capone
* “Briganti e musica popolare dal nord al Sud”
Pierluigi Moschitti, Gaeta, Sistema Bibliotecario Sud Pontino
* “Il “brigantaggio” politico nella Marca pontificia ascolana dal 1798 al 1865″
Timoteo Galanti, Sant’Atto di Teramo, Edigrafital, 1990
* “Stefano Pelloni detto il passatore: cronache popolari”
Massimo Dursi, Giulio Einaudi Editore, 1963
* “Storia del brigantaggio dopo l’Unità”
Franco Molfese, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 1966
* “Brigantaggio e Risorgimento – Legittimisti e Briganti tra i Borbone e i Savoia”
Giovanni De Matteo, Napoli, Alfredo Guida Editore, 2000
* “Il brigantaggio politico nel brindisino dopo l’Unità”
Vincenzo Carella, Fasano, Grafischena, 1974
* “Il rovescio della medaglia: storia inedita del brigante Stefano Pelloni detto il Passatore”
Leonida Costa, , Fratelli Lega, 1976
* “Cronache del Brigantaggio Meridionale (1806-1815)”
Francesco Barra, Salerno, S.E.M., 1981
* “I fuochi del Basento”
Raffaele Nigro, Milano, Camunia, 1987
* “Carmine Donatelli Crocco, La mia vita da brigante”
Valentino Romano (a cura di) Bari, Adda, 2005
* “Carmine Donatelli Crocco,Come divenni brigante”
Mario Proto (a cura di) – Autobiografia, Manduria, Lacaita, 1995
* “Una storia siciliana fra Ottocento e novecento. Lotte politiche e sociali, brigantaggio e mafia, clero e massoneria a Barrafranca e dintorni”
Salvatore Vaiana, Barrafranca, Salvo Bonfirraro editore, 2000
* “Briganti, arrendetevi!: Ricordi di un antico bersagliere”
Ferdinando Mirizzi, Venosa, Osanna, 1996
* “Brigantaggio, repressione e pentitismo nel Mezzogiorno preunitario”
Francesco Gaudioso,Galatina, Congedo, 2002
* “Calabria ribelle. Brigantaggio e sistemi repressivi nel Cosentino (1860-1870)”
Francesco Gaudioso, Milano, FrancoAngeli, 1996
* “Il banditismo nel Mezzogiorno moderno tra punizione e perdono”
Francesco Gaudioso, Galatina, Congedo Editore, 2001
* “Dossier Brigantaggio. Viaggio tra i ribelli al borghesismo e alla modernità”
Francesco Mario Agnoli, Napoli, Controcorrente, 2003
* “La Capitanata fra briganti e piemontesi”
Giovanni Saitto, Edizioni del Poggio, 2001
* “La repressione del brigantaggio a Canicattì e dintorni da Francesco Bonanno a Cesare Mori”
Salvatore Vaiana, pubblicato in “Canicattì nuova”, Canicattì, 2002.
* “Josè Borjes,La mia vita tra i Briganti”
Tommaso Pedio (a cura di), Manduria, Lacaita
* “Con Dio e per il Re. Diario di guerra del generale legittimista”
Josè Borjes, Napoli, Controcorrente, 2005
* “La guerra cafona: Il brigantaggio meridionale contro la Stato unitario”
Salvatore Scarpino, Milano, Boroli Editore, 2005
* “Giustiziateli sul campo. Letteratura e banditismo da Robin Hood ai giorni nostri”
Raffaele Nigro, Milano, Rizzoli Editore, 2006
* “Il Regno perduto”
Antonio Ballarati, Napoli, Edizioni Iuppiter, 2012

La bibliografia (non completa) è stata stilata dal gruppobriganti.blogspot.com
Gruppo molto seguito su facebook, che ha all'attivo circa 180mila "I like"

venerdì 14 novembre 2014

Inaugurazione della "mezza" Fortorina, la rabbia dei sindaci del Fortore

Oggi è stato il giorno dell’inaugurazione, ma la Fortorina non tirerà fuori questa parte di territorio dall’isolamento. La rabbia e la delusione delle istituzioni del territorio, che hanno disertato la cerimonia odierna.

clicca qui sotto per vedere il VIDEO
(benevento.ottopagine.net)

Fortorina, spunta un progetto san Marco-Foiano da 136 milioni di euro

Alla vigilia dell’inaugurazione della Fortorina, domani (oggi per chi legge, ndb) ci sarà il taglio del nastro per l’apertura definitiva del tratto Benevento-San Marco dei Cavoti, spunta sul tavolo di qualche amministratore un’ipotesi di progetto di una variante della ex Strada statale 369 che da San Marco arriva fino a Foiano di Valfortore. E questa potrebbe essere una bella notizia, dopo le polemiche sull’utilizzo dei fondi previsti dal decreto “Sblocca Italia” per la variante al centro abitato del paese del torrone. Ma non mancano dubbi e perplessità in merito al progetto al quale sta lavorando l’Anas.

E a esprimere un giudizio a dir poco negativo sul progetto dell’azienda autostradale è il padre dello studio di fattibilità del passante di valico della Fortorina, il geologo Eliseo Ziccardi. Secondo il professionista, che da anni si occupa della Fortorina e che con la collaborazione dell’Università del Sannio ha redatto lo studio di fattibilità per la realizzazione di un passante che eviti ai cittadini dei comuni di Baselice, Foiano e San Bartolomeo il passo del Casone Cocca, un tracciato di circa 9 km, a fronte degli attuali 19 fatti di curve, quello dell’Anas “è un progetto folle”.

Il piano di interventi previsto dall’Azienda nazionale autostradale prevede un tracciato che dovrà collegare di circa 16 km che prevede una galleria di 2800 metri per un costo di circa 83 milioni di euro, mentre l’importo complessivo per realizzare l’intero tracciato è di 136,5 milioni di euro.

“Un progetto di cui non riesco a capirne la ratio – ha sottolineato il geologo – visto che non solo non accorcia le distanze ma la galleria prevista passerà in un tratto di territorio interessato da una storica frana. Da una prima lettura del progetto mi sembra di poter dire che non si sono previsti i rischi idrogeologici che il territorio presenta”.

