venerdì 10 aprile 2015
Gualani e stallieri nel Fortore
Clicca qui sotto per leggere l'interessante pezzo sull'articolo 69 dello statuto comunale di San Bartolomeo del 1300 che anticipa di secoli l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori del 1970 e dove si parla già allora del divieto di licenziare senza giusta causa
giovedì 9 aprile 2015
Le politiche di austerità le paga il Sud
Un Sud messo in ginocchio dalla
spending review all’italiana. E non c’è governo nazionale che tenga. Così a
pagare il conto delle politiche di austerità sono soprattutto le regioni
meridionali.
A dirlo non è qualche nostalgico neoborbonico, ma l’Associazione
per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.
Secondo le ultime elaborazioni Svimez,
infatti, anche quest’anno la scure che si abbatterà sulla spesa pubblica
meridionale (in percentuale sul Pil) sarà il doppio di quella del centro-nord:
il 6,2% contro il 2,9%.
Non solo. Anche i tagli alla
spesa in conto capitale non andranno di pari passo: il 2,1% in meno per i meridionali e l’0,8% per gli
abitanti al di là del Tronto. Difatti, negli ultimi anni il ministero
dell’Economia ha saputo ben indirizzare le sue sforbiciate: il Sud ha subìto
riduzioni da due a tre volte in più rispetto al centro-nord: rispettivamente
-1,6% e -0,5% nel 2013 e 1,9% e 0,7% nel
2014.
Non va meglio nel lungo periodo.
In dieci anni, dal 2001 al 2012, al Sud la spesa in conto capitale è scesa del
58%, passando da 16,5 a 6,9 miliardi di euro. Al centro-nord invece è calata
del 10%, passando da 3,7 a 3,3 miliardi di euro.
In soldoni significa che i 791
euro attribuiti a ogni meridionale nel 2001 dopo undici anni sono diventati
334. Quasi la metà. Mentre i 99 euro destinati pro capite alle aree sottoutilizzate
del centro-nord sono scesi appena a 85.
“Sotto l’etichetta della spending review si sono nascosti una serie di tagli che, soprattutto con riferimento alle spese in conto capitale, hanno esercitato un effetto depressivo sull’economia dell’area, amplificando i divari regionali”, si legge nello studio Spending review e divari regionali in Italia che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista Economia Pubblica-The Italian Journal of Public Economics.E come se non bastasse sulle ustioni l’acqua bollente. A dare un altro colpo alla già disastrata economia meridionale ci pensa l’austerità: nel 2015 il 9,5% del Pil al Sud contro 6% del centro-nord. Sempre secondo le stime Svimez le manovre effettuate dal 2010 ad oggi dai vari Governi (il cui valore complessivo arriva a oltre 109 miliardi di euro nel 2014) sono pesate più nel Mezzogiorno rispetto al centro-nord.
Nello specifico il peso delle
manovre sul Pil per il 2013 sono assai differenti a livello territoriale: 5,5%
nelle regioni centro-settentrionali e 7,8% in quelle meridionali. Stesse
dinamiche negli anni successivi: per il 2014 l’impatto è risultato del 5,9% al centro-nord
e dell’8,7% al Sud. E cresce ancora nel 2015, arrivando al 6,8% a livello
nazionale. Ma se al centro-nord il peso si ferma al 6%, al Sud sale fino al
9,5%.
Per non parlare poi del sostegno
alle imprese. Nel settore pubblico allargato - che comprende Pa ma anche colossi
quali Enel, Eni, Poste italiane, Ferrovie dello Stato - la quota totale è calata
dal 36,5% del 2001 al 30,2% del 2012.
E proprio nel 2012 le spese d’investimento delle aziende pubbliche nel Mezzogiorno
erano pari a 215 euro pro capite, contro i 318 del centro-nord. Nel caso delle
imprese pubbliche locali lo scarto era ancora più ampio: rispettivamente 62 e
188 euro.
mercoledì 8 aprile 2015
MUORI PRIMA? MENO FONDI PER LE CURE
Postiamo la denuncia della lista civica Mo! che ha come candidato a presidente della Regione Campania il giornalista Marco Esposito
Dalla fine del 2013 nella sanità si applica la micidiale "formula Calderoli", una regola in base alla quale il fondo sanitario nazionale si distribuisce tra le regioni in base al solo parametro dell'età. In pratica più anziani ci sono, più arrivano fondi sanitari.
L'effetto paradossale è che se c'è un territorio dove per ragioni ambientali ci si ammala e muore presto, spariscono i fondi sanitari.