Per l’esperto professionista, insomma, si è optato per un progetto che ha escluso il suo studio di fattibilità che prevede un tracciato costituito da una galleria di 1800 metri all’1% di pendenza, un viadotto di circa 4 km al 4% di pendenza e 1200 metri di gallerie (2) in trincee artificiali per un totale di 9 km di strada, con un taglio sull’attuale tracciato di circa 10 km. Un progetto che secondo lo studio di fattibilità dovrebbe costare all’incirca 100 milioni di euro. E sull’attuale progettazione alla quale sta lavorando l’Anas è intervenuto anche il sindaco di Molinara, Giuseppe Addabbo, in qualità di presidente del comitato dei sindaci nato 2 anni fa proprio per sostenere il lavoro del geologo Ziccardi presso gli enti e le istituzioni nazionali e regionali.

“Ancora una volta ci tocca constatare che le amministrazioni locali sono state escluse dalle decisioni che riguardano i propri territori. E’ avvenuto in precedenza con il progetto della variante al centro abitato di San Marco dei Cavoti e sta avvenendo adesso con l’ipotesi di progetto del secondo stralcio del quarto lotto della Fortorina. Eppure se non ricordo male un paio di mesi fa qualcuno ci aveva chiesto di fare presto e di fare proposte. Ma fare presto rispetto a cosa? Rispetto a chi? Se poi veniamo puntualmente esclusi da qualsiasi progetto”.

E il primo cittadino molinarese non manca di mettere l’accento sulle divisioni che caratterizzano le varie amministrazioni fortorine e lancia un appello al collega Gianfranco Marcasciano, sindaco di San Bartolomeo in Galdo. “Tocca il primo cittadino del comune più grande del Fortore, che deve tornare ad essere centrale rispetto al territorio fortorino, convocare un incontro con tutti i sindaci dei comuni interessati, compresi Molinara e San Marco dei Cavoti, è dar vita ad un’azione comune che ci permetta di fare la voce grossa con le istituzioni sovraccomunali. E credo che nella questione fortorina non può far mancare la propria voce la comunità montana”. Un richiamo all’unità dei comuni del Fortore, quello di Addabbo, con il quale spera che gli amministratori locali possano avere un peso decisivo sulle future scelte riguardo alla Fortorina.

Tratto dal quotidiano Ottopagine del 13 novembre

giovedì 13 novembre 2014

Basilicata: dove le multinazionali trivellano e l’economia muore

 Che cosa comporta essere la regione con il più grande giacimento di idrocarburi d’Europa? In Norvegia, millecinquecento nuove assunzioni in un anno, stipendi da ottomila euro al mese, servizi efficienti. In una parola, welfare. In Guinea Equatoriale, picchi di crescita del Pil del sessanta per cento. In Basilicata, più disoccupazione, meno ricchezza e una terra distrutta. E un governo che autorizza trivellazioni sempre più intensive, senza salvaguardare il territorio.

In Basilicata si trivella ormai da più di vent’anni. Eppure, continua a essere una delle regioni più povere d’Italia, con uno dei tassi di disoccupazione più alti. Secondo Urbistat, il tasso di disoccupazione è del quindici per cento, e, tra i giovani, solo due su cinque hanno un lavoro. Il reddito pro capite è di poco più di tredicimila euro. Più del sette per cento dei lucani, però, guadagna meno di 650 euro al mese e il dodici per cento tra i 650 e gli 800 euro al mese. (Per continuare a leggere clicca qui sotto)

Basilicata: dove le multinazionali trivellano e l’economia muore

mercoledì 12 novembre 2014

Fortorina, salta il vertice di venerdì con Umberto del Basso De caro e Ricci sulla viabilità

E’ saltato il vertice sulla viabilità di venerdì prossimo che si sarebbe dovuto tenere a San Bartolomeo in Galdo con Umberto Del Basso De Caro e il presidente della Provincia di Benevento Claudio Ricci. La causa del mancato incontro pare sia dovuta agli impegni di governo del sottosegretario. Il summit promosso dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Gianfranco Marcasciano sarebbe dovuto servire a chiarire le motivazioni della scelta dell’Anas sul progetto di continuazione della Fortorina, il tratto Benevento-San Marco dei Cavoti sarà inaugurato proprio venerdì prossimo, che ancora una volta ha escluso dal piano il Fortore.

I fondi previsti dal decreto “Sblocca Italia” e inseriti nella legge di Stabilità, 62 milioni di euro, infatti, per il 77% circa (48,6 milioni di euro) serviranno alla realizzazione della variante al centro abitato di San Marco dei Cavoti in continuità con il tratto della Fortorina, mentre solo 13,4 milioni di euro andranno per la risistemazione del tratto della ex Statale 369, circa 20 km, Foiano-San Bartolomeo, fino ai confini regionali. Una decisione che aveva lasciato l’amaro in bocca agli amministratori fortorini. Ed è per questo che l’amministrazione comunale di San Bartolomeo, attraverso il vicesindaco Lina Fiorilli, aveva chiesto un incontro urgente con il sottosegretario Del Basso De Caro e il presidente della Provincia.

Ed è stata proprio Lina Fiorilli a dare la notizia del rinvio affermando: “Noi non ci arrendiamo e prima o poi il confronto con noi e con i cittadini fortorini dovrà esserci. Per ora il vertice è solo rinviato. Non ci fermeremo finché non verranno a spiegarci i motivi della scelta che esclude ancora una volta il Fortore vero dal nuovo progetto della Fortorina e ci spiegheranno cosa intendono fare, prendendo impegni certi, per migliorare la viabilità nelle nostre aree”.

Fonte: Ottopagine

martedì 11 novembre 2014

Potenza, la protesta contro lo Sblocca Italia censurata

Per favore CONDIVIDETE, i media nazionali stanno CENSURANDO questa notizia! Oggi la sede della regione Basilicata a Potenza è stata "assediata" pacificamente dagli studenti, dalle associazioni ambientaliste e da numerosi movimenti #notriv che protestano contro il raddoppio delle estrazioni petrolifere previsto dallo #SbloccaItalia in Basilicata e in altre regioni italiane.

Questa decisione, imposta dall'alto senza coinvolgere le comunità locali, sta sollevando il netto dissenso della stragrande maggioranza della popolazione lucana, pugliese, campana, abruzzese, siciliana e di tutte le altre regioni che, direttamente o indirettamente, sarebbero interessate dalle trivelle.

Qui non si tratta più di essere di questo o di quel colore politico, ma si parla di autodeterminazione dei popoli: in democrazia il popolo (inteso anche come comunità locale/regionale) DEVE poter decidere il proprio destino e a mio avviso questi giovani, i nostri figli, ci stanno dando una bella lezione di democrazia e una grande speranza per il futuro! (foto Donato Ramunno)

Fonte: www.tzetze.it

lunedì 10 novembre 2014

Petrolio, la marcia dei Cinque Stelle: «Non faremo passare le trivelle»

«Se le attività istituzionali non bastano e le manifestazioni di protesta classiche non vengono tenute in minima considerazione, dobbiamo mettere in campo nuove azioni di lotta». Carlo Sibilia evoca la disobbedienza civile e l’ostruzionismo fisico nei confronti dei progetti petroliferi che riguardano anche il Sannio e l’Irpinia come molte altre aree d’Italia e del Sud in particolare. Il parlamentare irpino indica la strada alla platea dei Cinque Stelle di tutta la Campania giunti ieri a San Marco dei Cavoti nell’ambito del «No petrolio day», giornata in cui sono andate in scena iniziative contro le ricerche di idrocarburi in nove regioni meridionali. 

«Sarò il primo a mettermi davanti alla trivella quando arriverà a Gesualdo», ha annunciato battagliero il parlamentare avellinese. Che ha spiegato: «In Parlamento abbiamo fatto di tutto per ostacolare questi progetti, ma il Governo, complice dei poteri economici, ci ha impedito un reale confronto. In commissione il presidente Ermete Realacci, peraltro presidente onorario di Legambiente, ci ha dato un minuto per illustrare gli emendamenti». Non resta dunque che la disobbedienza gandhiana: «Visto che le istituzioni cosiddette democratiche sono in realtà antidemocratiche – ha concluso Sibilia – i cittadini devono riappropriarsi della loro sovranità in forme pacifiche ma forti, anche impedendo alle compagnie petrolifere di portare avanti i loro progetti di morte». 

(Per continuare a leggere clicca qui sotto e vai a benevento.ottopagine.net)

Petrolio, la marcia dei Cinque Stelle: «Non faremo passare le trivelle»

Presentato il primo Festival del teatro a San Bartolomeo

Promosso dall’Associazione culturale “Apulia arte turismo e cultura” partirà il 30 novembre presso il teatro comunale di San Bartolomeo in Galdo in provincia di Benevento.

Il cartellone è stato presentato venerdì scorso nello stesso teatro che ospiterà il primo festival del teatro che punta a diventare un appuntamento fisso per  San Bartolomeo ed i comuni limitrofi. Il cartellone prevede 5 appuntamenti, il primo il prossimo 30 novembre con la partecipazione di Giacomo Rizzo con lo spettacolo di varietà “Solo me ne vò”. 

Domenica 28 dicembre sarà il turno di “Tra moglie e marito non metterci il dito” della compagnia “Amici dell’arte” di Lucera. L’anno nuovo si apre col botto il 18 gennaio con Michele Placido e la sua “Serata d’onore” . 

Appuntamento attesissimo è anche quello del 1 marzo che vedrà calcare le scene ad Enzo Iacchetti in un recital a sfondo cabarettistico dal titolo “Intervista”. Chiusura affidata a Giobbe Covatta, domenica 15 marzo con “ I 6 gradi…secondo Giobbe”.

Un festival che si preannuncia quindi scoppiettante e che sicuramente renderà  protagonista il teatro comunale di San Bartolomeo in Galdo.

(Fonte: www.ecampania.it)

Presentato il primo Festival del teatro a San Bartolomeo in Galdo

sabato 8 novembre 2014

Firma contro le trivelle

Svendere l’Italia ai petrolieri è una scelta energetica vecchia di un secolo che al benessere di molti preferisce gli interessi di pochi. Noi non ci stiamo. FIRMA ORA anche tu!

Multinazionali energetiche e governi ci raccontano che carbone, petrolio, gas e nucleare sono necessari e sicuri, ma la verità è una sola: provocano guerre, inquinamento, malattie e una moltitudine di costi per i cittadini. Basta, è giunto il momento di voltare le spalle alle fonti fossili! Come cittadini è nostro diritto e dovere chiedere per l'Italia e l'Europa un futuro pulito e sicuro.

Unisciti a noi, firma la Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili: esistono energie che sono rinnovabili, efficienti, accessibili a tutti e senza effetti collaterali per l'uomo e l'ambiente.

Facciamo capire ai politici e alle aziende che non possono giocare con il nostro futuro e che l'energia verde è l'unica che vogliamo.
Firma ora, chiedi all'Europa di scegliere la strada dell'energia rinnovabile e dell'efficienza energetica.

www.greenpeace.org

venerdì 7 novembre 2014

Trivellazioni petrolifere e rischi per salute, agricoltura e ambiente

Promossso da Apis, Pro Loco Padulese, Forum Giovanile Paduli, Associazione Culturale Porta Columbro, Circolo Radix, L’Aurora – Protezione Civile Paduli, Associazione Paduli nel Mondo, domani 8 novembre alle 18, presso la sala del Centro Sociale in via Ariella a Paduli si terrà un pubblico dibattito sul tema “Trivellazioni petrolifere e rischi per salute, agricoltura e ambiente” .

La serata inizierà con la proiezione del documentario “L’Oro Vero”, che mette in relazione l’incompatibilità tra eccellenze agroalimentari, di cui è ricco il territorio, e trivellazioni petrolifere, che metterebbero in discussione la loro esistenza ed il loro sviluppo. Seguiranno gli interventi di Roberto De Filippis (ideatore del documentario “L’Oro Verde”), del professor Sabino Aquino (idrogeologo dell’Università di Salerno) e del professor Alessio Valente (geologo e esperto di valutazione dell’impatto ambientale). I lavori saranno moderati dal giornalista Billy Nuzzolillo.

Nell’area di Case Capozzi , che comprende 18 comuni della provincia di Benevento e quattro dell’Irpinia “L’Oro Vero “ è rappresentato dalla produzione di cereali per la pastificazione e panificazione, dalla zootecnia che dà luogo a carni di Marchigiana IGP, da formaggi come il caciocavallo di Castelfranco, da salumi e rinomati uliveti di Ortice; nei quattro comuni dell’Irpinia spicca la presenza di grani duri che alimentano l’industria molitoria, della pastificazione e panificazione come quella del Pane di Montecalvo, degli uliveti della cultivar Ravece DOP.  Come ricordano gli organizzatori, un fiore all’occhiello di indiscutibile bontà da salvaguardare.