Tale formula è talmente assurda che il Parlamento ha deciso di ripescare una legge mai abrogata, del 1996, che di criteri per stabilire il giusto fabbisogno sanitario ne indicava almeno quattro.
Se si riflette un attimo, è assurdo che serva una legge per dire di applicare una legge in vigore; ma siamo in Italia e non ci si deve stupire di nulla.
Fatto sta che la legge di stabilità del 2015 dice che si applica la legge del 1996 purché ci sia entro il 30 aprile del 2015 l'accordo nella Conferenza Stato Regioni, ovvero anche l'accordo delle Regioni del Nord che però non ne vogliono sapere di cambiare un criterio che le avvantaggia, a partire dal presidente della Conferenza, il piemontese Sergio Chiamparino.
Cosa accade in caso di mancato accordo?
Che resta in vigore il solo parametro legato all'età, cioè la formula Calderoli che danneggia soprattutto la Campania dove c'è una speranza di vita di due anni più bassa rispetto alla media.
Che resta in vigore il solo parametro legato all'età, cioè la formula Calderoli che danneggia soprattutto la Campania dove c'è una speranza di vita di due anni più bassa rispetto alla media.
lunedì 6 aprile 2015
Sassi di Baselice, ecco il resoconto dell'incontro con il sindaco
Rivedere e migliorare il progetto di
consolidamento del costone di via Pescannozzo. Queste le richieste avanzate dal
Movimento per la tutela paesaggistica e del centro storico di Baselice al
sindaco Canonico nell'incontro che si è tenuto presso la sala consiliare lunedì 30 marzo.
Il comitato di cittadini, che ha raccolto oltre 160 firma online per salvare i
sassi baselicesi, ha avanzato proposte precise all'amministrazione: deturpare
il meno possibile il costone di via Pescannozzo.
Il primo cittadino da parte sua ha
assicurato che sarà fatto il possibile per evitare che venga stravolto uno dei
luoghi più suggestivi del paese, ma allo stesso tempo ha sottolineato che c’è
la necessità di intervenire per mettere in sicurezza l’area, che da anni è
interessata da caduta massi e detriti pericolosi per l’incolumità pubblica e
privata.
All’incontro era presente anche
il direttore dei lavori, l'ingegnere Salvatore Pizzi, il quale ha ribadito che l’unica
soluzione possibile per mettere il costone in sicurezza è la posa di reti
elettrosaldate e con la tecnica dello spritz beton (calcestruzzo spruzzato con
spinta pneumatica).
Dal canto suo, il Movimento pur capendo le ragioni
dell’amministrazione e dei tecnici - tra l’altro i lavori sono stati già appaltati
e dovrebbero iniziare nelle prossime settimane - ha invitato il sindaco comunque a trovare soluzioni meno invasive possibili.
Tuttavia, dal sindaco e
dall'ingegnere Pizzi è arrivata la conferma che i lavori
interesseranno solo una parte del costone, quella che guarda ad est. Mentre la
parte con le case nel tufo, non dovrebbe essere oggetto di interventi (così è
stato assicurato nel corso dell’incontro).
Soluzioni che però non hanno convinto del tutto il movimento, il quale ha fatto sapere che la sua battaglia non si fermerà e che vigilerà sulla realizzazione del progetto.
sabato 4 aprile 2015
Ottopagine, oggi ultimo giorno in edicola
«Dopo venti anni dall’uscita in edicola, la società che pubblica Ottopagine comunica ufficialmente la chiusura del giornale cartaceo per puntare tutto sulla tv e sull’edizione online. Un risultato che ha portato ad una pesante riduzione del personale. Il sindacato è già al fianco dei lavoratori che sono stati messi fuori dalla redazione e metterà in campo qualsiasi azione perché i loro diritti vengano rispettati», afferma il segretario del Sindacato giornalisti della Campania, Armando Borriello.
mercoledì 1 aprile 2015
La presunta nazione Padana
di Antonio Gentile
In questi ultimi decenni, con l'affermazione politica della
Lega Nord, si è spesso parlato di "nazione padana" a proposito delle
regioni settentrionali e si è cercato di legittimare tale concetto con una comune
identificazione territoriale e linguistica.
Per meglio comprendere l'infondatezza di queste tesi bisogna
prima analizzare i termini di nazione e di lingua.
In Italia oltre a gruppi linguistici francesi, tedeschi,
occitani, albanesi, croati, greci e catalani e a piccole nazionalità come la
friulana, la sarda e la ladina dolomitica, si può parlare di nazione toscana,
di nazione delle Due Sicilie e di una comunità di popoli padani.