IL CONVEGNO | Trivellazioni petrolifere e rischi per salute, agricoltura e ambiente

Trivelle, tutti in piazza in difesa del territorio

mercoledì 5 novembre 2014

Petrolio nel Sannio. La 'condanna' dello Sblocca Italia

Lo ‘Sblocca Italia’ approda nel Sannio tra entusiasmi e forti timori. Se da un lato c'è speranza per uno sviluppo infrastrutturale (raddoppio 'Telesina' e Altà Capacità in primis), dall'altra avanza lo spauracchio legato alle trivellazioni petrolifere. Analizzando infatti il decreto voluto dal premier Renzi viene fuori un quadro preoccupante.

Nel capo IX infatti si legge: “Art. 36 (Misure a favore degli interventi di sviluppo delle regioni per la ricerca di idrocarburi). L'articolo, intervenendo sull'estensione dell'esenzione dal patto di stabilità relativamente alle spese sostenute per fini specifici dalle regioni che corrispondono agli importi incrementali delle royalties, è teso di fatto a favorire lo sviluppo delle risorse energetiche nazionali sbloccando gli investimenti privati in programma da anni nel settore”. Tradotto sarebbe: escludimi le royalties dal Patto di stabilità e accelera il processo decisionale sulle autorizzazioni e io ti sblocco i fondi privati per lo svolgimento delle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi. Oggi le competenze e le decisioni sono in mano alle Regioni.

I nuovi principi descritti nei comma 5 e 8 vanno a ridefinire dunque il conferimento dei titoli minerari che: “prevede una fase di ricerca al termine della quale, in caso di esito negativo, il titolo cessa, mentre in caso di ritrovamento minerario l'attività prosegue attraverso le fasi di sviluppo, produzione, ripristino finale”. Questo iter però è pregiudicato dalla concessione della VIA . Il pomo della discordia è l’ Art. 38 (Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali).


Si legge: “per favorire lo sviluppo delle risorse energetiche nazionali, consentire il raggiungimento degli obiettivi della Strategia energetica nazionale, garantire una maggiore sicurezza in termini di approvvigionamenti di gas naturale e di petrolio e sbloccare gli ingenti investimenti privati in programma da anni nel settore (oltre 15 miliardi di euro), la disposizione è volta a riconoscere carattere strategico di pubblica utilità alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e a quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, tenendo conto che lo sviluppo della produzione degli idrocarburi rappresenta una primaria esigenza per la sicurezza degli approvvigionamenti e un'importante leva per rilanciare l'economia del Paese”.

 La novità qui sta nello stesso art 38 al punto 1bis che in pratica determina che per cercare ed estrarre petrolio e gas in Italia deciderà il Ministro dello Sviluppo economico con proprio decreto. “ E non importa se tutto ciò provocherà la variazione degli strumenti urbanistici. Il comma 3 inoltre riconosce la “competenza statale” sulle attività di ricerca sia sulla terraferma, sia in mare.

(per continuare a leggere clicca qui sotto)

Petrolio nel Sannio. La 'condanna' dello Sblocca Italia e la decisione della Regione Campania

martedì 4 novembre 2014

Trivelle e Sblocca-Italia, M5S invita istituzioni e cittadini a San Marco dei Cavoti

La sera del 31 ottobre nella sala comunale di Baselice, si è tenuto un incontro-dibattito dedicato alla ricerca di idrocarburi nel Sannio e zone limitrofe, organizzato dai Meetup riuniti del M5S. La giornalista Erika Farese ha moderato l'incontro e davanti ad una platea piena, i tre relatori hanno spiegato nel dettaglio e da vari punti di vista, (legale geologico e medico) sia il progetto che le sue ricadute sul territorio.

Subito dopo i saluti del parroco di Baselice, che ha chiarito la sua posizione di netta contrarietà allo sfruttamento del suolo in difesa di Madre Terra, Franco Gisi attivista e avvocato, ha dato chiare informazioni sulla procedure autorizzative, e sugli effetti del Decreto Sblocca-Italia in corso di conversione in questi giorni al Parlamento e ha fornito precise indicazioni sulle azioni da portare avanti, Cittadini e Istituzioni.

Con grande stupore e nell' incredulità dell'intera sala, tutti hanno capito che la legge in discussione porterà sempre più lontano dai territori il luogo delle decisioni e sarà molto più difficile opporsi alle estrazioni. Il Governo infatti, avocando a sé le competenze ambientali e dichiarando l'opera come “strategica e di rilevanza nazionale”, toglierà dall'imbarazzo gli Amministratori locali, rilascerà le autorizzazioni in autonomia a Roma nelle stanze del Ministero, e se necessario potrà utilizzare anche l'esercito per proteggere le attività di ricerca ed estrazione.

Il Professore Domenico Cicchella, Ordinario presso l'Università del Sanno, si è soffermato sugli aspetti tecnici e scientifici legati alle trivellazioni ed alle successive estrazioni. Anche con l'aiuto di immagini e grafici il professore ha brillantemente esposto cosa significa ricercare e coltivare petrolio; davanti agli occhi di tutti i presenti sono comparsi “il Pozzo, la Trivella, le Tubazioni” che corrono per migliaia di metri nel sottofondo attraversando i vari strati , le vasche, gli impianti esterni e soprattutto tutti i rischi conseguenti per l'ambiente e per il territorio.

Il Dott. Vincenzo Mercurio, Medico del Lavoro, anche egli attivista del M5S, raccontando le sue esperienze professionali all'interno di impianti petroliferi, ha innanzitutto evidenziato l'elevata pericolosità degli impianti legata a possibili incidenti; poi descrivendo con precisione elementi e agenti chimici liberati nell'aria, nel terreno ed in generale nell'ambiente, ne ha evidenziato gli effetti sulla salute dovuti all’ esposizione continua a prolungata.

Infine Pier Nicola Pedicini, fisico medico ed Europarlamentare di origini sannite, eletto nelle liste del M5S, ci ha trasferito la sua esperienza lavorativa, proprio in una terra già interessata e sconvolta da “coltivazioni” simili: la Basilicata, regione dove Piernicola vive e lavora. La Basilicata, rappresenta per noi il “nero futuro” al quale stiamo andando incontro, infatti lì si sono concentrate le ricerche e le perforazioni di idrocarburi da decenni, con effetti devastanti sulla salute e sull’agricoltura. Raccontandoci della sua terra ci ha ben chiarito che la Basilicata oggi si presenta più povera di prima, ferita, e irrimediabilmente offesa.