Questi ultimi, infatti, sebbene i ripetuti tentativi di autoriconoscimento non possono ritenersi una nazione: la Padania fisica e quella nazionale non coincidono.
Questi ultimi, infatti, sebbene i ripetuti tentativi di autoriconoscimento non possono ritenersi una nazione: la Padania fisica e quella nazionale non coincidono.
Terre geograficamente padane come la Valle d'Aosta, il
Tirolo meridionale ed il Friuli, per citare soltanto le principali, non ne
fanno parte. Né serve appigliarsi all'espediente dei nomi delle nazioni, che di
sovente sono inventati per ragioni d'opportunità e di visibilità, in quanto
l'artificio "nominalistico", Più o meno fondato e giustificabile
culturalmente, deve indicare una comunità oggettivamente riconoscibile e
inter-soggettivamente riconosciutasi.
L'altro aspetto, certamente basilare, a sostegno
dell'esistenza di una nazionalità comune è quello storico-linguistico.
Chiarendo subito che, una comune nazione padana creatasi nei
secoli con un'omogenea identità linguistica, storica e politico-amministrativa
rimane del tutto fantomatica e che, a nulla valgono i continui riferimenti alla
Scozia o ai successi politici dei partiti regionalisti, ribadiamo che l'aspetto
linguistico resta determinante per comprendere la reale consistenza della
pretestuosa rivendicazione leghista.
La fantomatica Padania risulta del tutto priva sotto il
profilo linguistico di una sua pur minima "standardizzazione
ortografica" tale da indicare convenzionalmente l'affinità certa tra i
vari dialetti; manca inoltre una letteratura espressa in lingua autoctona
paragonabile, per esempio, per importanza e notorietà, alla lingua occitana dei
trovatori che ha, tra l'altro, segnato una grande stagione della letteratura
europea.
Naturalmente, quanto detto precedentemente, non esclude che
nell'area geografica padana esista un patrimonio culturale ed umano da
rispettare e che, in tale ambito, si possano legittimamente rivendicare forme
d'autogestione politica ed economica.
Dunque, la "nazionalità padana" rimane del tutto
priva di fondamento, venendo meno gli elementi sostanziali per tale
riconoscimento, mentre l'obiettivo più esplicito della Lega Nord, nella logica
del "solve et coagula" resta la creazione di un'entità geoeconomica
omogenea, competitiva a livello europeo, che si possa liberare del
"fardello" meridionale".
Gli ultimi avvenimenti poi, confermano la volgare strumentalizzazione fatta dai leghisti di sfruttare questi tesi autonomiste per gestire potere e arraffare tutto quello che è possibile senza un minimo di dignità.
Gli ultimi avvenimenti poi, confermano la volgare strumentalizzazione fatta dai leghisti di sfruttare questi tesi autonomiste per gestire potere e arraffare tutto quello che è possibile senza un minimo di dignità.
Una forma di contestazione anticentralista espressa nella
protesta antifisco e xenofoba contro "Roma ladrona", gli immigrati e
i meridionali, che utilizza tematiche identitarie a scopo prevalentemente
utilitaristico.
La pretesa, poi, di contrapporre la "Repubblica del
Nord", derivata da un'inesistente nazionalità, alla "Repubblica delle
Due Sicilie", derivata invece da una comune storia prestigiosa e
plurisecolare, rimane un'assurda forzatura, non essendo neanche lontanamente
paragonabili gli elementi storici, territoriali e linguistici.
lunedì 30 marzo 2015
venerdì 27 marzo 2015
Sassi di Baselice, il movimento chiede un incontro al sindaco
Il neonato Movimento per la tutela paesaggistica e del centro storico di Baselice scrive una missiva al sindaco Canonico sulla vicenda del progetto di consolidamento del costone Pescannozzo, anche detto i “sassi” di Baselice
Lista Mo presenta dossier sul voto in Campania
"In Campania (così come in Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche e Puglia) si è votato il 28 marzo 2010 e i Consigli regionali scadono il 27 marzo 2015", si legge nella nota stampa diramata dalla lista civica MO in seguito alla conferenza stampa, (svoltasi ieri, ndb) per presentare un dossier sul voto in Campania.
Per legge spetta alla Giunta regionale convocare le elezioni, nell'ultima domenica utile prima della scadenza dei cinque anni ovvero il 22 marzo 2015. Con il comma 501 dell'articolo unico della legge 190/2015 il 23 dicembre si è stabilito però che la data del voto andava fissata in una domenica entro 60 giorni dalla scadenza, ovvero entro il 27 maggio 2015.