L'Europarlamentare del M5S si è poi soffermato sulle politiche Europee e sui modelli di sviluppo che la Comunità stessa propone ed incentiva, e che vanno nella direzione diametralmente opposta al modello ormai superato del “petrolio" e dello sviluppo insostenibile ed incompatibile con la tutela dell'ambiente.

Si è sviluppato poi, un interessante e vivace dibattito tra i relatori e i presenti in sala, dando spazio a chiunque voleva intervenire. Purtroppo anche se la serata è stata interessante e costruttiva, le conclusioni a cui si è giunti sono state davvero tragiche: il petrolio, anche se di pessima qualità, suscita l'interesse delle compagnie e delle multinazionali pure, il governo approva e agevola, la ricerca di idrocarburi è incompatibile con la salvaguardia dell'ambiente e della salute nelle nostre zone, i cittadini sono tenuti all'oscuro e forse tra qualche anno capiranno cosa sta succedendo oggi a casa loro ed a loro insaputa.

L'unica risposta concreta e l'unica arma che abbiamo - si legge nella nota dei grillini sanniti - è informarsi ed informare tutti, solo una vera presa di coscienza potrà creare quel fronte comune, in grado di difendere le nostre terre da chi le vuole sfruttare, e da chi “apre le porte” dall'interno al nemico. Per questo abbiamo protocollato in diversi comuni del Sannio, anche quelli non direttamente interessati alle ricerche , istanze di impugnare il decreto “SbloccaItalia”, per questo continueremo a organizzare incontri e manifestazioni come quella in programma per il 9 novembre.

La manifestazione è organizzata dagli attivisti del M5S, si terrà in 9 regioni italiane interessate dalle trivellazioni sulla terra ferma ed in mare, aderiranno numerosi parlamentari ed europarlamentari del M5S (Pedicini sarà in Abruzzo). Per la Campania gli attivisti del Sannio hanno deciso di recarsi al pozzo di S.Marco e di tenere lì un presidio.

Poi nel pomeriggio è stato organizzato un convegno aperto a tutti i cittadini alle 15,30 nel quale si approfondirà il discorso delle trivellazioni.

Trivelle e Sblocca-Italia, M5S invita istituzioni e cittadini a San Marco dei Cavoti | politica | news | NTR24 - l'informazione sul web

domenica 2 novembre 2014

‘U Magazzeo, osteria resistente. Alessio Cavoto e un Fortore accogliente

di Tullia Bartolini

Siamo nel paese del ‘dovrebbe essere’. Per quanto riguarda il mangiare, ci stiamo assuefacendo al fatto che il cibo ‘dovrebbe essere sano’, ma non lo è. Non più, almeno. Così mi stupisco sempre quando incontro persone come Alessio Cavoto, che ha trentaquattro anni e un’idea precisa di filiera corta, slow food, sostenibilità.

Nel suo ristorante, a un passo dal centro storico di San Marco dei Cavoti (Bn), ‘U MAGAZZEO, offre prodotti di stagione, certificati, e un menù che varia ogni volta, per garantire agli avventori cibo di qualità.

Alessio è un fiume di parole, nel raccontarmi la sua avventura nella ristorazione, iniziata dieci anni fa. Mi dice che ha viaggiato, che ha avuto modo di confrontarsi con altri ambienti, che crede nel cibo sostenibile e non segue le mode, il business.

Sostenibili sono i suoi contatti con i fornitori, coerente è la ricerca culinaria. “Saper dire di no è diventata la cosa più difficile: il guadagno è la regola, mentre offrire qualità può, in qualche modo, modificare la domanda, ossia la qualità della domanda”.

E’ chiaro che, tutto questo, richiede una profonda passione per il proprio lavoro, una grande curiosità, un’onestà intellettuale non comune. “Un menù salutare rispetta le dinamiche collegate all’ambiente. Fugge alle logiche delle grandi catene di distribuzione”, dice Alessio. “Si affida ai prodotti di stagione, alla capacità di reinventare le ricette, si offre a un’utenza resistente, capace di distinguere”.

Da Alessio puoi mangiare pasta fatta in casa, salumi locali, formaggi dal sapore antico, dolci che sembrano quelli di una volta.

La domenica pomeriggio, al ‘U Magazzeo, si suona: musica dal vivo, vino e prodotti a chilometri zero. Per chi volesse dare un’occhiata al sito, questo è il link: www.umagazzeo.it. Per prenotazioni, chiamare al 339 3578 733.

www.artempori.it

giovedì 30 ottobre 2014

La Fortorina tra nuove proteste e incontri istituzionali

Dopo la grande delusione, il prolungamento della Fortorina continua a tenere banco. E così dopo la prima reazione della vicesindaco di San Bartolomeo, Lina Fiorilli, anche gli amministratori di Baselice fanno sentire la propria voce (meglio tardi che mai) dalle colonne di Ottopagine.

A andarci giù duro è il sindaco Domenico Canonico: “Non staremo a guardare e ci batteremo, non possiamo ancora una volta accettare questa situazione lo dobbiamo al Fortore intero, se sarà necessario il 13 novembre ritorneremo con i nostri striscioni e non ci fermeremo”.

Per l’assessore Brancaccio “da 50 anni vediamo questa realtà, la Fortorina che ha visto tante classi dirigenti e nessun cambiamento, questa situazione oserei dire sconfortante, non mi sorprende”.

Intanto, scrive Biagina Cece “proprio Brancaccio doveva prendere parte a un incontro tra gli amministratori di San Bartolomeo in Galdo, Baselice, Foiano di Val Fortore e Castelvetere in Val Fortore proprio per discutere del problema, incontro saltato perché mancavano alcuni rappresentanti, il tutto è stato rimandato a data da destinarsi”.

E sempre dal quotidiano apprendiamo che il 14 novembre ci dovrebbe essere un vertice a San Bartolomeo con il sottosegretario Del Basso De Caro e il neopresidente della Provincia Ricci.

“Un incontro – dichiara il vicesindaco Fiorilli al giornalista Leonardo Bianco – che dovrà servire a chiarire le scelte dell’Anas sulla progettazione prevista per la continuazione della Fortorina e spiegare quali saranno le scelte del Pd e della Rocca dei Rettori in merito alla viabilità del Fortore. Un’area che da troppo tempo attende risposte concrete sull’adeguamento della rete stradale. Non si tratta di vittimismo tale appellativo non ci appartiene, e non ci soffriamo affatto. Rivendichiamo diritti sacrosanti negati per troppo tempo alla gente del Fortore, negare il diritto alla mobilità significa negare dignità ad una intera popolazione”.