Il governo però ha scartato tutte le domeniche fino al 27 maggio per la presenza di festività cattoliche o ebraiche, Pentecoste compresa, di feste civili, nonché del raduno degli Alpini, ed è intervenuto nuovamente il 12 marzo 2015 con un decreto legge nel quale ha allungato il periodo di 60 giorni aggiungendo all'articolo le parole “o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”.
Ciò ha consentito al governo di indicare il 31 maggio 2015 come “election day” nei 515 Comuni e nelle 7 Regioni, invitando queste ultime “a voler indire i rinnovi dei Consigli regionali nella stessa data individuata per le elezioni amministrative”, ovvero appunto il 31 maggio.
La Regione Campania non solo non ha provveduto, ma non ha neppure predisposto la modulistica utile per la raccolta firme e la presentazione delle liste. Nello stesso tempo voci insistenti parlano di un ulteriore slittamento del voto a livello nazionale per la scoperta che il 31 maggio fa ponte con il 2 giugno. Ma se si votasse il 7 giugno i Comuni andrebbero al ballottaggio il 21 giugno.
Le legge 53/1990 all’articolo 14 e successive modificazioni prevede 180 giorni di tempo per la raccolta delle firme. Tale limite temporale indica il massimo; tuttavia in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale di almeno 120 giorni “il numero minimo delle sottoscrizioni è ridotto alla metà”, ovvero in Campania 3.875 firme invece di 7.750. Se ne deduce che la legge vuole garantire almeno due mesi di tempo per la raccolta delle sottoscrizione delle liste: riducendo il numero necessario se i tempi dovessero essere inferiori.
Siamo quindi all'assurdo che nonostante non ci sia scioglimento anticipato bensì un prolungamento della consiliatura non si è riusciti a rispettare la regola dei 180 giorni per la normale raccolta delle firme e siamo ormai a poco più di 30 giorni dalla consegna della documentazione.
In particolare la Regione Campania:
1.non ha convocato i Comizi elettorali per il 31 maggio 2015 nonostante l'indicazione nel comunicato del governo del 12 marzo 2015:
2.non ha ripartito i 50 seggi fra le cinque province in base alla nuova popolazione risultante dal censimento del 2011
3.non ha pubblicato modulistica e istruzioni relative alla presentazione della lista in tempo da garantire i 180 giorni per la raccolta delle firme".
«Il giorno prima della scadenza ufficiale non si sa ancora niente e un Consiglio Regionale che resta in carica oltre i cinque anni stabiliti, non può cambiare le leggi una volta scaduti i termini – afferma Marco Esposito durante la conferenza stampa ricordando il tentativo, sventato grazie all’impegno della Lista MO, di alzare la soglia minima necessaria per eleggere dei rappresentanti in Consiglio Regionale, facendola passare dal 3% al 10%, ma solo per chi compete da solo, mentre in coalizione lo sbarramento è nullo – Noi non ci alleiamo con nessuno, siamo una lista per il territorio e ci confronteremo con tutti in maniera propositiva».
www.ilbrigante.it
Per legge spetta alla Giunta regionale convocare le elezioni, nell'ultima domenica utile prima della scadenza dei cinque anni ovvero il 22 marzo 2015. Con il comma 501 dell'articolo unico della legge 190/2015 il 23 dicembre si è stabilito però che la data del voto andava fissata in una domenica entro 60 giorni dalla scadenza, ovvero entro il 27 maggio 2015.
Il governo però ha scartato tutte le domeniche fino al 27 maggio per la presenza di festività cattoliche o ebraiche, Pentecoste compresa, di feste civili, nonché del raduno degli Alpini, ed è intervenuto nuovamente il 12 marzo 2015 con un decreto legge nel quale ha allungato il periodo di 60 giorni aggiungendo all'articolo le parole “o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”.
Ciò ha consentito al governo di indicare il 31 maggio 2015 come “election day” nei 515 Comuni e nelle 7 Regioni, invitando queste ultime “a voler indire i rinnovi dei Consigli regionali nella stessa data individuata per le elezioni amministrative”, ovvero appunto il 31 maggio.
La Regione Campania non solo non ha provveduto, ma non ha neppure predisposto la modulistica utile per la raccolta firme e la presentazione delle liste. Nello stesso tempo voci insistenti parlano di un ulteriore slittamento del voto a livello nazionale per la scoperta che il 31 maggio fa ponte con il 2 giugno. Ma se si votasse il 7 giugno i Comuni andrebbero al ballottaggio il 21 giugno.