Mentre “qualcun altro ha preferito fare sermoni e dare lezioni di comportamento sui social network, accusando i fortorini di incapacità e vittimismo”, scrive il cronista nel togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

mercoledì 29 ottobre 2014

Baselice, incontro del M5Stelle contro le trivellazioni

Venerdì 31 ottobre alle 18, presso la sala Consiliare del Comune di Baselice si terrà un incontro dibattito sulle campagne di “Ricerca Idrocarburi” e sul decreto “Sblocca Italia”. Interverranno Piernicola Pedicini (Europarlamentare del M5S, specializzato in fisica medica), Domenico Cicchella (Ordinario di geochimica presso l'Università del Sannio), Vincenzo Mercurio (Medico del Lavoro), Franco Gisi (avvocato – attivista M5S di Benevento), moderatrice dell’incontro sarà la giornalista Erika Farese.

L'evento è aperto ai cittadini, comitati e rappresentanti delle istituzioni. La tavola rotonda, organizzata da alcuni Meetup della provincia assieme al gruppo di Benevento, è parte delle attività di contrasto e di informazione che tutto il Movimento 5 Stelle sta portando avanti contro un uso spregiudicato del territorio sulle spalle dei cittadini ed a loro insaputa. Il 9 novembre è prevista una manifestazione unica e contemporanea in tutte le regioni interessate dalle trivellazioni.

“Abbiamo raccolto firme e sollecitato le istituzioni, interrogato ministri, il parlamento italiano e quello europeo, promosso convegni e dibattiti, abbiamo promosso manifestazioni pubbliche e se servirà saremo davanti alle trivelle per fermarle, ma, da soli s non riusciremo a fermare nè lo sfasciaitalia né le banda del buco” – hanno commentato i grillini.

Baselice. Incontro del M5Stelle contro le trivellazioni

(Fonte: ilquaderno.it)

lunedì 27 ottobre 2014

Nuova Fortorina, il silenzio assordante della politica

Chi si aspettava una levata di scudi alla notizia che la maggior parte del finanziamento, circa 62 milioni di euro, del prolungamento della Fortorina andrà a beneficio di San Marco resterà deluso. Nessun sindaco o consigliere di minoranza, nessun partito di destra, di sinistra, di centro, ha alzato la voce per una scelta che condanna ancora una volta il Fortore all’isolamento geografico. Di fronte a ciò la classe politica locale ha preferito scegliere la strada (più conveniente?) del silenzio-assordante.

L'unica voce fuori dal coro è stata quella della vicesindaco di San Bartolomeo, Lina Fiorilli. “Ancora una volta il Fortore viene penalizzato”, ha detto a Ottopagine.

“Noi ci diamo per vinti - ha aggiunto - e già nelle prossime ore ci attiveremo per incontrare il sottosegretario al quale chiederemo di rivedere il progetto. Spendere 47 milioni di euro e passa per realizzare una circumvallazione mi sembra assurdo. Sarebbe stato meglio pensare a rifunzionalizzare e ammodernare il tracciato dell’ex Strada Statale 369”.

E ci sembra di capire che sarà l’unica a non gettare la spugna di fronte ad questa scelta penalizzante per il “vero” Fortore. “A questo punto non ci resta che chiedere un vertice qui a San Bartolomeo con il sottosegretario e il neo presidente della Provincia, Claudio Ricci, per far chiarezza sulla Fortorina e soprattutto ci dovranno dire cosa intendono fare per migliorare la viabilità del nostro territorio”, conclude.

venerdì 24 ottobre 2014

Nuova Fortorina, al "vero" Fortore solo le briciole

Condannato dalla politica al più totale isolamento. È questa la triste sorte che ancora una volta il Fortore deve subire grazie ad una classe dirigente locale arrogante e incapace. Che invece di tutelare il proprio territorio è tutta impegnata a coltivare il proprio orticello.

E allora leggete cosa scrive il giornalista Leonardo Bianco su Ottopagine di oggi: “Dei circa 62 milioni di euro, finanziati in parte con la legge 376/2003 (6,5 milioni) e in parte con il decreto ‘Sblocca Italia’ (55,5 milioni di euro), la maggior parte servirà per realizzare la variante che dal centro abitato di San Marco dei Cavoti dovrebbe fermarsi, stando ad alcune indiscrezioni, all’altezza del cimitero dello stesso comune”.

Avete ben capito, a trarne vantaggio dovrebbe essere – il condizionale è d’obbligo visto che i lavori dovranno iniziare nel giro di un annetto – ancora una volta San Marco, mentre al Fortore andranno “le briciole”.

“Il Fortore, quello vero, - scrive il cronista - resta fuori dal progetto della Fortorina previsto dal decreto “Sblocca Italia” (…). A chiarire i termini del progetto finanziato dal decreto varato dal governo Renzi è la stessa Anas, alla quale è stata affidata la progettazione. L’azienda autostradale fa sapere a Ottopagine che gli interventi attualmente previsti per il completamento della strada che dovrebbe attraversare i comuni del Fortore riguardano: la variante all’abitato di San Marco dei Cavoti, per un importo di 47,6 milioni di euro, in continuità con il tratto precedente della variante alla Statale 212 del Fortore in fase di completamento da parte di Anas e che sarà inaugurata il prossimo 13 novembre”.

E continua: “Il miglioramento del collegamento tra San Bartolomeo in Galdo e Foiano di Val Fortore, per un importo di 7,4 milioni di euro. E l’adeguamento della viabilità in sede da San Bartolomeo in Galdo al confine regionale (Statale 17, Foggia-Campobasso) per un importo di 6 milioni di euro”

“Dunque niente variante di valico – conclude – per accorciare le distanze tra il Fortore vero e San Marco dei Cavoti. E il sogno dei cittadini di quest’area interna del Sannio di poter superare il passo del Casone Cocca con gallerie e viadotti sempre per ora svanire. Da qualche giorno sembra siano iniziati i rilievi per la variante al centro abitato di San Marco che collegherà l’attuale Fortorina al bivio di Molinara”.

Ma ciò che colpisce di più nel leggere l’articolo è il fatto che tra Foiano e San Marco non ci sarà nessun tipo di investimento. Questo significa per i poveri automobilisti del Fortore rassegnarsi a percorrere l'attuale strada di collegamento. Una vera e propria via crucis.

P.S. Questo blog esprime la propria solidarietà al giornalista Leonardo Bianco per gli attacchi ricevuti in questi ultimi giorni per aver mantenuto la 'schiena dritta' nel fare il proprio lavoro. Se la sua unica colpa è stata quella di informare i cittadini sugli sviluppi della Fortorina, di questo ne dovrà rispondere soltanto ai lettori del suo giornale e non certo a qualche politico di turno.

mercoledì 22 ottobre 2014

Non rifiuti, ma petrolio: la nuova Terra dei fuochi è un lago in Basilicata

Ogni giorno 2.658.861 uomini, donne, bambini bevono l’acqua proveniente dal lago Pertusillo. La popolazione delle province di Bari, Taranto e Lecce. Con la stessa acqua, vengono irrigati i campi della Basilicata che producono alcune tra le eccellenze dell’agricoltura italiana: vino doc e biologico, olio, fagioli, peperoni, frutta.Accade che, nel 2011, il lago inizia a puzzare. La brina del mattino, segno di una notte che se ne va e di un nuovo giorno che nasce, brucia le piante su cui si poggia, appena viene toccata dai primi raggi del mattino. È acida. Accade che l’uva, quando la si mette in bocca, sa di petrolio. Anzi, in molti nemmeno riescono ad assaggiarla: è già tanto se si riesce ad arrivare al raccolto. Accade che la pera campanella, peculiarità lucana, non riesce più a maturare sull’albero, come dovrebbe, perché cade prima. E accade che le carpe, pesci che vanno a cercare il cibo tra i sedimenti del fondale, muoiono.
(Per continuare a leggere l'articolo clicca qui sotto)

Non rifiuti, ma petrolio: la nuova Terra dei fuochi è un lago in Basilicata
http://popoffquotidiano.it/

lunedì 20 ottobre 2014

Il 13 novembre l'inaugurazione della "mezza" Fortorina

Il prossimo 13 novembre, alle ore 11.30 si svolgerà la cerimonia di apertura al traffico della variante alla strada statale 212 "della Val Fortore" tra il bivio di Pietrelcina, al km 5.600, e lo svincolo per San Marco dei Cavoli, al km 46.900 della ex strada statale 369 "Appulo Fortorina", con ritrovo presso l'imbocco sud della galleria "Cercone", al km 10,160 della strada statale 212 dir, nel Comune di Pesco Sannita (BN).

L'intervento si inserisce nel contesto della rete stradale della Regione Campania, collegando le zone interne della Val Fortore con il capoluogo di provincia di Benevento e. tramite questo, con i capoluoghi delle province campane.

L'opera, lunga circa 15,7 km. rappresenta il primo tratto campano di collegamento tra la città di Benevento e le zone interne del Fortore fino alla strada statale 17. nel territorio della provincia di Foggia, realizzando in tal modo la continuità di un asse trasversale di collegamento est-ovest tra la Campania e la Puglia, tra il Tirreno e l'Adriatico.

Tale intervento ha comportato un costo complessivo pari a 171,668 milioni di euro circa. La sezione stradale adottata è del tipo CI del D.M. 05/11/2001 ed è costituita da un'unica carreggiata, suddivisa da due corsie di 3,75 m, una per senso di marcia, e da due banchine laterali di 1,50 m ciascuna, per una larghezza complessiva della piattaforma stradale di 10.50 m.

Durante il corso dei lavori sono state aperte al traffico due tratte, ultimate rispettivamente in data 28/03/2012, dal km 5,600 al km 9,900, per un'estesa complessiva di 4,3 km ed in data 06/12/2013 dal km 19,124 al km 21,274, per un'estesa complessiva di 2,2 km.

Gli ultimi 9,2 km, oggetto dell'apertura al traffico, sono compresi tra il km 9,900 e il km 19.124, ossia dallo svincolo dì Pesco Sannita allo svincolo di Reino.

L'importo del tratto da inaugurare, relativo ai 9.2 km, è pari a 136 milioni di euro circa. Il completamento della variante alla strada statale 212. consentirà di ridurre l'isolamento delle zone interne ed offrirà opportunità di sviluppo socio-economico alle comunità della Val Fortore, dotando, inoltre, il territorio di una infrastruttura per il rapido collegamento tra il Comune di Pietrelcina (paese natale di San Pio) e il Comune di San Giovanni Rotondo.

(Fonte: http://asfweb.net/comune.sanmarcodeicavoti.bn.it)

venerdì 17 ottobre 2014

Baselice tra i migliori comuni "Ricicloni" della Campania

Il Comune di Baselice ha raggiunto il 74.89 % di raccolta differenziata. E si attesta al quinto posto su un totale di 263 Comuni della Campania che hanno popolazione tra i 1000 ed i 5000 abitanti.

giovedì 16 ottobre 2014

Provincia, altro che costo zero: tornano le indennità

Per far digerire la truffa - tutta politica - dell'abolizione delle Province, hanno raccontato agli ignari cittadini-elettori la favola di aver abolito anche le indennità di consiglieri e presidenti.

Ma leggete cosa scriveva ad agosto scorso il blog dem24.it: "(...) il vademecum sulle nuove elezioni provinciali introduce una novità importante: gli incarichi non saranno più a costo zero. Uscite dalla porta, rientrano dalla finestra le spese per i rappresentanti dell’assemblea provinciale e per il presidente.

'Gli oneri contributivi – si legge – i permessi retribuiti, i rimborsi spese per la partecipazione alle riunioni degli organi provinciali, nonchè delle associazioni di rappresentanza, per gli incarichi di presidenti di Provincia, di consiglieri provinciale e di componente dell’assemblea dei sindaci sono a carico della Provincia'”.

fonte: dem24.it

mercoledì 15 ottobre 2014

Nuovi tagli al trasporto pubblico nel Fortore, comitati e pendolari sul piede di guerra: “Non abbiamo più diritti”

“La notizia è ufficiale. La Provincia di Benevento ha imposto alle aziende di Trasporto Pubblico Locale, di cui gestisce i fondi regionali, a praticare tagli sui chilometri da effettuare, motivando la decisione sulla sua incapacità di poter corrispondere alle stesse, l’adeguamento all’indice Istat del 3% sui contributi regionali ricevuti, per gli anni 2012 – 2013”. Così il Comitato TPL Fortore e l'associazione Sannio Terra di Lavoro, in merito i possibili tagli imposti alle aziende di Trasporto pubblico di Benevento.
“Senza entrare troppo nello specifico sul meccanismo machiavellico a cui si è ricorso per fare ciò – scrivono dal Comitato - ci si limita a soffermarsi su cosa potrebbe significare questo per gli utenti: tagli di corse e quindi meno servizi. Sono state fatte rassicurazioni sul fatto che un taglio chilometrico del genere avrebbe inciso poco sulla qualità del servizio. Forse questo è valido per le microaziende che operano sul territorio, ma per quelle più grandi il discorso cambia.