Le legge 53/1990 all’articolo 14 e successive modificazioni prevede 180 giorni di tempo per la raccolta delle firme. Tale limite temporale indica il massimo; tuttavia in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale di almeno 120 giorni “il numero minimo delle sottoscrizioni è ridotto alla metà”, ovvero in Campania 3.875 firme invece di 7.750. Se ne deduce che la legge vuole garantire almeno due mesi di tempo per la raccolta delle sottoscrizione delle liste: riducendo il numero necessario se i tempi dovessero essere inferiori.
Siamo quindi all'assurdo che nonostante non ci sia scioglimento anticipato bensì un prolungamento della consiliatura non si è riusciti a rispettare la regola dei 180 giorni per la normale raccolta delle firme e siamo ormai a poco più di 30 giorni dalla consegna della documentazione.
In particolare la Regione Campania:
1.non ha convocato i Comizi elettorali per il 31 maggio 2015 nonostante l'indicazione nel comunicato del governo del 12 marzo 2015:
2.non ha ripartito i 50 seggi fra le cinque province in base alla nuova popolazione risultante dal censimento del 2011
3.non ha pubblicato modulistica e istruzioni relative alla presentazione della lista in tempo da garantire i 180 giorni per la raccolta delle firme".
«Il giorno prima della scadenza ufficiale non si sa ancora niente e un Consiglio Regionale che resta in carica oltre i cinque anni stabiliti, non può cambiare le leggi una volta scaduti i termini – afferma Marco Esposito durante la conferenza stampa ricordando il tentativo, sventato grazie all’impegno della Lista MO, di alzare la soglia minima necessaria per eleggere dei rappresentanti in Consiglio Regionale, facendola passare dal 3% al 10%, ma solo per chi compete da solo, mentre in coalizione lo sbarramento è nullo – Noi non ci alleiamo con nessuno, siamo una lista per il territorio e ci confronteremo con tutti in maniera propositiva».
www.ilbrigante.it
mercoledì 25 marzo 2015
Salviamo i "sassi" di Baselice Raccolte centocinquanta firme
Continua la mobilitazione per salvaguardare i cosiddetti sassi di Baselice. La petizione online lanciata – dal basso – da un gruppo di cittadini ha raggiunto (nel momento in cui scriviamo) 154 firme. Un risultato straordinario che dimostra la voglia di partecipazione dei “governati” alle scelte dei “governanti”. Soprattutto quando si tratta del proprio patrimonio storico-paesaggistico.
“Le petizioni on line consentono un esercizio più esteso e democratico del diritto di petizione; i cittadini in numero sempre crescente chiedono di essere sentiti, di poter partecipare e influire sulle questioni pubbliche”, si legge sul blog del Comune di Baselice.
Giusto. Con la petizione i cittadini vogliono dire la propria su una tematica che li riguarda direttamente. E allora ecco alcuni commenti alla petizione.
“Ho firmato perché mi sento molto attaccata a questo paese che all'inizio mi colpì proprio per la sua bellezza... luoghi incantevoli che devono assolutamente restare tali”, è il commento di un firmatario.
E un altro cittadino: “Il posto più bello del paese!!! posto in cui sono nata, cresciuta e continua a essere nel mio cuore !!!! Conserviamolo così com'è”. Ancora: “Giusto salvaguardare il patrimonio paesaggistico del nostro meraviglioso paese... di scempi se ne sono visti abbastanza”.
E infine: “Baselice è un bellissimo borgo, ed e un sacrilegio deturpare il suo panorama!!!”.
Vox populi.
“Le petizioni on line consentono un esercizio più esteso e democratico del diritto di petizione; i cittadini in numero sempre crescente chiedono di essere sentiti, di poter partecipare e influire sulle questioni pubbliche”, si legge sul blog del Comune di Baselice.
Giusto. Con la petizione i cittadini vogliono dire la propria su una tematica che li riguarda direttamente. E allora ecco alcuni commenti alla petizione.
“Ho firmato perché mi sento molto attaccata a questo paese che all'inizio mi colpì proprio per la sua bellezza... luoghi incantevoli che devono assolutamente restare tali”, è il commento di un firmatario.
E un altro cittadino: “Il posto più bello del paese!!! posto in cui sono nata, cresciuta e continua a essere nel mio cuore !!!! Conserviamolo così com'è”. Ancora: “Giusto salvaguardare il patrimonio paesaggistico del nostro meraviglioso paese... di scempi se ne sono visti abbastanza”.
E infine: “Baselice è un bellissimo borgo, ed e un sacrilegio deturpare il suo panorama!!!”.
Vox populi.
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