Per l’E.T.A.C. - prosegue la nota - l’azienda che serve tutto il Fortore e la zona di Casalbore – Paduli – Buonalbergo questo gioco di numeri studiato in Provincia significherebbe un taglio chilometrico di ben più di 20.000 chilometri all’anno. Qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso e di effettiva conoscenza sullo stato del sistema trasporti nella nostra Provincia dovrebbe sapere che ciò incide eccome e non sulla 'qualità del servizio', quello è da tempo immemorabile che gli utenti del servizio pubblico non sanno più cosa sia, ma sul sacrosanto diritto a spostarsi e non per motivi ludici ma per necessità legate ad esigenze di studio e lavoro.

I servizi – aggiungono i cittadini - che vengono effettuati sono già ridotti al minimo, in particolare proprio per le zone interne,raggiungere con un mezzo pubblico anche solo il capoluogo di Provincia è un’impresa, imporre un taglio in una situazione disastrosa quale l’attuale, significherebbe affossarla del tutto. Ci si rende conto che la situazione è difficile per tutti, le necessità di bilancio impongono che si stringa la cinghia ma allora si vada a controllare gli sprechi, ci si assicuri che i chilometri che sono sulla carta tutte le imprese li effettuino, soprattutto quelle più piccole, non ci si limiti a stare dietro la scrivania e a giocare con le cifre, dietro i numeri ci sono i diritti delle persone che rischiano di essere calpestati.

Senza dimenticare – proseguono dal Comitato - che se passa un simile modus operandi per quest’anno, è facile da intuire che diventerà una prassi per gli anni a venire, questo porterebbe al paradosso che l’indice Istat che serve in questo caso ad adeguare i fondi regionali che ogni anno vengono stanziati per i trasporti, al valore reale della moneta, diventerebbe un modo per tagliare i chilometri da effettuare. È solo la Provincia di Benevento ad aver preso questa decisione o c’è l’avvallo tacito anche dei vertici Regionali? È questo che si sta cercando di appurare e nonostante il rimpallo di responsabilità che è purtroppo caratteristica tipica di situazioni siffatte, si ha tutte le intenzioni di andare fino in fondo al problema.

Chiunque abbia preso questa decisione – conclude la nota - deve avere il coraggio delle proprie azioni e prendersi la responsabilità delle conseguenze che ci saranno. Si approfitta del cambio del vertice politico nella nostra Provincia, invitando chi di dovere a fare gli opportuni controlli e a verificare se le decisioni prese siano conformi alla necessità di assicurare alla nostro territorio e soprattutto alle zone interne dello stesso, un servizio di trasporto pubblico almeno sufficiente a garantire lo spostamento per esigenze primarie quali studio e lavoro”.


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Il MANIFESTO DEGLI STATI GENERALI DEGLI APPENNINI

martedì 14 ottobre 2014

Fondo Green Economy e divieto fracking bocciati alla Camera

Dopo il passaggio in Commissione Ambiente le novità positive introdotte dal Ddl 2093, il Collegato Ambiente alla Legge di Stabilità 2014, avevano fatto ben sperare. La Commissione Bilancio della Camera pochi giorni fa ha stroncato però due delle misure più rilevanti in esso contenute, quelle che facevano credere nella possibilità di un reale cambiamento verso le energie rinnovabili e potevano aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi.

Sono stati bocciati infatti l’articolo relativo al “Fondo Italiano Investimenti Green Communities” e quello che stabiliva il divieto di praticare il fracking, ovvero la fratturazione delle rocce con getti liquidi ad alta pressione che contengono sostanze tossiche, realizzata per prelevare idrocarburi dalle profondità del suolo.

In merito alla Green Economy l’articolo 36 del Ddl prevedeva un fondo di investimento di 1 miliardo di euro, che doveva provenire per il 51% dalla Cassa depositi e prestiti e per almeno il 20% dal Tesoro. Nell’ultimo parere approvato sul provvedimento, che si basa sulla relazione tecnica depositata dal Governo il 1 ottobre, relativa ai punti critici del testo, si chiede di però eliminarlo perché prevedrebbe un:
“Obbligo in capo a Cassa depositi e prestiti di partecipare al predetto fondo, in contrasto con la sua classificazione all’esterno del perimetro della pubblica amministrazione”.

A tal proposito, Enrico Borghi, che insieme ad Alessandro Bratti era stato relatore firmatario dell’emendamento relativo alla norma, aveva già proposto l’ipotesi di inserire nello Sblocca Italia, un emendamento che allargasse le competenze della Cdp anche al settore della Green Economy.
Per quanto riguarda il fracking è stata chiesta l’eliminazione dell’articolo 26-ter. In esso si esprimeva il divieto esplicito della pratica, in base anche a motivazioni legate al principio di precauzione, in merito al rischio sismico e di inquinamento. Ora la Commissione ritiene al contrario che:

“Appare necessario sopprimere l’articolo 26-ter, recante divieto di tecniche di stimolazione idraulica mediante iniezione in pressione nel sottosuolo, poiché non si possono escludere effetti finanziari negativi, derivanti dalla prevista automatica decadenza dalle concessioni e dai permessi in essere”.

Già a inizio settembre il Ministero dello Sviluppo Economico era intervenuto per precisare che nel decreto “Sblocca Italia”: “Non è inserita una norma che autorizzi l’estrazione di shale gas (di cui peraltro non esistono giacimenti in Italia) né tanto meno la possibilità di sviluppare tecniche di fracking sull’intero territorio nazionale”.

Un insieme di input contrastanti e una serie di passi avanti e poi di nuovo indietro. Segnali che si teme stiano a significare una sostanziale confusione politica, in assenza di un piano energetico nazionale che sappia veramente valorizzare i punti di forza del nostro Paese, o la netta volontà di non allontanarsi minimamente da un tipo di economia basata sul ciclo del carbonio.

www.greenstyle.it